Il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Colonnello Papetti, e il comandante del Reparto Operativo Aeronavale di Ancona, Vincenzo Caci
di Filippo Ciccarelli
Ha portato alla denuncia di tre persone e al sequestro di un’azienda con sede a Pollenza, l’operazione “Waste Ghost” condotta dal Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Ancona e dai finanzieri della Compagnia di Macerata. Nel mirino delle Fiamme Gialle una società che opera nel trattamento di rifiuti, dotata di un’autorizzazione per lo stoccaggio provvisorio di materiale ferroso. Secondo i riscontri investigativi, invece, nell’opificio arrivavano anche rifiuti che avrebbero dovuto essere trattati a monte, come carcasse di automobili non bonificate, lavatrici, batterie esauste e materiale elettronico.
L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona, è nata dopo aver constatato un flusso, considerato anomalo, di autotrasportatori che si recavano nell’impianto di Pollenza. Soltanto nell’ultimo mese di appostamenti e costante osservazione, la Guardia di Finanza ha individuato una media di 20-30 trasportatori che quotidianamente scaricavano il materiale di risulta negli spazi dell’azienda. Qui erano accatastate montagne di rifiuti – non solo ferrosi – alte qualche metro. A Pollenza arrivavano furgoncini e pickup, ma anche autoarticolati e camion. Un particolare, questo, che secondo gli uomini guidati dal Tenente Colonnello Vincenzo Caci, comandante del Reparto Operativo Aeronavale di Ancona, testimonia un vero e proprio traffico di rifiuti che interessa anche altre regioni.
I rifiuti ferrosi – anche quelli contaminati da altre sostanze e non trattati né bonificati -, venivano poi compattati e rivenduti ad altre aziende specializzate nel recupero e nel riciclo dei materiali di risulta, che erano all’oscuro di tutto. Il complesso aziendale sequestrato dalla Guardia di Finanza ha un valore di circa 2 milioni di euro, e le indagini proseguono anche per accertare con precisione il volume d’affari dell’attività illecita e per individuare responsabilità di altri soggetti, come le persone che conferivano illecitamente il materiale. Le Fiamme Gialle hanno anche constatato che parte dei conferimenti di materiale ferroso erano
sconosciuti al fisco ed alimentavano così il fenomeno del sommerso. Allo stesso tempo numerosi soggetti sono risultavi privi delle autorizzazioni che servono per operare nello smaltimento dei rifiuti.
Oltre all’azienda, è stata sequestrata un’area di circa 3.000 metri quadri contigua allo stabilimento, all’interno della quale la Guardia di Finanza ha scoperto che diversi rifiuti erano stati interrati. In particolare, in una zona di circa 1.000 metri quadri di demanio fluviale e in prossimità del fiume Potenza, sono venuti alla luce rifiuti pericolosi. Si tratta della stessa zona oggetto, nel 2011, di un provvedimento da parte del sindaco di Pollenza che ordinava proprio all’azienda di bonificare l’area. Già allora, infatti, la polizia municipale aveva accertato l’occupazione abusiva dell’area demaniale con materiale di risulta. Quel materiale, hanno scoperto i finanzieri utilizzando degli escavatori, era stato invece interrato per aggirare l’ordinanza del sindaco.
Le Fiamme Gialle hanno così allertato l’Arpam, per verificare l’eventuale danno ambientale dovuto al tombamento di rifiuti pericolosi e che potrebbe avere avuto conseguenze idrogeologiche, visto che il Potenza scorre a qualche metro di distanza dallo stabilimento. A contatto con il terreno c’era anche materiale con residui visibili di oli esausti ed acidi di batterie. Il sequestro dell’opificio è avvenuto la scorsa settimana, tra mercoledì e giovedì, quando i finanzieri hanno posto i sigilli all’azienda. I tre soci della srl con sede a Pollenza sono stati denunciati alla magistratura per violazioni al Testo Unico Ambientale ed esercizio abusivo dell’attività di smaltimento dei rifiuti.
(Foto della conferenza stampa di Lucrezia Benfatto)
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Come è possibile che dopo l’ordinanza del Sindaco di Pollenza del 2011 che già denunciava grosse irregolarità nessuno si è accoro più di nulla e nessuno ha più controllato l’attività palesemente illecita? Dalle foto mi sembra che i movimenti non potevano passare inosservati.
@ pierre
Ma se tu guardi a destra e il problema è a sinistra, ovviamente a te, a destra, non risulterà nulla…
Talvolta si guarda solo dove fa comodo guardare… O dove ti suggeriscono di guardare
@cerasi
dipende anche da che musica ascoLit…….
Più che altro bisognerebbe cominciare a scrivere chi sono queste aziende che rovinano sia l’ambiente che tutto il resto….
Spero che prima o poi vengano fuori nomi e cognomi.
Un anno e mezzo di indagini degli organi competenti dopo l’accertamento della polizia municipale e la conseguente ordinanza del sindaco:ma ci vuole proprio tutto questo tempo per acquisire prove e fermare questi delinquenti? E intanto la monnezza cresce….spero che nei guai ci finiscano anche tutti quelli che hanno conferito finora impunemente rottami in quella struttura palesemente truffaldina!
Questa è un informazione a metà. Vogliamo NOMI E COGNOMI, oppure sono previsti solo per i ladri di galline.