“Un nome che racchiude un’idea e una speranza, la casa come simbolo di protezione e promozione dell’autonomia”. Lo dice in apertura dell’incontro di presentazione del progetto “Una casa di tutti i colori” la segretaria regionale della Cgil Daniela Barbaresi. A Porto Recanati, nella città terza in Italia per la presenza, in percentuale alla popolazione, di immigrati. Un luogo simbolo in una regione che nelle cifre statistiche in questo campo supera sempre le medie nazionali. Sono 1 su 5 tra i nuovi nati i figli di stranieri, ce ne sono 26 mila nelle nostre scuole. Numeri che si alzano ancora con riferimento alla provincia di Macerata e raggiungono i massimi appunto a Porto Recanati. Il sindacato decide dunque di rafforzare la presenza sul territorio con un progetto nazionale che coinvolge Inca e Filctem, il patronato e la federazione dei tessili e chimici, la prima per iscritti in regione. Con nuovi servizi svolti direttamente da due “compagni”(come usano ancora chiamarsi in Cgil) immigrati.
Tanta gente al ristorante Oltremare per il varo dell’iniziativa con la presenza della presidente Inca Cgil nazionale Morena Piccinini e del segretario generale Filctem Cgil Emilio Miceli. Nel settore delle calzature, abbigliamento, gomma-plastica i lavoratori immigrati sono in 11.644, il progetto biennale prevede l’erogazione di vari servizi e prestazioni che vanno dal controllo dei versamenti previdenziali alla tutela delle malattie causate dall’ambiente di lavoro, dagli assegni familiari ai permessi di soggiorno e ricongiungimento ma anche dai riconoscimenti per la cittadinanza all’assistenza per visti e attività consolari fino a includere materie più strettamente sindacali come diritti in caso di assunzione, orari, salario, ferie e via dicendo. Il tutto attraverso sportelli che sono stati aperti a Porto Recanati e Lido 3 Archi di Fermo.
Nel corso dell’iniziativa, Novella Lodolini dell’Ires Cgil Marche ha presentato una ricerca sul rapporto immigrati e sindacato sulla base di dati acquisiti presso gli stessi sportelli Inca. La crisi economica ha prodotto effetti negativi su vari fronti: sulla riduzione delle giornate di lavoro (per il 24%), sulla riduzione delle retribuzioni (per il 16,9%) e sul peggioramento delle condizioni lavorative (12,9%). Cresce comunque la fiducia degli immigrati verso il sindacato poiché il 40% lo considera come il soggetto che meglio di altri è in grado di fornire adeguate tutele e quasi il 70% conosce l’attività del Patronato. Per quanto riguarda gli infortuni, nel 2011 su un totale di 23.278 infortuni nelle Marche, 3992 (17,15%) hanno interessato immigrati; rispetto al 2010, c’è stato comunque un calo che per le Marche è stato del 7,6%, per gli immigrati solo del 4%. Nella ricerca, i soggetti presi in considerazione hanno un’età media di 36 anni, oltre il 40% proviene dall’Africa, un terzo delle donne dall’Europa centro orientale, il 34% ha un diploma di scuola dell’obbligo, il 27% è senza titolo di studio, i laureati sono il 10% del totale. Queste persone si trovano in Italia per lo più per motivi di lavoro e circa i due terzi dichiarano di essere occupati.
“La sfida, anche in questo momento di crisi – dice Gabriele Paolucci Coordinatore Finca Marche – è congiungere la rappresentanza collettiva e la tutela individuale, oggi sono tutti sul web ma dobbiamo mantenere i preside sul territorio. “In questo territorio si concentra il grosso dell’attività produttiva – interviene Domenico Ticà segretario regionale Filctem – e qui c’è l’hotel House, un luogo ghettizzato e famigerato nel passato ma poi qualcosa è successo, è cambiato l’approccio di istituzioni e forze dell’ordine che hanno avviato il processo di integrazione. Il sindacato deve fare la sua parte e questo progetto va in questa direzione. Incontrare e favorire la conoscenza, le culture diverse non significano frizioni ma arricchimento”.
Morena Piccinini ha ricordato che non si parte da zero perchè in questa regione sono state fatte le prime conferenze sull’immigrazione: “Mi piace pensare all’idea di un sindacato a domicilio, la Cgil deve esserne fiera e continuare a lavorare con la collaborazione tra l’Inca e le categorie. Soprattutto in questo momento di crisi. Le sopraffazioni sono tante anche da parte della pubblica amministrazione, proprio ieri abbiamo vinto una ‘class action’ per avere tempi certi di risposta alle richieste di permessi di soggiorno”. Emilio Miceli ringrazia per il ruolo fondamentale del patronato “in presenza di normative difficili da interpretare”. “Ricordiamoci però – prosegue – che qui siamo in una civilissima regione e l’Italia non è tutta così purtroppo. Rivendichiamo il valore del contratto per tutti, il contratto unisce e non discrimina, neanche gli immigrati. La partita la vinciamo se riusciamo a combattere le disuguaglianze. l’obiettivo alla fine rimane di garantire a tutti un lavoro dignitoso”
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Non voglio essere polemico. Oltre a tutti quei servizi proposti dai sindacati, visto che avranno sicuramente un costo, penso sia utile un controllo efficace e cercare di insegnare anche quali sono i doveri e non solo i diritti.
Concordo nell’offrire i servizi che spetterebbero comunque a tutti i cittadini (bianchi, gialli, rossi,. neri, …), ma va anche fatta una verifica per capire quanti nell’hotel house sono regolari e quanti non lo sono …….
Penso che i Sindacati svolgendo quel servizio facciano nel contempo anche opera di informazione su diritti e doveri (giustamente). Molto meglio che i “residenti” vengano abbandonati a se stessi senza alcun punto di riferimento sociale e/o istituzionale.
Mi pare una eccellente iniziativa anche se certamente non polare
Penso pure che la “regolarità” dei residenti all’Hotel House dovrebbe essere un compito delle forze dell’ordine e non dei Sindacati.
una casa di tutti i colori per coloro che ne combinano di tutti i colori…l’Hotel House come simbolo dell’integrazione “forzata” più che altro subita dagli italiani….sindacati sempre più lontani dai cittadini…inizio di nuova emigrazione italiana oltrefrontiera…non ci resta che piangere!!!!
Vedendo e ascoltando il video vorrei far notare a Domenico Ticà che prima l’Hotel House non è mai stato ne Albergo ne Hotel ma è sempre stato un Condominio Multietnico di 2500 persone che non pagano ne luce ne acqua ne riscaldamento in cui ultimamente si può trovare di tutto e di più altro che luogo ghettizzato, ultimamente l’ordine pubblico non è più in grado di essere gestito neanche dalle forze dell’ordine proprio perchè ad ogni percuisizione a sorpresa che viene fatta vengono anche aggrediti malmenati e accusati di razzismo. Altro che essere fieri del sindacato a domicilio Signora Morena, provi ad andare a spasso a passeggiare con la borsa a tracolla la sera dopo la mezzanotte nelle vicinanze dell’Hotel House.
Renzo 1953
Infatti presso l’Hotel House c’è un bel passeggio, anche attrezzato se vogliamo.
ragazzi rendetevi conto che stiamo affidando le nostre pensioni a quei pochi extracomunitari che lavorano a prezzi stracciati. Di Italiani che fanno lavori in fabbriche che trattano la gomma, le plastiche, il Nichel, nei porcili e nelle stalle ce ne sono sempre meno..e ce ne sono sempre meno anche di extracomuniatri che fanno tanti lavori a poco prezzo e così i nostri grandi imprenditori per guadagnare sempre di più gli extacomunitari li vanno a cercare all’estero spostando le fabbriche magari in agosto durante le ferie. Signori il problema è molto più grande di quello che appare ed ognuno di noi gira le spalle ogni volta che ha che fare con il problema. Comunque tranquilli tra poco in questo paese ci sarà talmente tanta precarietà di lavoro, di servizi sociali, di diritti che distinguere tra extracomuniatarii ed italiani sarà praticamente impossibile.