Spegnere i macchinari e mandare a casa dieci operai. Stavolta però non è nè colpa della crisi nè della scarsa liquidità erogata dalle banche. E’ una storia kafkiana di burocrazia e lentezza quella che con rabbia, ma con tanta grinta racconta un’ imprenditrice trentenne di Potenza Picena che conduce un’azienda di stampaggio di materie plastiche. In barba alla recessione e alle previsione pessimistiche di mercato alla fine dello scorso anno l’azienda aggancia un buon cliente che offre lavoro e commesse impegnative e continue. L’azienda decide allora di allargarsi e dal piccolo capannone in cui si trova decide di trasferirsi in uno spazio più adeguato alla nuova mole di lavoro. Occorre però anche un aumento di energia e potenza che passi da 37 kW a 90 kW. Conscia dei lunghi tempi burocratici e prevedendo il trasferimento ad Aprile l’imprenditrice (che al momento per ragioni legate agli affari preferisce rimanere anonima) lo scorso febbraio fa richiesta ad una multinazionale dell’energia di aumento di potenza. Passano i mesi e tra solleciti e richiami arriva aprile. I macchinari e gli operai si trasferiscono, nel frattempo la titolare paga 4430 euro una tantum per l’aumento di energia richiesto, ma i kW rimangono 37, fino a che lo scorso mese di notte (l’azienda lavora h24) c’è un distacco di corrente. Al momento viene ripristinato, ma dopo due giorno il responsabile locale della multinazionale dell’energia consiglia alla titolare di staccare le macchine perchè qualora avesse continuato ad accedere alla distribuzione di corrente avrebbero messo un limitatore. E così di fatti è avvenuto. Oggi, nonostante i solleciti e le richieste per l’attivazione dell’aumento e, dopo aver pagato oltre 4000 euro, l’azienda si è fermata. Palpabile la rabbia: “è un mese che chiedo che venga attivato il servizio che ho già pagato – commenta – ma dopo un mese di solleciti non si è visti nessuno, è paradossale, non mi si venga poi a parlare di crisi, qui è la burocrazia che uccide le imprese. L’azienda per l’energia opera in un regime di monopolio e mi hanno detto che hanno 6 mesi di tempo per rendere operativo l’aumento di potenza, ma è assurdo, mi trovo in una zona industriale, non in un posto sperduto, ho fatto la richiesta a febbraio, quanto dovrò aspettare ancora? Avevo in progetto di assumere altre 10 persone, ma se non lavoro perdo il cliente e l’ordine e tutto per colpa di un servizio che ho già pagato. Non è la crisi, è lo Stato che non funziona”.
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Purtroppo in Italia funziona così ed il bello che come si è visto in Sicilia o a Firenze i nostri politici oltre che non fanno un c….o si spendono pure i nostri soldi con le escort. Dopo si lamentano che le aziende vanno in Cina
Bhè…….visti i risultati alle ultime comunali……direi che agli italiani piace l’accoppiata PDL-PD……….. e questi sono i risultati ed andremo sempre peggio……… mi dispiace per l’imprenditrice…… tutto quì…
::Trasferite l’azienda ad Ussita!!
Si certo Iacopini, se ci fosse stato il Movimento 5 ex stelle sarebbe andato tutto alla perfezione…Come no, certo che si…Loro si che sanno come portare l’Italia in salvo dalla crisi…ma per favore…
Cosa c’entrano i partiti politici e lo Stato ? L’articolo non è chiaro . Si parla di multinazionale straniera dell’energia quindi poco a che fare con le nostre utility più o meno pubbliche . Ci sono vincoli burocratici che rallentano? Non è chiaro . Magari bisogna spiegarlo meglio . So che nella nostra zona l’enel che gestisce l’infrastruttura aveva problemi a causa del boom del fotovoltaico . Ma non si capisce se questa e’ la causa. Ma nel caso cosa c’entrano i partiti ?