Su iniziativa del cav.Piergiorgio Lorenzetti e di altri amici desiderosi di valorizzare un prodotto di eccellenza del nostro territorio, come il ciauscolo (che ha il riconoscimento Igp), è stata creata a Macerata l’associazione “Compagnia dei ciauscolanti” ed ora si parte con la consegna delle tessere.
La tessera n.1 andrà al direttore artistico di Macerata Opera, Francesco Micheli, che fin dal suo primo arrivo a Macerata aveva manifestato pubblicamente il suo entusiasmo per questo prodotto a lui fino ad allora sconosciuto. La consegna avverrà in forma ufficiale il 19 giugno, alle ore 12, nella sede dell’Associazione Sferisterio (via S.Maria della Porta 65).
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Bene. Bravi. Bis!
E come si fa ad aderire? Lo farei volentieri.
Bravi.. anch’io aderisco.. troppo buono.
come si entra a far parte di questa associazione?
il sig. micheli potrebbe essere tranquillamente il testimonial pubblicitario dei prodotti delle nostre terre in giro x il mondo!!
Lu ciausculu: E’ una specialità marchigiana,in particolare maceratese, che caratterizza il lembo di terra confinante con l’Umbria. Ovviamente, se volete pronunciare correttamente il nome di questa pietanza nella lingua originaria, il nome che deve essere utilizzato deve improrogabilmente terminare con la U: “Ciausculu”.
Che cos’è? Si tratta di un insaccato proveniente dalle preziose carni del suino, realizzato ancora oggi con le antiche ricette contadine, proprio come lo preparavano le nostre nonne. La celebre caratteristica, che rende unico questo alimento, è la “spalmabilità”, ottenuta con una ricetta e una tecnica di lavorazione che si tramandano di generazione in generazione in occasione della pista del maiale.
Come si fa? L’impasto per la preparazione de “lu ciausculu” è costituito da polpa di spalla, rifilatura di prosciutto, lonza, pancetta; il tutto viene tritato per tre volte sempre più finemente, fino ad ottenere un impasto quasi cremoso. A questo punto, si aggiungono sale, pepe nero, vino e aglio pestato; si insacca nel budello naturale, e da qui si inizia la stagionatura di 3 settimane accanto ad un fuoco non troppo alto.
A questo punto non resta che servirlo e tagliare qualche fettina per scoprire il piacere che si ottiene una volta assaggiato. Si capirà subito di non poterne più fare a meno.
Riscopriamo il piacere di un sano spuntino modellato sulle antiche tradizioni marchigiane e sui segreti che esse ancora conservano, e tramandate di famiglia in famiglia, per sapori autentici che travalicano il tempo.
Buon appetito.