E’ la storia di una sconfitta. Duplice. Perché sono sempre in due a perdere, in questi casi. Il ragazzo ‘bocciato’ anzi non ammesso agli esami di Maturità e la scuola. Che al termine del percorso curriculare ha dovuto evidentemente constatare come quel candidato preparato per cinque anni, lunghi e faticosi, non fosse poi pronto per l’ultima prova. “Il preside, ottima persona, mi ha spiegato con molta pazienza che mio figlio aveva lacune troppo gravi nelle due materie principali d’insegnamento e così stop…” dice con sottaciuta amarezza Irma, madre di Stefano (in entrambi i casi usiamo nomi di fantasia). Stefano ha vent’anni non ancora compiuti, appartiene ad una nota famiglia d’ imprenditori a Macerata, ha alle spalle una bocciatura in prima classe che poi lo aveva spinto a cambiare tipo di studi approdando all’Iis ‘Matteo Ricci’. E’ affetto da dislessia: non una patologia ma un disturbo della lettura e della scrittura. “La mancata ammissione di questo ragazzo getta ancora più delusione e rammarico in una situazione che registra l’aumento costante della dislessia nella scuola maceratese a cominciare da quella primaria: ne sono affetti 4 o 5 ragazzi in ogni classe di 25” dichiara Cristina Pasquali, presidente dell’Adis, mamma di 4 figli dislessici. “Un momento: la dislessia -ed io sono dislessica- non può giustificare sempre la mancanza dell’impegno, il non far nulla e pretendere tutto sopratutto a scuola chiedendo promozioni immeritate. Io, ad esempio, ho avuto una carriere scolastica molto tormentata…” interviene prudente Michela Mandozzi, uno dei soci fondatori dell’Adis acronimo di Associazione genitori per la tutela dei bambini/ragazzi dislessici e difficoltà scolastiche costituita a Macerata il 17 aprile scorso (www.adisfamiglie.it).
Dice Irma: “In effetti, Stefano, all’inizio dell’anno scolastico, da settembre a dicembre, aveva letteralmente rifiutato gli studi. Poi in lui c’era stato un profondo cambiamento: cinque mesi di lavoro intenso nel tentativo di recuperare. Grande impegno la mattina a scuola ed altrettanto nel corso della giornata con ripetizioni anche a cura degli stessi docenti. Devo essere sincera: ce l’aspettavamo un pò questa mancata ammissione anche se con Stefano, abbiamo sperato sino alla fine. L’impegno strenuo del ragazzo meritava forse un segnale di fiducia… tempi supplementari per lavorare ancora. La corsa contro il tempo era oggettivamente difficile anche per il peso della dislessia ma Stefano aveva a disposizione ancora altri 20 giorni per coronare il proprio tentativo per presentarsi davanti alla commissione di maturità…”. Ed ancora, una testimonianza: “Sin dalle elementari fino all’ingresso alle scuole superiori mio figlio è stato seguito sempre da un esperto. Il quale mi ha detto che mai come in questo periodo aveva avuto modo di assistere ad un impegno tanto profondo da parte del ragazzo. Il quale, secondo lui, non poteva dare di più. Stefano è profondamente sensibile, corretto, con un’educazione rigorosa. Per lui, che per cinque mesi aveva lavorato e sperato, una mazzata tremenda: tutto ciò è comprensibile…”.
Ed ora il peso di questa ‘sconfitta’? “Psicologicamente, la sopportiamo noi per intero: è chiaro. In simili contesti genitori non sempre sono attrezzati a reggere una situazione resa incandescente dalla dislessia. Come facciamo a far capire adesso a Stefano perché non sia stato possibile credere in lui mentre stava dando il massimo? Sarà un’estate dura, ma non cederemo…”.
Non è certo il caso di Irma, una giovane madre molto combattiva… “Verissimo. Saremo ancora più fortemente a fianco di Stefano nell’affrontare di nuovo la quinta classe, da settembre stavolta, per arrivare a giugno senza lacune di preparazione”.
Un messaggio alla scuola che non ha ritenuto concesso i ‘supplementari’ a Stefano per giocarsi le sue chances di ‘Maturità’? “Per carità, nulla…le lacune evidentemente c’erano tutte. Epperò una cosa mi sento di dire, anzi da esigere nel prossimo anno scolastico: una maggiore e più continua comunicazione scuola-famiglia”.
Afferma la dottoressa Eleonora Palmieri del Centro Clinico pedagogico (e Centro Studi Tard) consulente dell’ Adis affiancando il professor Piero Crispiani: “Tuttavia la dislessia non ha bisogno di ripetizioni. Ha assoluta necessità, invece, di trattamenti educativi mirati sul metodo di studio adeguato e sul potenziamento cognitivo. Tutto sta nella metodologia, nell’approccio relazionale diverso”.
Già ‘perché altrimenti la scuola diventa un ospedale che accoglie i sani e rifiuta i malati’ scriveva don Lorenzo Milani (“Lettera ad una professoressa”, 1967). “Ho quattro figli dislessici. Credetemi, sono tutti intelligenti e non hanno bisogno di essere dispensati dal leggere, scrivere, fare i compiti e, peggio, dall’insegnamento della lingua straniera. Così vengono ‘esonerati’ ancor più dalla conoscenza del mondo. Invece hanno solo bisogno di interventi pedagogici e didattici all’altezza. La nostra associazione esprime il disagio e il malcontento di molti genitori ma sopratutto dei tanti bambini dislessici che non si sentono accolti come dovrebbero. I nostri figli hanno solo un diverso modo di apprendere: un computer ed una calcolatrice non sono certo la soluzione!”.
A chi è affetto da dislessia (sulla base di una certificazione sanitaria) il ministero assegna infatti, come prevede la legge 170/2010, un pc ed una calcolatrice. Dicono Cristina Pasquali e Michela Mandozzi: “E’ come un marchio: i bambini cominciano a sentirsi dei diversi. I compagni li deridono tanto che loro quasi implorano i genitori di non farli passare per quella specie di forche caudine che spesso diventa la visita/valutazione neuropsichiatrica e psicologica prevista dalla legge per accedere alla certificazione e ai ‘benefici di legge’. L’Adis chiede di sostituire questa documentazione con una attestazione specialistica ad uso didattico mettendo la parola ‘fine’ alla sanitarizzazione. I ragazzi dislessici devono essere tutelati, non schedati. Eppure da parte dei genitori c’è ancora rassegnazione. Così se si va male a scuola – succede spesso- si preferisce cambiare, emigrare da un istituto all’altro quasi a voler nascondere una ‘vergogna’ che non esiste. Si delega tutto alla sanità e spesso le problematiche del disturbo sembrano quasi finire in soffitta nel silenzio delle famiglie, talvolta frantumate, e dei figli che temono l’eterno dileggio per quel disagio nella scrittura e nella lettura.
Che fu anche di geni universali. Qualche nome? Einstein, Mozart, Van Gogh e… in ordine di tempo di ‘Fonzie’: l’attore Henry Winkler ha rivelato di recente come, nonostante la dislessia, abbia potuto imparare leggere ed imparare il copione della popolarissima serie Happy Days. Intanto l’Adis prepara la sua ‘piattaforma’. Promette la presidente: “Ci appelleremo al Ministero, abbiamo scritto alla Regione Marche che ha ignorato completamente la nostra candidatura al tavolo tecnico-scientifico. Non ci arrenderemo. L’associazione promuoverà inoltre la tutela di questi ragazzi attraverso una raccolta fondi (anche e sopratutto battendo alla porta di enti pubblici e territoriali) in modo da sostenere le famiglie. Chiedendo percorsi adeguati, vocati che rendano il dislessico autonomo e non certo esonerato dal ‘fare’. Sottraendolo dal buio di una ‘vergogna’ senza senso e dal dimenticatoio in cui viene ogni volta relegato da chi pensa di aver assolto il proprio compito con la consegna delle ‘attrezzature ministeriali’”.
(Foto di Lucrezia Benfatto)
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Buttate fuori la preside!!!!! Che se non capisce questo non è degna di fare il suo mestiere!!!!!!!!!!!
perché cacciare il preside? che c’entra? se il ragazzo ha avuto a disposizione un piano di studi personalizzato e sono state attuate tutte le strategie didattiche adatte al suo disturbo e nonostante questo non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi…avranno anche avuto le loro ragioni nel fermarlo. Promuovere a prescindere sarebbe discriminatorio, è più giusto individualizzare l’apprendimento e le metodologie. Nell’articolo si dice che fino a natale il ragazzo aveva rifiutato gli studi…e nell’ultimo anno, purtroppo poi è dura recuperare. Ho la sensazione che molta gente parli senza sapere realmente di cosa. Molto ingiusto essere così violenti senza ben conoscere le dinamiche.
Sorprendente: nella scuola italiana servono le raccomandazioni per farsi bocciare… e poi si rifanno la verginità coi più deboli.
Mi sembra di aver capito che la causa della non ammissione non sia assolutamente la dislessia del candidato.
Il titolo dell’articolo ” Dislessico non ammesso all’esame di maturità…” poteva essere benissimo ” studente non ammesso all’esame di maturità….” ma ciò non avrebbe fatto notizia.
Esprimo tutta la mia solidarietà ai i genitori del ragazzo e auguro che il prossimo anno siano conseguiti migliori risultati.
Il preside ha solo visto che il ragazzo ancora non era pronto per la maturità, la bocciatura non è mica solo una punizione, che cosa significa maturità? Significa che il ragazzo/a oltre ad avere una media del 6 in tutte le materie deve essere pronto per affrontare il mondo del lavoro, c’è chi matura prima e chi matura dopo ma se noi non fermiamo i ragazzi sarà comunque il mondo del lavoro a fermarli, anche perché la scuola è solo un punto di partenza e non un punto di arrivo. Magari il ragazzo che viene fermato più volte entrerà più tardi nel mondo del lavoro, ovvero quando è pronto ma poi magari nel lavoro avrà anche più successo degli altri, cosa cambia un anno prima o un anno dopo?
Vedo i miei figli combattere ogni giorno con questo disturbo solo perché chi dovrebbe essere loro di aiuto e supporto è invece troppo ignorante in materia o forse troppo poco interessato/sensibile alla problematica e a tutto ciò che ne consegue. Sfido chiunque ad avere la forza di combattere e reagire quando per vent’anni tutto ciò che ti è attorno ti è diventato ostile e insormontabile. Stefano aveva avuto la forza, anche se inizialmente lo sconforto ha avuto il sopravvento, per tirare nuovamente fuori le unghie e combattere contro le sue difficoltà. Invece di comprendere lo sforzo e dargli l’aiuto necessario si è trovato nuovamente la porta chiusa in faccia. Probabilmente aveva ancora molte lacune ma credo che un premio se lo meritava. Dopotutto se fosse stato certificato l’esame l’avrebbe probabilmente superato grazie alle dispense che solo quest’ultimo garantisce ai dislessici e non credo sia leale!!!
Visto che tutte le correnti di pensiero sostengono che non si tratta di una malattia o di un ritardo mentale ma solo di un diverso modo e tempo di apprendere perché bisogna andare dal “medico” per la diagnosi. Perché non può essere sufficiente la dichiarazione di un esperto in materia quale per esempio il pedagogista? Dato che ci sono ancora molte opinioni divergenti in materia perché il cerchio degli esperti chiamato per legiferare è stato così ristretto. Ci sono forse interessi economici in ballo??? Il MIUR ha emanato lo scorso 6 marzo una circolare per salvaguardare tutti gli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) tra i quali rientrano anche i dislessici non certificati. Anche se ciò che vi è scritto lo davo per scontato da tempo, come mai a scuola gli insegnanti (non tutti per fortuna) fanno orecchie da mercante e non si adeguano alle necessità degli alunni che hanno di fronte. Gli insegnanti dovrebbero capire una volta per tutte che nelle loro mani c’è il futuro e la vita dei nostri figli! E SCUSATE SE E’ POCO!!!!!
STEFANO NON TI ARRENDERE!!!
forse non si è capito bene l’articolo!
non mi sembra che ci sia stato un’attacco alla scuola, concordo pienamente con il punto di vista dell’adis che vuole sostenere i ragazzi dislessici attraverso percorsi più adeguati. forse un piano educativo personalizzato ed aver applicato una legge non sono stati sufficienti. capire bene cosa vivono i ragazzi dislessici dislessici in questo momento non significa essere violenti, dietro un rifiuto dello studio c’è sempre una sconfitta per tutti.
Di impegnano tanto per un rifiuto?….così non va!
Volevo rispondere alla signora Patrizia: perché andare dal medico? è vero, non è un ritardo, ma mi creda, ci sono così tanti pedagogisti e logopedisti ciarlatani (anche nella nostra regione che hanno molto seguito…salvo poi essere smentiti non appena si va fuori) che FORSE (dico forse) un medico può ancora essere più competente degli stessi. C’è anche chi si è creato una professione con questo disturbo, e ci marcia alla grande, togliendo invece ciò che è giusto a chi sul serio vi rientra!Perciò occhio alle certificazioni da parte di chiunque…
Questo non toglie che anche gli esperti nel settore (purché non ciarlatani) debbano sedere allo stesso tavolo dei medici, questo sì. Inoltre credo che debbano essere solo alcuni gli enti preposti alle certificazioni, la selvaggia proliferazione di diagnosi in tal senso non è utile a nessuno. Pochi enti, ma accreditati. Mi sfugge il discorso sulla slealtà dell’esame con le dovute dispense (secondo me è giustissimo, in relazione all’apprendimento personalizzato). Ricordo inoltre che i BES sono solo un bieco tentativo del MIUR per tagliare il sostegno: se è vero che i dsa devono assolutamente essere presi in carico in modo competente da tutti i docenti di classe, è anche vero che con i BES saranno necessariamente trascurati sia a causa di classi numerose, sia per tutte le complessità che ne derivano. Mi creda, non tutti i docenti fanno orecchi da mercante: ce ne sono tanti che fanno il massimo, ma che non riescono più a lavorare in queste condizioni allucinanti. Spesso, l’ancora di salvezza è, purtroppo, avere un docente di sostegno all’interno della stessa aula che è lì per un alunno H.
A chi non sa cosa è la dislessia consiglio di vedere il film “Stelle sulla terra” regia indiana un bellissimo film che fa vedere quanto un paese come l’India con le sue problematiche è molto più avanti di noi nella risoluzione di casi simili. La dislessia non è in crescita solo a macerata ma in tutta Italia e si trova d’innanzi professori e presidi che non si rendono conto minimamente di cosa possa significare per un bambino, in genere la si scopre nelle elementari, (che non è stato aiutato a trovare il suo metodo corretto di poter studiare) a poter valorizzare la sua personalità in un ambiente “contrario”.
ai miei tempi, quando andavo a scuola, se non riuscivo in una materia il problema era del maestro che non riusciva a trovare il modo per farmi capire quella materia, ora la cosa si è capovolta è il bambino che non vuole studiare e questo è assolutamente vergognoso, tanto più quando un ragazzo soffre di dislessia. Essere maesto era una passione e la passione era di comunicare la propria materia far sognare lo studente….
In questo caso il bocciato è la struttura scolastica che forse non sanno che Leonardo da Vinci e altri grandi delle scienze soffrivano di dislessia, ma avevano trovato il loro modello di studio.
A stefano invece mi permetto di raccontare una cosa che è successa a mio nipote di 3 elementare e ha avuto dopo varie lotte con precedenti scuole e maestre, la fortuna di aver trovato una maestra che conosce le tecniche di insegnamento per studenti dislessici e che li usa tali e quali per tutti gli studenti a beneficio di tutti. La maestra aveva fatto un problema di contabilità e mentre ne parlava con mia sorella, spiegava che avrebbe dovuto rispiegare il tema a tutti gli studenti perche lo avevano tutti sbagliato. Al che mia sorella chiede se e in che modo poteva aiutare il figlio a capire meglio quel problema… La risposta della maestra è stata: “no, signora suo figlio è tra quei pochi che l’hanno fatto correttissimo”.
In particolare per Stefano e per chi vuole conoscere meglio questa realtà, consiglio di mettersi in contatto con:
https://www.facebook.com/giacomocutrera
e in particolare per l’esame a cui è stato respinto stefano consiglierei di chiedere consiglio a giacomo stesso perchè di queste cose nel 2013 non ne devono più accadere, anche fosse necessario un intervento legale, sicuramente avendo anche lui subito sconfitte simili saprà consigliare i genitori e Stefano stesso…
Per Stefano invece coraggio stringi i denti e contatta giacomo che ti saprà consigliare e vedrai che presto potrai gridare a tutti anche tu un URRA’ Forza in bocca al lupo
Tra i tanti libri letti non potevo non leggere quello di Cutrera che tra l’altro è disponibile gratis da scaricare on line.
Concordo con chi sostiene che la bocciatura di Stefano doveva essere invece della scuola che negli anni non ha saputo sostenere il ragazzo adeguatamente. A volte basta veramente poco per aiutare un dislessico e non far mancare nulla agli altri. La scuola avrebbe certamente bisogno di una grande riforma fatta di potenziamenti e non di tagli come invece ormai da anni sta succedendo. La scuola deve riprendere in carico l’educazione dei ragazzi e non delegare ai genitori responsabilità che non gli competono. Spesso i genitori devono anche essere docenti dei propri figli. E non c’è peggior insegnante di un genitore per i ragazzi. A volte quindi si creano meccanismi irreversibili e, oltre alle difficoltà, si aggiunge anche il carico emotivo che insieme distruggono un sereno percorso scolastico.
Sono iscritta all’ADIS e condivido in pieno tutto quello che ne deriva. Riguardo a Stefano, il preside la scuola o le insegnanti, chi volete, non ci hanno proprio ragionato su ciò che hanno fatto. Purtoppo il disagio è sempre più comune e anche per tutta la famiglia ed è più che giusto che i ragazzi vengano tutelati. Stefano coraggio e combatti!!!!!!!!!
volevo rispondere a Yuri: anche se Stefano aveva lacune e come hai scritto, evidentemente non era pronto per la maturità, ma sa quanti e senza disagio creato soprattutto dai compagni a causa del disturbo DSA perchè vengono derisi o messi da parte, per cui senza nessun sforzo o sofferenza per arrivarci,prendono la maturità senza maturità????
L’impegno non basta, contano i risultati.
La scuola di oggi funziona male proprio perchè non fa selezione, come un tempo. Se un ragazzo non ha capacità o mezzi per avanzare con profitto nella scuola, non è e non deve essere un dramma: ci sono molti sbocchi occupazionali e/o artistici che non richiedono un elevato grado di acculturamento.
Dare il lasciapassare a tutti gli studenti porta danni a chi, invece, ha capacità nell’apprendimento. Appiattire il giudizio e i programmi per farci entrare tutti ha esiti sconfortanti nei confronti di chi ha mezzi e mette impegno. I danni, però, ricadono poi sull’intera società, con una massa di persone titolate sulla carta ma talvolta poco più che analfabete.
Sarei curioso di mettere alla prova 3 diplomati all’itis di Fermo degli anni 60 con 3 laureati in chimica oggi, sapendo che i primi surclasserebbero i secondi. Questo a dimostrare che una istruzione inefficiente ruba del tempo ai giovani, che sono immessi nel mondo del lavoro ormai intorno ai 30 anni, ma sono meno preparati (molte volte) dei diplomati pre 68.
Fui sconvolto nel constatare, in università, di diplomati allo scientifico incapaci di gestire disequazioni irrazionali. Che senso ha portali avanti se sono deficitari nelle basi? Solo per evitare l’onta della bocciatura?
D’Annunzio, il vate, fu bocciato in italiano alla maturità classica. Non gli pregiudicò nulla.
rispondo a pischello: che la scuola non riesca a formare come un tempo è fuori discussione (pensiamo bene al perchè!!!). Quello che non è chiaro è che alcune dinamiche nel mondo della scuola sono andate nel tempo ad interferire negativamente sulle capacità di apprendimento di un nutrito gruppo di studenti (dsa e non). Il problema principale comunque non la bocciatura ma attribuire la responsabilità di chi ti fa arrivare a questo per impedire che questo succeda di nuovo. Bisogna adottare metodi di insegnamento che aiutino a sviluppare le capacità di tutti e non solo di alcuni. Non credo che Stefano abbia avuto questa possibilità.
Ormai di alunni con DSA o ADHD ce ne sono sempre di più e sembra che ci sia in atto una vera e propria epidemia. A mia figlia già al primo anno di asilo solo perchè era più impaccita nel relazionarsi con gli altri bambini, la maestra molto competente(?) mi aveva consigliato di far intervenire un neuropsichiatra infantile. Si può ben immaginare quello che possa provare un genitore di fronte a questo tipo di situazioni. Innanzi tutto questi sono disturbi e non deficit quindi non c’è una carenza di intelligenza o di altre facoltà intellettive solamente una DIFFICOLTA’ di APPRENDIMENTO che secondo recenti studi risiede più nel sistema errato di insegnamento della lettura e della scrittura. Riporto uno scritto di studiosi sul tema in questione:
UNA STRANA “MALATTIA”Nasce così la “dislessia”, questa ben strana malattia, che ha la curiosa peculiarità di colpire solo una determinata e precisissima funzione del sistema nervoso centrale, come appunto la “decodifica” nella lettura, lasciando perfettamente intatte tutte le altre prestazioni intellettive, che anzi sono spesso più elevate della media. Una “malattia” che riflette, punto per punto, i difetti del metodo globale visivo. Come nota Blumenfeld: « Ma piuttosto che criticare il metodo, il bambino è ritenuto soffrire di una malattia causata da un deficit suo proprio invece che del metodo » ” La dislessia di cui stiamo parlando affligge bambini che sono giunti a scuola con un buon eloquio, udito, vista, equilibrio, eccetera. Infatti, alcuni di questi cosiddetti dislessici sono fra gli studenti più brillanti e fisicamente sani delle loro classi. Miller chiama i loro problemi di “lettura ” dislessia educativa“, cioè dislessia, o disabilità nella lettura, causata dal metodo di insegnamento”« La dislessia che affligge milioni di bambini perfettamente normali, sani, è stata causata dai metodi per insegnare a leggere usati nelle nostre scuole ».
Condivido assolutamente il pensiero dell’Adis. Io sono Dislessica. Siete anche liberi di pensare che forse sono troppo piccola per parlare di questo. Ho solo 14 anni finiti da neppure un mese , ma forse qui , ho capito più cose di molte persone che hanno avuto il coraggio di commentare senza sapere davvero di cosa tratta l’argomento. Per un dislessico , l’autostima è la cosa più importante. Ci vuole pochissimo a buttarsi giù per un piccolo insulto o presa in giro. Nella mia classe , non è raro origliare insulti alle mie spalle , perchè pensano che io essendo dislessica , sia favorita. Pensano che grazie ad un foglio di carta io abbia la meglio su tutto. Ma NON SANNO che in ogni singola cosa io metto molto impegno , che è una sfida personale arrivare ad avere anche il SEI più scarso , ma meritato, in quanto non me lo regalano , ma l’ho ottenuto per l’impegno. E a volte i professori non vedono nemmeno l’impegno che ci metti nello studio e cercano di accontentarti solo perchè hai un pezzo di carta che ti certifica il DSA ! La dislessia non è una PATOLOGIA e nemmeno una MALATTIA che ci rende stupidi. Forse , è anche qualcosa di più , forse è un dono , è il dono di capire le cosa nonostante le difficoltà alle quali vai incontro. Capisco Stefano, non sono mai stata Bocciata sin ora , ma se mi fosse capitato , avrei pensato di essere una stupida e anche quel briciolo di autostima che ho , sarebbe svanito. Così come credo sia capitato a Stefano. Senza quel briciolo di autostima che noi dislessici abbiamo , saremmo finiti , distrutti , da tutte quelle persone che cercano di smontarti di continuo. Avete mai pensato , quanto possa essere difficile studiare per un dislessico? Immagino di no. Lo studio richiede una grande quantità di attenzione per poter apprendere ciò che si studia , giusto ? Bene , per un DSA , questo è molto difficile , la nostra concentrazione è la metà di quella di una persona normale. Quindi ciò significa che se un ragazzo di media ci mette 2 ore per studiare 10 pagine di storia , per noi ce ne vogliono 4 ! un altro fattore , è la difficoltà di lettura e di apprensione , della quale i professori non si preoccupano minimamente , loro ti fanno leggere avanti a tutti , sapendo che per te è un disagio , sapere di sbagliare , così sei così attento nel cercare di leggere correttamente che non fai capisci ciò che leggi e al punto che devi ripetere ciò che hai letto , non sai che dire. Ti blocchi e tutti i tuoi compagni cominciano a darti dello stupido , e l’autostima continua ad abbassarsi. Con questo foglio farvi capire la differenza frà un DSA e una persona normale. Poi pensatela come volete. Mi dispiace molto per Stefano , perchè capisco cosa prova. Se mai leggerai questo commento , sappi che sono ti capisco, non arrenderti e lotta , dimostrando a tutti chi sei e quanto vali nella nostra società , proprio come Mozart , Einstein , etc.. Siamo tutti con te , e con l’Adis , che ci aiuta nel migliorare per dimostrare alla società quanto valiamo e quanto siamo intelligenti , nonostante le nostre difficoltà di apprendimento , continuando a ribadire che la dislessia non è ne una MALATTIA , ne una PATOLOGIA, siamo NORMALI , gente , cercate di capire che non siamo deficienti , SIAMO UMANI CON UN CERVELLO FUNZIONANTE!