Dislessico non ammesso alla maturità
Il Preside: “Aveva lacune eccessive”

MACERATA - L'episodio avviene in una scuola superiore della città. L'associazione dei genitori: "Rammarico e delusione". Il disturbo è in forte aumento nelle scuole maceratesi. Cristina Pasquali: "Alla Regione chiediamo di farci sedere al tavolo medico scientifico e diciamo no alla sanitarizzazione"

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Pedagogistedi Maurizio Verdenelli

E’ la storia di una sconfitta. Duplice. Perché sono sempre in due a perdere, in questi casi. Il ragazzo ‘bocciato’ anzi non ammesso agli esami di Maturità e la scuola. Che al termine del percorso curriculare ha dovuto evidentemente constatare come quel candidato preparato per cinque anni, lunghi e faticosi, non fosse poi pronto per l’ultima prova. “Il preside, ottima persona, mi ha spiegato con molta pazienza che mio figlio aveva lacune troppo gravi nelle due materie principali d’insegnamento e così stop…” dice con sottaciuta amarezza Irma, madre di Stefano (in entrambi i casi usiamo nomi di fantasia). Stefano ha vent’anni non ancora compiuti, appartiene ad una nota famiglia d’ imprenditori a Macerata, ha alle spalle una bocciatura in prima classe che poi lo aveva spinto a cambiare tipo di studi approdando all’Iis ‘Matteo Ricci’. E’ affetto da dislessia: non una patologia ma un disturbo della lettura e della scrittura. “La mancata ammissione di questo ragazzo getta ancora più delusione e rammarico in una situazione che registra l’aumento costante della dislessia nella scuola maceratese a cominciare da quella primaria: ne sono affetti 4 o 5 ragazzi in ogni classe di 25” dichiara Cristina Pasquali, presidente dell’Adis, mamma di 4 figli dislessici. “Un momento: la dislessia -ed io sono dislessica- non può giustificare sempre la mancanza dell’impegno, il non far nulla e pretendere tutto sopratutto a scuola chiedendo promozioni immeritate. Io, ad esempio, ho avuto una carriere scolastica molto tormentata…” interviene prudente Michela Mandozzi, uno dei soci fondatori dell’Adis acronimo di Associazione genitori per la tutela dei bambini/ragazzi dislessici e difficoltà scolastiche costituita a Macerata il 17 aprile scorso (www.adisfamiglie.it).

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La presidentessa dell’Adis, Cristina Pasquali

Dice Irma: “In effetti, Stefano, all’inizio dell’anno scolastico, da settembre a dicembre, aveva letteralmente rifiutato gli studi. Poi in lui c’era stato un profondo cambiamento: cinque mesi di lavoro intenso nel tentativo di recuperare. Grande impegno la mattina a scuola ed altrettanto nel corso della giornata con ripetizioni anche a cura degli stessi docenti. Devo essere sincera: ce l’aspettavamo un pò questa mancata ammissione anche se con Stefano, abbiamo sperato sino alla fine. L’impegno strenuo del ragazzo meritava forse un segnale di fiducia… tempi supplementari per lavorare ancora. La corsa contro il tempo era oggettivamente difficile anche per il peso della dislessia ma Stefano aveva a disposizione ancora altri 20 giorni per coronare il proprio tentativo per presentarsi davanti alla commissione di maturità…”. Ed ancora, una testimonianza: “Sin dalle elementari fino all’ingresso alle scuole superiori mio figlio è stato seguito sempre da un esperto. Il quale mi ha detto che mai come in questo periodo aveva avuto modo di assistere ad un impegno tanto profondo da parte del ragazzo. Il quale, secondo lui, non poteva dare di più. Stefano è profondamente sensibile, corretto, con un’educazione rigorosa. Per lui, che per cinque mesi aveva lavorato e sperato, una mazzata tremenda: tutto ciò è comprensibile…”.

Ed ora il peso di questa ‘sconfitta’? “Psicologicamente, la sopportiamo noi per intero: è chiaro. In simili contesti genitori non sempre sono attrezzati a reggere una situazione resa incandescente dalla dislessia. Come facciamo a far capire adesso a Stefano perché non sia stato possibile credere in lui mentre stava dando il massimo? Sarà un’estate dura, ma non cederemo…”.

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Michela Mandozzi, Adis

Non è certo il caso di Irma, una giovane madre molto combattiva… “Verissimo. Saremo ancora più fortemente a fianco di Stefano nell’affrontare di nuovo la quinta classe, da settembre stavolta, per arrivare a giugno senza lacune di preparazione”.

Un messaggio alla scuola che non ha ritenuto concesso i ‘supplementari’ a Stefano per giocarsi le sue chances di ‘Maturità’? “Per carità, nulla…le lacune evidentemente c’erano tutte. Epperò una cosa mi sento di dire, anzi da esigere nel prossimo anno scolastico: una maggiore e più continua comunicazione scuola-famiglia”.

Afferma la dottoressa Eleonora Palmieri del Centro Clinico pedagogico (e Centro Studi Tard) consulente dell’ Adis affiancando il professor Piero Crispiani: “Tuttavia la dislessia non ha bisogno di ripetizioni. Ha assoluta necessità, invece, di trattamenti educativi mirati sul metodo di studio adeguato e sul potenziamento cognitivo. Tutto sta nella metodologia, nell’approccio relazionale diverso”.

Già ‘perché altrimenti la scuola diventa un ospedale che accoglie i sani e rifiuta i malati’ scriveva don Lorenzo Milani (“Lettera ad una professoressa”, 1967). “Ho quattro figli dislessici. Credetemi, sono tutti intelligenti e non hanno bisogno di essere dispensati dal leggere, scrivere, fare i compiti e, peggio, dall’insegnamento della lingua straniera. Così vengono ‘esonerati’ ancor più dalla conoscenza del mondo. Invece hanno solo bisogno di interventi pedagogici e didattici all’altezza. La nostra associazione esprime il disagio e il malcontento di molti genitori ma sopratutto dei tanti bambini dislessici che non si sentono accolti come dovrebbero. I nostri figli hanno solo un diverso modo di apprendere: un computer ed una calcolatrice non sono certo la soluzione!”.

A chi è affetto da dislessia (sulla base di una certificazione sanitaria) il ministero assegna infatti, come prevede la legge 170/2010, un pc ed una calcolatrice. Dicono Cristina Pasquali e Michela Mandozzi: “E’ come un marchio: i bambini cominciano a sentirsi dei diversi. I compagni li deridono tanto che loro quasi implorano i genitori di non farli passare per quella specie di forche caudine che spesso diventa la visita/valutazione neuropsichiatrica e psicologica prevista dalla legge per accedere alla certificazione e ai ‘benefici di legge’. L’Adis chiede di sostituire questa documentazione con una attestazione specialistica ad uso didattico mettendo la parola ‘fine’ alla sanitarizzazione. I ragazzi dislessici devono essere tutelati, non schedati. Eppure da parte dei genitori c’è ancora rassegnazione. Così se si va male a scuola – succede spesso- si preferisce cambiare, emigrare da un istituto all’altro quasi a voler nascondere una ‘vergogna’ che non esiste. Si delega tutto alla sanità e spesso le problematiche del disturbo sembrano quasi finire in soffitta nel silenzio delle famiglie, talvolta frantumate, e dei figli che temono l’eterno dileggio per quel disagio nella scrittura e nella lettura.

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A destra, la dottoressa Eleonora Palmieri

Che fu anche di geni universali. Qualche nome? Einstein, Mozart, Van Gogh e… in ordine di tempo di ‘Fonzie’: l’attore Henry Winkler ha rivelato di recente come, nonostante la dislessia, abbia potuto imparare leggere ed imparare il copione della popolarissima serie Happy Days. Intanto l’Adis prepara la sua ‘piattaforma’. Promette la presidente: “Ci appelleremo al Ministero, abbiamo scritto alla Regione Marche che ha ignorato completamente la nostra candidatura al tavolo tecnico-scientifico. Non ci arrenderemo. L’associazione promuoverà inoltre la tutela di questi ragazzi attraverso una raccolta fondi (anche e sopratutto battendo alla porta di enti pubblici e territoriali) in modo da sostenere le famiglie. Chiedendo percorsi adeguati, vocati che rendano il dislessico autonomo e non certo esonerato dal ‘fare’. Sottraendolo dal buio di una ‘vergogna’ senza senso e dal dimenticatoio in cui viene ogni volta relegato da chi pensa di aver assolto il proprio compito con la consegna delle ‘attrezzature ministeriali’”.

(Foto di Lucrezia Benfatto)



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