Fabrizio Brecciaroli, Aldo Benfatto, Roberto Mencarini e Luca Perilli nella conferenza stampa in Municipio a Recanati
di Gabriele Censi
Lavoratori in mobilità, due aziende con la loro sede vicina, pochi chilometri da Recanati a Montelupone ma due storie molto distanti. Parliamo di Beta Spa, editore di Tvrs televisione storica delle Marche e di Teuco Guzzini, azienda leader internazionale del wellness . Ventuno, ovvero tutti i dipendenti di Tvrs (leggi l’articolo), gli amministrativi, i tecnici e i giornalisti che sono dichiarati in esubero e rischiano il loro posto di lavoro, 118 quelli della Teuco che hanno esaurito tutti gli ammortizzatori a disposizione e sono in mobilità. Il lavoro che non c’è più è il filo conduttore, ma due storie diverse come detto, cominciamo dalla prima.
La Beta Spa continua a chiudere i bilanci in utile, non ha un euro di debito, non ha utilizzato ammortizzatori sociali e ha commesse per tutto l’anno, eppure decide di cessare l’attività di produttore di contenuti e rimanere solo come operatore di rete. Il percorso era stato avviato già con l’avvento del digitale. Tvrs dopo la concessione dei nuovi canali, con la migliore graduatoria regionale che gli ha permesso di avere il numero 11 sul telecomando, ha intrapreso una trattativa con i giornalisti per un nuovo assetto aziendale. Un accordo sollecitato dalla proprietà e condiviso dai dipendenti, tutto sembrava andare nella direzione di cessione della gestione al gruppo di lavoro interno, poi lo stop giudicato inspiegabile dai rappresentanti sindacali che oggi hanno avviato la loro battaglia.
Due ore di sciopero, assemblea e, ospitati in Municipio a Recanati, l’incontro con la stampa per la loro ricostruzione della vicenda. Oggi l’annuncio di una dura lotta per un caso “unico in Italia”. Lo dicono il segretario Sigim Roberto Mencarini, il segretario provinciale Cgil Aldo Benfatto e Fabrizio Brecciaroli della Uilcom, con loro Luca Perilli tecnico della Tv. “La lunga trattativa – dice Brecciaroli – lo scorso settembre era arrivata a conclusione e sembrava con soddisfazione di tutti, i due canali, 11 e 111 venivano ceduti ai dipendenti che costituivano una nuova società e utilizzando il Tfr procedevano all’acquisto garantendo 400.000 alla Beta e un canone mensile di 20.000 euro. Poi l’inconcepibile ritiro”. “Viviamo ogni giorni situazioni di crisi drammatiche e non possiamo accettare che un azienda florida, con un buon patrimonio nessun problema di liquidità, faccia simili scelte – spiega Benfatto-, abbiamo sollecitato alcuni parlamentari a interrogare il Sottosegretario all’Editoria su questo caso. Apriremo un tavolo in Regione, già è previsto incontro con l’assessore Luchetti mercoledì prossimo (22 maggio). Tra l’altro ci sono anche commesse pubbliche. Lo stesso Ente regionale ha una convenzione con l’emittente per la comunicazione istituzionale”.
Anche Mencarini sottolinea il ruolo di servizio pubblico che l’emittente svolge: “Sono stati erogati contributi per la digitalizzazione degli impianti sulla base di una graduatoria che prevedeva un punteggio attribuito per il numero dei dipendenti e dei giornalisti, ribadisco è un caso unico in Italia. I cinque giornalisti andranno subito in disoccupazione, gli altri in mobilità”. Dell’azienda sono soci in maggioranza i fratelli Issini (il fondatore don Dino e Gaetano) e l’amministratore Gabriele Betti. Una quota intorno al 10% è detenuta dai dipendenti, i ricavi sono circa 1,8 milioni di euro e l’ultimo bilancio ha chiuso con un piccolo utile.
Questa la prima storia, definita inspiegabile dagli interlocutori di questa mattina. O meglio non spiegata perché le motivazioni addette dalla proprietà, “prevedibili disavanzi futuri”, trovavano risposta nel piano industriale concordato. Nel pomeriggio la replica è giunta dal presidente del Cda dell’azienda Gabriele Betti: “Beta SpA, proprietaria del marchio TVRS, intende comunicare che proseguirà la sua attività di operatore di rete nell’interesse della collettività regionale con la potenzialità di diffusione di 8 programmi televisivi. Questo rappresenta una grande opportunità per tutti coloro che intendono sviluppare autonomamente contenuti televisivi. Contemporaneamente i canali TVRS 11 e 111 manterranno una fisionomia capace di diffondere programmi prodotti anche da terzi confermando la priorità verso strutture costituite dai suoi attuali dipendenti fornendo loro la più ampia collaborazione soprattutto in fase di start-up. TVRS quindi prosegue nella sua pluridecennale tradizione televisiva che l’ha portata ad una posizione di vertice nel panorama regionale. Con quanto deciso si sottolinea l’assoluta necessità di riportare in un ambito economico sostenibile l’attuale realtà colpita, come tutta la collettività, dalla forte crisi, aggravata in questo settore dalla transizione al digitale terrestre. Beta SpA, in conclusione, conferma la fermezza in merito alle decisioni già assunte confidando nelle capacità di iniziativa che sicuramente si svilupperanno da qui a breve termine.”
LA VICENDA TEUCO la racconta Vincenzo D’Alessandro della Cgil: “Sono cinque anni e mezzo che utilizziamo ammortizzatori sociali, tra cassa integrazione ordinaria, straordinaria e contratti di solidarietà. Non avendo più strumenti a disposizione l’azienda ha chiesto la mobilità per 137 dipendenti, nel confronto il numero si è ridotto a 117 più un esterno. 118 operai e impiegati licenziati su un totale di circa 340 dipendenti.” La contrapposizione tra le parti qui è molto più morbida, i sindacati riconoscono le motivazioni del calo del mercato interno. L’azienda sta investendo fortemente sull’estero ed è passata in questo periodo di crisi dal 30% al 50 % del fatturato proveniente dal mercato internazionale. L’unità produttiva in Inghilterra è stata chiusa e i macchinari portati in sede. Viene riconosciuta la volontà di garantire l’occupazione locale che rappresenta la maggioranza dei lavoratori della Teuco.
“Abbiamo ottenuto un accordo che rappresenta una novità per le contrattazioni sindacali – continua D’Alessandro – , il diritto di prelazione per le assunzioni, ovvero la possibilità di rientro, anche a tempo determinato, per i lavoratori in mobilità, l’abbiamo portata dai sei mesi previsti a 2 anni. Come noto la mobilità garantisce un sostegno economico per uno, due o tre anni a seconda dell’anzianità. In questo periodo la nostra speranza è in una ripresa che a breve può avvenire ormai solo dall’estero e gli obiettivi che sono stati dati ai nuovi amministratori (leggi l’articolo) vanno in questa direzione”
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Il consigliere comunale (lista Per Recanati) Simone Giaconi scrive al Presidente del Consiglio Comunale e ai Capigruppo Consiliari sul caso Tvrs:
“Si è appena appresa la notizia della volontà della proprietà TVRS di chiudere la storica emittente regionale, ora proprietaria di 2 canali sul digitale terrestre con licenziamento di 21 persone. Ciò rappresenterebbe un ennesimo enorme danno alla città di Recanati, al patrimonio culturale e sociale valorizzato dall’emittente ed un aggravamento della situazione lavorativa per 21 famiglie. Chiedo pertanto la convocazione urgentissima di una commissione capigruppo per esaminare la situazione e per mettere in atto tutte le possibili soluzioni a salvaguardia di un patrimonio inestimabile della nostra città.”
il gruppo Guzzini sta portando la produzione dove non esistono sindacati e le condizioni dei lavoratori sono quelle degli indiani, cinesi etc. dove d’altronde non esistono ammortizzatori sociali , come cassa integrazione , mobilità che sono fatte a spese della comunità .
poi gli iperbolici presidenti dirigenti eccetera possono riempirsi di congiuntivi a spese dellacomunità italiana .
@ Lucifero Virginio
Im Westen nichts Neues…
@gianfranco Cerasi
il problema è che ci stiamo facendo bere il nostro futuro senza reagire
das Problem ist, dass diesen trinken unsere Zukunft aber ohne unsere Reaktion
@ Licifero Virginio
Qualche settimana fa, a cena con alcuni miei amici (tra cui diversi commercialisti) si parlava (tra le altre molte cose) un pò della situazione politico economico italiana.
Tra una discussione semiseria, una battuta, un’analisi dei fatti, un ipotesi di scenari futuri mi hanno tutti confermato (in camera caritatis), che mica vero che in Italia non si trova lavoro: il lavoro si trova, si trova anche qui nelle Marche…
Se sei disposto a lavorare, magari in nero, per 700-800 euro/mese (ovviamente senza ferie, contributi, assitenza sanitaria) qui da noi si assume: che poi tu sia italiano oppure cinese oppure pachistano o nigeriano non importa.
A tale notizia immaginerà il mio stupore: ma come è possibile??
Il paradigma, che mi è stato spiegato, è molto semplice da capire: per decenni noi italiani siamo stati i cinesi di Europa.
I nostri prodotti costavano poco, erano di buona qualità e quindi si vendeva….
Poi i cinesi sono arrivati veramente e ci hanno buttato fuori dal mercato in quanto i loro prodotti erano uguali ai nostri, ma costavano di meno.
Adesso in Italia c’è la tecnologia, l’industria e il comemrcio per tornare ad essere competitivi…
Quindi se si abbassano i salari fino al livello quasi morti di fame torniamo ad essere competitivi come i cinesi, ma con il vantaggio che i prezzi cinesi possiamo farli qui e non in Cina….
Con il vantaggio di tenere le fabbriche qui, non delocalizzare, non avere probemi di esuberi e licenziamenti e controllare produzione e qualità… A patto che l’operaio lavori quasi ai costi dei cinesi….,
Se questo è quello che realmente potrà accadere in futuro non credo che sarà una bella situazione e sicuramente aumenteranno di molto i conflitti sociali
l’economia italiana si è sempre basata sul settore manifatturiero, se non si prendono provvedimenti drastici di taglio della spesa pubblica per abbassare il costo del lavoro in dieci anni diventeremo un paese povero dove si lavora davvero per 700 euro al mese e si fa la fame nera, altro che rivoluzione digitale. sarebbe interessante sapere quanto hanno contribuito le delocalizzazioni italiane alla crescita del PIL di paesi come Romania, Bulgaria o Slovacchia negli ultimi 20 anni…
l’alternativa? Lusso, alta tecnologia e finanza…ma in un paese dove si canta ancora “bandiera rossa” e si mantengono migliaia di imboscati dagli stipendi faraonici non mi sembra il caso.
@gianfranco cerasi, @p4n1k
Noi non possiamo accontentarci di fare delle analisi lucide com le vostre . Tutto vero cio che dite ma andate a raccontarlo ad un operaio a cui è stata sottratta la tranquillità economica . chi li protegge ? i sindacati con falce e martello? PUAH! i nostri politici inventori di giustificativi al congiuntivo? ari puah! io , essendo fondamentalmente un timido , non vorrei assurgere a fonte di giudizio pontificale ma rendetevi conto e vi stragiuro che è vero . sono stato diverse volte in India e Cina per questioni di lavoro , colà ho imparato ad odiare ,non i lavoratori che producevano ricchezza ma i padroni che finalmente importavano orgoglio nazionalistico e Ferrari a spese della fame dei loro lavoratori , desindacalizzati ed estirpati del desiderio.
Fondamentalmente è il principio di vasi comunicanti noi stiamo trasferendo ricchezza ed orgoglio produttivo a dei paesi miserandi e decisi a spazzarci via sotto l’egida della globalizzazione .
ci stanno rubano le nostre menti migliori di quei tecnici cioè che erano in grado di produrre ricchezza con la loro competenza e che oggi si trovano ad elemosinare un posto nei call center.
se non riusciamo a svegliarci e ad accorgerci dei ladri che abbiamo in casa , ragazzi è fatta! .
ditemi avete mai visto una attività cinese con dei collaboratori italiani? se si vi regalo 200€ . avete mai visto una attività indiana con dei lavoratori italiani? se si vi regalo 400 € .
i nostri discorsi andranno a farsi friggere quando , come i sanculotti francesi , i nostri operai andranno sotto il Palazzo con i forconi , ve lo dice uno che di sinistra non è.
Comunicato congiunto dei sindacati a firma di Aldo Benfatto, segretario Cgil Macerata per Giorgio Cacchiarelli Slc Cgil Mc, Fabrizio Brecciaroli, Uilcom, Roberto Mencarini e Piergiorgio Severini, Sigim:
“Il Comunicato Stampa diramato dalla Beta SpA non fa che confermare punto per punto quanto emerso dall’Assemblea Sindacale di venerdì e quanto da noi dichiarato in Conferenza Stampa: è evidentissima la volontà aziendale di azzerare ogni rischio di impresa dopo aver usufruito di (molti) soldi pubblici, scaricando interamente sui Dipendenti gli oneri di produzione. Per inciso: gli stessi Dipendenti che le hanno permesso di raggiungere quei risultati economici nonché l’accesso ai cospicui finanziamenti pubblici di cui ha goduto fino all’anno scorso e l’assegnazione di ottime posizioni LCN come l’11 e il 111. In una fase economica come questa, e stante la solidità industriale di Beta SpA, spicca davvero la totale irresponsabilità sociale dell’Impresa, preoccupata di tutelare e ingrossare i guadagni dei soci (soprattutto di maggioranza) invece di generare lavoro certo e quindi ricchezza distribuita sia tra i soci, che tra le maestranze. In piccolo, lo stesso male di cui rischia di morire l’Italia.”
Agli imprendirori non resta che chiudere o investire all’estero. L’Italia ormai è diventata una palude catto-comunista dove chi vuole investire è riempito di insulti, minacciato, rapinato. Una palude ormai che non può essere più bonificata e in cui sprofonderemo tra atroci sofferenze. Il Mondo va da una parte con riforme liberali, noi invece andiamo dall’altra con misure stataliste, paternaliste e demagogiche.
Il lavoro si crea e la crisi si supera facendo le riforme che tutto il mondo ci chiede. Riforme liberali si intende e non altre ricette keynesiane che hanno portato l’Italia sull’orlo della bancarotta. Liberalizzazioni, privatizzazioni, riforma del mercato del lavoro rendendolo più flessibile sia in entrata che in uscita (se le imprese non hanno convenienza ad assumere, non assumono), taglio della spesa pubblica improduttiva, taglio altrettanto netto della pressione fiscale sia sulle imprese che sui cittadini, avviare una serie di grandi opere infrastrutturali. Il resto è tempo perso e significa buttare soldi pubblici per favorire i soliti noti.
@ Pigi78
Mi sembra che lei sia un profondo conoscitore della realtà economica-politica-sociale americana e inglese…
Eppure tra le 2 nazioni ci sono molte differenze non assimilabili, mi sembra….
@ Lucifero Virginio
Proprio perchè non credo che alcuna rivoluzione (nonostante i buoni motivi) abbia poi mai portato, a corsa lunga, a sostanziali miglioramenti (se non alla classe dirigente che prende il potere) credo che, prima di vedere arrivare i sanculotti, qualcosa ci sarebbe da fare…
E da fare, volendolo, molto ci sarebbe… Non so se ci sia ancora la voglia di farlo….
@gianfranco Cerasi
come sa meglio di me , quando i sanculotti si arrabbiarono non fecero circoli intellettuali o Arcadie . Decisero che non avevano nulla da perdere e partirono . Dapprima si fecero fottere dalle brioches della sig.ra Antoinette , poi però si arrabbiarono veramente .
chi le scrive non è un proletario anzi un benestante possibilmente destrorso , che pensa di fregiarmi del titolo di patriota , che ama il proprio Paese e i propri proletari ma che è schifato dal ricorso alla greppia Pubblica di questi nostri supposte intelighenzie produttive che predicano bene e razzolano male .
mi creda molti di loro sono solo arricchiti parvenue , più specializzati nell distinguo tra Porche e Ferrari che nell’investire ammodernamenti delle proprie aziende . Poi abbiamo anche il tiro al piccione fatto dai nostri beneamati sindacati , la nostra giustizia ingiusta , i nostri politici imbelli ed incapaci. C’è n’è di più che per far scoppiare la rabbia della gente !
Mandiamo il nostro Landini in Cina o in India per esempio e ristabiliremmo gli equilibri . M apenso che questo intellettuale del parlare sopravviverebbe poco . In cina esiste la pallottola a pagamento ed in India i cacaturi delle loro carceri.