Non si può certo dire che Macerata abbondi di bovini e capre, almeno nel senso letterale del termine. Nonostante questo nel 1992 il Consiglio Comunale legittimava la propria partecipazione nella società Cemaco – Centro Macellazione Comprensoriale di Macerata SpA – per realizzare un impianto di mattazione comprensoriale a Villa Potenza. Per i riordinamenti legislativi dell’epoca, Cemaco doveva essere uno dei pochissimi a svolgere il servizio in tutta la Regione. L’idea dunque non era completamente sballata, considerando che avrebbe portato oltre alle mucche anche un po’ di lavoro a Macerata. L’impianto era nato però con un vizio di fondo pesante. A meno di non immaginare che le nostre strade si trasformassero in tratturi in grado di far affluire bestie da mezzo centro Italia, la sua capacità era notevolmente sovradimensionata. In una delle tante relazioni della Comunità Europea si legge infatti che nel 1999 l’impianto poteva macellare 36.000 capi. Questo a fronte dei 47.623 capi abbattuti annualmente in Regione e dei soli 16.417 dell’intera Provincia. E nel 1998, buon per i vegetariani, ne aveva macellati solo 8865, un quarto di quanto avrebbe potuto. Questo anche perché in precedenza era sorto un inghippo. La legislazione italiana rimane più permissiva di quella europea e quei piccoli centri di macellazione che dovevano chiudere non chiudono più. La Regione Marche non li fa chiudere, i Comuni nemmeno perché tanto è quasi tutto sulle spalle di Macerata e da qui in poi – con poche capre, pecore e bovini da matare – per il Cemaco come per la nostra amata compagnia di bandiera sarà un volo in picchiata.
Un volo così in picchiata che la società non riesce a tenere i conti a posto. E già nel 2001, tra mutui, debiti con le banche e bilanci in passivo, si tenta anche da noi di emulare Alitalia chiedendo accesso agli Aiuti di Stato per complessivi 750.000 euro. La Commissione Europea impietosita accorda ma a un prezzo. Una riduzione per dieci anni del 16% dei capi da macellare. Ma i capi non erano già pochi prima della prescritta riduzione? Non era stato questo, come ammette la stessa Commissione, il motivo principale del dissesto? Il tentativo è in ogni caso quello di ripianare parte dei debiti e di ammodernare l’impianto. L’ottimistico (o delirante?) piano industriale prevede un ritorno all’attivo entro tre anni. Come vedremo però non ne sarebbero bastati forse neppure tremila e trecentotrentatre. Sugli aiuti europei va fatta un’ulteriore precisazione. Secondo una Legge Regionale dl 1997 i beneficiari dell’intervento “pena la revoca dell’aiuto e il recupero del contributo sono impegnati a mantenere la destinazione, la proprietà e il possesso dei terreni […] per un periodo non inferiore a 5 anni”. Leggiamo bene, “a mantenere la destinazione […] pena la revoca dell’aiuto e il recupero del contributo”. Questo non vuol dire, ovviamente, che Cemaco non si sarebbe potuto lasciare fallire.
Ma le cose non vanno. E nel 2004 non si trova niente di meglio che provare a dare tutto in gestione ad Apm. Apm guarda i conti, ringrazia e rispedisce gli ovini ai mittenti. Davanti a una società che fa solo buchi – siamo tra il 2004 e il 2005 – per tapparne qualcuno si decide comunque di esternalizzare il servizio. La gestione del centro di mattazione e di parte dell’azienda va in affitto al Co.Zo.Ma – Consorzio Zootecnico Maceratese Servizi, a cui viene trasferito anche il personale dipendente. Da questo momento in poi Cemaco diventa quindi una società pubblica di mattazione che però non matta niente e nessuno. E’ una scatola vuota. O meglio, è una scatola quasi vuota. Perché è piena di debiti e ha un po’ di terra nei pressi di Villa Potenza.
Dal 2003 al 2005 Cemaco, nonostante il piano industriale che parlava di pareggio in tre anni, perde altri 1,3 milioni di euro. E il quadro finanziario, pur in presenza dell’affitto di praticamente tutta l’attività, non migliora. Tanto che anche l’Assemblea degli azionisti ne deve prendere atto. Il fabbisogno finanziario nei successivi cinque anni per “la prosecuzione dell’attività .[…] e la salvaguardia del patrimonio immobiliare stesso” è stimato in circa 2,2 milioni di euro. Ed ecco di sbincio – nelle pieghe del “patrimonio immobiliare stesso” – spuntare nella tragica vicenda il fantomatico “Centro Fiere.” Perché se il Cemaco non avesse avuto terreni forse non sarebbe stato tenuto in questo pietosissimo stato comatoso né il Comune di Macerata avrebbe acquistato, come vedremo, quote su quote della società. Questo è evidente fin dalle discussione in Consiglio Comunale del 19 Luglio 2004 quando Adriano Ciaffi – tra gli altri – parlerà del valore strategico dell’area edificabile. I terreni dunque fanno miracoli e tengono in vita anche i morti. Raramente, però, li fanno anche risorgere.
Così, mentre il Comune di Macerata si auto-invita a prevedere piani di lottizzazione sui terreni del Cemaco, il buco della società viene coperto con l’emissione di altre azioni. Macerata, che evidentemente crede ancora come non mai nel futuro della mattazione, se ne mette in portafoglio altre 9416 per circa 330 mila euro. Ma già l’anno successivo i conti (ovvio) non tornano più. Dunque si svalutano per l’ennesima volta le azioni e si ricorre ad un nuovo aumento di capitale. E cosa fa il Comune? Investe ancora. Unico Ente tra tutti, nel 2007 butta altri 200.000 euro su questa brillante start-up di cui incamera altre 10.267 azioni. I libri in tribunale, no? No, la tragedia dei bovini e dei suini deve continuare.
Nel 2008 la riqualificazione del Centro Fiere entra ancora più prepotentemente nella storia. Il Comune di Macerata con la delibera n.62/98 va infatti a specificare come dovrebbe avvenire la liquidazione di parte del patrimonio immobiliare di Cemaco, di APM e del Comune che interessano il progetto, “così da permettere al soggetto imprenditoriale aggiudicatario (in funzione del migliore prezzo complessivamente offerto)” di ottenere le aree. Il colpo sarebbe grosso. Quei terreni valgono, ma la guerra tra diverse cordate imprenditoriali sponsorizzate da differenti correnti politiche oltre alla nebulosità dell’ipotetica superstrada nella valle del Potenza portano all’impasse. I bandi vanno deserti. E’ un brutto colpo, talmente brutto che gli altri Enti soci cominciano ad averne abbastanza. Così nel 2010 Provincia di Macerata, i comuni di Montefano, Urbisaglia, Appignano, Recanati, Pollenza e San Severino indicano di voler dismettere le loro quote ritenendo “la loro partecipazione non strettamente necessaria per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali”. Per Macerata invece i bovini contano e la macellazione resta un’attività istituzionale seria. Anche se il Cemaco di fatto non macella più niente da anni oltre i bilanci comunali perché, ricordiamolo ancora, l’attività di macellazione vera è sempre in affitto al Cozoma. Nel frattempo, giusto per non farsi mancare niente, a fronte di ulteriori perdite il capitale si svaluta di altri 400.000 euro. Solo pochi anni prima, così per saperlo, era di 2 milioni.
Una cosa l’abbiamo compresa. Il Cemaco è un osso duro. E ci riprova. Nel 2011 tenta di vendere almeno l’impianto di macellazione ma il business deve essere così attraente che anche questa volta nessuno compra. O meglio, il Cozoma vorrebbe comprare ma per i Soci del Cemaco il prezzo è troppo basso. 800.000 euro che non basterebbero per estinguere i debiti. E già, perché nel frattempo – quando si dice credito facile! – Cemaco si è indebitato per un totale di almeno 1,7 milioni di euro, perdendo oltretutto le non piccole cifre di 363.000 nel 2007, 310.000 nel 2008, 133.000 nel 2009, 172.000 nel 2010 e 171.000 nel 2011. Fanno secchi 1,1 milioni di euro in cinque anni a fronte di un capitale sociale che si è letteralmente “squartato”, tanto per usare un gergo in uso nei macelli. Ma ora, cosa si fa?
Affermare che noi maceratesi potremmo averne abbastanza di suini, pecore e bovini è forse minimizzare la faccenda. Questa volta però ci viene parzialmente in soccorso il Decreto Legge n.78 del 2010 che impedisce alle amministrazioni pubbliche aumenti di capitale, trasferimenti straordinari e aperture di credito alle società partecipate non quotate che abbiano il bilancio in passivo da almeno a tre anni. E il Cemaco – grazie a Dio a questo punto – in questa sventurata categoria di società pubbliche non solo ci rientra ma ci rientra alla grande. Così l’assemblea dei Soci – sostanzialmente Macerata che possiede il 67%, la Provincia il 10%, Treia il 9%, il resto dei Comuni solo spiccioli – ci riprova con nuovo e più vantaggioso (per il Cemaco) contratto di affitto al Cozoma. Sull’affittuaria si scaricano anche le spese di manutenzione della struttura, unitamente alla prospettiva di vendita di circa 3 ettari di aree (sempre loro) con cui coprire i buchi degli esercizi precedenti. Siamo dunque davanti al tentativo di ripianare le perdite, di estinguere i mutui e in prospettiva di porre fine a questa pietosa vicenda.
Che però la delibera che si andrà a discutere nel prossimo Consiglio Comunale (domani, lunedì 13 maggio) parli ancora di attività di mattazione come di “servizio pubblico” fa vagamente sorridere anche i più accaniti vegetariani. In ogni caso i punti veri che muovono la Giunta sono altri due. L’intenzione non far fallire il Cemaco ma di governarne la chiusura nel modo più dignitoso, politicamente ed economicamente meno svantaggioso possibile. E il nodo della valorizzazione terreni, terreni che in un ipotetico futuro (2100-2150 d.c.?) potrebbero servire all’agognata riqualificazione del “Centro Fiere.” Operazione che però, ricordiamo, si è già arenata anni fa e che non si capisce perché debba ripartire adesso. Inoltre un emendamento proposto dal PD e sottoscritto da quasi tutta la maggioranza vorrebbe garantirne il riscatto al Comune e all’altra partecipata che è da sempre l’ultima speranza della politica quando vuole scaricarsi di qualcosa. Ovvero APM, società a totale partecipazione comunale il cui scopo sarebbe forse quello di farci pagare le bollette meno care piuttosto che comprare terreni. Con il rischio, ovvio, che il Centro Fiere non si faccia e che l’APM oltre a sborsare i soldi per l’acquisto ci paghi anche le tasse sopra per chissà quanti anni. Immaginiamo anche, in un eventuale futuro, cosa possa significare in termini di trasparenza infilare in una grossa operazione urbanistica una società pubblica come APM. APM che però, già una volta, davanti al Cemaco ha avuto il coraggio di alzare le mani.
Finita qui? Chissà. Perché sempre lo stesso emendamento intende dare mandato al Sindaco di acquisire le quote in dismissione da parte degli altri soci. A titolo non eroso, però. E ci mancherebbe! Mica siamo così fessi da pagare per intascarci debiti, noi! Debiti che comunque – a titolo non oneroso o oneroso che sia – ricadrebbero almeno politicamente sul Comune che si andrebbe ad addossare da solo tutta la gestione del Cemaco. Ma una pietosa fine a tutta questa vicenda invece di rilanciare ogni volta non è proprio possibile? A volte si ha l’impressione di assistere allo strazio di un giocatore davanti a una sfortunata giornata di roulette. La sfortuna accanisce? E allora raddoppio. Ma alla fine chi paga? Ad ogni modo, prima del Consiglio Comunale, ci permettiamo di lanciare una proposta anche noi. Vendere ad Alitalia e – parafrasando il celebre libro di Radice e Ravera – avere finalmente dei “bovini con le ali.”
***
TORNA A RIUNIRSI IL CONSIGLIO COMUNALE
Il presidente Romano Mari ha convocato, per lunedì 13 e martedì 14 maggio alle ore 16.30, due nuove sedute per il Consiglio comunale.
I lavori dell’assise cittadina inizieranno con la discussione dell’ordine del giorno, presentato dal consigliere Ivano Tacconi dell’Udc, relativo alla rete di distribuzione del gas metano nel quartiere Vallebona cui seguirà quella dell’atto di indirizzo per l’attuazione di operazioni finalizzate al risanamento del Cemaco.
Il Consiglio si occuperà poi delle delibere relative all’integrazione di un articolo del Regolamento edilizio, alla documentazione tecnica e all’approvazione dello schema di convenzione da stipulare con il soggetto attuatore dell’IDEC 23 in viale Indipendenza e agli indirizzi per avviare la procedura di affidamento della gestione dell’autostazione di piazza Pizzarello.
Il Consiglio comunale prenderà poi in esame due mozioni: la prima riguardante l’adesione del Comune di Macerata alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, presentata dalla presidente della Commissione consiliare IV Gabriella Ciarlantini dei Verdi Macerata, la seconda, relativa al personale per la sicurezza, presentata invece dai consiglieri Deborah Pantana e Francesco Luciani del Pdl. Nel caso in cui la seduta del 14 maggio vada deserta, la seconda convocazione è fissata alle 16,30 del 16 maggio.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
La ricostruzione è precisa, però Marco Ricci non ha detto che coloro che hanno amministrato il CEMACO negli ultimi anni, e il Comune di Macerata quale socio di maggioranza, avrebbero avuto da tempo l’obbligo di portare i libri in Tribunale, per l’evidente stato di dissesto.
Qualcosa, nel corso degli anni, della non proprio virtuosa amministrazione ne sapevo, molto genericamente, pure io…
Ma, grazie all’articolo di Ricci, mi si è aperto un mondo di presumibili boiate (o erano maialate??) politico-amministrative che ero ben lontano dal poter soltanto lontanamente immaginare, nemmeno nei miei incubi peggiori (cioè in quei incubi tipo in cui Berlusconi bacia, alla francese, Bersani)
…
…
…
Credo che abbia ragione Pagnanelli: se questi non si ritrovano i cittadini inferociti e con il sangue agli occhi (e con il corredo di con forconi e corda) sotto casa proprio non sembrano capire…..
L’idea di far librare nei cieli, accanto agli asini che volano di Alitalia, i bovini con le ali di Macerata è anche zootecnicamente ineccepibile, ma dubitiamo che un consiglio comunale abbia la capacità di spirito necessarie per farla propria, speriamo però nell’appoggio di qualche nostro parlamentare.
Qualsiasi cosa in mano alla sinistra è in deficit a Macerata…
Ma la magistratura dov’è?????????? Perché nessuno porta tutto in tribunale????
OPPOSIZIONEEEEEEEEEEEEE!??!?!?!??!?!?!??!?!?!?!?!?
Il giovane Ricci ha il potere di mandarmi in coito. Sopratttutto quando cita l’Onorevole Adriano Ciaffi. Che in tanti anni di onorata carriera ha visto fallire la sua surreale Democrazia Cristiana maceratese.
Nel 1967 l’avvocato Ciaffi, allora segretario della DC, venne mandato dal Ministro degli Esteri Fanfani ad una conferenza organizzata dai Giovani Liberali di San Severino Marche sul genocidio in atto nel Sud Sudan per fargli dire che nel Sud Sudan c’era la pace, non la guerra, e che non c’era il genocidio… Infatti, l’Italia aveva rapporti diplomatici e commerciali con il Sudan e foraggiava pure il governo di Khartoum con milioni di mdollari che servivano per le armi. Stesso atteggiamento del PCI, perchè il Sudan era nell’orbita sovietica.
Dopo il blitz alla conferenza il giovane Ciaffi venne preso a pesci in faccia da “Marche Liberali”. Nel 1970, andai in Sud Sudan e testimoniai che la guerra invece c’era, eccome!
Per anni – durante la leadership dell’Onorevole Ciaffi – fu raccontata la fiaba della Città dei Centomila… Nel frattempo riempivano di cemento sotto le mura di tramontana con la strada Longarini: fallimenti su fallimenti!
Adesso si parla ancora della mostrosa caz..ta del Cemaco. I Verdi votarono contro in consiglio comunale proprio perchè la faccenda appariva da subito una caz..ta, dato che non c’erano bovini sufficienti per supportare le spese di gestione. Questi democristiani sognavano di fare affluire nella Città del popolo bove democristiano anche le mandrie bovine da tutte le Marche e pure dalla Romagna. Dicevano: E che? ci perdiamo i finanziamenti per costruirlo? Non vorrei sbagliare, ma all’epoca era in consiglio il giovane Ivano Tacconi.
I democristiani di Corridonia, che di bovini se ne intendevano, col cavolo che aderirono al Cemaco!… I cittadini maceratesi, più intellettuali dei corridoniani, col Cemaco hanno perso un sacco di soldi. E malgrado tutte le promesse della strada di scorrimento nord, di diventare una metropoli di 100.000 vacche da mungere, ed infine con la caz..ta del Cemaco, le mandrie maceratesi continuarono a premiare la DC. La quale, crollata miseramente con la fine della Prima Repubblica, è stata assorbita dagli epigoni del PCI, oggi PD, e stanno facendo fallire miseramente pure lui.
Sapete perchè avvengono in politica le caz..te e gli sperperi di denaro? Perchè anche se sbagliano nessuno paga. Nè i responsabili, né i partiti responsabili… Perche, se pagassero, quando sbagliano, di tasca loro lo sperpero di denaro, ci starebbero molto attenti prima di fare le caz..te.
Dato che i cittadini amano essere cornuti e mazziati, i responsabili continuano a sbagliare molto scientemente. Tanto paga Pantalone. E tanto gli elettori continuano a venire nella nostra stalla.
Se fossi un dittatore, farei pagare la caz..ta di tasca loro a chi sbaglia. Oppure, non avendo il grisbì, metterei “lor signori” in un campo di lavoro forzato fino alla copertura dello sperpero. State sicuri che ci penserebbero molto prima di fare le caz..te a spese del Popolo bove.
Ieri leggendo l’articolo di Ricci c’era un campanellino che mi rindondava nella testa, ma non riuscivo a capire il perchè, ne mettere a fuoco…
Poi come sempre accade, mentre stai facendo altre cose, il campanellino diventa una sinfonia di campane…
….
….
Ad una vecchissima riunione (sarà stato fine 2003 o forse estate 2004) della Maggioranza Amministrativa – Sindaco Meschini, Capogruppo Ds Carancini– (riunioni in cui erano sempre invitati i Consiglieri di maggioranza, i Segretari di partito, gli Assessori e a seconda dell’argomento, di volta in volta, esperti e/o amministratori di partecipate, ecc.) si parlò proprio del problema Cemaco e del fatto che il Comune, da anni, continuava a buttarci inutilmente dentro un mucchio di soldi
[[[[[ovviamente a queste riunioni non si tiene mai verbale della discussione e, dopo diversi anni, i ricordi possono anche non essere proprio precisi al millimetro…]]]]]
Se non ricordo male furono proprio i Dirigenti/Consiglieri di Rifondazione Comunista che (molto più inc@zz… di tutti gli altri messi assieme) vibratamente si lamentarono chiedendo -in tempi brevissimi- la dismissione della struttura.
Fu quasi un àut-àut: non vogliamo sentire scuse, non vogliamo spiegazioni, non tirate fuori i soliti discorsi…chiudete subito questo inutile carrozzone tritura soldi pubblici e basta…
Nel corso di tutta la discussione, mi sembra, che nessuno avesse chiari e precisi tutti i passaggi (ben descritti da Ricci nell’articolo)………
……..Ma che tutti i presenti, indistintamente, più o meno sapevano e/o più o meno ne erano a consocenza e/o più o meno avevano sentito dire che il Cemaco, per mille problemi sopraggiunti, non era più quella favolosa iniziativa economica che sembrava poteva essere all’inizio….
…..E che pertanto, piuttosto che continuare a buttare via soldi pubblici inutilmente in questo pozzo senza fondo, era il caso di mettere subto le mani avanti, di fare tutto il necessario e di togliersi questa palla al piede…
A questo punto, come in ogni commedia (o farsa??) politica che si rispetti, venne fuori il coniglio dal cilindo e ci fu spiegato che, poichè era un consorzio, non era possible andarsene via dall’oggi al domani ma che era intenzione dell’Amministrazione risolvere, senza ulteriore indugio, il problema….
L’altra notizia che venne fuori (come riporta anche il Ricci) è che, originariamente, questo macello avrebbe dovuto essere il faro, al pietra angolare, la quadratura del cerchio della macellazione provinciale (e quindi macellare vagonate e vagonate di animali) in quanto si dovevano chiudere i tanti piccoli (a questo punto inutili) macelli comunali intorno a Macerata (ma che, sfig@ nella sfig@, queste chiusure non avvennero)…
Ecco quindi spiegato il motivo di un’impianto così grande, così, così eccessivo, così abnorme per il nostro territorio: non era (ci venne detto) originariamente un impianto sovrastimato ma sarebbe stato anche “giusto”, se poi i macelli intorno avessero chiuso i battenti….
… Ora qui i miei ricordi divergono da quanto scritto d Ricci: nel corso della discussione ci venne detto che il macello macellava circa 6.000/7.000 animali (più quelli macellati per coloro che volevano la macellazione halal) , ma che era organizzato per poterne macellare fino a circa 10.000 (dicecimila) all’anno (e che quindi, al momento, era un impianto che lavorava sotto la sua capacità massima SOLO di un 30-40%)
Non ci venne mai detto che la linea di macellazione era prevista FIN DALL’ORIGINE così grande, abnorme, assurda per macellare circa 36.000 capi/anno, come riportato da Ricci
Se all’epoca ci avessero spiegato che (anche con la chiusura di tutti i maceli intorno) quello nostro sarebbe stato comunque un macello con una linea di produzione esageratamente “eccessiva” non credo che la discussione sarebbe finita li, nel silenzio successivo di tutti
I dati riguardanti la capacità dell’impianto si possono trovare in questa relazione del 2001 della Commissione Europea: http://ec.europa.eu/eu-law/state_aids/agricolture-2001/n741-01.pdf
La verità è che il CEMACO, nonostante lo svenamento continuo ed enorme effettuato da anni con grave pregiudizio della collettività, è stato tenuto in piedi in un primo tempo perché la terra di sua proprietà a Villa Potenza era funzionale alla sciagurata operazione del Centro Fiere da risanare con annesso Palazzetto dello Sport per la Lube.
Operazione sciagurata perché, per favorire a tutti i costi una cordata sponsorizzata da alcuni degli attuali benemeriti “rottamatori” di prima fascia, la seconda Giunta Meschini riuscì a far naufragare l’altro progetto pronto a partire, che avrebbe garantito a costo zero, o quasi, per il Comune, un Centro Fiere del tutto risanato ed un palazzetto da 6-7.000 posti nuovo di zecca, con il risultato, tragico per Macerata, che non si è poi raggiunto né il primo né il secondo obiettivo.
Successivamente, il CEMACO è stato tenuto in piedi dall’Amministrazione Carancini, nonostante ogni evidenza e contro ogni obbligo di legge, solo per il vago intento di farsi venire in mente una qualche idea, oppure di vendere ad un prezzo migliore (pia aspirazione!) al consorzio privato COZOMA.
Intravedo il rischio che, per giustificare l’esistenza di una linea di produzione CEMACO perennemente rivelatasi sovradimensionata rispetto a qualsiasi reale esigenza, lì a Macerata ci si risolva, messi infine alle strette, a sdoganare il consumo di bistecche di origine non esattamente animale, garantendo così un numero di…capi più che sufficiente a saturare la linea medesima.
@BASTA SINISTRA A MACERATA!!! ahahahahahahhhhhh … ancora a fa ste divisioni? non c’è più né la SX né la DX, né la DEMO … quando c’è da “magnà”, magnano insieme… quando c’è da pagà, non si conoscono … carancini era troppo impegnato col carrozzone, ecco perchè non aveva tempo per le cose serie, ‘mò ho capito!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Cmq complimenti Ricci per portare avanti il discorso interrotto da Bommarito…
la questione CEMACO si sapeva, io so anche come sono fatte le assunzioni… ce ne sarebbero da dire delle belle… la sinistra sa tutto dato che comandano a pieno regime ma nasconde tutto… uno schifo!!!
L’opposizione si muove oggi in consiglio??? Spalle al muro… chiudiamo sto baraccone della sinistra!!!
@Ester
e allora che vogliamo fare????
far rivincere ancora la sinistra????
far vincere il 5stelle che è comandato dalla sinistra??????
Proviamo a far vincere che è stato all’opposizione per 15 anni e poi critichiamo…
tutto ciò che è pubblico non funziona !!!
Facciamoci un mattatoio per politici: filetto di Onorevole, muscoletto per brodo di Senatore, lombata di assessore provinciale, maiale per porchetta di Assessore Regionale, pietrata di Sindaco, gallina vecchia di UDC per un buon brodo…
Sig. Rapanelli:condivido un pieno la sua idea di fare a pezzi i politici!!!!Ma mi spiega chi mangerà la carne di costoro???io non rischierei l’avvelenamento,piuttosto mi metto a dieta vegetariana!!!!!!!!!!