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Non so voi, cari lettori, ma io vivo alla periferia di Parigi. Un quartiere un po’ anonimo, praticamente un dormitorio. Ci sono case vecchie e case nuove, qualche intervento improvvido di ristrutturazione. I negozi sono in calo, a vantaggio dei supermercati. Le poche botteghe che resistono sono generazionali oppure studiate per attirare i turisti. In poco tempo che mi ci sono trasferito, ho già conosciuto tutti i miei vicini (peraltro pochi). No, non ci frequentiamo. Qui alla periferia di Parigi sanno tutto di me (chi sono, da dove vengo, anche se non hanno ancora capito perché sono piovuto proprio qui), mi salutano con grandi sorrisi ma poi ognuno fa la sua vita e chi s’è visto s’è visto. Del resto siamo in una metropoli, mi replico mentalmente quando mi prende un po’ di malinconia.
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C’è un grande sfoggio di autovetture, qui alla periferia di Parigi. Piangono tutti la crisi, ma poi quando li vedi circolare in macchina ti ricredi e pensi che probabilmente l’unico davvero in crisi sei tu. Ma – torno a ripetermi – siamo alla periferia di una capitale d’Europa. Giocoforza dev’essere così. Che poi cosa ci verranno a fare, alle ore canoniche, tutte queste macchine qui alla periferia di Parigi… basta così poco per andare in centro! Andate via, diciamo noi residenti qui: non vedete che fate solo un gran casino coi vostri insopportabili motori? Cosa volete farci vedere? Che avete la macchina grossa? Ok, l’abbiamo visto, potete andarvene. E poi scendete pure, parcheggiando selvaggiamente sui nostri già risicati marciapiedi? Mon Dieu, è fastidiosissima, tutta questa maleducazione!
Io lo penso, gli altri lo dicono. Dentro di me mi rallegro di come siano sinceri ed anche moderni, i francesi. Gli altri – quelli che vengono all’ora designata – sono forse turisti o parigini del centro, stanchi del loro habitat. Mah… pazienza… è proprio vero che l’uomo ha bisogno di spaziare e, fondamentalmente, non si contenta mai.
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Anche se facciamo parte del Comune di Parigi, abbiamo qui anche una nostra municipalità. Non si può dire che ci governi alla stragrande, come ci si attenderebbe qui alla periferia di Parigi. Ma questa è e questa ci teniamo. Almeno fino alla prossima volta, quando i miei vicini spero ne votino una diversa: questa galleggia sulla Senna, portata dal vento umido del centro di Parigi. Ha gli occhi fissi – come me – sul centro della capitale, così poco distante, così facilmente raggiungibile. Forse così desideratamente abbordabile. Da loro. Io non c’entro nulla: non sono mica parigino, io!
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Questo nostro quartiere alla periferia di Parigi si dota di molte strutture ricreative: c’è una frequentatissima palestra di pugilato, dove ho scorto più volte entrare alcuni politici locali. Ci sono poi molte compagnie teatrali, sovvenzionate dalle istituzioni e convenzionate con le scuole: i ragazzi vengono assiduamente accompagnati a vedere come si recita e stimolati a intraprendere quella carriera. Anche all’ingresso di queste ho potuto scorgere più volte entrare alcuni politici locali i quali, non essendo ragazzi delle scuole, devono per forza far parte del corpo degli attori. Mi chiedo sempre chi sarà il regista, ma una mezza idea ce l’ho. Se è quello che penso io, lo incrocio spesso per strada; anche lui mi sorride, come tutti gli altri, sicché mi piacerebbe fermarlo per fare conoscenza, ma ha un passo talmente spedito che non gli sto dietro. E rimando invariabilmente alla volta successiva. Porca miseria, come si mantengono bene, qui alla periferia di Parigi: io mi sento un coccio, al confronto. Questo tipo avrà una settancinquina sicuramente, mi dico. Eppure è agile come un ventenne. Si vede che gli fa bene il teatro. Oppure sarà l’aria di Parigi, nel qual caso ho fatto bene a trasferirmi qui.
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Ora uno chiederà perché mi sia trasferito qui alla periferia di Parigi. La domanda è lecita. Il problema è che non lo so bene nemmeno io, come ci sono capitato. Una cosa però mi piace molto; poter mettere lo stereo a tutto volume con le voci del jazz che amo di più: Blossom Dearie, Stacey Kent, Billie Holiday, Madeleine Peyroux, Sarah Vaughan, Carmen McRae, Shirley Horn… dice: e in Italia non potevi fare la stessa cosa? Ovvio che sì. Però vuoi mettere la bellezza di ascoltare il jazz in profondità sapendo di vivere alla periferia di Parigi? La città pulsa swing, little bossa, bop… io, chiuso nella mia cameretta, disteso sul divano con la tappezzeria andata a male da secoli ma sempre avvolgente e leale, becco i passaggi più geniali con la naturalezza di un cardellino. E quando il disco finisce (perché io sono uno di quelli del vinile…), tac: mi alzo di scatto (non sempre, però…), mi rassetto e mi preparo ad uscire. Dice: dove vai? Ma come dove vado? Vado in centro a Parigi, no?
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Solo che, in questi ultimi giorni, a causa della crisi presumo, i lavoratori della metro sono in sciopero. Per solidarietà con essi, sono in sciopero anche i taxisti e i conducenti degli autobus (come sono solidali, i francesi…) e così non posso salire in centro. Pazienza: mi contenterò un’altra volta di Place de la Liberté, Boulevard Républic, Loge des Marchands, Galerie du Commerce, Arène Sferistoir… in fondo sono a pochi chilometri dal cuore di Parigi: posso sopravvivere.
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C’est fantastique…………… bravò monsieur Davolì……
Non si possono chiedere i segreti ad un artista, ma lo faccio lo stesso! “Come riesci a fare i fotomontaggi?” Complimenti per la sottile ironia del testo.
Se non arrivano in piazza in macchina pare che muoiano:la Piazza della Libertà è ridotta ad una parcheggio di automobili. Suv e fuoristrada: ma che ci fa un fuoristrada nel centro di Parigi se si chiama fuoristrada? Ma non consigliavano di camminare per almeno un’ora al giorno per mantenere la linea? Per salire in place de la Libertè ci vorranno sì e no cinque minuti! E dunque pomposi che portate a spasso emormi macchinoni, forse, come diceva miss Doubtfire lo fate per compensare la carenza dei vostri attributi? L’altro giorno passando in mezzo a questo garage a cielo aperto ,ho sentito nella mia testa All of me e la struggente e dolcissma voce di Billie Holyday che mi ha accompagnato fino alla fine delle scalette. O forse quella musica veniva dalle finestre di Filippo Davoli? Comunque era bellissima!
Eliana Leoni Marcelletti
@ La Chiosatrice
So che le parrà molto strano, ma i fotoritocchi (perché li chiamo così…) li decido (e me li vedo comparire dentro) a livello linguistico e non figurativo: le immagini vengono dopo. O lei voleva sapere tecnicamente come faccio? Ma in quel caso è semplice: un po’ di sana sedentarietà, Photoshop… et voilà!
Anche a Roma ci sono i Municipi. Certo, le linee della metro sono 2 anziché 14, ma pazienza.