“Si sciolgono le Comunità Montane e tutti i loro servizi e funzioni fondamentali vengono associati, ottimizzando le risorse finanziarie ed umane esistenti”. Lo ha detto il presidente della regione Gian Mario Spacca, dopo che oggi la giunta regionale, nel corso della seduta odierna, ha approvato una proposta di legge, da sottoporre all’esame del Consiglio regionale, che prevede appunto lo scioglimento delle Comunità Montane. L’obiettivo è Unioni Montane più snelle ed economicamente più sostenibili, che associno funzioni e servizi. ‘‘E’ una scelta di semplificazione dei livelli istituzionali – ha spiegato Spacca – che però salvaguardia le funzioni di tutela e valorizzazione delle aree montane. Era necessario adeguare al mutato quadro normativo l’assetto delle Comunità Montane della Regione per favorire sia la gestione associata delle funzioni comunali sia per assicurare la razionalizzazione delle strutture operanti nel territorio, evitando così la sovrapposizione di enti. L’idea ispiratrice di fondo è dunque quella di prevedere l’Unione montana, che si collochi in una logica di continuità istituzionale con le Comunità montane per quanto riguarda lo svolgimento delle funzioni di promozione e valorizzazione della montagna e di esercizio associato delle funzioni comunali, ma che consenta di realizzare, nello stesso tempo, i principi di ottimizzazione delle risorse finanziarie ed umane esistenti. L’esperienza delle Comunità montane per la difesa a valorizzazione dei territori montani – ha concluso il presidente – va comunque salvaguardata, valorizzata e sviluppata. Una volontà emersa del resto nel corso degli incontri con gli amministratori interessati”. ”La nostra scelta va nella direzione del risparmio e della semplificazione – ha aggiunto l’assessore agli enti locali Antonio Canzian -. Nel caso di accorpamento non si risolverebbe il problema dell’esiguità delle risorse economiche disponibili in rapporto agli investimenti di cui il territorio necessita, tenendo conto dei costi non del tutto comprimibili del personale e dei mutui accesi”. La Regione recepisce le disposizioni sulla spending review in base alla quale – è detto in una nota – nei Comuni montani con meno di 3000 abitanti questo esercizio deve svolgersi esclusivamente mediante convenzione o Unione dei Comuni. Nelle Marche 72 Comuni sui 98 appartenenti alle 9 Comunità montane, hanno meno di 3000 abitanti e sono quindi soggetti alla normativa statale relativa agli obblighi di associare le funzioni fondamentali nelle Unioni Montane.
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Finalmente una bella notizia.
Le comunità montane escono dalla porta e rientrano dalla finestra.
Dopo anni ed anni di sterili discussioni sull’argomento…sono bastate le elezioni per accelerare improvvisamente la proposta….fifa…tanta fifa a palazzo Raffaello !!!!!Ma per Voi, casta regionale, oramai è troppo tardi..la sveglia è suonata
FINALMENTE HA PARTORITO..!!! ANCHE SE LEGGO COMMENTI DEL TUTTO SCOMPOSTI E FATTI DA PERSONE CHE è DEL TUTTO EVIDENTE CHE NULLA CONOSCONO DELL’AMMINISTRAZIONE DEGLI ENTI LOCALI,PER ME VA BENE TUTTO PURCHE’ SI FACCIA ..!! SONO ANNI CHE PREDICO UNA SOLA COMUNITA’ MONTANA DELLA PROVINCIA..MA ANCHE DELLA REGIONE… ORA IL PASSO SEMBRA BUONO MA OCCORRE VEDERE I SINDACI COSA SANNO FARE..!! SE SARANNO LORO A GOVERNARE UN VERO CAMBIAMENTO E SE,COMPLICI I SEGRETARI COMUNALE CHE GIà PENSANO DI PERDERE IL POSTO,FARANNO ALTRI PAPOCCHI COME LA FINTA UNIONE DI SERVIZI POSTA IN ESSERE ULTIMAMENTE.COMUNQUE VADA ..ORA AL LAVORO: IO AVREI MESSO IL LIMITE MINIMO A 5000 ABITATI MA PAZIENZA …
Sì, il passo è buonissimo, direi da giganti: pare che non si chiameranno più Comunità Montane ma Unioni Montane, il che vuol dire un sacco di lavoro in più per chi fabbrica le targhette da mettere sulle porte degli uffici, e c’è già chi parla di un milione di posti di lavoro in più solo per avvitarle!