Incontro infuocato per il futuro del cementificio Sacci

CASTELRAIMONDO - Duecento persone hanno affollato il teatro comunale per dibattere sul futuro smaltimento dei rifiuti nello stabilimento

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L'assemblea a Castelraimondo

L’assemblea a Castelraimondo

Si è svolta ieri un’assemblea pubblica nel teatro comunale sul tema: “Cementificio, incenerimento rifiuti e smaltimento residui nel cemento edilizio a Castelraimondo: quali conseguenze ambientali e sanitarie?”, organizzato da un gruppo di cittadini per poter costituire un comitato di cittadini che possa avere tutte le informazioni e permettere una valutazione consapevole del progetto.

La serata ha avuto una folta partecipazione di pubblico (si stimano almeno duecento persone all’interno del teatro comunale) ed è stata moderata da Dominique Thual, presidente dell’associazione Fanula e Guardia. Tra il pubblico erano presenti molte persone da diversi centri della provincia, rappresentanti di associazioni ambientaliste ed amministratori locali. Non sono mancati momenti di vivace contestazione, all’indirizzo di alcune persone intervenute, durante il dibattito finale, tanto che diverse volte il moderatore ha dovuto appellarsi al pubblico, per riportare la calma. “Questo è il primo di una serie di incontri di approfondimento che vogliamo fare – ha esordito Thual ad inizio della serata – vogliamo capire bene le conseguenze della modifica di un asset industriale che avrà una portata di circa 50 anni. Stiamo raccogliendo le firme per formare un comitato”. Thual ha spiegato che gli incontri saranno relativi a tematiche specifiche, saranno chiamati esperti e le informazioni acquisite dal comitato, saranno messe a disposizione di tutti. “L’obiettivo del comitato è quello di far partecipare i cittadini – ha concluso Thual – vogliamo aprire un assemblea teatro 1tavolo di dialogo con l’azienda e tutte le istituzioni coinvolte, per poter monitorare l’evolversi della situazione”. Ad illustrare il progetto di ampliamento della Sacci Spa, con la costruzione del nuovo inceneritore, destinato a sostituire due forni per la cottura del cemento, è stato Daniele Antonozzi, vicepresidente dell’associazione Fanula e Guardia. La domanda di Valutazione impatto ambientale è stata presentata dalla Sacci Spa il 29 aprile del 2010, l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) è stata concessa dalla Regione Marche il 4 gennaio scorso, dopo che si è tenuta la relativa conferenza dei servizi il 28 dicembre. Antonozzi ha mostrato una serie di diapositive, tratte dalla relazione Sacci, che mostrano l’impatto visivo dell’ampliamento dello stabilimento, con una torre alta circa 80 metri, con vista da varie zone circostanti, specificando come scritto nell’Aia, che si tratta di un impianto di smaltimento dei rifiuti con capacità superiore a 100 tonnellate al giorno, tramite incenerimento. Il nuovo impianto produrrà un milione di tonnellate l’anno di cemento, contro le 400 mila attuali, con un aumento dei consumi di combustibile pari al 118 per cento per il coke di petrolio, il 66 per cento di gasolio, il 44 per cento di Gpl, il 146 per cento di energia elettrica, una diminuzione nell’uso del metano pari 74 per cento. Saranno utilizzate 93 mila e 600 tonnellate di combustibili alternativi, il cosiddetto Css, il cui decreto finale deve ancora essere varato. Il traffico veicolare aumenterà dagli 86 viaggi attuali, ai 200 al giorno.

Il secondo intervento è stato fatto dall’ingegner Luigi Travaglini, di Castelraimondo, esperto in progettazioni industriali, che ha spiegato in cosa consiste il Css. “Il Css è considerato un prodotto e non un rifiuto – ha detto – questo consentirebbe di commercializzarlo ovunque, qui potrebbe venire anche qualcosa prodotto fuori dall’Italia”. Ha spiegato le modalità di produzione del Css all’interno del ciclo dei rifiuti. “Bruciare nei 59 cementifici Css non è una pratica auspicabile, l’Unione europea non è d’accordo che lo si consideri prodotto e non rifiuto, così si perde la tracciabilità – ha spiegato l’ingegnere – per quanto riguarda il progetto di Castelraimondo non si diminuiscono le emissioni perchè aumenterà la produzione, inoltre il 20 per cento delle ceneri si mescoleranno al cemento, non sono previsti controlli, per capire se il cemento sarà contaminato. Inoltre ci sarà un maggiore impatto ambientale, compensato dal progetto di riparazione delle torrette di Crispiero, maggiori rischi per la salute e nessun vantaggio per la popolazione, la Sacci inoltre riceverà contributi governativi per bruciare il Css”.

Il terzo intervento ha visto protagonista Sandro Bisonni di Nuova Salvambiente, che si batte da anni contro l’inceneritore del Cosmari, per cui sarà presentato presto un esposto per accertare eventuali responsabilità legali. Bisonni ha spiegato come sia impossibile per i filtri, trattenere tutte le particelle di polveri sottili, e come in base al piano regionale di gestione dei rifiuti si possa costruire un nuovo inceneritore, solo quando la raccolta differenziata avrà raggiunto una certa percentuale, inoltre manca la validazione da parte dell’Arpam, del livello di raccolta differenziata. Un altro ostacolo posto da Bisonni è il fatto che il nuovo impianto sarà realizzato in una zona sottoposta a divieto di realizzazione dei nuovi impianti. “Ci sarà un aumento dei consumi energetici, il Cosmari è in grado di trattare 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno, a Castelraimondo se ne tratteranno come cinque volte il Cosmari. Non è inoltre previsto nessun eco-indennizzo, l’amministrazione comunale non ha coinvolto i cittadini, se si formano i comitati è perchè dall’altra parte non c’è stata una risposta adeguata. Qui non è stato applicato il principio di precauzione, su cui il sindaco può fare una delibera”. Il professore di climatologia dell’università di Camerino, Carlo Bisci, attraverso una dettagliata relazione tecnica ha illustrato il permanere delle polveri prodotte dalle emissioni del cementificio, sull’abitato di Castelraimondo e la loro influenza nel resto della vallata. L’ultimo intervento è stato quello del consigliere comunale Dario Farabollini (ex maggioranza), che ha annunciato di aver presentato un’interrogazione sul tema, stigmatizzando il silenzio tenuto dall’amministrazione comunale sulla questione. Farabollini ha spiegato che l’iter che ha portato a questa autorizzazione è iniziato 9 anni fa, mentre a suo parere l’amministrazione “non ha preso coscienza della questione ambientale”, ha esortato a “darsi da fare per fare chiarezza ed analizzare nel modo dovuto l’impianto”. Si è poi aperto un dibattito infuocato in cui non sono mancate contestazioni del pubblico. Alessandro Eustacchi, consigliere comunale di maggioranza ha spiegato che il 28 febbraio alle ore 18 (con possibilità di anticipo al 27) si terrà un consiglio comunale aperto, in cui saranno presenti tecnici ed esperti, “se c’è necessità di approfondimento ben venga”. Stefano Torresi, impiegato della Sacci, ha spiegato che “molte persone stanno parlando di problemi che non conoscono, l’Aia è stata chiesta per produrre cemento, il discorso del Css si è inserito dopo, il suo impiego come combustibile alternativo, dovrebbe essere autorizzato nella misura del 10 per cento”.

Per Torresi già in passato quando la produzione era maggiore, passavano per il cementificio 170 camion al giorno, che non hanno mai dato problemi. “Il Css è un discorso futuribile. Attualmente il cementificio sta spegnendo i forni, da marzo la cementeria sarà ferma. L’Aia concede sei anni di tempo per realizzare l’impianto. Si è creato un falso problema, il problema reale è l’occupazione”. Da marzo inizierà nello stabilimento la cassa integrazione straordinaria, concessa dal ministero per un anno, l’azienda presenta un deficit di 400 milioni di euro.



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