Dalla lista civica Famiglia Identità e Territorio di Recanati riceviamo:
«L’attuale amministrazione comunale di Recanati PD-SEL-UDC sta ormai abituando i cittadini a compiere uno scempio ambientale o architettonico dopo l’altro, sacrificando il paesaggio recanatese, reso celebre da Giacomo Leopardi, sull’altare di interessi che nobili non sono. Dopo che il Sindaco e la sua giunta hanno acconsentito alla realizzazione del fotovoltaico sulla collina Montironi in omaggio al legame politico del PD col segretario regionale del partito alleato del PD stesso, proprietario di tale impianto fotovoltaico, dopo la disatrosa impalcatura permanente in metallo che deturpa il chiostro di Sant’Agostino, dopo la realizzazione di un posteggio all’interno del parco di Villa Colloredo, dopo la realizzazione di un inutile ascensore a Porta Cerasa di colore verde che cozza con le mura della città, dopo la trasformazione in area edificabile di una zona agricola franosa in via Cossio, dopo tutto ciò e altro ancora, ecco che, pochi giorni fa, questa amministrazione compie una strage di piante di alto fusto (tigli e ippocastani) nell’area dell’ex Foro Boario.
Perchè questa strage di alberi? Per far posto al Megamostro del Centro città nella nuova versione. Il Centro Città previsto dalla precedente amministrazione era definito un “mostro” dall’allora opposizione del PD, ora maggioranza. Il Centro Città voluto da questa amministrazione è definibile un “Megamostro”, ben più impattante del precedente poichè prevede anche la distruzione, già iniziata, del vecchio campo sportivo. Chissà che fine faranno gli alberi sul lato mare del campo sportivo? Guardo caso un paio di alberi si sono già stranamente seccati la scorsa estate. La totale cementificazione della zona non è finalizzata solo ai posteggi, che peraltro saranno ben pochi in più rispetto ad ora, ma soprattutto al residenziale e servizi. Dal mostro di cemento della precedente amministrazione siamo passati al Megamostro in Mattoneria della nuova amministrazione. Questo è il cambiamento. Che valore possono avere gli alberi di alto fusto abbattuti a fronte di questo progetto “democratico”? Visti tutti questi scempi ambientali e architettonici, che fine hanno fatto i cosiddetti difensori del territorio e dell’ambiente dell’accoppiata PD-SEL? Pecunia non olet?»
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Futura costuzione? Ormai va di moda!
Gli alberi vecchi vanno abbattuti e sostituiti con i nuovi, il resto sono solo chiacchiere inutili.
e tutti quei comunisti e signori dei verdi amici dell acuto sindaco di recanati dove sono finiti?ma come il sindaco dei giovani…anche qui l appetito vien mangiandone i giovani della sinistra..ZITTI…
Carto Enzo, non te la prendere: è una mania della cosiddetta Sinistra quella di tagliare gli alberi per metterci il cemento, che rende di più…
Il “MOSTRO” della Giunta Corvatta era l’anticipazione, purtroppo troppo anticipata, della Legge Regionale sulla riqualificazione urbana, nota a tutti come PORU. Una legge che oggi tutti i comuni delle Marche stanno cavalcando per riqualificare aree urbane degradate.
Il mostro della Giunta Corvatta era un vero e proprio progetto di riqualificazione urbana: conservava l’impianto urbanistico della zona e le aree storiche come il “Campo di Marte”, demoliva e ricostruiva nella zona più degradata realizzando anche un parcheggio pubblico interrato su più piani. L’obiettivo non era solo il parcheggio, ma quella che oggi chiamano la rigenerazione urbana di quella zona in rapporto al centro storico.
Il “MEGAMOSTRO” come lo chiama Marangoni non è un mega ma un SUPERMOSTRO, super perché? perché è più efficiente: fa più danni ma costa di meno.
Distruggere il “Campo di Marte” è come demolire un pezzo del Palazzo Comunale, ma questa sensibilità non appartiene agli attuali gestori della cosa pubblica, era una vecchia idea del PCI e l’hanno voluta attuare a tutti i costi, compreso il prolungamento dei tempi di gestione del parcheggio, da 45 a 99 anni, di fatto un parcheggio, che non sarà mai pubblico, all’interno di un pezzo di storia della città.