Non c’è dubbio che a Passo di Treia si coaguli gran parte del traffico della Settempedana e proprio lì muoiano i sogni di tutti quelli che ancora vorrebbero il traforo del Cornello. Il passo, nato intorno alla Stazione di Posta di Treia (Osteria dei Cesari), è diventato poco più di un guado della popolosa frazione lineare, l’ombellico della “terra delle armonie” con due rotatorie, tre semafori e una quindicina di passaggi pedonali in appena un miglio.
Nella seconda metà degli anni ’80, ai tempi del Piano paesaggistico regionale, l’urbanista Minetti aveva redatto un apposito album degli orrori, cioè esempi di edifici che non si sarebbero dovuti mai più costruire. Nonostante ciò continuano a sorgere edifici ed incompiute a doppia altezza in aree industriali, commerciali e produttive. E’ il caso dell’edificio timpanato di Santa Maria in Selva: una sinagoga, una moschea senza minareto, oppure una vera e propria cattedrale nel deserto drive-in, con piccole absidi post-romaniche e tanto di rampa santa schierate lungo la Settempedana? Chissà perché a Treia i lavori non finiscono mai?
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cemento, sempre più cemento a discapito nostro, dei nostri figli, nipoti…..basta costruire ed occupare suolo!!!!!!
chiedetelo a chi comanda a Treia!
non so perchè ma il mio amico gabor riesce a cogliere sempre nel segno.
a treia nulla muta, il tempo sembra essersi fermato a sessantacinque anni fa, treia enclave democristiana 100%.