di Filippo Ciccarelli
Potremmo definirla la “madre di tutte le imposte”, e sarebbe un’espressione comunque riduttiva rispetto a quelle usate durante l’incontro promosso dal Circolo politico Confronti. Di sicuro aumenterà e Stefano Di Pietro, che del circolo è il presidente, ha introdotto la questione parlando di una tassa “certamente non equa, visto che la seconda casa paga spesso e volentieri come la decima” e che “ha fallito nell’intento di colpire i grandi patrimoni”. Ma l’avvocato Manuel Seri, uno dei relatori della serata e vicepresidente di Confronti, si è spinto oltre, parlando di una “tassa ingiusta, una patrimoniale che non rispetta l’equità e contro cui si deve opporre la protesta più forte. L’articolo 53 della costituzione dice che tutti i cittadini debbono concorrere allo sostenimento delle spese dello stato. E la gente ci partecipa in base alla capacità contributiva, ma la contribuzione dev’essere rapportata a una spesa giusta. E’ pensabile un tributo che si basa su un’esigenza, su un risultato a cui arrivare, e non su un sistema di imposizione?”.
COME SI E’ ARRIVATI ALL’IMU
E’ stato il governo Berlusconi ad introdurre l’Imposta Municipale Unica, con un decreto del marzo del 2011, due anni e mezzo dopo aver deciso di abolire l’Ici sulla prima casa, ad eccezione delle abitazioni signorili, delle ville e dei castelli. Il decreto prevedeva l’entrata in vigore dell’imposta per l’anno 2014, ma la contingenza economica, il debito pubblico galoppante e le note vicende che hanno costretto l’esecutivo a dimissionare in favore di un governo tecnico, hanno spinto Monti e la sua squadra ad anticipare l’ingresso della tassa già da quest’anno.
Secondo l’avvocato Seri, “Mario Monti ha preso la relazione della Banca d’Italia ed ha visto che gli italiani, a fronte di un debito pubblico di 2.000 miliardi, hanno una ricchezza personale di 8.600 miliardi di euro, di cui 5.350 fanno parte del patrimonio immobiliare, 3.250 sono patrimonio finanziario. Il 30% di questi 3.250 miliardi sono contanti, il resto sono investimenti. Per questo il governo ha deciso di fare una patrimoniale sugli immobili; ma una statale era difficile da far accettare e poneva problemi sulla gestione del tributo. Si è pensato allora ad una patrimoniale locale, visto che l’Imu era stata varata ed approvata bastava anticiparne l’entrata in vigore”.
CHE COS’E’ L’IMU
“Si tratta di un’imposta sostitutiva” spiega l’avvocato Seri “che non rimpiazza solo la vecchia Ici, ma anche l’Irpef e le addizionali sugli immobili che non producono un reddito diretto, cioè quelli non locati. Siccome quelle imposte sono state sottratte allo stato, lo stato ha introdotto un meccanismo per attingere alle nuove entrate dell’Imu, e si è riservato la metà della tassa, ad eccezione dall’abitazione principale e dalle pertinenze e dai beni strumentali agricoli. Così l’Imu è diventata un’imposta di tipo misto, con un effetto in parte mitigato sull’abitazione principale, ma stressato su tutte le altre categorie”.
LE DIFFERENZE TRA IMU ED ICI
Per via della natura differente tra le due imposte, sono numerose le differenze che esistono tra Imu ed Ici. La principale sta nel fatto che dell’Ici beneficiavano i comuni, mentre l’Imu porta soldi in cassa anche per lo stato.
a) Le pertinenze
“Il presupposto per l’applicazione dell’Ici era il possesso dell’immobile, esclusa l’abitazione principale intesa come dimora abituale e relative competenze, a meno che queste non fossero A1, A8 o A9, cioè immobili di lusso” spiega l’avvocato Seri “mentre l’Imu parte fal presupposto del possesso degli immobili, compresa l’abitazione principale e le relative pertinenze. Per abitazione principale s’intende l’immobile iscritto o iscrivibile nel catasto urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente. Questo vuol dire che chi ha due unità immobiliari distinte e contigue dovrà scegliere per forza quale sia la prinicipale”.
b) L’assimilazione degli immobili
“Ne consegue un’altra differenza tra Ici ed Imu” prosegue Seri “visto che prima i comuni potevano stabilire quali immobili assimilare, mentre con l’Imu si arriva al paradosso che se un genitore, proprietario di due immobili, dimora abitualmente in una casa e lascia l’altra a disposizione dei figli, o dei familiari, pagherà come se vivesse un po’ da una parte un po’ dall’altra e l’altra casa verrà tassata come seconda”.
c) I nuovi moltiplicatori e la base imponibile
Con l’Ici si prendeva la rendita catastale, incrementandola del 5% e poi si maggiorava l’importo con alcuni moltiplicatori, diversi a seconda delle categorie. Ecco come cambiano i moltiplicatori nel passaggio dall’Ici all’Imu.
Categoria A: da 100 a 160 (+60%). A10 (uffici e studi) da 50 ad 80 (+60%) .
Categoria B: moltiplicatore invariato a 140.
Categoria C: C1 (Negozi) da 34 a 55 (+60%). C2, C6, C7 (garage, soffitte e cantine) da 34 a 160 (+370%). C3, C4, C5 (Strutture sportive, stabilimenti balneari, palestre, stabilimenti termali, laboratori artistici, etc.) da 34 a 140 (+312%).
Categoria D: D5 da 50 a 80 (+60%). Gli altri opifici da 50 a 60 (+20%).
Categoria E: Ici esente, non viene affrontata nella nuova Imu.
d) Terreni agricoli
La rendita dominicale veniva rivalutata al 25% e moltiplicata per 75 con la vecchia Ici. Con l’Imu il moltiplicatore sale a 135 (+80%) per chi possiede terreni agricoli ma non è agricoltore di professione. Per i coltivatori, invece, l’aumento è più contenuto (da 75 a 110, +47%).
e) Le aliquote
L’Ici era compresa in un range dal 4 al 7 per mille. L’Imu prevede l’aliquota unica al 7.60 per mille e un’imposizione più bassa per l’abitazione principale e relative pertinenze che è al 4 per mille. Per i fabbricati agricoli strumentali l’aliquota è al 2 per mille.
I comuni possono però intervenire per alzare o abbassare le aliquote.
Nel caso dell’aliquota base il comune ha un margine di discrezionalità del 3 per mille (può quindi abbassarla al 4.60 per mille o alzarla fino al 10.60 per mille, partendo dalla quota fissa): sull’abitazione principale il margine di scelta del comune scende al 2 per mille, mentre per i fabbricati rurali lo spazio di manovra scende all’1 per mille.
LE DETRAZIONI
E’ prevista un’agevolazione per il possesso dell’immobile di 200 euro, e di 50 euro per ogni figlio fino a 26 anni di età, a condizione che risieda nella stessa unità immobiliare. Questo bonus vale al massimo per 8 figli (400 euro).
Si stima che le unità immobiliari siano 19.200.000. Di queste, 4.600.000 sarebbero quelle che potranno usufruire di un’esenzione avvalendosi della detrazione di 200 euro. Ci sono 24.300.000 proprietari di immobili, dei quali 6.800.000 esentati dal pagamento, attraverso il meccanismo della detrazione.
LE SANZIONI
E chi non paga? “Rischia sanzioni che vanno dal 100 al 200% del tributo non versato” risponde l’avvocato Seri.
BILANCI IN DUBBIO
E se privati e commercialisti rischiano l’esaurimento, qualche grattacapo ce l’hanno anche gli amministratori. E’ Francesco Launo, membro del direttivo di Confronti, a dare il quadro complessivo: “I comuni devono fare entro il 30 giugno il bilancio di previsione, e va iscritto entro questo termine anche il gettito Imu. Ma non c’è tempo di avere un dato oggettivo per fare la valutazione. Il ministero ha stabilito il parametro di riferimento sulla stima dell’Ici 2010, e lo stato si è riservato di rivedere aliquote e detrazione fino al 10 dicembre. Si capisce bene che i problemi grossi ce li hanno anche quei professionisti, come i commercialisti, che devono calcolare l’imponibile da pagare, perché la scadenza del secondo versamento Imu è lunedì 17 dicembre”.
“Il problema vero per il comune è che i comuni sulla base del conto consuntivo 2010 hanno le entrate Ici. Il ministero fa delle stime proprie per le risorse dei comuni, e quelli che avranno di più riceveranno meno trasferimenti da Roma. La manovra Monti ha tagliato ulteriormente, e gli enti locali hanno meno risorse oggi rispetto a prima. C’è quindi” conclude Launo “una spinta oggettiva ad elevare le aliquote da parte dei comuni, anche perché se la differenza tra gettito stimato e reale è negativa, lo stato non rimborsa nulla. Se il ministero stima che il Comune X debba ricevere 10, e in realtà incassa 9 dall’Imu, la differenza non viene coperta”.
CONTI IN TASCA AL COMUNE DI MACERATA
E’ poi l’assessore al bilancio Blunno, presente all’incontro, ad illustrare la situazione nella Civitas Mariae. “L’Imu” esordisce Blunno “è stata introdotta con un meccanismo compensativo, che comporta un taglio di trasferimenti dal fondo sperimentale di riequilibrio. La lega delle Autonomie stima per Macerata minori trasferimenti pari a 4.100.000 euro. In termini percentuali, vuol dire che prenderemo il 42.40% in meno di trasferimenti dallo stato. Nelle Marche, siamo secondi dietro ad Ancona tra i comuni capoluogo per questo dato negativo”.
L’assessore rivela anche le stime del comune e del Ministero dell’Economia e delle Finanze su quanto gettito dovrebbe entrare nelle casse cittadine dall’Imu. Secondo il ministero, Macerata incasserebbe 2.452.000 euro sulla prima casa, e 6.214.000 euro sugli altri immobili, per un totale di 8.666.000 euro, una cifra più che doppia rispetto ai minori trasferimenti stimati per il 2012.
Ecco invece le stime del Comune: l’Imu sulla prima casa dovrebbe far entrare 1.950.000 euro, mentre quella sulle altre abitazioni porterebbe un gruzzolo di 5.700.000 euro, per un totale di 7.650.000 euro. Per entrambe il calcolo è sulle aliquote base (4.60 per mille sull’abitazione principale, 7.60 per mille quota fissa Imu). La differenza tra le due stime è intorno al milione di euro, cifra che dà l’idea della grande confusione che regna tra i diversi enti. Blunno non si sbilancia poi sull’aliquota prescelta dal Comune di Macerata, ma la sensazione è che possa essere portata intorno dal 7.60 previsto dalla legge al 9.50-9.60 per mille, quindi le stime sopracitate dovrebbero essere riviste al rialzo.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
ci sarà lo scioperò dei contribeunti….
Ma che bella porcata…
Il Governo Berlusconi voleva rintrodurla nel 2014 (cioè dopo che si sarebbe votato nel 2013 e quindi garantito a Silvio altri 5 anni di NON processi)… E c’è gente che ancora vota PdL.
.
.
A proposito di Equitalia.
Mi sembra di aver letto che molte amministrazioni locali vorrebbero TOGLIERE la delega all’Equitalia (perchè ci guadagna troppo, mi pare di aver letto che incassa il 9% come commissioni).
Qualcuno ne sa qualcosa?
Se è possibile riprendersi la delega come si orienterebbe eventualmente il nostro Sindaco, teoricamente, di centrosinistra???
Credo che sia legittimo valutare un alternativa ad Equitalia, specie se questo viene accompagnato ad un costo del servizio inferiore al 9% (confermo). Ma perché mai questa dovrebbe essere una scelta più consona per un sindaco di centro sinistra ?
@ iesari
Non mi sembra che le conquiste sociali, nel mondo, siano patrimonio degli ambienti più conservatori della società….
Poi si potrebbe aprire un dibattito se questo nostro centrosinistra italico faccia più rima con progresso o più con regresso
@ Cerasi
Insisto per curiosità, perche non riesco a capire il ragionamento ma poi la pianto. Quale sarebbe una conquista sociale ? Avere un organo di riscossione delle tasse al costo più basso possibile ?(magari diciamo al miglior rapporto costo prestazione ed in quest’ultima metto anche la massima attenzione ai diritti e alla dignità dei cittadini onesti) Se si tratta di questo possiamo parlare di buon funzionamento del sistema pubblico ma le conquiste sociali sono altre no?
A parte le sottilezze semantiche, tutto questo putiferio su Equitalia proprio adesso che sembrava più credibile una lotta all’evasione , proprio adesso che era cresciuta “finalmente” una consapevolezza contraria a questo comportamento antisociale non le puzza un pò, da uomo di centro sinistra o di sinistra come mi sembra si ritenga (senza etichette di partito per carità) ? Non crede sia più di sinistra o di centro sinistra oggi riaffermere che le tasse vanno pagate e che fra chi si presenta con i fucili o con i forconi e chi cerca di fare il lavoro che lo stato gli ha assegnato bisogna stare dalla parte di questi ultimi ?
Mi pare di aver letto che in Francia i ministri si sono tagliati il 30% degli stipendi, in Italia sarebbe una tragedia!!!! Siamo sempre gli stessi a pagare…..vi pare giusto?
@ iesari
Probabilmente, anzi quasi certamente, stavamo parlando su 2 piani diversi.
Convengo con lei che le tasse vanno pagate e certamente che il lavoro (ed i lavoratori) di Equitalia va tutelato.
Le conquiste sociali, a cui mi riferivo, non avevano nulla a che vedere con il discorso Equitalia, ma semmai investivano questa nostra amministrazione che, essendo teoricamente “progressista”, avrebbe dovuto essere più sensibile su alcuni temi…
… Poichè buona parte degli attori odierni (con altri incarichi ed altre posizioni) erano già presenti nel decennio Meschini il discorso andrebbe perciò allargato a quanto negli ultimi 12 anni è stato fatto in città.
Ma mi rendo conto che tale argomento richiederebbe una analisi approfondita; forse potrebbe essere il caso che CM (sempre attento agli accadimenti della città) organizzi un dibattito on-line opure un incontro…
Se penso che le cifre prospettate in ingresso nelle casse comunali saranno amministrate dai nostri bravi non amministratori e compagnucci di merende rischio di farmi venire ” Lu carginellu”