di Filippo Ciccarelli
(foto di Guido Picchio)
“Il castello di Beldiletto è davvero bello e promana un fascino d’altri tempi, con le sue quattro torri angolari. Si trova in pianura, non è una costruzione da difesa, arroccata: si capisce che, come dice il nome stesso, veniva utilizzato per assecondare il diletto e i piaceri: probabilmente era una residenza di caccia. Insomma, era una dimora per il bunga bunga dell’epoca”. E’ questo il pensiero sintetico e pungente dell’architetto Gabor Bonifazi, che del maniero trecentesco conosce la storia e le leggende, compresi aneddoti più o meno noti. “Ricordo una cena a Contigliano di Rieti, quando l’allora proprietario Mario Paparelli regalò al duca Piergentile da Varano, uno dei discendenti della famiglia che aveva edificato il castello, un antichissimo catenaccio che chiudeva una pìorta del maniero” continua Bonifazi “mentre sono più note le modifiche fatte alla legge 61 che permise a Franco Sensi di usufruire dei contributi messi a disposizione dalla Regione per il terremoto; della vicenda s’interessò Massimo D’Alema, pare, ma poi gli stessi aiuti economici vennero meno. Ricordo che Sensi aveva promesso di portare una fabbrica di dolciumi a Pievebovigliana, il comune dove si trova il castello, e che questa avrebbe dovuto creare occupazione per un centinaio di persone…”.
Il castello di Beldiletto è stato costruito sul finire del XIV secolo per volere di Giovanni da Varano, ed ha ospitato figure storiche del calibro di Luigi I D’Angiò, Amedeo VI di Savoia, Papa Giulio II. Come ogni residenza storica che si rispetti, ha anche una maledizione, che risale ai tempi di Giulio Cesare da Varano, che sul finire del XV secolo trasformò il maniero in una dimora rinascimentale: è di questo periodo la realizzazione del ciclo di affreschi che hanno per tema 60 cavalieri, tra cui Roberto il Guiscardo, suo figlio Ruggero e Tancredi D’Altavilla.
Nel 2001 era stato acquistato all’asta da Franco Sensi, ex presidente della Roma, e sindaco di Visso (paese da cui è originaria la sua famiglia) negli anni ’80. E la proprietà del castello è rimasta, fino a fine marzo, alla Beni Culturali Spa, azienda riconducibile alla famiglia Sensi.
Il nuovo signore del castello è Fabrizio Fabrizi, imprenditore, proprietario dell’agriturismo “Le Casette” che si trova a pochi km di distanza, precisamente a Campobonomo di Fiastra. Pare che la dimora trecentesca e i 30 ettari di terreno circostante non siano costati a Fabrizi meno di 3 milioni di euro. Quando la Beni Culturali si aggiudicò l’asta per acquisire la proprietà che oggi è stata venduta, la famiglia Sensi sborsò 1 miliardi e 10 milioni di lire dell’epoca per il castello, e circa 900 milioni di lire per la corte. Il sindaco di Pievebovigliana, Sandro Luciani, benedice l’affare che è stato appena concluso: “Si tratta di un’operazione
importante per il rilancio della vallata e per tutti i comuni, può essere certamente d’aiuto per la ripresa economica e turistica dell’entroterra maceratese. Conosco Fabrizi, è stato il primo a intuire le potenzialità turistiche della nostra zona, come dimostra la sua storia di imprenditore. Credo che abbia dei progetti importanti per il castello di Beldiletto, anche se non intendo sbilanciarmi perché l’acquisto è recentissimo e non credo che lo stesso Fabrizi abbia deciso nulla. Quello di cui posso essere più certo è la disponibilità del nuovo proprietario a far visitare il castello, che merita assolutamente di essere conosciuto: era stato aperto tre anni fa in occasione delle giornate del Fai, ed anche a settembre 2009 quando venne il critico d’arte Philippe Daverio a presentare un libro sugli affreschi che ci sono proprio all’interno della dimora dei signori Da Varano”.
Del castello di Beldiletto si è parlato spesso dal 2008 in poi, anno della morte di Franco Sensi. Alcuni rumors volevano l’attore George Clooney interessato all’acquisto del maniero, ma il divo di Hollywood ha preferito investire sul lago di Como e del progetto ipotizzato all’epoca – che comprendeva la ristrutturazione e la realizzazione di un campo da golf – non è rimasto che il sogno. Un sogno che potrebbe avere radici molto più concrete dopo l’acquisto da parte di Fabrizi, che potrebbe insistere su questa strada, visto che lo spazio da dedicare al golf non manca, ed avanzerebbe qualcosa anche per costruire una pista d’atterraggio per piccoli velivoli.
E se sul futuro a lungo termine del castello di Beldiletto c’è ancora qualche rebus da sciogliere, quel che è certo è il disimpegno dei Sensi dalla provincia di Macerata. Lo scorso 27 marzo la Svila, una delle aziende della famiglia e che ha sede nella roccaforte dei Sensi, a Visso, è stata venduta ad Alexander Palermo, imprenditore italoamericano che si occupa di ristorazione. La Svila infatti produce pizze surgelate, ed il nuovo proprietario avrebbe manifestato la volontà di raddoppiare la produzione dello stabilimento che si trova nel cuore dei Monti Sibillini.
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… venne preso Giulio dall’amore di una nobile Gentildonna, e invano gran tempo delirò amorosamente per essa. Veggonsi nel Palazzo fabbricato da lui gl’intagli, e le pitture di Peri, ne’ soffotto, ne’ marmi, e nelle stanze in riguardo del nome e cognome della Gentildonna, la quale fu costretta d’andare a dimorare in altro stato… (Camillo LILI, Dell’Hisoria di Camerino, Macerata, 1953).
Beldiletto detto anche di Buon Ritiro, costruito nel 1371, rappresenta il primo esempio di trasformazione di castello in villa rinascimentale.
Nel 1464 il trentaquattrenne Giulio Cesare da Varano vive la sua passione e rischiando il ridicolo si ritira sempre più spesso al castello trasformandolo in “tempio dell’amore”.
Nel 1510 a Beldiletto fu ricevuto con grandi onori il Pontefice Giulio II.
Passò a Sigismondo da Varano, fatto uccidere dallo zio Giovanni Maria (figlio di Giulio Cesare e primo Duca di Camerino), poi a Egidio che sposò Ippolita Ranieri di Perugia. Dai Ranieri passò alla famiglia Strada di Camerino, poi ai Cianni, mugnai e titolari della Stazione di posta di Ponte la Trave. Da questi, estintasi la famiglia, entrò in possesso deii Paparelli. Il resto fa parte della storia recente molto ben narrata da Filippo Ciccarelli.
Tuttavia il buon Giulio Cesare venne strangolato nei sotterranei della Rocca di Pergola.
Non tutti sanno che esiste una Pergola misteriosa: si trova nei pressi dell’antica Rocca della cittadina dove c’è chi giura di aver sentito i lamenti degli “sventurati”, fra i ruderi e i sotterranei, nel buio della notte, i rantoli e le grida ancora s’odono e atterriscono i passanti.
Nel 1502 accadde un fatto di violenza agghiacciante. Le grida di dolore che si sentono sono quelle di Giulio Cesare da Varano e i suoi tre figli Pirro, Venanzio e Annibale, massacrati a tradimento da Cesare Borgia detto il “Valentino”.
Il duca Valentino invitò nella sua Rocca di Pergola Giulio Cesare da Varano, signore di Camerino e tre dei suoi quattro figli. A tradimento, con l’unico scopo di riuscire a conquistare la città di Camerino, il duca fece imprigionare i malcapitati e li rinchiuse nelle segrete della Rocca. Qui, il 9 ottobre del 1502, ordinò a Micheletto da Correglio, uno dei suoi sicari, di strangolare i poveri malcapitati.
La fortezza, teatro del delitto, fu poi demolita per ordine di Guidubaldo I, duca di Urbino. In seguito sulle rovine della fortezza fu costruito il Palazzo tuttora esistente.
La leggenda vuole che da oltre cinquecento anni, nelle vicinanze dell’antica Rocca, si sentano le grida terrificanti di quei prigionieri ingannati come se Giulio Cesare da Varano e i suoi tre figli non avessero ancora trovato pace.
Sono daccordo con il Sindaco Luciani, questa è veramente una buona notizia per Pievebovigliana e per tutto l’entroterra da Camerino ai Monti Sibillini. Tre settimane fa, fermandomi a pranzo a “Le Casette”, lo stesso Fabrizio Fabrizi mi aveva messo al corrente dell’affare. Mi sono complimentato con lui e i suoi familiari perchè sono sicuro che il castello di Beldiletto sarà restaurato e ritornerà agli antichi splendori.
Il privilegio degli storici è quello di trarre dall’aggrovigliata materia degli eventi umani sobrie linee d’interpretazione, costruite con spirito razionale. Questi sono capaci di discernere, fra i sentimenti e le passioni che da sempre governano l’agire sociale, la fredda ottica di causa-effetto ed è in questa luce crediamo vada analizzato il matrimonio tra Giulio Cesare da Varano e Giovanna Malatesta. Non c’è dubbio che il matrimonio celebrato “per verba de futuro” tra Giulio e Giovanna il 12 maggio 1451 fu un avvenimento talmente straordinario da renderne impossibile ogni esempio attuale.
Basti pensare che la sposa aveva appena sette anni, era figlia di Sigismondo Pandolfo, Signore di Rimini, e nipote di Francesco Sforza, il Duca di Milano (un Berlusconi del Quattrocento(. Ma la domanda che più o meno pudicamente si sono posta gli storici è un’altra: “ci fu vero amore tra i due?.
Errata corrige
… venne preso Giulio dall’amore di una nobile Gentildonna, e invano gran tempo delirò amorosamente per essa. Veggonsi nel Palazzo fabbricato da lui gl’intagli, e le pitture di Peri, ne’ soffitti, ne’ marmi, e nelle stanze in riguardo del nome e cognome della Gentildonna, la quale fu costretta d’andare a dimorare in altro stato… (Camillo LILI,Dell’Hisoria di Camerino, Macerata, 1652).
Cronologia e cronotassi del castello e dei castellani: Le dame, i cavalier, l’arme, gli amori…
Il 31/12/97 l’architetto MARUCCI depositò la perizia dove valutava il Castello di Beldiletto per un importo pari a £ 1.200.000.000.
Che la stima fosse giusta lo dimostra il fatto che il manufatto fu aggiudicato in ribasso, benché al funerale di Beldiletto ci avessero partecipato e pianto in tanti. Tutti volevano acquistarlo ed alla fine la prima asta è andata deserta mentre la seconda, quella con il ribasso di 200 milioni, fu aggiudicata all’unico concorrente. Infatti è risaputo che c’erano state diverse conferenze di servizi tra Enti statali, regionali e locali ed è risaputo che all’acquisto volesse partecipare anche il Fai (Fondo per l’ambiente italiano) che per un parere aveva scomodato anche l’on. Vittorio Sgarbi.
Il 22/12/99 all’hotel Claudiani ci fu addirittura una conferenza stampa della Provincia con tanto di appello video della soprano Raina Kabajwanska e immancabile manifesto degli intellettuali di casa nostra, com’è costume di chi ha poche idee e pochi denari. Il titolo era significativo: Iniziative per l’acquisizione, il restauro ed il possibile uso pubblico dell’antico Castello di Beldiletto.
(Continuo?)
Poveri Sensi, si son dovuti vendere la SVILA e il Castello per pagare lo stipendio al PUPO.
Chi di spada ferisce di spada perisce. Ma l’arch. Bonifazi non parla un pò troppo presto? E non è lo stesso che ha concorso alla” truffa” della stima del castello fatta dal CTU dicendo che era validissima? Sa Bonifazi che la stima dei periti nominati dalla Procura di Camerino è tre volte tanto di quella del CTU del tribunale? Forse non sa tante altre cose l’arch. o volutamente le ignora?