Nonostante le avverse condizioni climatiche non si ferma l’attività di vigilanza degli Ispettori del Lavoro e del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro della Direzione Territoriale del Lavoro di Macerata impegnati a contrasto del lavoro sommerso e irregolare. Nelle ultime due settimane sono state ispezionate sette aziende di etnia cinese, del settore manifatturiero (tessile e calzaturiero), con altrettanti provvedimenti di sospensione per l’elevata concentrazione di lavoro “in nero” in ciascuna delle attività ispezionate. Le ispezioni, effettuate nei territori di Civitanova, Monte San Giusto e Montecosaro, sono state coordinate dal Direttore Pierluigi Rausei e operativamente diretti dal responsabile del Servizio Ispezione Lavoro, Maurizio Battistelli e dal Comandante del Nucleo Carabinieri Ispettorato Lavoro, Giuseppe Vitulli.
A Civitanova Marche, in un tomaificio cinese, collocato nelle vicinanze del centro cittadino, sono stati trovati intenti al lavoro 16 cittadini di etnia cinese di cui ben 9 totalmente “in nero”. Per il datore di lavoro è scattata immediatamente la sospensione dell’attività imprenditoriale e inoltre lo stesso è stato deferito all’Autorità Giudiziaria perché fra i lavoratori è stato identificato un minore di sedici anni che è stato immesso al lavoro in violazione delle norme a tutela dei minori senza la prescritta visita medica. Tre i tomaifici cinesi ispezionati nel territorio comunale di Monte San Giusto. Nel primo laboratorio sono stati trovati intenti al lavoro 12 cinesi di cui 4 totalmente “in nero”; nella seconda azienda i lavoratori in regola erano 4 mentre un operaio risultava “in nero”; nel terzo laboratorio l’unico lavoratore occupato era “in nero”. A Montecosaro si è registrata la situazione più difficile e di sicura gravità: in un borsettificio sono stati trovati 2 lavoratori “in nero” su 10 lavoratori presenti; in un laboratorio tessile 3
lavoratori “in nero” su 7 occupati, tutti di nazionalità cinese; in un tomaificio sono stati scoperti ben 5 lavoratori “in nero” sugli 8 occupati e gli Ispettori del Lavoro si sono trovati davanti ad una situazione dei locali terrificante per le condizioni igienico-sanitarie disumane. Il personale ispettivo della Direzione del Lavoro, infatti, si è trovato a registrare una condizione lavorativa e di vita agghiacciante, con dei veri e propri loculi-dormitori ricavati con pareti di cartongesso allestiti all’interno del laboratorio, senza dire delle condizioni ambientali inaccettabili della stanza da bagno e del vano adibito a cucina.
Nei confronti del titolare del tomaificio sono stati richiesti accertamenti di competenza alla Asur Marche. Nel corso delle medesime operazioni, inoltre, le donne e gli uomini della Direzione Territoriale del Lavoro di Macerata, si sono trovati a ispezionare e a sospendere dall’esercizio dell’attività d’impresa anche altre due aziende di etnia straniera. Precisamente una ditta edile a titolarità rumena, nel territorio comunale di Urbisaglia, è stata sospesa per aver occupato “in nero” tutti e 4 i lavoratori connazionali trovati intenti al lavoro. La titolare è stata inoltre denunciata all’Autorità Giudiziaria per non aver effettuato la prescritta sorveglianza sanitaria. La seconda sospensione ha riguardato un pubblico esercizio (pub) di Civitanova Marche nel quale entrambe le lavoratrici trovate intente al lavoro, rispettivamente di nazionalità rumena e nigeriana, sono
risultate non regolarmente assunte. Complessivamente, dunque, sono stati trovati intenti al lavoro 31 lavoratori completamente in nero su 64 occupati dalle aziende ispezionate. Tutte le aziende sono state sospese e tutte al fine di riprendere l’attività lavorativa hanno provveduto alla integrale regolarizzazione delle posizioni lavorative irregolari procedendo alla richiesta di revoca del provvedimento di sospensione. La sospensione ha comportato il pagamento di 13.500 euro per sanzioni. Ulteriori 56mila euro dovranno essere pagati a titolo di sanzioni amministrative e 8mila per sanzioni penali.
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fino ad ora dove stavano le ns autorità…come sempre 2 pesi 2 misure…
Gente strana ‘sti cinesi…… Ad ogni modo qualcuno sfrutta dei connazionali che si adattano a fare gli schiavi pur di sopravvivere…..
Servirebbero maggiori controlli…..
Come direbbe Toto’, a prescindere….. in quanto cinesi, in quanto gente adusata alla losca attivita’ di sfruttamento dei connazionali, a prescindere maggiori controlli…..
… e poi non dimentichiamoci che le loro irregolarita’ danneggiano terribilmente le attivita’ di onesti italiani….
Servono punizioni esemplari e memorabili per i datori di lavoro. In uno Stato di diritto come il nostro, queste situazioni di sfruttamento e semischiavitù devono essere rarissime eccezioni, mentre – come risulta – sono purtroppo molto diffuse. Plauso alle forze dell’Ordine, dunque. E avanti tutta così: non solo con le aziende straniere ma anche con quelle italiane, dove le condizioni dei lavoratori non saranno sicuramente così svantaggiate e preoccupanti; ma di nero, come si sa, ne esiste a iosa. E invece l’Italia deve dare una sterzata seria. O non ce la farà mai.
Le aziende cinesi ispezionate e sospese lavorano in Conto-Terzi per Ditte ben più importanti del nostro distretto calzaturiero che magari si vantano di tale Made in Italy e non si preoccupano delle gravi irregolarità che si svolgono in tali laboratori-lager. Sono loro i primi sfruttatori ed alimentatori di tale sistema produttivo, a discapito delle ditte artigiane regolari, ormai quasi scomparse. Tanto, se chiude un terzista cinese… ne trovano un’altro!! . Ed i proprietari dei locali-lager… non ne sanno niente??