di Giuseppe Bommarito *
Un anno e quattro mesi di reclusione e duemila euro di multa, con pena sospesa e con condanna al pagamento delle spese processuali e del risarcimento del danno, da liquidarsi in separata sede. E’ una pena giusta quella stabilita dal GUP del Tribunale di Macerata (leggi l’articolo) nei riguardi di uno dei due soggetti imputati per la cessione della dose fatale di droga a mio figlio Nicola? Oppure, come sottolineato da molti, è una pena ridicola per un fatto che ha portato a morte un giovane di 26 anni, un ragazzo ancora nell’alba della sua vita?
Cominciamo con il dire che, in base alle norme vigenti e alla scelta del rito abbreviato (che comporta lo sconto di un terzo della pena) da parte di questo imputato, la pena è persino severa. Il Giudice Enrico Zampetti è infatti andato anche oltre la richiesta dello stesso Pubblico Ministero, che sottolineando la preziosa collaborazione dell’imputato nelle fasi immediate di indagine, aveva chiesto la pena di un anno di reclusione e di tremila euro di multa, sempre con la sospensione della pena.
Secondo me, però, al di là della lieve ed ininfluente differenza di valutazione tra il Pubblico Ministero e il Giudice che ha emesso la sentenza (e qui voglio ringraziare entrambi per la sensibilità con la quale hanno gestito ed esaminato questa delicata vicenda processuale), il problema, enorme e devastante per la società civile e per i ragazzi, anche giovanissimi, quotidianamente esposti ad una incessante attività criminale di spaccio, sta proprio nelle inadeguate norme penali che perseguono il traffico e la cessione di sostanze stupefacenti, la cui applicazione porta a risultati sconsolanti sotto il profilo della tutela delle vittime (primarie e secondarie) e sotto quello dell’efficacia preventiva e deterrente che l’attività repressiva delle forze dell’ordine dovrebbe pur avere.
Io penso, infatti, che le pene stabilite per lo spaccio ed il traffico di droga siano purtroppo ridicole rispetto alla gravità del reato posto in essere, e ciò sotto molteplici profili: per la pericolosità delle sostanze che vengono immesse nel mercato e cedute anche a ragazzini di undici, dodici anni; per i danni a livello fisico e cerebrale che le sostanze in ogni caso arrecano a chi acquista e assume le dosi; per il rischio di morte che può conseguire da ogni dose ceduta. Sì, perché potenzialmente ogni cessione di droga può causare la morte di chi assume questi veleni, ogni pasticca di ecstasy e di ketamina, ogni dose di cocaina o di eroina, può accompagnare il consumatore nell’altro mondo. Ciò per fortuna avviene solo in pochi casi, ma la verità è che ogni consumatore, in occasione di ogni assunzione di droga, si trova a ballare, a sua insaputa, sull’orlo dell’abisso tragico che divide la vita e la morte.
In altre parole, ciò che il legislatore non ha valutato nella giusta maniera nel determinare le pene in materia di droga è che tutti i trafficanti e tutti gli spacciatori sono potenziali assassini, perché una overdose è sempre e comunque una possibilità concreta.
Le persone (se si possono chiamare così) che trafficano con la droga, e che nella maggior parte dei casi nemmeno sono anch’essi consumatori, distribuiscono la morte per puro tornaconto economico, e, una volta fermate ed arrestate, dovrebbero stare veramente in galera per anni, e non per pochi giorni o per pochi mesi – come avviene oggi nel migliore dei casi, ammesso e non concesso che in galera, nella fase delle indagine preliminari o dopo la sentenza definitiva, ci vadano – per poi, sicuri di una impunità di fatto, riprendere subito e in grande stile la stessa attività criminale di prima, come se si trattasse sempre dello stesso film proiettato all’infinito.
Certo, nell’entità della pena andrebbero fatte le dovute distinzioni tra il trafficante e i corrieri, da un lato, e gli spacciatori, dall’altro, Ma per tutti sarebbe necessario togliere la possibilità di patteggiare o di scegliere altri benefici processuali, tipo il giudizio abbreviato. Da eliminare per questi reati pure la sospensione condizionale della pena, che evita il carcere anche in caso di condanna sotto i due anni, come regolarmente avviene per il microspaccio, e fa andare dentro solo alla terza condanna. Così come sarebbe necessario, nella fase iniziale delle indagini, dopo un arresto effettuato in flagranza di reato, impedire che sia possibile, per i giudici, ordinare la scarcerazione dopo pochi giorni, come se non ci fosse la quasi certezza della reiterazione del reato.
Solo così si potrebbe mettere un freno al dilagare del traffico degli stupefacenti. Pene più dure e certezza della pena. Invece no, nonostante tutto il parlare che si fa della necessità di combattere una lotta senza tregua alla droga, le pene base sono assolutamente inadeguate e non proporzionate al gravissimo reato commesso ed al danno sociale arrecato, e i benefici processuali, a volte concessi dai magistrati quasi in automatico, senza che nemmeno ve ne sia l’obbligo, rendono le condanne ancora più ridicole.
E quando in galera alla fine, dopo una lunga trafila, ci si va, ci si resta poco o niente. Per lo spaccio, anche sommando più condanne in precedenza non scontate per la sospensione condizionale della pena, non si resta mai dentro per più di un anno, un anno e mezzo; per il traffico di droga in grande stile, quando si applica l’aggravante della notevole quantità delle sostanze stupefacenti, la condanna non supererà mai i dieci, dodici anni; e vi saranno poi, in ogni caso, i benefici ulteriori che si possono ottenere durante la detenzione, con altri sconti di pena finalizzati alla rieducazione del condannato. Con la buona condotta dietro le sbarre, intanto, si scalano tre mesi per ogni anno di carcere. E poi ci sono i permessi premio, l’affidamento in prova ai servizi sociali, il lavoro esterno, la semilibertà, la liberazione condizionale, tutte misure sacrosante, finalizzate a garantire la rieducazione dei condannati e a facilitare il loro reinserimento nella società, anche se, come è evidente, riducono di molto l’efficacia deterrente del carcere. Ma qualcuno si è mai chiesto qual è il tasso di recidività dei soggetti arrestati per spaccio e traffico di stupefacenti? Qualcuno si è mai chiesto il motivo per cui tutti i soggetti arrestati per droga, salvo qualche spacciatore disperato, mantengono in carcere una condotta impeccabile (salvo poi, appena usciti grazie alla buona condotta e a qualcuno dei benefici sopra elencati, ripartire alla grande con lo spaccio ed il traffico di stupefacenti)? E’ giustizia, questa?
E questa giustizia così ridicola deprime o incentiva chi decide di buttarsi nel grande affare della droga, attirato dai grandi guadagni che vi si possono fare anche in breve tempo? Deprime o incentiva le forze dell’ordine che, con grande fatica, perché la lotta è impari, individuano e arrestano gli spacciatori, i corrieri, i trafficanti di droga, e poi, quasi subito, se li ritrovano in giro con il sorrisetto sulle labbra, impegnati più che mai a distribuire la morte?
Pene più dure e certezza della pena, quindi. E questa è, d’altra parte, anche la ricetta che Nicola Gratteri, uno dei magistrati più esposti nella lotta contro la mafia calabrese, invoca contro la principale organizzazione criminale italiana dedita al traffico di stupefacenti, la ‘ndrangheta, da applicare indubbiamente, fatte le debite proporzioni, a tutti i livelli della circolazione di sostanze stupefacenti, dal trafficante internazionale di droga al microspacciatore.
Il piccolo spacciatore, comunque, se a sua volta dedito al consumo di sostanze stupefacenti, potrà sempre – come anche le leggi attuali già consentono – chiedere di scontare la pena, anzichè in carcere, presso una comunità terapeutica, dove sarà in grado di avviare un serio percorso di recupero ed un reale processo di cambiamento.
Concludo dicendo che questo è un discorso di carattere generale, sul quale mi piacerebbe che, magari sull’onda di un’opinione pubblica sempre più preoccupata per la piega allucinante che sta prendendo anche da noi il problema della diffusione della droga, qualche parlamentare si impegnasse a proporre le opportune modifiche legislative. D’altra parte, nei palazzi del potere non dovrebbe parlarsi principalmente dei reali problemi della gente, della sanità, della droga, dei giovani, della disoccupazione, delle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, delle ridicole pensioni degli anziani?
Nel caso specifico voglio precisare che io, pur non riuscendo a perdonare gli spacciatori che hanno causato la morte di mio figlio, non voglio il sangue, non voglio la loro decapitazione. Anzi, al ragazzo maceratese condannato in questo primo processo, che tra l’altro ha perso il padre da pochi giorni, voglio dire che io, così come la madre e la fidanzata di Nicola, non agirò mai nei suoi riguardi per cercare di ottenere un qualche risarcimento dei danni. Niente infatti potrà ridarmi mio figlio o risarcirmi per questa perdita così devastante, e in ogni caso sono sicuro che Nicola sarebbe contento se a questo ragazzo suo conoscente, a sua volta vittima della droga e tra i due spacciatori sicuramente quello meno colpevole (perché ha fatto solo da tramite tra la vera spacciatrice – peraltro ormai uccel di bosco, ad ulteriore dimostrazione di quanto giri a vuoto la normativa di repressione in materia di droga – e il consumatore), qualcuno, come noi stiamo ora facendo, tendesse una mano di aiuto. Spero comunque che quanto avvenuto sia per lui l’occasione di un cambio di vita e di un serio avvio di un percorso di recupero.
Così come spero che i giovani maceratesi, che a volte distribuiscono la morte solo per comprarsi qualche telefonino nuovo o qualche capo griffato di abbigliamento, riflettano su questa storia e sulla pericolosità dello spaccio di stupefacenti e non considerino innocua la prassi di procurare la droga a qualche loro amico o conoscente: anche questi “favori” costituiscono infatti attività di spaccio, e portano a condanne in sede penale, esattamente come è avvenuto nella vicenda di cui stiamo parlando.
* Avv. Giuseppe Bommarito
Presidente onlus “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
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IN RICORDO DI NICOLA (leggi l’articolo)
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avvocato lei ha pienamente ragione le leggi che girano intorno al mondo della droga in italia sono ridicole e lei stà combattendo un battaglia contro il sistema che piuttosto garantire sicurezza ai nostri figli molte volte le stesse istituzioni non intervengono perchè tanto se li arrestano il giorno dopo già stanno liberi e la cosa piu raccapricciante è che questi trafficanti di morte in molti casi hanno appoggio proprio da chi ci dovrebbe salvaguardare
Lei scrive
“D’altra parte, nei palazzi del potere non dovrebbe parlarsi principalmente dei reali problemi della gente, della sanità, della droga, dei giovani, della disoccupazione, delle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, delle ridicole pensioni degli anziani?”
Queste parole tutti noi: nonni, genitori, giovani le dovremmo urlare, prima di tutto perchè essi ci devono rappresentare; a me sembra invece che nei loro palazzi pensano solo a rappresentare loro stessi.
Quando non rispettano più i bambini figuriamoci come si possono comportare con gli anziani.
Avvocato prepari qualcosa per far cambiare tale legislazione e penso che in moltissimi aderiremo.
Grazie per quanto sta facendo.
Scusate se vado controtendenza, ma non è ormai acclarato che il proibizionismo non funziona e che politiche di liberalizzazione sarebbero molto più efficaci per combattere (se non annullare) la criminalità?
Poi insomma, uno l’avrà anche venduta e l’altro avrà fatto da corriere, ma non dimentichiamoci che dall’altra parte c’era un cliente che ha richiesto un servizio e che se non fosse stato accontentato da questi due si sarebbe rivolto altrove. Nessuno l’ha obbligato a comprare, chiamarlo vittima (se non vittima di se stesso) mi pare esagerato.
Basta essere abbastanza furbi da non drogarsi (e non ci vuole molto) poi vedrete che in mancanza di domanda della merce sparirà presto anche l’offerta.
Ho letto con profondo dolore l’articolo del mio amico avv. Giuseppe Bommarito. Anch’io, come lui, ho perso un figlio per overdose da cocaina e, leggendo le sue righe, ho ripercorso tutto il calvario della mia famiglia per aver perso questo figlio che adoravamo. Io, al contrario dell’avv. Bommarito, non ho voluto far nulla, nè cause contro il responsabile nè altro, perchè quando ho perso mio figlio non mi è importato più di nulla, ormai avevo perso tutto, non è che una eventuale condanna del responsabile avrebbe alleviato il mio dolore, forse, col senno di poi, avrei fatto qualcosa di diverso, ma allora ero entrato in una spirale di apatia completa. Quello che però mi turba di più è leggere che qualcuno dice “non ci vuole molto ad essere abbastanza furbi per non drogarsi e poi non dimentichiamoci che c’era un cliente che aveva chiesto un servizio”. Questa è una spiegazione che mi lascia di stucco: denota una completa ignoranza, insensibilità e superficialità nel trattare queste problematiche. Tutti i ragazzi che si drogano sono le persone più sensibili e più fragili di questa società: Vincenzo Muccioli diceva che questi giovani erano l’espressione migliore (basterebbe leggere gli scritti di Don Chino Pezzoli, di Don Benzi, di Don Ciotti, di Don Mazzi e di tanti altri che spendono la loro vita al servizio degli altri – Oppure passare un giorno in una Comunità di recupero, parlare con i ragazzi, ascoltare le loro storie, vedere come è bello recuperare le proprie vite) E vorrei ricordare che questi ragazzi scomparsi a causa della droga sono vittime di questa società, siamo tutti responsabili, noi genitori in primo luogo, poi a seguire le Parrocchie, la Scuola, le Istituzioni, i Media, nessuno è immune da queste responsabilità. La verità è che occorre un ripensamento generale del modo di vivere perchè se andiamo avanti nella stessa maniera di oggi i nostri giovani, come dice nel suo ultimo libro Don Chino Pezzoli, “…sono come canne al vento”.
Io ho scelto di battermi assieme all’avv. Bommarito per far sì che questi giovani abbiano ideali e aspirazioni giuste che li portino ad apprezzare il valore della vita e nello stesso tempo cercare di cambiare questa società consumistica che offre solo sbocchi negativi. Forse è come cercare di vuotare un lago con un cucchiaio, ma in ogni cosa che si fa occorre crederci e, se ognuno fa il suo dovere, possiamo farcela.
Gaetano Angeletti – Presidente Ass.ne “La Rondinella” di Corridonia
Non è mia intenzione entrare nel merito della vicenda che non conosco ma approfittare di questo spazio per fare una considerazione di carattere generale. La repressione del fenomeno per via legislativa, come è stato più volte dimostrato, non ha mai risolto il problema droga anzi molto spesso ha aggravato altre criticità, ha generato sovraffollamento nelle carceri, ha dato l’opportunità al nostro legislatore con indulti o amnistie di sistemare, incidentalmente sia chiaro, qualche pendenza con la giustizia o ripulire qualche fedina penale diventati ormai scomodi al politico di turno. Da un punto di vista sociologico è indubbio che il fenomeno droga attraversa trasversalmente civiltà, culture, classi sociali, livelli di istruzione e di età, da un punto di vista biologico è altrettanto vero che il nostro corpo produce naturalmente sostanze dopanti i cui effetti sono assimilabili a quelli di alcune droghe sintetiche attualmente presenti in commercio. Probabilmente è ora di accettare il fatto che le droghe, in tutte le sue forme, sono un fenomeno intimamente connesso alla natura dell’uomo e come tale non può essere combattuto e sconfitto ma deve essere governato. Bisogna uscire dal pregiudizio ipocrita di chi dice che lo Stato non può abbassarsi al rango di “pusher” perchè nel mentre le casse della criminalità organizzata si espandono e la sua putrida mano invade sempre più il nostro tessuto economico e sociale.
Rispondo al sig. Tarsi, che forse dovrebbe approfondire di più i temi sui quali interviene, prima di intervenire: NON è assolutamente, da nessuna parte, acclarato che il proibizionismo in materia di sostanze stupefacenti (ma anche in altri settori “problematici” come l’alcool, le pillole abortive ecc..) non funziona e che, invece, la liberalizzazione sarebbe la soluzione migliore. Anzi, è tutto il contrario.
E questo non lo dico io, che non sono nessuno, ma lo dicono studi e approfondimenti (sociologici, antropologici, politici, medici e statistici) svolti in molte parti del mondo occidentale (che potrà facilmente reperire su internet e, in parte, anche su diversi articoli scritti in passato dall’avv. Bommarito che li cita con tanto di fonti e dati).
Lei, nella Sua risposta, denota una superficialità imbarazzante e disarmante nell’affrontare il tema tossicodipendenza, dimostra che (per Sua fortuna) non ha mai realmente avuto a che fare da vicino con certi problemi.
Lei non conosce, probabilmente, tutto quanto c’è dietro al problema, il disagio, il dolore, la difficoltà nel vivere, la sensibilità, i traumi familiari spesso irrisolti, la solitudine…. è molto facile, per chi non riesce ad andare oltre l’apparenza e l’indifferenza, giudicare da fuori, egoisticamente, è molto più difficile, invece, fermarsi un attimo a pensare seriamente alle mille sfaccettature nascoste, è molto più difficile uscire da se stessi e cercare di vedere, con umiltà, la prospettiva mettendosi nei panni dell’altro.
Quello che Lei sostiene non solo lo ritengo dannoso, pericoloso e controproducente per tutte le persone che invece stanno lottando contro la droga (ragazzi in difficoltà, famiglie intere, alcune istituzioni e associazioni), ma soprattutto lo ritengo offensivo nei confronti di chi, come l’avv. Bommarito, dopo aver perso un figlio, sta cercando con serio e costante impegno, di fare qualcosa per salvare, anzi, tentare di salvare, qualcun altro; sta tentando di far nascere un po’ di “bene”, da una vicenda che, altrimenti, sarebbe solo “male”.
Poi è offensivo nei confronti di Nicola e chi, come lui, ha veramente lottato una vita intera, se pur breve, contro la propria debolezza, la propria “malattia”, sforzandosi con tutte le sue forze per vincere una dura battaglia, che poi ha perso.
Forse i commenti di Tarsi e Johnny Utah possono risultare offensivi, capisco la rabbia che si prova nel vedere inflitta una condanna così lieve a chi, in pratica, è causa di morte altrui, ma credo abbia ragione David Del Bianco, nel post “affine” a questo, quando parla di leggi dello Stato e di opportunità per chi, effettivamente, vive, viveva o vivrà la stessa situazione che ha vissuto Nicola… Invito l’avvocato Bommarito e tutta l’associazione a non perdere però la calma e a continuare, con serenità, la propria battaglia contro “l’indifferenza” rispetto all’abuso di droghe, ricordando però che nella maggior parte dei casi siamo tutti, dallo spacciatore ai parenti del tossicodipendente, vittime di un sistema molto più grande. Ed è questa piovra che va distrutta…
Ma si !!…..Sig. Tarsi ….liberalizziamo la droga ,diamola con i pop corn al cinema o compriamola in Farmacia con la pillola x il mal di testa!!!
Ma che dice caro Signore !!
Io non conosco la Sua persona ,non so la sua età …ma mi auguro che nella vita non debba mai patire un dolore cosi ‘ grande come la perdita improvvisa di un suo caro …soprattutto x droga !!
Ma sicuramente Lei sarà talmente intelligente che non le servirà di arrivare a tanto x capire che stupidaggine sta pensando ora!
Complimenti Sig:Tarsi!!! lei si …che è una persona sensibile!!!!
Il problema della droga non è cosi semplice ,purtroppo:
Se l’avv. Bommarito potesse trovare un modo per cambiare questa legislazione ingiusta e obsoleta, sarei la prima ad aderire. A lei, avvocato,va tutta la mia ammirazione.
@F.Marchesini: Effettivamente non è un tema di discussione che mi entusiasmi e non ho particolarmente approfondito la materia, ma che il proibizionismo non funzioni è sotto gli occhi di tutti: il mercato è in mano alla criminalità ed il consumo non mi pare che diminuisca. Lo dice anche l’ONU (http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/esteri/onu-droghe/onu-droghe/onu-droghe.html) che qualche indagine più approfondita della mia presumo l’abbia fatta e, a titolo di esempio, lo sostiene anche un procuratore generale (http://www.sanbenedetto.org/index.php?option=com_content&view=article&id=1582:macri-liberalizzare-le-droghe-pesanti&catid=17:approfondimenti&Itemid=80).
Per il resto proprio non capisco chi avrei offeso, ma pazienza. Resteremo ognuno della nostra opinione.
@gaetano angeletti: Cito:”Tutti i ragazzi che si drogano sono le persone più sensibili e più fragili di questa società”. Posso anche accettare per buono che possa essere valido per qualcuno, ma usare il termine “tutti” è davvero spararla grossa. Ma evidentemente deve essere appunto perché non mi drogo che non sono abbastanza fragile e sensibile e dev’essere sempre per questo che non ho colto a volo queste 2 caratteristiche nei 2 tossicodipendenti che mi hanno aggredito alle spalle e spaccato la testa per rapinarmi. Cmq in bocca al lupo alla vostra associazione: se riuscite ad evitare che qualcuno diventi tossicodipendente tanto di guadagnato per tutti.
Mi permetto di entrare in questa discussione con rispetto per chi il dolore lo prova ogni giorno.
Parliamo di istituzioni e leggi e come se il problema si risolvesse con un anno in più di galera. Negli anni di liceo troppi spacciatori e troppi consumatori: l’unica cosa che ad oggi posso dire è che in tanti abbiamo detto di NO e aiutato altri a fare lo stesso. Ma la scuola, i professori dove erano e dove sono oggi???
E poi come ultima cosa vorrei solo dire che essere genitori non è solo portare i soldi a casa e viziare i propri figli, ascoltateli e condividete con loro passioni positive, non lasciateli soli!