Ci sarebbe il mancato pagamento di una partita di droga a monte dell’esecuzione (leggi l’articolo) delle due persone trovate l’altra notte carbonizzate in una Y10 sul greto di un fiume nelle campagne di San Faustino di Cingoli. I due, intanto, hanno un nome. Si tratta di Younes Inani, e Hassan El Habboui, entrambi marocchini di 30 anni, conosciuti dalle forze di polizia per legami con il mondo dello spaccio di stupefacenti. Secondo la prima ricostruzione della Procura di Macerata, che sta indagando sull’inquietante vicenda, i due sarebbero stati ammazzati e poi chiusi nell’auto data alle fiamme perchè, nonostante vari avvertimenti, non avevano pagato una partita di droga.
Le prime risposte sono arrivate dall’autopsia, condotta dal medico legale Marco Valsecchi nell’ospedale di Ancona, e terminata ieri a tarda notte. L’autopsia, infatti, ha chiarito che Younes Inani è stato ucciso con due colpi di pistola alla testa, morendo sul colpo. Hassan El Habboui, invece, è stato ferito con due coltellate all’addome. Per il medico legale l’uomo sarebbe morto dissanguato quando era già stato chiuso insieme al connazionale fra i sedili posteriori e il vano portabagagli della vettura incendiata. L’auto è risultata essere di proprietà di una marocchina di 25 anni, A. Z., fidanzata di Hassan El Habboui, residente a Foggia.
La ragazza è stata sentita nella giornata di ieri dai carabinieri in Puglia. Secondo la sua versione dei fatti, avrebbe prestato la Y10 a El Habboui per consentirgli di spostarsi.
Younes Inani aveva un permesso di soggiorno spagnolo, ed era arrivato in Italia da quattro mesi, El Habboui era in possesso di un regolare permesso di soggiorno nel nostro Paese.
Le loro abitazioni sono state perquisite in nottata. Secondo gli investigatori, i due spacciavano droga, soprattutto cocaina, fra Senigallia e Jesi, per conto di un’organizzazione più ampia, che controlla il traffico di stupefacenti in una vasta area delle Marche.
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Una scia di droga color rosso sangue… Un titolo quasi profetico. Continuano infatti nella nostra provincia gli omicidi commessi in nome della droga, per effetto della droga, per i giganteschi affari criminali che ne conseguono. Credo che la provincia di Macerata sia oramai in testa alle graduatorie nazionali dei morti ammazzati per questioni comunque connesse alla droga.
A mio avviso, occorre un ripensamento delle scelte investigative seguite dalle forze dell’ordine. La priorità deve essere quella della lotta al traffico ed allo spaccio di droga, a partire dal microspaccio. I furti e le rapine in villa servono quasi sempre per fare liquidità e iniziare ad immettersi nel grande mercato della droga, sono reati secondari. Il vero bubbone è il traffico di droga, che si sta espandendo sempre di più (con gravissime ricadute sul piano sociale e sanitario, tanto che le Marche sono ormai al secondo posto in Italia quanto a tasso di mortalità: ciò significa che la droga, in relazione alla popolazione residente, uccide tra i giovani più nelle Marche che in Campamia o in Lombardia), approfittando del fatto che si continua a non voler guardare la realtà in faccia.
La criminalità organizzata (principalmente la camorra e la ‘ndrangheta), che gestisce nella nostra regione il traffico di droga in alleanza con i clan albanesi e nigeriani, e con manovalanza locale e maghrebina dedita al piccolo spaccio, si approfitta proprio di questa scarsa consapevolezza, di questa assurda volontà delle istituzioni di rimanere legati ad una visione idilliaca della nostra terra, che non esiste più. Quante volte, leggendo sui giornali le dichiarazioni di alte autorità politiche e istituzionali che escludono con sdegno il radicamento nella nostra regione delle organizzazioni criminali più pericolose, mi viene da pensare a quel Prefetto di Milano che, sino ai trecento arresti della scorsa estate di ‘ndranghetisti sparsi per tutta la Lombardia, aveva ritenuto semplicemente offensivo collegare alla evoluta Lombardia il termine “mafia” o “ndrangheta”.
Io, da profano quale sono, ritengo che la lotta alla droga debba essere sviluppata sempre di più dalle forze dell’ordine (mentre nell’ultimo anno sono invece diminuite le operazioni antidroga condotte nella regione, vuoi per scelte investigative in tal senso, vuoi per mancanza di mezzi e personale: la fonte è l’ultima relazione annuale della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga), a partire dal microspaccio. I piccoli spacciatori vanno costantemente monitorati e contrastati, non solo perchè sono loro che materialmente danno la droga ai nostri giovani, ma anche perchè lo spaccio di sostanze che, in certe situazioni, avviene impunemente quasi alla luce del sole, è un incentivo a far arrivare nelle nostre zone sempre più droga e sempre più delinquenti che organizzano il relativo traffico, e che finiscono per insediarsi sempre più in questa zona, che, se vogliamo definirla isola felice, è tale solo per chi sulla droga vive e prospera.
Ciò non significa certo rinunziare ad arrivare ai livelli alti ed intermedi del traffico di sostanze, anche perché una cosa non esclude l’altra. Significa non far passare l’idea che le Marche siano una zona franca per questo infame traffico.
Potete trovare l’articolo a cui si riferisce Giuseppe Bommarito cliccando sul seguente link:
https://www.cronachemaceratesi.it/2011/05/19/una-scia-di-droga-dal-color-rosso-sangue/
Era l’epoca della chiave sulla porta…ora come ora c’è da aver paura pure ad andare in giro nei piccoli paesini, inizio a rimpiangere i vecchi tempi.
Sarebbe opportuno che le autorità e gli enti compenti cerchino in tutti i modi di contrastare e debellare questi fenomeni inquietanti, altrimenti in un futuro (ormai prossimo vista la frequenza di certi accadimenti) ci ritroveremo ad essere terra di nessuno e perciò terra da conquistare. Massima priorità quindi alla questione sicurezza.
avvocà lei un profano? qualche giorno fà mi trovavo in un bar e sfogliando il giornale ho letto che colei che ha ceduto la fatale dose è irreperibbile fatto gravissimo visto la condanna che doveva scontare era logico che sarebbe fuggita.
La “lotta” alle sostanze stupefacenti è una battaglia persa in partenza.
Per un chilo di cocaina che sequestri ne arriverà sul mercato almeno 10 volte tanto.
Inoltre è una corsa, a piedi legati, in quanto le Forze dell’Ordine non potranno mai competere con chi ha fiumi, oceani di denaro pronti per essere utilizzati in nuovi canali, nuove coltivazioni, pagamento avvocati, omicidi, spaccio, intimidazioni, bustarelle, ecc. ecc. ecc.
Se arresti uno spacciatore 2 secondi dopo il suo posto è preso da un altro… E se arresti anche l’altro 2 secondi dopo c’è un nuovo spacciatore, e così via….
Abbiamo sotto gli occhi di tutti il “proibizionismo” in USA contro la vendita di alcoolici: ha miseramente fallito, ingrassando al contempo la criminalità dell’epoca.
Per la droga si sta battendo la stessa strada perdente…
Perchè coltivale riso o grano o segale o girasoli se coltivare oppio rende il triplo, il quadruplo, il quintuplo????
Perchè spaccarsi la schiena per un lavoro quando spacciare rende 3, 4, 5 volte tanto????
E chi ha il coraggio di chiedere ad un Carabiniere o a un Poliziotto o a un Finanziere di andare a richiare la vita per € 1.500 quando, gli spacciatori, quella somma la fanno in mezza gioranta????
Poichè, così come per la prostituzione, la droga NON la si elimina allora molto meglio tagliare le fonte di finanziamento della criminalità LEGALIZZANDOLE.