Anna Menghi tra fede e politica
“Carancini non andrà a casa”

L'INTERVISTA - "Il vero dramma di Macerata è la viabilità, si è sempre pensato prima alle case e poi alle strade"

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di Alessandra Pierini

E’ serena Anna Menghi, riflessiva e sorridente. L’abbiamo incontrata in un contesto differente da quelli istituzionali, dove è sembrata negli ultimi tempi chiusa in sé e quasi lontana dalla realtà, e la candidata sindaco alle ultime elezioni, oggi consigliere del Comune di Macerata per il Comitato Menghi, sembra un’altra persona. Non ha la frenesia della campagna elettorale, accenna solamente al passato e si apre con noi sulla sua inedita situazione. «In Consiglio sono sola e non è facile ma continuo a dire quello che penso, posso permettermelo. »

Negli ultimi 5 anni dell’amministrazione Meschini, il suo comitato contava 3 consiglieri, Anna Menghi, Placido Munafò e Luigi Pierii, e più volte erano stati identificati come gli unici a fare una vera opposizione a Macerata. All’ultimo turno elettorale, al quale hanno preso parte 17 liste, il Comitato Anna Menghi ha raccolto circa un 6% di voti, quindi un solo posto in Consiglio, occupato da Anna Menghi.

Il nuovo sindaco Romano Carancini si è insediato ormai da 6 mesi. Riesce a fare un primo bilancio del suo modo di amministrare?

«Ancora non si capisce dove sta l’inizio di questa nuova storia ma si capisce che il contrasto che c’è nel centro sinistra è lo stesso che c’era in passato. Bisognerà allora verificare che capacità avranno l’uno e l’altro di accettarsi e venirsi incontro per sanare le divergenze.»

Secondo lei, Carancini rischia di non terminare il suo mandato?

«Sono certa che Carancini non andrà a casa. La differenza principale tra destra e sinistra è che la sinistra è abituata e ha esperienza nella gestione del potere perciò riesce a non commettere grossi errori.»

Passiamo ai problemi della città. Innanzitutto lo Sferisterio. Quest’anno la stagione ha chiuso con un disavanzo e il prossimo anno sono previste solo due opere. Cosa ne pensa?

«Già nel momento in cui l’amministrazione Meschini attivò un mutuo per coprire i debiti dello Sferisterio, la nostra lista civica , e ci tengo a dirlo siamo stati la prima vera lista civica, sollevò il problema essenziale: per lo Sferisterio mancava un progetto. Allora Romano Carancini disse che il progetto era il rigore, ma per noi il rigore non lo è affatto. Per noi l’unico modo di riqualificare lo Sferisterio è dargli la possibilità di essere sfruttato per un periodo più lungo, coprendolo. La nostra mozione dell’epoca voleva spingere almeno a valutare l’ipotesi, fu votata dalla maggioranza, Carancini compreso, poi però non se ne fece niente. Credo che Macerata debba imparare a superare i taboo e la copertura dello Sferisterio è uno di questi. Così com’è lo Sferisterio sarà sempre un’impresa a perdere. I mecenati sono pochi perciò bisogna creare un progetto di questa portata che abbia una valenza tale da stimolarli. Cominciamo a parlarne, la politica ha il dovere di non cogliere le paure ma di superarle. La nostra classe dirigente, invece, coglie i vizi dell’elettore medio e non va oltre»

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Anna Menghi e Placido Munafò

Il problema dei rifiuti è stato al centro di molte vostre battaglie politiche. Nei mesi scorsi il Cosmari ha stabilito delle tariffe differenziate per i vari comuni e il Comune di Macerata pagherà circa 600.000 euro (e per questa decisione ha presentato ricorso al Tar). Come si è arrivati a questo punto?

«C’è inanzitutto una legge che permette di applicare tariffe differenti, ci sono poi a Macerata due realtà che non riescono a fondersi, il Cosmari e la Smea. Finchè non si troverà una soluzione ad una gestione che fa acqua da tutte le parti, il problema continuerà a trascinarsi e a pagarne lo scotto saranno i cittadini. In realtà è un problema politici che il Cosmari ha tentato di risolvere inserendo nel cda rappresentanti sia della destra che della sinistra, ma la gestione dei rifiuti va fatta in maniera tecnica. Carancini ha presentato un ricorso, l’avessimo fatto noi si sarebbe gridato allo scandalo ma lo fa lui e sta bene a tutti, intanto i cittadini pagano.»

Suap Giorgini e mintematica sono i temi caldi che il prossimo Consiglio comunale dovrà affrontare. Qual è la sua posizione in merito?

«Il futuro urbanistico di Macerata è ormai tracciato, ora si tratta di chiudere delle vecchie questioni. Ormai il territorio non regge più quindi bisognerà nei fatti prendere un’altra strada. L’urbanistica è uno dei collanti della politica maceratese: ad esempio nella minitematica si usa la commissione mentre il centro destra strizza l’occhio al centro sinistra. Oggi si riunirà la commissione: la Giunta ha presentato una delibera, la commissione ne ha presentata un’altra, questa sera si compirà il miracolo dell’unificazione. Per quanto riguarda Giorgini, fa comodo a tutti dire di no ma la delibera si attacca al parere del dirigente ed è facilmente impugnabile. Ci sono molti punti oscuri, anche lo stesso Giorgini avrebbe potuto finora agire in molti modi. Sinceramente su una delibera così ridicola non mi voglio esporre, comunque non sono determinante.»

Altro nodo cruciale per la città è la viabilità. Come affronterebbe il problema?

«Già in campagna elettorale avevo ribadito più volte che il bilancio comunale era disastroso e che non c’era più un euro. Munafò aveva chiesto un consiglio comunale aperto sul tema. La viabilità è il dramma di questa città che ha pensato sempre prima alle case e poi alle strade. Ora le poche risorse dovranno essere ripartite in base alle priorità ma a questo punto lasciamo che sia Carancini a risolvere il problema.»

Per molti anni lei è stata con il suo comitato il simbolo dell’opposizione maceratese. Ora ha una posizione più defilata. Per quale motivo?

«Abbiamo pagato il nostro ruolo di opposizione con il risultato alle elezioni. Dopo le votazioni tutti sono vincitori, anche Pistarelli è stato definito il vero vincitore ma basta un voto per perdere. Noi abbiamo perso e rispettiamo il dato elettorale. Per 10 anni abbiamo cercato di far aprire gli occhi alla città ma Macerata non vuole capire quindi abbiamo cambiato le modalità della nostra presenza. In sostanza in consiglio sono sola, continuo a dire quello che penso e sono orgogliosa di poter guardare tutti in faccia. Abbiamo sempre rispettato le regole della politica, ma la strada dritta non paga. Ora lasciamo che sia il centro destra a fare opposizione.»

Qualcuno ha pensato che l’assenza di Placido Munafò, per anni al suo fianco, abbia pesato sul suo nuovo atteggiamento…

«Munafò ha un’energia che io non ho e quando sono rientrata per la prima volta in consiglio dopo che ero stata mandata a casa, il suo sostegno è stato fondamentale. La nostra sintonia ha sempre dato fastidio, così come il fatto che il nostro comitato fosse molto compatto. Comunque già nel secondo quinquennio dell’amministrazione Meschini il nostro atteggiamento era cambiato, basta vedere il numero delle mozioni presentate. Sicuramente Munafò è una voce autorevole e le sue argomentazioni erano sempre fondate ed interessanti ma io, anche se da sola, non farò finta di non esserci.»

Munafò le ha lasciato un messaggio in un commento ad una notizia pubblicata sul nostro giornale: «Assolutamente non condivisibile purtroppo l’atteggiamento di Anna Menghi che l’ha vista astenersi sulla richiesta di anticipazione della discussione della delibera Giorgini proposta dal consigliere Carbonari. Per coerenza sarebbe stato meglio al limite non partecipare al voto, ma certamente non è assolutamente condivisibile fare da stampella all’ambiguità della maggioranza accodandosi supinamente al voto pilatesco dell’astensione del Sindaco, contribuendo così alla bocciatura della suddetta proposta. La maggioranza andava inchiodata alle sue responsabilità, così come il centro destra, cosa che Anna Manghi non fatto e mi dispiace dirlo, con la sua ambigua scelta dell’astensione. Il problema se lo devono risolvere al più presto i partiti di maggioranza e di opposizione che hanno mietuto voti con promesse elettorali e quindi era giusto porli di fronte alle loro responsabilità soprattutto su un tema scottante come quello della cosiddetta delibera Giorgini.» Come l’ha presa?

«Capisco che fa strano leggere un commento come questo ma lui al momento mi ha ripreso perché ha visto che la mia scelta poteva essere strumentalizzata. Posso sbagliare anche io e ci sta che Munafò possa riprendermi, so che la sua critica è sincera e non finalizzata.»

E’ delusa dalla politica?

«Il mio percorso è stato molto difficile ma grazie alla politica ho ritrovato la fede. La politica è per me una missione. Ho fatto esperienze diverse in cerca di qualcosa che ho poi trovato nel mio cammino di fede. Ho rischiato che la sofferenza mi indurisse, la politica mi ha dato un patrimonio di esperienza e ha migliorato il mio carattere e la fede mi ha anche quietata. Macerata è piena di cattolici, per la politica il disegno di Dio ci dirà…»



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