Fa discutere il progetto di un grosso impianto fotovoltaico progettato per sorgere nella zona di Sarrocciano, al limite del Comune di Corridonia . Si è costituito un Comitato di cittadini “Territorio verde, naturale e libero” i quali si oppongono, non allo sfruttamento dell’energia solare, ma alla mancanza di regole che disciplinano la realizzazione degli impianti. Al loro fianco anche il Fronte Verde Marche e il suo coordinatore regionale Tonino Quattrini.
“Il Fronte Verde – si legge in una nota – dichiara la sua contrarietà al consumo del territorio, e alla distruzione dei terreni fertili e produttivi.
La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite, il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico, l’agricoltura scivola verso l’impoverimento senza ritorno, le identità culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città, sembrano destinate a confluire in un unico, uniforme e grigio contenitore indistinto.
Il fotovoltaico è una risorsa fondamentale per la soluzione del problema energetico degli anni a venire, ma si possono trovare collocazioni molto più vantaggiose della terra agricola. Il 12% del territorio nazionale è già cementificato, se un tetto su tre fosse coperto da fotovoltaico, si
realizzerebbe una superficie di 12.053 Km quadrati, ossia 241 milioni di kWp.
Che soddisferebbero tutto il fabbisogno nazionale diurno senza sacrificare un solo metro quadro della nostra capacità produttiva agricola.
Si potrebbero usare inoltre cave dismesse, vecchie discariche.
Sull’impianto proposto a Sarrocciano dobbiamo anche rilevare alcune anomalie: il progetto era pubblicato sul sito della Provincia, dopo il primo articolo apparso sulla stampa contro l’enorme impianto è stato immediatamente tolto. Perché? La trasparenza degli atti amministrativi dovrebbero essere incentivati, invece si nasconde il tutto. Cosa c’è di poco chiaro in questo progetto?
Un impianto di 120.000 mq, con pannelli alti circa 4 metri (90 cm il punto più basso fino a 3,47 il punto più alto con una profondità di 4 metri).
Il Fronte Verde prosegue Tonino Quattrini – propone una regolamentazione e indica alcuni criteri base da rispettare:
1. Distanza minima dai confini, strade e abitazioni;
2. Grandezza dell’impianto (kWp) massimo 1.000/2.000 kwp, 20.000/30.000 Mq);
3. Altezza e grandezza dei pannelli (max 1,80);
4. Salvaguardia e rispetto dei vincoli ambientali esistenti;
5. Difesa e salvaguardia del territorio naturale.
La documentazione è stata consegnata a Claudio Cimarossa per la comunià di Corridonia e a Loretta Dichiara, candidata alle recenti elezioni regionali lista Marinelli, per la comunità di Morrovalle.
Il comitato di cittadini, costituitosi contro il progetto, inizierà appena dopo la stagione delle ferie una raccolta di firme per sensibilizzare i cittadini e le autorità politiche della zona.
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Argomento molto difficile . Apparentemente siamo di fronte al dilemma su cosa scegliere fra l’incremento della produzione di energia pulita che riduce l’emissione di gas serra e la difesa del territorio agricolo e naturale la cui disponibilità si riduce a vista d’occhio .
Il rischio e’ quello di cadere nella solito approccio di un vecchio ambientalismo che non sa scegliere o degli egoismi delle comunità per cui va bene tutto purché non sia nel mio giardino. Certo che tutto sarebbe più facile in presenza di una programmazione pubblica in grado non solo di fissare obiettivi (ad esempio in termini di quote di energia rinnovabile e di difesa del territorio ) ma sopratutto di condividerli e comunicarli rendendo quindi partecipe la comunità delle esigenze che si deve fronteggiare. Serve questo mega impianto per gli obiettivi di politica energetica della nostra regione ? Perché l’impianto e’ davvero enorme , specie se e’ vero che solo qualche settimana fa la regione avrebbe approvato un regolamento che impone la ViA (una procedura di valutazione degli impatti ambientali che allunga notevolmente i tempi di autorizzazione per impianti di 200 kwp , dico 200 contro 6000 !). Insomma questo impianto se e ‘ così come e’ delineato e’ davvero una cosa grossa in grado di modificare (stravolgere?) il sistema ambientale dove si va a collocare . La perplessità di fronte ai grandi impianti a terra in effetti e’ ormai una valutazione alquanto diffusa. Il nostro paese negli ultimi ha recuperato molte posizioni nell’installazipne di impianti di produzione di energia rinnovabile , ma ancora molto c’è da fare e se non si vuole far rallentare questa corsa bisogna prendere interventi opportuni per favorire l’istallazione su i tetti di abitazioni di capannoni ed abitazioni (molti privati non sono ancora adeguatamente informati) od utilizzando terreni ormai abbandonati dall’agricoltura . Quello che mi sembra importante possa emergere da una discussione come quella che si svilupperà e’ la consapevolezza che il terreno e’ una risorsa scarsa che non possiamo “sprecare” come sicuramente non solo nella nostra regione e’ stato fatto negli ultimi decenni. Senza dimenticare poi che le aziende agricole in questo momento non riescono a guadagnare con la loro attività caratteristica e vedono nel fotovoltaico una necessaria fonte di integrazione del reddito.
Togliere terreno fertile per costruire impianti fotovoltaici che al momento sono redditizi solo grazie a campagne promozionali, sovvenzioni e prezzi imposti è una sciagura. Ci sono capannono infiniti, alcuni anche abbandonati a causa della crisi che potrebbero ospitare, i pannelli, come pure gli edifici pubblici da ristrutturare o nuovi.
Che dire poi dei costi di smaltimento e di ripristino del terreno, ormai rovinato da blocchi di cemento, inseguitori in acciaio e quant’altro ? E gli stessi pannelli una volta obsoleti come saranno smaltiti.
Una società più sobria passa per forza di cose attraverso la rivalutazione dell’agricoltura, della produzione locale, dell’autoconsumo.
Certo non bastano i divieti, occorre rendere più redditizia l’agricoltura, magari obbligando i tanti centri commerciali a vendere grosse quote di produzione locale.
Spett.le Iesari
La ringrazio per il suo contributo, le sue argomentazioni sono precise e condivisibili, utili ad un dialogo per avere una soluzione al tema.
Certamente il documento redatto dal Fronte Verde sulla vicenda è molto più dettagliato e dibatte tutte le sue osservazioni. L’articolo di Cronache Maceratesi è chiaro e preciso (li ringrazio per lo spazio dedicato) comunque è sempre una sintesi e bisogna tenerne conto.
Comunque mi permetta una osservazione al Suo ragionamento; “ le aziende agricole in questo momento non riescono a guadagnare con la loro attività caratteristica e vedono nel fotovoltaico una necessaria fonte di integrazione del reddito”. È una affermazione che Lei fa, vera e precisa. Ma non possiamo pensare che se l’agricoltura non rende dobbiamo optare al più “conveniente” e in questo caso distruggere la terra fonte primaria per l’alimentazione di una collettività. Penso sia più serio ed importante rivedere la politica agraria.
Anche perché se ragioniamo esclusivamente in questi termini, dovremmo dar giustificazione anche a tutti quei imprenditori che lasciano l’Italia per andare dove è più facile fare “integrazione di reddito”. Ma non mi sembra giusta questa soluzione perché dannosa per la comunità. Poi si può per l’energia rinunciare al “pane”?
Una politica corretta e seria deve, secondo il mio parere, non discriminare l’una e distruggere l’altra, ma operare per creare una crescita equilibrata e positiva per tutti gli operatori.
Poi, chiedo scusa, nel fatto specifico del progetto stiamo parlando di una delle terre, forse la più bella, la più fertile e produttiva del territorio provinciale. Se poi analizziamo gli autori e i richiedenti dell’impianto certamente non è la necessita di “integrazione del reddito” la motivazione dell’opera.
12 ettari, con pannelli posti a 90 cm dal suolo fino ad una altezza di circa 4 metri, con una profondità di oltre 4 metri, più che un impianto per “integrare il reddito” mi sembra un “eco mostro della speculazione”.
Vede spett.le Iesari, per chiarire l’affermazione a proposito di “egoismi o vecchio ambientalismo”: più avanti verso Macerata (circa 2 km) è stato realizzato un altro impianto fotovoltaico già in funzione, ma è più distante dalla strada, la grandezza è di circa 20.000 mq e i pannelli sono di circa 1,80 cm di altezza , (non che sia bello da vedere) ma è altra cosa, e nessuno di noi ha contestato. Ma qui è un’altra cosa! (120.000 mq è quasi il doppio del progetto Giorgini a Valle Verde)
Comunque torno a ringraziarla per il Suo contributo alla discussione sperando che il dibattito e il confronto ci aiuti a far trovare una politica condivisa per il bene collettivo.
Distinti Saluti
Tonino Quattrini
Sig. Quattrini
Solo per precisare meglio il punto a cui lei si riferisce. In effetti la mia considerazione era riferita non tanto al progetto specifico , quanto al fenomeno generale che vede molti agricoltori essere facilmente tentati da offerte di vendita o affitto dei terreni agricoli per istallazioni più o meno grandi proprio a causa della attuale scarsa o nulla redditività delle loro attività tradizionali. E non si può biasimarli per questo se non cercare di ricreare le condizioni che favoriscono il reddito agricolo. Quindi condivido le sue considerazioni , ma non possiamo fare a meno di considerare tutti gli elementi del problema .
Sig. Iesari
condivido
Il nostro impegno non si deve fermare solo nell’argomento specifico ma dobbiamo ragionare in senso totale.
Grazie
Tonino Quattrini