di Placido Munafò
Mi sento di intervenire per sottolieneare le molte eccelenze architettoniche di pregio che appartangono ad un passato recente e che meritano attenzione. Non è infatti il centro storico l’unica valenza architettonica di Macerata. Vorrei porre l’attenzione sullo splendido edificio razionalista progettato nel 1933/34 dall’arch. Mario Ridolfi noto come l’ex GIL. Ma l’attenzione verso questo edificio non è solamente riferito al solo edifico in se, ma anche all’intera area di pertinenza che è stata snatutara dalla una piscina che ne fa perdere il valore ambientale così come questo era stato concepito da Ridolfi e che, nel suo insieme, potrebbe esprimere una notevole potenzialità, non solo architettonica e consentitemi paesaggistica, ma anche funzionale.
L’ex GIL va al più presto restaurato per riportarlo, da un lato, alla sua immagine iniziale e, dall’altro lato, per salvare i veicoli materiali che la caratterizzano e che esprimono una innovazione tecnoclogica unica nella nostra Provincia per l’epoca in cui è stato costruito : primo utilizzo in Provincia del telaio in cemento armato, serramenti innovati e soprattutto una splendita faccia continua metallica sul vano scala principale che nulla ha a che invidiare ad altre realizzazioni dell’epoca in altre parti d’Italia. Si deve intervenire presto per salvare questa testimonianza architettonica e non pensare, con questa operazione, di attribuirgli prestazioni non proprie dettate dall’attuale normativa. Penso alla realizzazione di una teca che lo sormonti e che assorba le nuove prestazioni richieste e che consenta così di mantenere integro il suo patrimonio materiale. Penso anche che si dovrebbe liberare l’area di pertinenza da tutte le struture presenti per ridare quel respiro ambientale che lo stesso Ridolfi aveva pensato. Credo che prima di tutto si dovrebbe pensare a come riutilizzare questo edificio e l’area di sua pertinanza e, a mio avviso, le soluzioni potrebbero essere due: destinarlo, così come era in origine, ad attività sportive, oppure prevedere un museo dell’arte moderna con annesso parco utilizzabile anche per esposizioni temporanee. L’area dove insiste l’ex GIL è delicata, ma potrebbe diventare così motivo di attrazione e volano per una sua riqualificazione. Non posso che augurami che la nuova amministrazione comunale prenda in seria considerazione questa possibilità.
Prof. Ing. Placido Munafò
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Interessante la proposta, non conoscevo il valore della ex GIL anche se ne avevo sentito parlare. Come dice Munafò speriamo che Carancini ne tenga conto.
Quanto costerebbe l’intera operazione?
E dove troverebbe il Comune i fondi necessari?
E se si dovesse scegliere sarebbe meglio destinare denari per il recupero dell’ex GIL oppure per potenziare i servizi sociali, visto che tutto non si riuscirebbe a fare poichè il Comune non poggia su una montagna di diamanti?
Sicuramente il complesso andrebbe recuperato e valorizzato, magari come spazio espositivo e culturale. Potrebbe essere affittato anche a privati e con i proventi coprire i costi del recupero edilizio. I soldi sono pochi? Occorre razionalizzare le spese e tagliare quelle meno utili : l’erba sintetica sul campo di Collevario è indispensabile? Certo, forse il calcio porta più consensi (cioè voti), ma cominciamo a volare più in alto!
Per Cersasi.
Vorrei farle capire che il resturo dell’ex GIL equivale per importanza al restauro da pochissimi anni terminato del Plazzo Buonaccorsi. Sono pienamente daccordo con “umbertoro” in relazione alle priorità degli interventi, cosiderando anche la potenzialità del sito oggetto di discussione e il pregio architettonico dell’edificio da troppo tempo maltrattato e abbandonato.
Egr. sig. Munafò.
Io non entro nel merito del valore architettonico dell’edificio (anche se da profano l’architettura del ventennio, personalmente, mi piace poco e non la paragonerei ad altre forme architettoniche, viste in giro per l’Europa, del periodo 1800-1900) ma mi limito solo a considerare che i fondi sono sempre meno e che ci sono delle priorità.
Tra l’altro non credo che sia fattibile l’ipotesi generica di spendere (OGGI) ed avere un ritorno monetario (DOMANI) quando al momento attuale non si saprebbe con certezza in quanto tempo i fondi impegatipotrebbero essere recuperati.
Tra l’altro, aspetto da tenere in considerazione, se si crea un grande spazio espositivo c’è anche bisogno di parcheggi e tutta la zona (Cairoli, Don Bosco e limitrofi) non è che ce ne siano tanti… Non vorrei che poi si facesse la fine del polo universitario delle Vergini dove i progettisti (che m a mio avviso dovrebbero andare a pelare le patate, perchè di più non sno capaci) hanno sottostimato il parcheggio costringendo a modificare la viabilità e chiudendo una strada per rccattarla a prcehggio improvvisato….
CARO MUNAFò, SONO D’ACCORDO CON TE E SOSTENGO CHE QUESTA E’ UNA PRIORITA’: la scelta politica della nuova amministrazione è quella di valorizzare l’esistente invece di ‘mattonare’ ancora: tanto più quando l’esistente è di grande pregio e ancora di più quando è di pregio ed è funzionale alla finalità pubbliche espositive o amministrative del Comune; d’altra parte lo studio sull’ex GIL, pubblicato da te e da altri in collaborazione alcuni mesi fa, illustra chiaramente il valore artistico e la funzionalità dell’opera. Grazie del tuo contributo professionale!
Caro sig. Cerasi a proposito di parcheggi a breve si relizzarà il grande parcheggio dei Salesiani, quindi il problema non esisterebbe
Allo stato di fatto il parcheggio non esiste ancora e, quando sarà realizzato, potrà servire tutta la zona…. Quando sarà realizzato.
Però vedo che glissa sul ragionamento costi (presenti) ed eventuali ricavi (futuri).
Singolare che l’amico Gian Mario dica, oggi, che è inutile mattonare ancora quando la precedente amministrazione (di cui lui faceva parte), ieri, si è distinta (con la complicità dell’opposizione) a mattonare ovunque e di più….
Caro Placido, condivido totalmente la tua proposta per il recupero e salvaguardia dell’unica opera ridolfiana presente in città. Non si tratta solo di rifunzionalizzare un’opera architettonica di un riconosciuto maestro dell’architettura moderna. Credo anche che si tratti di valorizzare la testimonianza simbolica di una città, culturalmente sensibile almeno sino al periodo tra le due guerre, che ha sempre saputo coniugare l’utilità con la ricerca della qualità architettonica diffusa.
un museo d’arte moderna.