di Giancarlo Liuti
L’altra mattina mi è capitato di assistere a un’animata discussione fra un vigile urbano e uno strano signore che in piazza Garibaldi aveva scavalcato il recinto del monumento e si era sdraiato sotto la statua. “Inutile che insista”, diceva il vigile, “lì dentro non ci si può stare”. “Questa è casa mia e io ci sto quanto mi pare”, era la risposta. “Casa sua? Ho capito, lei non sta bene di testa e adesso chiamo l’ambulanza”. “Chiami pure chi vuole, io non mi muovo di qui”. “Allora le faccio contravvenzione per divieto di sosta”. Intanto s’era formato un gruppetto di curiosi che commentavano la scena. “I vigili di Macerata”, si sentiva dire, “pensano solo ai divieti di sosta, del resto non gliene frega niente, sono gli esattori del comune”. “Documenti”, ha tagliato corto la guardia. “Ecco il passaporto”. “Uruguay, Brasile, lei è un extracomunitario. Favorisca il permesso di soggiorno”. “Io sono di Nizza, sono europeo, posso andare dove voglio”. Il battibecco andava per le lunghe finché io, guardando meglio quel tipo, l’ho riconosciuto e, avvicinatomi a lui, gli ho detto: “Sia ragionevole, generale. Venga con me, facciamo due passi, parliamo con calma”. Sentendosi chiamare generale, lui mi ha sorriso, è uscito dal recinto, mi ha preso sottobraccio e chiacchierando del più e del meno ci siamo diretti verso i Giardini Diaz.
“Tale Diaz”, ha brontolato con una smorfia, “un altro generale. Ma, sia chiaro, di seconda categoria”.
“Beh, vinse la prima guerra mondiale”.
“E io feci l’unità d’Italia. Altra roba, amico mio, roba che è destinata a rimanere nei secoli”.
“Nei secoli? Ne è passato solo uno e mezzo e c’è qualcuno che già vuole disunirla, questa povera Italia”.
“Lo so, lo so. Prenda il mio monumento. Tanti anni fa stava al centro della piazza, poi l’hanno spostato da una parte e adesso va a finire che lo buttano di sotto”.
“Non lo pensi neanche, generale. I maceratesi le hanno dedicato una statua, una piazza, una via, un parcheggio, una scuola e un paio di lapidi. Lo ammetta, non si può volere di più”.
“Ma intanto un certo Pistarelli, candidato a sindaco del centrodestra, si allea con la Lega Nord. Lei lo sa cosa dicono di me in quel partito? Che sono stato un pirata, un tiranno, un malfattore, un ingannatore di popoli. Dia retta a me, se vincono loro addio monumento”.
“Nessun timore, generale. Macerata non dimenticherà mai che nel 1848 lei formò proprio qui la legione per la difesa della Repubblica Romana”.
“E la vittoria di Porta San Pancrazio, a Roma, contro il papa, la dedicai per l’appunto a Macerata, dicendo che quella legione aveva ben meritato della patria”.
“Lo vede? Una parte di lei, generale, è maceratese. E nel Comune c’è una lapide che esalta proprio quel gesto”.
“Sulla facciata, però, sta scritto Civitas Mariae. Qualcosa, evidentemente, non quadra”.
“Non mi dica che lei, oltre al papa, ce l’ha pure con la Madonna”.
“Al contrario, le sono perfino devoto. Non credetemi ateo. Anticlericale, sì, ma è molto diverso”.
“E lei, come anticlericale, cosa pensa della Macerata di adesso?”
“Mah, i tempi sono molto cambiati da quando facevo le mie battaglie. Di Macerata, oggi, non saprei che dire. A primavera avrete le elezioni e tira un’aria che mi lascia perplesso. Insomma, spero che il vescovo non sia come Pio Nono”.
“Via, generale, il nostro vescovo è un sant’uomo”.
“Sarà, ma certe omelie mi son piaciute poco. Pareva che tirassero dall’altra parte. Del resto non si pretenderà che io vada d’accordo coi preti. Sa che diceva Nino Bixio, il mio luogotenente in Sicilia? Se vedete un’ombra nera sparate, potrebbe essere un prete”.
“Ha saputo che il centrodestra ha deciso di appendere il crocifisso nella sala del consiglio provinciale, dove non c’era mai stato prima, neanche ai tempi della democrazia cristiana?”.
“L’ho saputo, ma qui la curia non c’entra. Con questa trovata il centrodestra ha voluto portare da diciannove a venti i membri della sua maggioranza calcolando che Gesù voti con loro”.
“A Macerata l’elettorato cattolico è molto numeroso, generale, e la politica ne deve tener conto”.
“L’ho capito quando Pistarelli ha pubblicamente dichiarato di andare sempre a messa e un certo Carancini, il candidato del centrosinistra, ha detto che ci va quasi sempre. Secondo me, invece, non ci va mai, però si vergogna di dirlo”.
“Questa è maldicenza, generale. Oltretutto infondata”.
“E sia. Ma a me, gran maestro della massoneria, certe cose mi vanno di traverso”.
“A Macerata, oggi, la massoneria è forte. Ci sono varie logge”.
“Dei mercanti?”
“Ancora maldicenza? La Loggia dei Mercanti risale al Cinquecento ed io mi riferisco alla massoneria sorta nell’Ottocento, quella che contribuì a fare il Risorgimento”.
“Il Risorgimento, sì. Ma non il risorgimento edilizio”.
“Cosa vuole insinuare?”
“Niente, per carità. Del resto noi massoni ci definiamo muratori e la cazzuola è uno dei nostri simboli”.
“Cambiamo discorso e torniamo alle elezioni. Lei, generale, si sarà accorto che la giunta uscente non gode di buona fama”.
“Già. Lo dicono in tanti, anche quelli del centrosinistra. Gli uscenti, per intenderci, che puntano a diventare rientranti. E promettono opere a dir loro epocali. Per esempio di portare a Macerata una cosa che si chiama ‘Tuttoingioco’. Ma di che si tratta?”
“Una serie di conferenze e dibattiti fatta questa estate a Civitanova. Il trionfo della sottocultura televisiva, alta filosofia a braccetto col Grande fratello”.
“E sarebbe da promessa elettorale?”
“Tutto per gioco, generale. Oggi la politica è questa”.
“Intanto sottovalutano un fatto che per me è il fiore all’occhiello della politica maceratese degli ultimi anni”.
“Si riferisce al palazzone dell’ex mulino Vignati?”
“Via, non mi prenda in giro. Io, internazionalista, cosmopolita, umanitario e assertore dei diritti umani, mi riferisco alla sicurezza, al benessere diffuso, alla coesione sociale, alla pacifica integrazione con gli immigrati. Macerata, in questo, è fra le primissime città italiane. Le pare poco?”
“Forse, in cuor loro, non la sottovalutano. Ma preferiscono non farne un esplicito cavallo di battaglia perché temono le insidie della falsa paura alimentata da certi giornali e dall’incombente verbo leghista”.
“Mi è parsa strana anche un’altra cosa. Il candidato del centrosinistra ha dichiarato che non andrebbe a cena con un certo Ciaffi. Chissà perché, mi sono chiesto. Questo Ciaffi non è forse un autorevole personaggio del suo stesso schieramento?”
“Lo è, ma da qualche tempo se ne parla male dovunque, a destra, al centro e a sinistra. Il declino di Macerata, dicono, è colpa sua”.
“Ma dove sta questo declino? E se anche ci fosse, perché mai sarebbe colpa sua?”
“Va di moda abbattere le figure del passato, tagliare le radici, uccidere i padri”.
“Già, lo stanno facendo anche con me, figuriamoci con lui. E allora sa che le dico? Questo Ciaffi sarà pure un fervente cattolico, ma io qui lo nomino garibaldino ad honorem”.
“Anche il linguaggio, poi, ha da essere diverso. Le vere idee contano poco, bisogna suscitare emozioni”.
“Me ne sono accorto da ‘Macerata nel cuore’, lo slogan del candidato di centrodestra. Che significa? Io non riesco a capirlo”.
“Forse vuole insinuare che i suoi avversari si tengono Macerata in un altro posto”.
“Non ci avevo pensato”.
“Che ne dice delle primarie?”
“Un po’ di affinità con lo spirito mio ce l’aveva solo un certo Mandrelli, uno dei tre candidati del partito democratico, ma è stato fatto fuori subito. Non discuto, le primarie sono una prova di democrazia. Poi, magari, gli sconfitti lamentano brogli. La democrazia, già. Però dipende dalle situazioni. Non a caso, nel Meridione, io mi proclamai provvisoriamente dittatore”.
“Tranquillo, generale. Macerata non rinnegherà mai la sua vocazione democratica”.
“Mai poi scopro che ha rinnegato addirittura il proprio nome”.
“Tò, questa è nuova. E quando l’ha scoperto?”
“Giorni fa, venendo su da Sforzacosta, dopo il passaggio a livello mi sono imbattuto in una specie di cartello stradale che a lettere cubitali indica Lions Club. Ho sbagliato città, ho pensato, questa è Lions Club, non è Macerata. E stavo per tornare indietro. Chissà chi ha autorizzato quella scritta”.
“Vuol dire che Macerata sta perdendo la sua identità?”
“Sì, in un certo senso. I nomi sono importanti, dove andiamo a finire se si cambiano i nomi?”
“Nella sostanza, comunque, l’identità di Macerata non è affatto in pericolo. Equilibrio sociale, servizi, sicurezza, cultura. Questa è la vera identità. E non mi pare che si sia perduta. Anzi, resiste. Nonostante la crisi economica”.
“Eppure entrambi i candidati a sindaco hanno detto di invidiare un’altra identità, quella di Civitanova, che è caratterizzata soprattutto dall’impresa privata. Non peggiore né migliore, ma diversa. Se posso capire che la ammiri il centrodestra, per sua natura affascinato da un’idea rampante e brulicante dello sviluppo, mi sconcerta che lo faccia pure il centrosinistra. Sogna forse una Macerata industriale? Ma la conosce la storia? I miei eroici legionari non facevano mica le scarpe! Non parliamo poi di cultura”.
“Anche la cultura, adesso, sul banco degli imputati?”
“Alla facoltà di lettere hanno abolito il corso di storia e memoria delle culture europee. Povero me, che fui uno dei primi assertori dell’unità d’Europa. Mi stanno tagliando fuori pure dall’università”.
“Questo pessimismo, generale, non è da lei. L’eroe dei due mondi che si dispera? Non l’avrei mai immaginato”.
“Mi dessero il potere, sarei il più ottimista di tutti. Una bella spedizione dei mille e sorgerebbe il sol dell’avvenire. Ci ho provato, sa? La settimana scorsa ho convocato i maceratesi disposti a insorgere insieme con me. Sa quanti se ne sono presentati? Mille? Cento? Dieci? Uno solo, completamente ubriaco. Gridava viva Quarto e Marsala, e agitava una bottiglia di vino cotto di Loro Piceno”.
***
L’intervista a Padre Matteo Ricci:
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Semplicemente meraviglioso!
Complimenti Dott Liuti, simpaticissima l’intervista al Generale..e piena di tante verità…”le infallibilità muoiono, ma non si piegano”. maurizio mosca
Ci siamo dimintecati di accompagnare il buon Garibaldi sotto la torre civica per un saluto di addio a Vittorio Emanuele II e al Giardinetto per una partita a bocce con i suoi seguaci.
Interessante articolo, ma Garibaldi a cui è stato dedicato tutto (piazze, vie, ecc.) descritto come alto e biondo, come se ci vergognassimo dei nostri caratteri mediterranei, era si biondiccio ma alto 1,65 ricurvo e pieno di reumatismi. Su di lui si legge:
“Nel 1833, durante un viaggio a Taganrog ebbe modo di conoscere dei rivoluzionari che lo affascinarono all’idea della fratellanza umana ed universale e all’abolizione delle classi, idee che si rifacevano al Saint Simon. Cominciò, pertanto, a pensare all’idea dell’unificazione italiana da realizzare con l’abbattimento di tutte le monarchie allora dominanti e la fondazione di una repubblica. Accrebbe codesta convinzione quando incontrò Mazzini nei sobborghi di Marsiglia e, affascinato dalle idee del genovese, si iscrisse alla setta segreta “Giovine Italia”. Nel dicembre del 1833 si arruolò nella marina piemontese per sobillare e per praticare la propaganda della setta tra i marinai savoiardi. Fra i 28 e 40 anni Garibaldi visse come un corsaro ed imitò i grandi pirati del passato assaltando navi, saccheggiando e, come dice Denis Mack Smith, si abituò a vedere nei grandi proprietari delle pampas un tipo ideale di persona delle pampas”. Al diavolo la lotta di classe! il danaro era più importante. A Rio de Janeiro si iscrisse alla sezione locale della Giovine Italia. Nel 1836 chiese a Mazzini se poteva cominciare la lotta di liberazione affondando navi piemontesi ed austriache che stazionavano a Rio. Il rappresentante piemontese nella capitale brasiliana rapportò al governo sabaudo che nelle case di quei rivoluzionari sventolava la bandiera tricolore, simbolo di rivoluzione e sovversivismo.
Nel maggio del 1837, con i soldi della carboneria, Garibaldi mise in mare una barca di 20 tonnellate per predare navi brasiliane; non a caso fu battezzata Mazzini. Quest’uomo, condannato a morte per alto tradimento e poi pirata e corsaro nel fiume Rio Grande, é il nostro eroe nazionale; anzi! Ora é eroe della nazione Nord.
In Uruguay si batteva per assicurare il monopolio commerciale all’Impero Britannico contrastando l’egemonia cattolico-ispanica.
Nel 1844, a Montevideo iniziò la sua vera carriera di massone dopo l’iniziazione avuta con l’iscrizione alla Giovine Italia del Mazzini.
In Italia continuano ad osannare le imprese banditesche del pirata nizzardo offendendo la storia e la dignità delle nazioni Sudamericane. L’indignazione della gente é racchiusa in un articolo di un giornale, il Pais che vende 300.000 copie giornaliere e che così si é espresso il 27-7-1995 a pag. 6: “… Garibaldi. Il presidente d’Italia é stato nostro illustre visitante…… Disgraziatamente, in un momento della sua visita, il presidente italiano si é riferito alla presenza di Garibaldi nel Rio della Plata, in un momento molto speciale della storia delle nazioni di questa parte del mondo. E, senza animo di riaprire vecchie polemiche e aspre discussioni, diciamo al dott. Scalfaro che il suo compatriota (ndr, Giuseppe Garibaldi) non ha lottato per la libertà di queste nazioni come (Scalfaro) afferma. Piuttosto il contrario”.
La carriera massonica di Garibaldi culminò col 33�gr. ricevuto a Torino nel 1862, la suprema carica di Gran Hierofante del Rito Egiziano del Menphis-Misraim nel 1881.
Il Grande Oriente di Palermo gli conferì tutti i gradi dal 4 al 33 e a condurre il rito fu mandato Francesco Crispi accompagnato da altri cinque fra massoni.
Il mito di Garibaldi finisce quando si apprende che la spedizione dei Mille fu finanziata dalla massoneria inglese con una somma spaventosa di piastre turche equivalenti a milioni di dollari in moneta attuale”.
Bella intervista, pepata (a volte di parte..si capisce come si capisce).
Unica pecca (spero solo per spunto e confesso per apparteneza) quell’accenno al Lions Club. Caro Liuti sopra quella scritta C’E’ ANCHE UN BEL MONUMENTO ALLA SOLIDARIETA’ NEI CONFRONTI DI CHI HA PIU’ BISOGNO, SOLIDARIETA’ DI CUI SI OCCUPA IL LIONS DA 50 ANNI…E FORSE PER GARIBALDI SAREBBE LA MIGLIOR COSA CHE E’ STATA FATTA A MACERATA NEGLI ULTIMI 30 ANNI! GLI LO SPIEGHI SE LO INCONTRA…E SI SCUSI PERCHE’, IN QUELLA OCCASIONE, L’HA TRATTATO DA DEFICENTE!
Peccato che il Generale nel suo dire, si è dimenticato della Caserma Papalina e soprattutto delle Casermette, di quella Macerata con l’impronta di Città Capoluogo culturale. I Civitanovesi venivano con rispetto e noi maceratesi andavamo dal Ristorante Lo Penno con altrettanta simpatia di vedere il mare dopo un abbufata di pesce. In tempi più contemporanei, in Consiglio comunale, si è votato un Ordine del Giorno sulla Massoneria, dalla votazione si è notato che a Macerata, il Generale Garibaldi ha lasciato il segno.Per quanto riguarda la possibilità di andare a cena con politici storici locali, il problema è un’altro, parlarne con dubbio prima della competizione primaria, durante il tragitto dallo Scoglio a Marsala è stato gettato a mare, tanto su mille, uno in meno non si notava anche perchè trattavasi di un garibaldino bravo e ubbidiente ? forse non adatto a rappresentare la continuità Mattoniana maceratese. Bravo, Bravissimo Dott. Liuti per queste simpatiche pause.
ossigeno
Lungi da me – ma credevo di essere stato chiaro – l’intenzione di mancare di rispetto e di civile gratitudine al Lions Club. Conosco i suoi nobili scopi e lo spirito di solidarietà che lo anima. Il mio Garibaldi si riferiva esclusivamente alla scritta che è stata apposta alla base del monumento. Lui l’avrebbe preferita più sobria (non sarebbe bastata una targa, come si usa per altre iniziative del genere?), meno autocelebrativa e meno simile alla segnaletica stradale.
Esatto Dott. Luiti, la stessa osservazione è stata fatta dalla Commissione Cultura del Comune di Macerata delegata alla delibera di accettazione della donazione da parte dei Lions Club Maceratesi.
Sacrosante verità rispetto a “Tutto in gioco”. Macerata è una città che produce cultura e sulla base di questo si deve programmare il futuro anche economico dell’intera comunità (vedi gli interventi del prof. Calafati). Gli eventi che si adagiano su format di stampo televisivo hanno poco a che fare con la produzione culturale, con la creatività. Almeno io la penso così.
“Una serie di conferenze e dibattiti fatta questa estate a Civitanova. Il trionfo della sottocultura televisiva, alta filosofia a braccetto col Grande fratello”.
come si dice… CHE D’E’??????
Caro Seri, resta il fatto che la collina di Civitanova Alta si è abbassata per il notevole perso delle persone (scherzo ma non tanto)l e macerata si è svuotata.
Cos’è cultura?
X le universita? i docenti girano e i corsi si inventano.
X Gli eventi? leggasi sotto
X Gli ospiti? Civitanova Danza, la biblioteca e il teatro (vengo dal concerto della PFM) macinano e macinano.
Macerata? Ci arrivo in funivia?
Non vi rendete conto che la parte nobile, acculturata, ricca della società, quella che [se non sbaglio] abitava ad ovest dei cancelli non esiste più, e invece è cresciuta la classe opraia che ha un appartamento a Piediripa o Collevario?
Un tempo avevamo un motivo, noi civitanovesi, per guardare Macerata dal basso in alto; adesso vi vediamo come vecchi condor, non più capaci di alzarsi in volo, rifugiati nel loro nido in cima alla mont… collina.
Potesse scindersi la provincia in Civitanova e Camerino / Fabriano…
Egr. sig. Gennari, non credo ch in queste pagine i maceratesi si siamo mai permessi di ledere la dignità dei civitanovesi come lei fa con il suo intervento nei confronti di Macerata. Non vorrei scendere in sterili e inutili campanilismi, anche perché questi non mi appartengono essendo figlio di siciliani per la precisione, ma nato a Macerata e ne sono orgoglioso, per la sua storia per il semplice fatto di essere maceratese per farla breve. Vede lei ha già dimostrato di non conoscere la realtà maceratese i cui politici, tra cui quelli civitanovesi, hanno la responsabilità di averla maltrattata. Certo il carattere maceratese è mite, ma da non fraintendere con la stupidità. Debbo dire che a Macerata abbiamo una vivacità politica (senza rivendicare nulla) che non c’è a Civitanova dove tutto è appiattito e scontato e questo aspetto ne rappresenta una ricchezza. Mi auguro solo che questa vivacità politica si trasformi in fatti concreti ispirati al bene dei cittadini. Perché vede sign. Gennari le città o i paesi non sono nulla senza i cittadini che le definiscono e le caratterizzano.
C’era un detto a Citanò (prima della crisi del settore) che indicava chiaramente l’animo lavoratrice della città, la voglia di fare, la capacità di emergere….
A citanò chi ha un minimo di inteligenza -da operaio- cerca di mettersi in proprio, aprire un piccolo calzaturificio (magari a conduzione famigliare), cercar di ingandirsi….
E chi è imbecille?
Quelli? Tutti a fare politica….
Son passati 20 anni da quado l’ho sentito per la prima volta.. Ma non mi sembra che sia cambiata di molto la situazione.
Lettura piacevolissima ed illuminante, come sempre. Continua Giancarlo, non si vive di solo pane.
@ Munafò e Gennari
Carissimi,
mi situo a metà tra i vostri interventi: infatti, mentre ricordo a Gennari che i soldi (e la progettazione di “Tuttoingioco”) provengono da Macerata, vorrei ricordare a Placido che Tuttoingioco è finito a Civitanova per le chiusure preconcette dei maceratesi preposti.
Inoltre: è verissimo che Civitanova ha conosciuto – rispetto a Macerata – un prepotente sviluppo, favorito probabilmente dalla circolazione del danaro prodotto dalle industrie. Non va dimenticato, in tal senso, che invece Macerata brilla per l’alto numero di sportelli bancari (ossia per il risparmio…).
Parimenti, però, questo sviluppo non ha grazia: anche urbanisticamente, Civitanova cresce senza una programmazione, senza una storia, senza una riconoscibilità. Cresce e basta. E’ una città sul mare senza essere una città di mare. In confronto a Porto San Giorgio, non ha alberghi, né numericamente né a vocazione turistico-marittima.
La soluzione potrebbe essere, come a Pesaro-Urbino, l’istituzione della Provincia Macerata-Civitanova Marche.
Sempre se i campanilismi e le cecità lo permettessero, a vantaggio di tutta la realtà provinciale.
Quanto a Garibaldi, concordo con le notizie storiche prodotte da Placido Munafò e invito alla lettura dei saggi sul Risorgimento italiano a cura della Prof.ssa Angela Pellicciari.
Concordo con Munafò sulla rilettura critica del “mito” creato ad arte su Garibaldi. Informo che giovedì 28, a partire dalle ore 21, sarà discussa la mozione sulla massoneria che ho presentato al consiglio comunale di Recanati (si può ascoltare in diretta su Radioerre 89.1). La stessa mozione l’ho presentata anche al consiglio provinciale e sarà discussa nella prossima seduta utile.
Enzo Marangoni – Lega Nord
Salve a tutti. Leggo quotidianamente il forum di questo ottimo veicolo di idee e notizie che è CRONACHE MACERATESI anche se intervengo raramente.
Carina l’intervista a Garibaldi e acutissime le osservazioni (con tanto di riferimenti storici) compiute da Placido Munafò. (C’è sempre da imparare da te Placido!!!)
Fastidiosissimo e addirittura offensivo, invece, l’intervento di Marco Gennari, che tra l’altro conosco di vista perché anche lui ex studente salesiano e amico di amici…
Io sono nato e cresciuto a Collevario: un quartiere dove abitano persone per bene, che lavorano ogni giorno e che forse NON HANNO TEMPO, a fine serata, di andare a CIVITANOVA a sentire le conferenze dei vari professoroni… E’ la stessa gente però che nel fine settimana si riversa nelle spiagge, nelle discoteche, nei negozi e locali serali della costa portando DENARO.
Sono io il primo a dire che, da un punto di vista soprattutto aggregativo, Macerata sta anni luce indietro rispetto Civitanova ma…. per l’amor di Dio… non basta ospitare TUTTOINGIOCO per due mesi per fregiarsi del titolo di ATENE CULTURALE delle Marche. Questo proprio è inaccettabile.
Dai un’occhiata, caro Marco, alle statistiche sulla criminalità, sulla qualità della vita e sui servizi… e poi fammi sapere se CITANO’ “vigne”!
Fantastico
Bravo Giancarlo, proprio una bella idea, proprio un piacevole dialogo.
Bravo Giancarlo e sempre Viva Garibaldi !
Si sta forse parlando di Garibaldi socialista????