
Don Luigi Ciotti, tra i primi firmatari
Far crescere i beni confiscati alle mafie trasformandoli in spazi di comunità, lavoro e futuro. È questo l’obiettivo della raccolta firme, online e fisica, lanciata dall’associazione Libera per la mobilitazione nazionale “Con il 2% diamo linfa al bene”.
Si tratta di una iniziativa promossa in occasione del trentennale della legge 109/96, che ha l’obiettivo di aprire una vertenza pubblica e diretta verso il Governo per chiedere che il 2% del Fondo Unico della Giustizia venga reinvestito nella valorizzazione dei beni confiscati.
L’associazione snocciola allora i numeri a livello regionale: «Nelle Marche, al 10 novembre 2025, sono 134 i beni immobili (particelle catastali) ancora in gestione all’Anbsc (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata), mentre sono 28 i beni immobili (particelle catastali) confiscati e destinati ai sensi del Codice antimafia». Nel dettaglio, per quanta riguarda i beni immobili ancora in gestione, la prima provincia è quella di Pesaro-Urbino con 63 beni immobili (particelle catastali) ancora in gestione, seguita da Macerata con 37 e Ancona con 31. Chiudono Fermo e Ascoli, rispettivamente con due e un bene immobile. Per quanto riguarda i beni immobili (particelle catastali) confiscati e destinati ai sensi del Codice antimafia, sempre prima la provincia di Pesaro-Urbino con 14 beni immobili, seguono Ascoli Piceno con 11 e Ancona con tre. Libera ha presentato la fotografia dei beni confiscati nella regione Marche in occasione della campagna “Con solo il 2% diamo linfa al bene”.
«Oggi il denaro sequestrato e confiscato costituisce il Fondo unico di giustizia – si legge nel testo della petizione – c hiediamo che una piccola parte di ciò che deriva da atti criminali possa essere reinvestita per cambiare volto ai beni confiscati e rigenerare i territori feriti dalla presenza mafiosa. Basterebbe il 2% del Fug perché il denaro sottratto torni a far crescere il bene comune: scuole, cooperative, comunità, futuro. Basta poco per far rifiorire il Bene. Quel 2% può cambiare molto, se diventa un impegno concreto dello Stato».
Le cartoline firmate saranno spedite per aprire una vertenza pubblica e diretta verso il Governo, con l’obiettivo di rimettere al centro del discorso pubblico la consapevolezza che la lotta a mafiosi e corrotti è un bene comune. I primi firmatari della petizioni sono Luigi Ciotti e Francesca Rispoli, presidenti nazionali di Libera, Gian Carlo Caselli e Nando Dalla Chiesa presidenti onorari di Libera e di familiari di vittime innocenti delle mafie: Margherita Asta, Cristina, Guido e Paola Caccia, Roberta Congiusta, Marisa Diana, Mario Esposito, Marisa Fiorani, Stefania Grasso, Giovanni e Luisa Impastato, Daniela Marcone, Dario e Luigi Montana, Matilde Montinaro, Bruno Vallefuoco, Raffaella e Vincenzo Landieri, Paolo Siani, Lorenzo, Alessandra e Francesco Clemente-Ruotolo.
A partire dai prossimi giorni sarà possibile firmare le cartoline online sul sito di Libera e fisicamente nelle varie iniziative che saranno promosse nelle piazze in tutta Italia e nelle sedi territoriali di Libera. «Con questa raccolta di cartoline – commenta Tatiana Giannone, referente nazionale di Libera beni confiscati – un’azione concreta che parte dal basso, vogliamo dare linfa a tutte quelle esperienze di rigenerazione che insieme abbiamo fatto partire e rilanciare le pratiche di riuso sociale dei beni attraverso la destinazione di risorse pubbliche. Questo sarebbe possibile e sostenibile utilizzando una piccola quota delle risorse del Fondo Unico di Giustizia istituito per centralizzare e gestire le risorse finanziarie recuperate dallo Stato attraverso sequestri, confische (penali, amministrative o di prevenzione). Se anche solo una piccola parte di queste risorse venisse messa al servizio delle realtà che gestiscono beni confiscati, in maniera continuativa e stabile, si potrebbero sostenere esperienze di inclusione e coesione in tutta Italia, facendo veramente cambiare volto ai patrimoni illeciti e rigenerando i territori con un segnale forte contro mafie e corruzione».
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