Il mattatoio chiude il 22 dicembre,
l’allarme degli allevatori:
«Così costi su e qualità giù»

MACERATA - La preoccupazione di Simona Vincenzetti, titolare dell'agriturismo Il confine a Treia: «Come faremo a mantenere le percentuali della produzione interna imposte dallo Stato per il nostro settore? Una scelta fatta nel periodo più critico dell'anno». Leonardo Catena (Pd) presenterà un'interrogazione in Consiglio regionale sulla questione: «Difenderlo significa difendere la filiera agroalimentare del territorio»

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Dino Carnevali e Simona Vincenzetti

di Giulia Sancricca

Si riaccendono i riflettori e soprattutto le preoccupazioni attorno alla chiusura del mattatoio di Villa Potenza, a Macerata. Una vicenda che da oltre un anno vive continui colpi di scena e che, dopo annunci di stop, promesse di salvataggio e brevi riaperture, sembra ora avviata verso l’epilogo definitivo. A lanciare nuovamente l’allarme (era già intervenuta a marzo scorso) è Simona Vincenzetti, titolare dell’agriturismo Il confine di Treia, che sottolinea l’impatto drammatico che la chiusura avrebbe su tutta la filiera della carne locale.

«Scomparendo quella realtà probabilmente tutti mangeremo carne proveniente da fuori – dice Vincenzetti -. Un conto è consumare la carne degli allevatori locali, ma se non possiamo macellare qui dovremo prendere quello che capita. È un problema enorme per tutti, anche per chi pensa di non essere toccato da questa situazione». La preoccupazione non riguarda solo la qualità del prodotto, ma anche la sopravvivenza delle aziende agricole, che si muovono all’interno di una normativa che impone alle strutture agrituristiche di allevare, macellare e trasformare una quota significativa delle materie prime servite ai clienti. «Se io allevo e poi non so dove macellare – si chiede Vincenzetti – come posso rispettare le percentuali previste dallo Stato per gli agriturismi riguardo il servizio in tavola della nostra produzione? Creare un macello interno è impossibile: costi enormi e mancanza di personale qualificato. Noi non siamo all’altezza di un’operazione del genere». La comunicazione della chiusura definitiva sarebbe arrivata pochi giorni fa: «Sono rimasta basita – racconta -: il presidente del Cozoma, Dino Carnevali, era in agriturismo e gli ho chiesto novità sul futuro del mattatoio, ma purtroppo mi ha detto che il 22 chiuderanno definitivamente».

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Il mattatoio di Macerata

Un annuncio che cade nel momento più delicato dell’anno, l’inizio della stagione della lavorazione dei suini, quando si producono salumi, salsicce e tutte le preparazioni tipiche del periodo invernale. Oltre al danno economico, la chiusura comporta anche un aumento dei costi di trasporto e un peggioramento della qualità della carne: «Da Treia dovrei andare a macellare a Cupramontana, a Sefro o San Severino – spiega Vincenzetti -, ma ciascuno si occupa di animali diversi e non so se le dimensioni delle strutture possono reggere un carico di lavoro come quello di Villa Potenza. È già costoso portare un maiale a Villa Potenza per un quarto d’ora di strada, con camion più grandi e distanze maggiori i costi schizzano. E per l’animale un viaggio lungo significa stress, muscoli tirati e una carne macellata di qualità peggiore. A chi giriamo questi costi? Al cliente finale? In un periodo di inflazione già altissima? Non possiamo aumentare i prezzi del menù per colpa di questi problemi. E così il cliente sceglie il cibo spazzatura».

La situazione è resa ancora più difficile dall’incertezza dei mesi scorsi. «Gli allevatori – spiega Vincenzetti – avevano ridotto il numero degli animali quando la chiusura era stata annunciata per la prima volta, sette mesi fa. Poi, quando era stata prospettata la riapertura, abbiamo ricominciato ad aumentare il carico, ma gli animali da macellare hanno quasi due anni: non si può improvvisare. Credo che questo tira e molla abbia influito anche sui guadagni del mattatoio che si è trovato con meno animali da macellare».

Il caso del mattatoio di Villa Potenza, gestito dal consorzio Cozoma, nasce dal fallimento della società Cemaco, proprietaria della struttura, poi passata al curatore fallimentare. Negli ultimi due anni il mattatoio ha operato a singhiozzo, chiedendo più volte aiuto per ammodernare gli impianti e riuscire a rimanere aperto. Un passaggio cruciale è stato l’ingresso di un socio che aveva permesso una prima riapertura, salvo poi uscire dalla società in seguito ai problemi economici che hanno portato alla liquidazione della stessa. La perdita del socio che era anche il maggior conferitore di bovini ha aggravato ulteriormente la situazione. In primavera si era prospettato un nuovo tentativo di salvataggio, permettendo una riapertura, ma già nei mesi successivi sono emerse nuove criticità.

Oggi le prospettive sono drammatiche. La chiusura priverebbe il territorio dell’impianto più grande delle Marche e un’importante attività legata anche alle macellazioni per uso domestico. «Ci hanno detto che si sarebbe risolto tutto, e invece ora siamo al punto peggiore – incalza Vincenzetti – fosse stato in estate il danno sarebbe stato minore, ma ora siamo nel periodo più critico dell’anno. Non sappiamo davvero come fare. Ho incontrato un allevatore pochi giorni fa, e siamo tutti nella stessa situazione». Oltre al danno economico e organizzativo, lo scenario che si delinea rischia di alterare definitivamente la filiera corta che negli anni ha garantito carne maceratese di qualità ai consumatori. «Se chiude il mattatoio, perderemo un anello fondamentale della catena. E quando salta una maglia, tutto il sistema crolla», conclude Vincenzetti.

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Leonardo Catena, consigliere regionale Pd

Il consigliere regionale Pd e sindaco uscente di Montecassiano Leonardo Catena presenterà a breve un’interrogazione a risposta orale, da discutere in Consiglio regionale, per chiedere alla Giunta regionale interventi urgenti a tutela del mattatoio. «La chiusura – dice Catena – avrebbe conseguenze molto gravi per l’intero comparto zootecnico del territorio, in particolare per le piccole aziende agricole che verrebbero costrette a rivolgersi a strutture di altre province, con costi aggiuntivi e perdita di competitività. Chiederò alla Giunta regionale quali azioni intenda mettere in campo per evitare la cessazione del servizio e sostenere economicamente e tecnicamente la struttura; se non ritenga opportuno promuovere un piano di rilancio del mattatoio quale priorità delle proprie politiche agricole, come strumento di salvaguardia delle filiere corte e della sicurezza alimentare. Difendere il mattatoio di Macerata significa difendere l’intera filiera agroalimentare locale e un presidio fondamentale di qualità e sicurezza alimentare. Chiedo alla Regione di intervenire con decisione per evitare l’ennesima perdita di un servizio strategico per il nostro territorio».

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