
di Marco Ribechi
Murales sbiancato al sottopasso che collega corso Cavour ai Cancelli, il progetto per salvarlo c’era ma per fare prima si è scelto di non seguirlo. Fa discutere a Macerata la totale cancellazione dell’opera “Gates no Frontiers” del writer Morden Gore, andata distrutta in seguito al sopravanzare del cantiere per l’abbattimento delle barriere architettoniche del sottopasso (leggi l’articolo).

L’architetto Mario Montalboddi
Dopo le centinaia di messaggi di solidarietà arrivati dai cittadini, a portare chiarezza sulla vicenda è lo stesso architetto Mario Montalboddi di Corridonia, incaricato di seguire come progettista i lavori nel sottopasso di piazza Annessione, inizialmente identificato dall’assessore Silvano Iommi come responsabile della cancellazione. «La mia posizione era assolutamente quella di mantenere le scritte – spiega Montalboddi – avevo realizzato e sottoposto all’amministrazione un progetto che ne prevedeva la conservazione, seppur con alcune modifiche dovute alle variazioni dei volumi e dei colori dello spazio».
Montalboddi, artista e allestitore di gallerie, molto sensibile all’arte contemporanea, aveva studiato il modo per evitare la perdita dell’opera: «Andava rivista perché la costruzione degli ascensori avrebbe causato la perdita di una parte della scritta, e inoltre pensavo di cambiare lo sfondo rendendolo più chiaro, in accordo con la nuova pavimentazione. Proponevo di trattarlo alla pari di un reperto storico».

Il sottopasso sbiancato
A far scegliere nella direzione dello sbiancamento però sono state esigenze di cantiere: «I lavori sono in forte ritardo – prosegue Montalboddi – il problema era legato non ai costi ma alle tempistiche. Non voglio nascondermi dalle mie responsabilità, nonostante la mia visione ho ceduto alla richiesta di accelerare i tempi, considerando che l’opera non era salvaguardata da vincoli. Credo però che almeno l’artista andasse avvisato, forse in questo l’amministrazione poteva avere più tatto».

Allo stesso tempo però Montalboddi vuole anche ridimensionare il problema: «L’opera è comunque una scritta – conclude l’architetto – in quanto installazione può quindi essere ripetibile».
Dichiarazioni in parte in linea con la personale precisazione inviata dall’assessore Silvano Iommi alla nostra redazione dopo l’uscita dell’articolo di ieri: «In realtà l’arch. Montalboddi in qualità di progettista dell’opera, nel proporre una sua idea per il nuovo decoro delle pareti, ha proposto anche di conservare tutto o in parte anche l’opera di Morden Gore. Poi ragioni economiche e di problematicità dell’impresa hanno imposto una semplificazione generalizzata dell’intero progetto».

Un mea culpa velato a cui però segue su Facebook un nuovo tentativo di discolpa. Iommi cerca di motivare le proprie decisioni giustificando la cancellazione del murales di Morden Gore con la copertura dello storico murales di via Mugnoz avvenuta nel 2014 (proprio ad opera di Morden Gore). Occhio per occhio murales per murales.

Il post dell’assessore Silvano Iommi
«Murales di via Mugnoz – scrive oggi Iommi sulla sua bacheca Facebook – opera del maestro Guido Bruzzesi con i suoi allievi dell’Abamc realizzato nel 1984 e cancellato nel 2014. Il prof. G. Bruzzesi (fondatore insieme a Remo Brindisi della nostra Accademia) faceva parte del gruppo di artisti maceratesi che insieme, nei primi anni ‘60, si formarono nell’ambiente artistico romano (i fratelli Carlo e Guido Bruzzesi, Dante Ferretti, Sirio Reali, Giorgio Massetani, F. Gentili ecc.). è vero cancellare un’opera d’arte è una barbarie… soprattutto quando le proposte di altri artisti che proponevano di restaurarla vennero respinte».

Morden Gore
Oggi, al posto di quel murales che rappresentava gli elementi spiccano le immagini dei grandi compositori operistici italiani, realizzate da Morden Gore. «Trovo triste questo teatrino di tirare il sasso e nascondere la mano – dice l’artista – se qualcuno ha deciso di cancellare il mio murales mi va anche bene, però che prenda il coraggio delle proprie azioni e lo dica apertamente senza nascondersi dietro un dito. Perché scaricare la colpa sul progettista oppure giustificare una cancellazione con un’altra? Nello specifico io stesso mi ero mosso per salvare il murales di via Mugnoz e dargli nuova vita. L’opera eseguita 30 anni prima però era estremamente danneggiata, era rimasto solo un velo di vernice e poteva essere ripristinata solamente dall’autore che, purtroppo, non era più in vita. Esclusivamente per questo abbiamo deciso di coprirla dopo un’attenta valutazione artistica, una cosa ben diversa dal tentativo di velocizzare le tempistiche di un cantiere in colpevole ritardo».
C'è poco da discutere, l'arte può piacere o no, ma qui si tratta di qualcosa di più importante. Per realizzare quell'opera, pochissimi anni fa, sono stati spesi soldi pubblici, di tutti. Vedere amministratori gestire tutto ciò come se si trattasse solo di spiccioli del proprio portafoglio fa rabbrividire. È un danno erariale, prima che artistico e culturale.
Diteci, spiegando per filo e per segno ed in modo chiaro ed esaustivo, quali sarebbero queste "esigenze di cantiere" altresì chiamate "problematicità", e fatelo subito.
Ma è così difficile dire abbiamo fatto un enorme cazzata e chiediamo scusa all artista e ai maceratesi?
Il writer che fa sorridere la vecchia vergara
La natura antica, poco propensa alle novità, carattere indiscutibile di Montefano e dalla maggior parte dei suoi più maturi abitanti, viene marcata da una linea d'ombra quasi invisibile, dietro alla quale sorride saggia una vecchia.
Quello che per pura fortuna ho trovato percorrendo la strada di Contrada Filetti, è il segno p, sconosciuto ai molti, nel quale il tempo di Montefano, ha avuto una demarcazione.
Fino ad oggi, tentatici riusciti di includere nel gusto estetico dei montefanesi, figure d'arte contemporanee, ci sono state nel disegno e nella musica e in qualche rappresentazione multimediale di rango. Ma sempre finita la mostra, gli strumenti richiusi nelle custodie, il sipario calato, parsa la memoria, la contemporaneità d'arte, ha avuta poca citazione a Montefano.
Senonché, a metà della costa di Filetti, nel verde del grano d'aprile, sulla sella di un crinale che scende morbidamente alla valle dei fiume del nostro versante di settentrione; quando la discesa s'arresta per un tratto di strada imbracciata, dove non ci si aspetterebbe mai d'incontrare, ci si accorge di una presenza di donna invecchiata, ma lesta nel sorridere alla vita da un volto segnato dagli anni e circoscritto da un pesante fazzoletto di panno scuro con squarci d'azzurro, che le cinge i capelli e la testa, per scendergli, poi, all'uso delle contadine, sulle spalle e sul petto.
Approfittando della parete grigia di cemento armato, del muro alzato a contenimento del piano di carico dai mezzi agricoli in movimento sul campo, al camion sulla strada imbrecciata, un intraprendente writer, ha dipinto, con la tecnica propria della street art, la vecchia contadina, forse una vergara impressa nelle sua memoria, dandole una sorta di ghigno tra le labbra di una figura che ridendo, probabilmente pudica, avendo i mento abbassato, guarda il lontano e alto centro storico di Montefano.
Il ghigno che il writer le ha messo nella figura di un piano americano cinematografico, oltre a rappresentare la saggezza ironica di ogni vergara della nostra tradizione archetipa - donna forte, astuta, quanto saggia - è il segno dell'artista sul mondo che vive. Non è il famoso grido della pittura moderna, ma la sua proposta di inclusione.
Lo sguardo della vecchia guarda a Montefano antica, per dirle e dirci, "sono quaggiù a metà costa, ma potrei essere anche lassù, in qualche muro desueto e muto... perché no!".
L'autore del disegno che va scoprendosi è un giovane writer maceratese, ma che da da anni vive a Montefano. Si firma sui suoi lavori: Morden Gore. È artista noto nella sua arte e conosciuto anche per opere di vaste dimensioni, dalle quali, dismessi capannoni industriali, muri e pareti sono diventati, solo apparentemente con un "linguaggio aggressivo", colorate espressioni, come se a passare i colori, fosse stata "<<...la naturalezza del pennarello con il quale un bambino scrive sui muri di casa, sul divano sui vetri e sulle tende>>. Così dice dellispirazione tecnica della sua arte, nella breve nota biografica di se stesso, Morden Gore.
Conoscendolo non ha nulla dellartista maledetto: <
I lavori sono in forte ritardo. Lo sbiancamento velocizzavano i lavori. Ve ne prego maceratesi, svegliatevi e non fate la fine della regione. Andate a votare e non per questi incompetenti che in 5 anni hanno soltanto rovinato questa città ed in 6 mesi faranno miracoli (o penseranno loro di farli). Grazie
Ma anche il tunnel che porta agli ascensori per andare in piazza credo sia arte anche quella condite da piedate fatte da persone che non si rendono conto che sporcando diciamo che non sappiamo avere il decoro e l' educazione giusta passando anche con il monopattino e biciclette che sono vietati mah !
Che buffonata
C'è lo avreste lasciato con una pavimentazione come quella fatta nuova? Io no
Cinzia Frezzotti e infatti quelli che ragionano come Lei lo hanno cancellato. Tifoseria e null'altro....
Massimo Gentili le cose cambiano ...carissimi bisogna accettarlo e poi ci vuole per noi artisti...anche un pizzico di umiltà che fa sempre crescere
Quasi tre anni di cantiere per un sottopasso,di cui lavori non si è mai capito in cosa consistevano,oltre al pavimento o vetrine per locali che non ci sono più.ecco poi invece la grande genialata!!!essendo in ritardo,ovvero ci dobbiamo spicciare perché si deve inaugurare tutto poco prima delle elezioni per fare vedere quanto sono stati bravi,oltre al pericolo soldi pnnr, ci si nasconde con "problemi di ritardo" e con essi la soluzione era na passata de bianco ceruleo (non me ne voglia Meryl Streep).conclusioni...no comment.anzi una.bravo Morder Gore a mandarli a fare in culo con classe.cosa che stanno facendo i maceratesi. PS.possibile che tutti gli altri assessori non sapevano di ciò?e che nessuno aveva capito la gravità?vi siete suicidati politicamente.primavera è vicina.finalmente Ve ne andrete.a mai più spero
Se continuano così si arriverà fino alla distruzione delle antiche mura romane ..
Credo che siamo alla follia; visto il forte ritardo jmo dato na botta de vianco. Cari concittadini maceratesi: quisque faber fortuna sua est. Li avete votati, teneteveli.
Forse era meglio tacere, sarebbe stata una figura meno pessima di quella che già è.
Tristezza...
E il tutto al misero stipendio di 10000 euro mese..... Viva la lega prima gli italiani...
Vabè quello di non avvisare gli artisti di una modifica alle loro opere, o addirittura di non invitarli ad inaugurazioni delle piazzette della città con le loro opere in mostra è tipico di questa amministrazione, non capisco tutta questa sorpresa
L'amministrazione peggiore degli ultimi 50 anni
Ma andare in pensione e portare i nipotini ai giardinetti?
"Anche quello di Bruzzesi fu distrutto"...come i bambini che si giustificano con la malefatta di un altro! Più annaspate e più andate a fondo!
Basta distruggere e il gioco è fatto
Pagliacci incompetenti sterili
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Scusate io vado controcorrente non sono un Radical chic……..
“In ritardo con i lavori? __Tranquilli, basta una mano di biancosanto— tanto l’apparenza è l’unica cosa che vi riesce….
Non abito più a Macerata da anni. Sinceramente le pareti gialle davano idea di cupo e sporco. Bianco è da ospedale? Vero ma se sporcano con le pedate costa meno che rifare una parete gialla. Sono nato a Torino dove ogni angolo è sempre stato imbrattato dai “writer” e a me piace vedere i muri senza scarabocchi. Le scritte un’opera d’arte? Hanno fatto il tempo loro. Si vuole tenere il ricordo? Belle foto e incorniciare in una galleria. L’arte è altro, non disegnare sui muri cose che non c’entrano nulla col contesto. Cosa mi rappresenta un vulcano su una strada? Mah. Via col senso di pulito che da un sottopasso bianco che da luce (si, il bianco aumenta i lux prodotti dalle lampade). Mica ci dovete rimanere a fare i convegni nel sottopasso. Serve per raggiungere il punto B dal punto A senza essere investiti. Ecco a che serve il sottopasso. Basta con ste polemiche sterili. A Macerata serve ben altro per renderla gradevole.
Dopo la figura barbina a tutti i livelli che ormai rimarrà negli annali della dell’arte di Macerata, i vari responsabili hanno portato le loro deboli giustificazioni.
Non voglio fare l’uccello del malaugurio, ma non è difficile prevedere che quelle pareti bianche ospiteranno, prima o poi, scritte di tutti i tipi e di tutti i colori. La presenza dell’opera d’arte cancellata, infatti, era anche un deterrente alle varie scritte deturpanti e volgari.
Bartolò, tu non vai controcorrente… tu vai contromano. Ti piace sentirti diverso–ma non è coraggio–è cecità. Ti convinci che gli altri non capiscano–ma la verità è che sei tu a non vedere il senso — né della strada, né del viaggio.Ripensati e rimettiti nel giusto senso di marcia…sei ancora in tempo…
artista o non artista si pitturi artisticamente la sua casa e non i muri pubblici
Vorrei rispondere a quel signore anche se ne capisco poco di questi murales questa opera se così si vuol chiamare non l’ha deciso l’artista di farlo ma l’amministrazione di allora,perciò la prego faccia commenti onesti altro che farlo a casa dell’artista e con quali soldi e stato fatto…sii più corretto buona giornata
Quando leggo certi commenti, mi convinco sempre di più che Macerata è un equivoco: “se li disegni a casa sua”, “che mi dice una scritta”, “l’arte è un’altra cosa”, etc.
Avessi modo di farlo dipingere a casa mia, Morden Gore, sarebbe un colpo gobbo! Ma non me lo posso permettere, ahimè. Però posso entusiasmarmi per l’eleganza e l’intelligenza del suo tratto, se non me li cancellano tutti, i suoi interventi anamorfici (che sono di una difficoltà incredibile, altro che storie: difficili e difficilmente ripetibili)!
L’arte sta proprio in questa “difficoltà della semplicità” (chi può capir capisca): si potrebbe chiedere a un poeta di riscrivere un poemetto andato distrutto in maniera identica a quello perduto? No. E se gli venisse il più simile possibile, sarebbe comunque una copia. Com’è possibile che risulti così difficile da capire?
Dicevo alcune sere fa, chiacchierando in piazza con amici, che se io e Massimo Zanconi fotografiamo lo stesso identico soggetto dalla medesima distanza e con la stessa tecnica, la mia foto è bella ma la sua respira. Perché? Perché – nonostante le tecniche e le intelligenze artificiali tanto di moda – l’arte ha il suo tocco unico e irripetibile. Anche in una scritta? Certo: pensate, anche in una semplice “O” come quella di Giotto!
i Talebani a Kabul fanno uguale cancellano tutto.