«Zona franca non prorogata nel cratere,
molte attività dovranno decidere
se restare aperte o chiudere»

CAMERINO - La commerciante Lorella Pettinari sulla fine degli incentivi: «Stanno arrivando dai nostri commercialisti gli avvisi di pagamento per i contributi. Prima hanno messo benefici anche per chi non aveva avuto danni, ora li tolgono a tutti, anche ai più disagiati»

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lorella-pettinari-e1585739911292-619x650di Monia Orazi

Zona franca urbana non prorogata, tante attività a rischio chiusura. Stanno arrivando le comunicazioni per i primi pagamenti. Il grido d’allarme, lanciato già diversi mesi fa da alcuni commercianti, arriva forte e chiaro da Camerino, tra i centri più colpiti dal terremoto del 2016. A quasi nove anni dal sisma i commercianti locali si ritrovano a fronteggiare l’ennesima beffa: la fine degli incentivi fiscali della zona franca urbana, strumento che ha permesso a molte attività di sopravvivere in un tessuto economico e sociale profondamente fragile e spopolato.

«Stanno arrivando dai nostri commercialisti gli avvisi di pagamento per i contributi per le attività del cratere» denuncia Lorella Pettinari, commerciante di Camerino. Lei aveva il suo negozio in centro storico ed in questi anni ha condiviso con i colleghi diverse sistemazioni di fortuna, prima di approdare al Sottocorte Village. In questi anni dalla sua pagina Facebook “Diario di bordo di una terremotata”, non ha mancato di denunciare le numerose criticità del post sisma: «Nonostante le promesse che si sarebbe fatto qualcosa, la zona franca urbana non è stata prorogata (ma del resto chi ci crede più alle promesse?) e questo significherà che passato un primo momento di prova, molte attività dovranno fare i conti e decidere se restare aperte o chiudere, in posti come questo dove la popolazione è sempre meno e la mancanza di un centro dove vivere veramente la comunità manca da un decennio e contribuisce a portare gente a fare spesa fuori».

La fine degli incentivi fiscali si abbatte su un’economia locale già in affanno. Il rischio è che nei prossimi mesi molti negozi potrebbero abbassare definitivamente le saracinesche, perché la mancanza di incentivi fiscali potrebbe definitivamente mandare in tilt la già scarsa disponibilità di liquidità, per tante piccole attività.

«Si parla tanto di aiutare, di fare grandi cose per la rivalutazione dei nostri paesi, ma poi quelle piccole cose che effettivamente aiuterebbero, vengono glissate nel silenzio ormai assordante della gente sfinita» continua Pettinari. Un silenzio che la commerciante paragona a quello che per anni ha caratterizzato il centro storico abbandonato: «Quel silenzio che assomiglia troppo a quello che per anni abbiamo sentito nel nostro centro storico».

Le conseguenze demografiche sono evidenti: «I giovani di qui se ne vanno, qualcuno arriva da fuori, prova ad investire un minimo per un po’ di tempo e comunque anche se dovesse andar bene la sera se ne ritorna a casa sua, nel proprio paese».

La contraddizione, secondo la testimonianza, è stridente: «Prima hanno messo benefici anche per chi non aveva avuto danni, anzi, e poi invece si tolgono a tutti, anche ai più disagiati. Del resto sono pochi e nessuno se ne accorgerà».

Ad aumentare il senso di abbandono è il divario tra la narrazione ufficiale e la realtà quotidiana. «Così ti fanno capire anche quelle persone che visitano la città e ti dicono che mai avrebbero pensato di trovare una situazione del genere, visto il silenzio e anzi i grandi proclami che leggono sui giornali», spiega la commerciante.

«Ci hanno chiamato i resilienti» conclude con amarezza Pettinari. «Solo troppo tardi ho capito che con questa parola volevano indicare quelli che sopportano tutto, e allora perché non farli sopportare ancora di più?».

Da anni arrivano da Camerino e dintorni proposte per agevolazioni fiscali, ritenute indispensabili a salvaguardia del tessuto economico di una zona montana in cui avere un riscontro economico per le attività commerciali e imprenditoriali è sempre più difficile, complice la crisi economica e quella demografica. Erano partite da Camerino la proposta della zona economica speciale e da Castelsantangelo la zona franca stile Livigno, ma a causa di vincoli europei ed in parte disinteresse del mondo politico, niente si è mai concretizzato. Si stima che sarebbero serviti 12 milioni di euro per garantire la prosecuzione della Zfu per i centri più colpiti. Lo stesso commissario alla ricostruzione Guido Castelli aveva garantito un’ipotesi di lavoro, che aveva presentato al governo: quella di prevedere un’estensione della zona franca urbana, limitata ai centri più colpiti. La sua proposta è stata presentata da tempo, ma finora il mondo politico non ha trovato spazio e modo di accoglierla. La sopravvivenza commerciale sembra affidata principalmente alla capacità di resistenza e alla testardaggine dei piccoli imprenditori locali. Ma senza un supporto concreto e duraturo, anche questa rischia di non essere sufficiente.

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