Un rendering del futuro capannone
«Un sogno che, speriamo, diventi realtà: godere nuovamente, dopo tantissimi anni, dell’area del capannone Nervi». Con queste parole il sindaco di Porto Recanati, Andrea Michelini, condivide soddisfazione ed entusiasmo per il nuovo piano che, si spera, diventi finalmente un traguardo. Con la delibera di giunta di ieri, l’amministrazione comunale ha approvato la partecipazione al bando pubblico per la selezione di piani di sviluppo in aree dismesse o in disuso emanato dalla Presidenza del Consiglio. Il piano è il risultato di una convenzione stipulata dall’ente con il Dipartimento di ingegneria civile, edile e architettura (Dicea) dell’Università Politecnica delle Marche.
«Un’area ripensata in chiave moderna e funzionale a beneficio dell’intera città – dice Michelini – siamo felici di comunicare che l’amministrazione comunale, in collaborazione con l’Università politecnica delle Marche e grazie al prezioso contributo interno dell’architetto Paciarotti e dell’ingegner Cittadini, ha elaborato un piano di riqualificazione urbana dell’area del Nervi. Tale progetto consentirà di partecipare al bando di prossima scadenza che erogherà contributi finalizzato allo scopo. Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto da Univpm e orgogliosi per tutto quanto potrà scaturire da questa collaborazione. Ma ciò che anima e albeggia nel profondo dei nostri cuori è la speranza, mista a fiducia, di poter ottenere almeno parte dei fondi necessari per realizzare quello che per noi e per tutta la cittadinanza è un sogno. Riqualificare e godere di un’area che storicamente ha sempre fatto parte del nostro territorio nonostante sia inutilizzata e dismessa da troppo tempo».
La consulenza consiste nella formulazione di una possibile soluzione, un concept design, per la riabilitazione strutturale, la protezione costiera e la rigenerazione architettonica di tutta l’area dello stabile Nervi, non del solo edificio. Il progetto è finalizzato alla partecipazione al bando e potrà essere la base di indirizzo per una successiva progettazione specifica. Nel dettaglio, in ambito strutturale, viene eseguita una verifica di massima dello stabile nelle condizioni attuali, dei dettagli costruttivi e delle caratteristiche dei materiali in opera. Viene poi ipotizzato un intervento di adeguamento sismico, accompagnato da una stima indicativa dei costi e delle tempistiche necessari per l’esecuzione dello stesso. In ambito idraulico, viene generato un intervento di protezione dall’erosione costiera per l’area ex-Montedison recuperando quanto già progettato tempo fa dal prof. Mancinelli. Per quanto riguarda l’architettonico, oltre al restauro del paraboloide, viene inserita una struttura ombreggiante che, ripetendo il tema delle arcate strutturali, creerà una metaforica nuova “porta d’ingresso” alla città per chi viene da nord e dove potrebbero trovare spazio strutture sportive (campi da tennis, basket o altro) o contenitori per eventi (un anfiteatro o un cinema all’aperto). La riqualificazione delle aree esterne e la rigenerazione dell’area dunale completerà il quadro trasformando un’area degradata in una zona ad alto valore ambientale. «L’intento di questa amministrazione è quello di recuperare il capannone Nervi in quanto preziosa testimonianza di architettura industriale dei grandi spazi, rara sia nel patrimonio edilizio della regione che in quello archeologico industriale nazionale – finisce il sindaco – la rigenerazione complessiva dell’edificio e dell’area attigua daranno nuova vita all’intero spazio in quanto sarà una struttura unica nel suo genere sulla costa Adriatica, fruibile a tutti, residenti e turisti. Quella superficie offrirà molteplici servizi alcuni permanenti, altri temporanei e stagionali. L’organizzazione di tali servizi seguirà quattro ambiti omogenei, complementari e fortemente interconnessi tra loro, che potrebbero essere realizzati in fasi temporalmente autonome e tendenzialmente indipendenti. In definitiva, una volta realizzati i lavori, la rigenerazione dell’area contribuirà a disegnare organicamente il nuovo inizio territoriale a nord dell’abitato di Porto Recanati».
Qualche mese fa, l’imprenditore Aldo Ascani aveva lanciato una provocazione: una grande collaborazione tra pubblico e privato per realizzare «non una discoteca, qualcosa di più». E quel qualcosa in più sta evidentemente prendendo forma.
Capannone Nervi, il sogno di Aldo Ascani: «Non una discoteca, qualcosa di più»
È un monumento storico che non va rivalutato in chiave moderna, perché nonostante gli anni è già moderno. Restauratelo, salvatelo ma lasciatelo in pace.
Quindi gli stessi politici che in decenni non sono riusciti a mettere 4 scogli a Scossicci, adesso dovrebbero riqualificare 'sta cattedrale nel deserto?? Ma chi ci crede???
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Credo che le cose vadano chiamate con il loro nome: Capannone Montedison progettato dagli uffici tecnici NON da Nervi!! E questo l’ho sottolineato più volte senza essere smentito, che poi si continui a chiamare impropriamente “capannone Nervi” sarebbe forse il caso di comprendere il perché. Se poi si vuole riqualificare l’area dove insiste lo scheletro in cemento armato del capannone ben venga questa iniziativa, ma spendere denaro per “salvare” una struttura che NON ha alcun valore storico- architettonico ed esposta agli agenti atmosferici da decenni con probabile degrado del calcestruzzo, mi sembra onestamente una sciocchezza.
ma buttatelo giù quest’orrore, che devi riqualificare? io proprio non concepisco l’archeologia industriale quando è così brutta.
Quanto alla presenza di amianto che si dice?
Va tutto bene – però almeno diamo a Cesare quel che è di Cesare. Voler per forza attribuire all’Ing. Nervi una struttura seriale fatta di elementi precompressi fuori opera, progettata negli uffici tecnici Montedison e NON DA NERVI, mi sembra sia una operazione per dare lustro e risalto mediatico ad una iniziativa politica, prima di sapere dei risultati e delle buone pratiche amministrative. Quindi Il prof. Munafò ha tutte le ragioni per mettere i puntini sulle “I”. Negli anni passati molti sono stati i progetti presentati da professionisti per il recupero di questo vecchio manufatto edilizio, ad es. l’arch. Giovanni Salaris, che pensò di trasformarlo in una darsena protetta per il diporto turistico. Le etichette di spazio multifunzione, o altri paroloni del tipo “concept design”che vogliono dire tutto e il contrario di tutto, non mi sono mai piaciute, potremmo trovarci infatti di fronte alle ennesime cattedrali del deserto.
Io sono dell’idea che certi manufatti, come anche quello a Porto Sant’Elpidio, vadano demoliti per far spazio ad altro, più bello ma soprattutto più sicuro dal punto di vista strutturale. Queste opere, e penso anche alle numerose colonie estive volute dal Duce presenti sulla riviera romagnola, dopo decenni di esposizione alle intemperie e alla salsedine,non le ritengo sicure per la sola ristrutturazione.