La criminologa Carlotta Cerquetti
di Gianluca Ginella
Accelerata del fenomeno baby gang a Civitanova, tra minorenni picchiati, guerriglie, maceti, risse sul corso negli ultimi due anni gli episodi che coinvolgono i giovanissimi stanno avvenendo con una velocità sempre maggiore in città. Un fenomeno, quello della devianza giovanile, che approfondiamo con l’avvocato e criminologa Carlotta Cerquetti, monteluponese che da diversi anni lavora a Firenze.
Facile scrivere “Baby gang”, ma cosa c’è dietro?
Il fenomeno delle “Baby gang” è una forma di espressione della devianza minorile che sta prendendo molto piede anche nel nostro Paese e inizia a interessare anche realtà relativamente piccole, come quella di Civitanova ed è un tipo di microcriminalità che crea un forte allarme sociale nella collettività.
Un fotogramma del video di un minore picchiato dal “branco”
Perché si entra in una banda?
L’adesione alla gang avviene quasi sempre in età adolescenziale, anche se a volte ne fanno parte ragazzi appena maggiorenni. L’adolescenza, non a caso, è una fase evolutiva molto critica, nella quale il ragazzo vive alla ricerca di una propria identità che spesso trova in modelli e contesti non di normalità ma di devianza. In questo senso, sviluppa un senso di appartenenza al “gruppo”, che diviene quasi garanzia di inclusione sociale. Al suo interno il ragazzo condivide esperienze, valori, linguaggio, sentimenti di disagio comune e trova nella gang proprio lo stimolo all’aggressività come metodo di sfogo. L’essere parte di quel gruppo conferisce al ragazzo un senso di potere e di superiorità nei confronti dei suoi coetanei, di rivalsa verso gli adulti e di sfida verso l’autorità.
Come sono caratterizzate le baby gang?
Si rendono responsabili di fatti illeciti, o comunque antisociali, di varia natura prendendo come bersagli soggetti più deboli, come nel caso del bullismo, dove si prende di mira magari un compagno di scuola più vulnerabile. La caratteristica è quella di agire in branco e molto spesso le azioni illecite compiute dalla gang vengono filmate e divulgate sui social proprio con lo scopo di rendere pubbliche le loro azioni.
Perché?
Per la chiara esternazione di autocompiacimento per quanto compiuto e per il senso di appagamento, di vanto, di ostentazione dell’attività criminosa che diviene motivo di orgoglio e incentivo per far parlare di sé.
Come mai si arriva a compiere atti di questo tipo?
Mi sento di dire che tutto questo è espressivo di un disagio interiore che può avere molteplici cause. Alcuni dei ragazzi che aderiscono a queste gang provengono da contesti familiari disagiati e problematici e vedono nell’affiliazione al gruppo un modo per esprimere la propria rabbia.
Tuttavia, non è detto che il ragazzo che aderisce alla banda provenga sempre da contesti di disagio ma, al contrario, alcuni di loro provengono da famiglie agiate e sane dove è proprio l’eccessivo benessere a spingerli ad avere atteggiamenti prepotenti, per colpa di quello strano effetto che è stato definito come il “malessere del benessere”.
La guerriglia in corso Dalmazia nel 2023
Che scopo hanno le azioni commesse dalle baby gang?
Non è detto che lo scopo primario sia quello di commettere il reato in sé. Spesso, infatti, il reato è solo il mezzo utilizzato per attirare l’attenzione su di sé, per imporsi agli altri. Non a caso c’è l’abitudine di riprendere l’azione illecita con il proprio cellulare.
Emblematica la frase del ragazzino della banda che, in relazione agli episodi avvenuti a Civitanova il 20 marzo 2023 (quando c’è stato uno scontro in strada tra baby gang, ndr), a seguito dell’intervento della commerciante che gli chiede: “perché dovete fare così? Perché non chiamate i carabinieri?”, risponde: “i carabinieri siamo noi”. Quella frase spiega come questi ragazzi si sentano anche al di sopra dell’autorità.
Rissa su corso Umberto
Le azioni sono pianificate?
A volte c’è un piano prestabilito e condiviso, altre volte invece l’illecito nasce dall’azione estemporanea di uno solo che, tuttavia, trova immediata adesione dal resto della gang. Nel caso del bullismo non è detto che l’azione sia sempre di gruppo, ma a volte ad agire è un solo individuo.
Cosa lo spinge?
Va visto caso per caso, ma il bullo tende a prendersela sempre con la persona più debole e vulnerabile, prevaricandola e ingenerando uno stato di sottomissione psicologica atta a dimostrare la sua supremazia.
I social in tutto questo?
I social hanno una enorme responsabilità perché diffondono modelli impoveriti di valori etici che incentivano la violenza e la alimentano. Mi è capitato recentemente di vedere il profilo social di un ragazzo con milioni di follower che condivide video in cui si ritrae mentre scappa dalla polizia e la insulta. Questo ragazzo per molti è diventato un esempio da imitare. Questo per dire che i social network sono centrali in questo tipo di dinamiche ed hanno una importanza vitale per questi ragazzi che, con i social, sono nati e stanno crescendo.
Un machete sequestrato dalla polizia
E gli adulti?
Purtroppo non sempre riescono ad imporre un modello corretto ai propri figli e a dare loro dei limiti. Sempre più spesso tendono a giustificarli.
Da un lato il ragazzo sviluppa un senso di ribellione che l’adulto non riesce a cambiare, e questa è una realtà che ho riscontrato spesso anche nella mia professione di avvocato: mi è capitato di assistere ragazzi minorenni che a 15-16 anni hanno deciso di non andare più a scuola restando a casa a non fare niente, e i genitori non sono stati in grado di imporsi per fargli cambiare idea.
D’altronde capita spesso che un genitore si trovi a difendere il proprio figlio anche di fronte ad un rimprovero di un professore a scuola. Anche la scuola purtroppo non è più in grado, come invece lo era un tempo, di imprimere quel rigore e quella forma di educazione necessaria per la crescita del ragazzo.
Che ne sarà di loro da “grandi”?
A volte può accadere che il ragazzo, crescendo, si discosti da solo da certe dinamiche antisociali, anche se è importante fornire loro degli aiuti che dovrebbero venire dal mondo degli adulti. La famiglia può fare molto, ma spesso sono i ragazzi stessi a non accettare l’aiuto dei genitori e il loro sostegno, individuando in soggetti terzi, verso i quali provano stima, dei buoni interlocutori con cui confrontarsi e trovare lo stimolo per uscire da quegli schemi.
Ci sono anche conseguenze penali per i minori, però spesso sembrano non darci peso…
Il sistema penale minorile non è punitivo ma rieducativo, inoltre il minore di 14 anni non è imputabile. Mi è capitato di assistere minorenni autori di reato che, di fronte alle mie osservazioni sulle conseguenze delle sue azioni illecite mi ha risposto “Non mi importa se mi fanno il processo, tanto poi non mi succede niente”. Quindi va benissimo la logica rieducativa nel processo minorile ma attenzione perché il ragazzo questo lo percepisce e dice “sono minorenne e non mi possono fare niente”. Andrebbe sicuramente trovato un punto di equilibrio e sarebbe auspicabile far comprendere al minore che il processo che dovrà affrontare può essere per lui una opportunità di miglioramento e di crescita».
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Nell’articolo due cose saltano all’occhio…
“i genitori tendono a giustificare”… Quella è un’età della fase evolutiva dove, come gli psicologi spiegano, una fase di ribellione è normale, ma picchiare la gente ed essere giustificati denota una totale inadeguatezza ad essere genitori, in particolare di quella generazione 35/45enni (è statistico non lo dico io)
Poi la famosa risposta, che è sempre di moda, ” tanto non mi possono fare niente” va messa in mano alle autorità competenti perché con l’impunita’non si educa nessuno… Banalmente, insieme a una rieducatrice, abbinerei una zappa e insalata da piantare, non ci si muore, fidatevi.
Carissima Criminologa, la colpa delle baby-gang e’ da attribuirsi ai genitori che non controllano i propri figli ed anche colpa della televisione spazzatura che ogni trasmette ogni giorno violenze inaudite e i figli recepiscono ogni azione.
…i vecchi di una volta dicevano: ‘eh, li fiji come Cristo te li dà gnà che te li piji’, mentre oggi si potrebbe tranquillamente affermare…’eh, li genitori (da cui provieni…) come Cristo te li dà gnà che te li téni’!!! gv
Ho le mie idee di tipo esoterico in proposito e per tutto ciò che sta accadendo oggi, qui, in Europa e nel pianeta. Non ricerco più le motivazioni politiche, inutili e strumentali. Forse sarebbe il caso di ritornare agli antichi sistemi, che almeno terrorizzavano la gente, che vedeva nella cruenta punizione una soddisfazione alla vendetta contro chi aveva causato dolore.
Cosa accadrebbe se si punissero questi ragazzi con pene corporali eseguite in pubblico? Certo leveremmo lavoro a politici, psicologi, psichiatri, sociologi a via cantando, e con i garantisti libertari in prima linea. Ossia quelli che furono per lo “spinello libero” e per la “modica quantità ad uso personale”, diventato il permesso all’individuo di fare ciò che vuole. Come richiesto dal mago inglese Aleister Crowley (“fai ciò che vuoi sarà tutta la legge”, dato che tu sei “dio”) Da qui l’aumento di drogati, di spacciatori come lavoro per avere la loro quantità ad uso personale, l’interesse della mafia e di quelle forze politiche ideologicamente motivate a distruggere questa nostra civiltà, per sostituirla con una nuova di tipo marxista-bolscevico-comunista, linea abbandonata per quella più potente del Nuovo Ordine Mondiale, ormai orientato verso il nuovo metodo per drogare le masse con l’intelligenza artificiale.