Fabio Messi durante una delle sue imprese
di Andrea Cesca
Da Civitanova alla cima del Monte Vettore, Fabio Messi, atleta della Polisportiva Acli Macerata, continua a stupire con le sue imprese. Centoventidue chilometri percorsi, centocinquantamila passi fatti, l’ultratrailer dei Sibillini (così ama definirsi) è partito a mezzanotte dalla costa e alle 21 e cinque minuti era sulla vetta del monte più alto della nostra regione.
La partenza da Civitanova
«Da tanto tempo covavo dentro di me questa idea, mai portata a termine da nessuno – racconta Fabio Messi, 63 anni fra pochi giorni, pensionato, ex dipendente di Smea e Cosmari – A Civitanova andavo al mare da piccolo, sul Vettore vado spessissimo sia in inverno che in estate, per me sono due posti familiari. Perché non unire il mare alla montagna mi sono detto.
Sarei voluto partire dalla piazza di Civitanova, poi parlando con un amico ho deciso di iniziare dal faro rosso sul porto. Un errore mi ha portato due ore di ritardo e 14 chilometri in più sulle gambe. Per fortuna ho trovato il tempo buono a parte un piccolo temporale a Montemonaco che si è risolto in mezzora. Quando sono arrivato a Forca di Presta era tutto sereno fino al Vettore, c’è stato un bel tramonto».
«Purtroppo sono dovuto passare sulla strada, a me l’asfalto non piace, ma non avevo alternative, non c’erano sentieri – spiega il maceratese Messi, che ha scelto di vivere ad Amandola per stare più vicino ai suoi monti e praticare con costanza lo sport che ama – Ho un grande amico che conosco da tantissimi anni che mi ha accompagnato con la macchina a Civitanova ed è venuto sul Vettore per l’arrivo.
In alcuni punti dove non c’erano i bar per il ristoro è stato importante per bere ed alimentarmi. Senza il supporto di Luca Natali di Macerata non ci sarei riuscito». «Ci vuole tanta costanza, caparbietà, anche un po’ di pazzia – dice l’ultratrailer dei Sibillini – Cerco di organizzarmi al meglio, faccio qualche appunto, ho un’applicazione per chilometri, tempistica, salite, discese e dislivelli. Sono stato sempre uno sportivo, ho praticato deltaplano, alpinismo, sci, paracadutismo, parapendio».
Come è nata la passione per correre sui monti? «La pianura non mi è mai piaciuta – risponde – Facendo parte del Cai mi allenavo in montagna, corricchiavo un paio di volte a settimana quando avevo tempo. Poi questa passione è aumentata, correre in mezzo alla natura è bello: vedi gli animali, senti il rumore dei fiumi, le foglie secche sotto i piedi, il vento. A me tutto questo fa impazzire».
E la preparazione? «Nelle gare di endurance di lunga distanza la mente è l’ottanta per cento, il resto è allenamento. La mente è tutto: se il fisico è debole e la testa è forte vai avanti, viceversa non fai nemmeno dieci chilometri, crolli. Pratico questo sport da solo, qua in zona ci sono solo io che faccio queste pazzie. Ho degli amici con i quali faccio dei bei giri quando mi vengono a trovare. Io sono in pensione e vado a correre quasi tutti i giorni, loro lavorano e possono farlo solo il fine settimana».
Non sente mai il peso della solitudine, la preoccupazione che possa succedere qualcosa di poco piacevole? «Forse sono un po’ incosciente, finora non è successo nulla di pericoloso. Attenzione, non do mai niente per scontato finché non apro lo sportello della macchina e mi siedo, nemmeno quando sono ad un chilometro dall’arrivo, mai. Lo dico sempre a tutti, lo insegno: non date mai niente per scontato finché non siete arrivati a casa. Bisogna rispettare la montagna e sempre sottovalutarsi. Una storta, una caduta può succedere in qualsiasi momento».
Lo scorso anno di questi tempi aveva portato a termine un’altra impresa, anch’essa unica: in 23 ore aveva scalato in solitaria le 28 cime sopra i duemila metri dei Monti Sibillini. «Le gare sono tutte belle – fa Messi – Poche settimane fa ho fatto la cento miglia del Monviso a Saluzzo, 160 chilometri, 9mila metri di dislivello. Stavo per crollare mentalmente, è stata massacrante. Parlavo tra me e me, nelle gare così lunghe bisogna abituarsi alla fatica, al dolore dei piedi, al bruciore di stomaco perché anche pane e olio dopo tanti chilometri viene accettato male dallo stomaco, anche lui ha bisogno di allenamento».
Il tramonto dal Vettore
«La soddisfazione è finire la gara, quando stai dentro l’orario che ti da l’organizzazione è tutto, soprattutto per me che ho una certa età. Ho vinto come primo di categoria a Valdambra in provincia di Arezzo, che ripeterò ad ottobre, 110 chilometri. Un paio di anni fa trovai grandine, vento, bufera, freddo.
Sono riuscito ad andare avanti, pensavo che se ne sarebbe andata così come era venuta, ma mezzora è stata dura. Nelle gare, che inizio a marzo e termino ad ottobre, do sempre il massimo, la prima cosa è il divertimento, quando la fatica supera il piacere c’è qualcosa che non va. Per il resto corro tutti i giorni in montagna, ho tabelle che rispetto. L’alimentazione è importante, non mangio carne ma parecchi carboidrati, gli zuccheri. Faccio attenzione ad evitare le schifezze».
La prossima gara a Valdambra, la prossima impresa? «Ce l’ho in testa ma la tengo per me. La farò sempre da solo, spero il prossimo anno, è molto tosta. Sarà nelle Marche, zone che conosco bene, dove potrei andare ad occhi chiusi. Correre di notte in montagna mi fa impazzire, lo adoro.
Si sviluppano più sensi. Con il tuo fascio di luce che ti aiuta ad andare avanti: ci vuole maggiore attenzione rispetto al giorno, se non ti senti sicuro puoi camminare, non devi per forza correre».
Oltre che per l’amico Luca Natali, Fabio Messi spende parole di riconoscenza per Ulisse Gentilozzi, presidente della Polisportiva Acli Macerata: «Un grande presidente, sono 40 anni che è al vertice, qualcosa vorrà pure significare».
Complimenti signore.. mi piace molto leggere di persone che cercano sempre di migliorare in qualsiasi ambito della vita
Complimenti davvero
Fabio super
Grande
Bravissimo Fabio Messi
Bravo Fabietto
Ciaoooo bellissimo questo messaggio ciao oooo
Grande Fabio
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Grandeee Fabio !!!
Ogni tua impresa è originale, caro Fabio dajjjjjeeeeeeee