Roberto Cresti racconta Puccini:
«Una meteora infuocata era l’idea
per il finale di Turandot»

MACERATA - Nel penultimo Aperitivo Culturale ospite il docente di Unimc. Un racconto dentro la vita del compositore visto come uomo di passaggio tra due epoche storiche. «Forse non è un caso che sia rimasta incompiuta, è una sorta di canto del cigno del secolo precedente». Presentato anche il libro di Marilena Sparapani sulla collezione di libretti della Mozzi Borgetti

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Roberto Cresti

di Marco Ribechi

I retroscena della Turandot e di Puccini agli Antichi Forni con Roberto Cresti. Sono ormai agli sgoccioli gli appuntamenti del ciclo degli Aperitivi Culturali condotti da Cinzia Maroni. In parallelo alla chiusura della stagione lirica del Macerata Opera Festival, che avverrà domani con l’ultima replica di Bohème, si è consumato anche il penultimo incontro mattutino, quest’oggi naturalmente dedicato a Turandot in accordo con lo spettacolo serale dello Sferisterio.

Roberto Cresti, docente di Storia dell’arte contemporanea e storia delle arti del Novecento all’Università di Macerata, melomane e pucciniano, ha analizzato la vita del compositore toscano per comprenderne il ruolo svolto nel proprio tempo e le ragioni dell’incompiutezza di Turandot. Un avvincente viaggio tra documentazioni, oggetti d’arte, personaggi ed eventi che hanno mostrato in maniera più approfondita l’indole di Puccini come uomo del suo tempo, o forse come uomo che ha anticipato i tempi mettendo il punto alla tradizione precedente.

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Cinzia Maroni

L’appuntamento però si è aperto con la lettura da parte di Gabriela Lampa della poesia “X Agosto” di Giovanni Pascoli, composta in memoria del padre Ruggero. La scelta è stata determinata da una vicinanza di intenti poetici tra Pascoli e Puccini.

«Sul letto di morte di Puccini – spiega Cresti mostrando delle foto della casa a Torre del Lago – sono stati trovati 13 fogli che il maestro portava con sé nel tentativo di concludere la Turandot che inizia a comporre nel 1920. Aveva scritto che Calaf e Turandot dovevano baciarsi mentre dal cielo scendeva una meteora infuocata. Evidentemente non riusciva a rendere questa immagine che aveva in mente, tanto che scrisse una lettera ad Adami e Simoni dicendo “Diranno che a questo punto il maestro è morto”». Le parole sono state rese celebri da Toscanini che le disse alla prima messa in scena dell’opera Alla Scala, nel 1926. «Forse non è un caso che sia rimasta incompiuta – spiega Cresti – l’opera è una sorta di canto del cigno del secolo precedente, forse è incompiuta perché non era più il tempo, in un certo senso si sporge oltre la propria epoca e ciò la rende unica».

ape-culturali-3-650x433Dalle amicizie del conservatorio di Milano, dove tra il 1880 e il 1883 conosce Marchetti e il suo grande amico Mascagni, agli alti e bassi della sua carriera musicale prima dell’enorme successo e della fama planetaria.

«Sembra che guadagnasse nei primi del ‘900 circa 500mila lire al mese. Se pensiamo che Gilberto Mazzi nel 1939 cantava se potessi avere mille lire al mese si ha una dimensione del suo successo».

Definito a Londra dopo la prima di Tosca l’erede di Verdi e dopo l’enorme successo al Metropolitan de La Fanciulla del West, Puccini è una star totale che però avverte di essere vicino alla fine, alla crisi musicale che si manifesta con il debutto di Madame Butterfly, fischiata dal pubblico.

«Tra gli artisti che incontra importante è la conoscenza di Galileo Chini, uno dei protagonisti del Liberty italiano – dice l’ospite – autore dell’allestimento e delle scenografie di Turandot. Credo che Puccini volesse creare l’opera delle sue opere, considerando i bozzetti ritrovati». Lo stesso Chini aveva fatto anche un intervento a Macerata nel caffè Nazionale, oggi bar Mercurio, in seguito distrutto.

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Cinzia Maroni e Marilena Sparapani

Restando in ambito maceratese l’appuntamento ha visto anche la presentazione del volume curato da Marilena Sparapani in cui sono raccolti oltre 2mila libretti presenti alla biblioteca Mozzi Borgetti.

«I più antichi risalgono al 1600 – spiega Sparapani – ci sono oggetti molto rari che uniscono arte, musica, storia. Un caleidoscopio di rimandi a tanti campi del sapere e della società che possono essere approcciati da molti punti di vista. E’ un patrimonio inestimabile della nostra biblioteca che vi invito a visitare».

Il testo si intitola: “Libretti musicali della Biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata. Invito all’opera”. Domani l’ultimo appuntamento dal titolo “Scene di Bohéme. Tra Murger e Puccini” presentato da Giulia Caminito.

 

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Piero Pallotta del ristorante Sugo

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