Corso Umberto
di Laura Boccanera
Fast food etnici, divide la proposta dell’ex assessore Manola Gironacci di limitare l’apertura di nuove attività legate alla ristorazione etnica in pieno centro di Civitanova. Gironacci, che gestisce l’omonima gioielleria su corso Umberto I, ha lanciato ieri la provocazione dando una lettura del cambiamento di dna dei negozi che popolano la via principale dello shopping. Sempre più frequentemente a prendere il posto delle boutique sono attività commerciali di ristorazione “fast”, dal kebab al cibo asiatico. E secondo Gironacci questo cambiamento sta facendo perdere l’identità alla città.
Argomento controverso e anche le posizioni a riguardo sono contrastanti: se da un lato appare difficile riuscire a mettere dei paletti, dall’altro il cambiamento innegabilmente sta modificando il volto del centro.
Il sindaco Fabrizio Ciarapica
Sull’argomento anche il sindaco Fabrizio Ciarapica dice la sua: «non sono né favorevole né contrario a priori, ma il commercio della città non dipende solo dal Comune, ma deve sottostare a normative nazionali e regionali. Quello che credo è che dovremmo cercare tutti quanti di alzare il livello delle attività ed è una realtà purtroppo che gli affitti degli immobili su corso Umberto I e in centro sono molto alti, tanto che solo attività legate al food possono oggi permettersi determinati canoni. Detto questo occorre anche però prestare attenzione per non dare spazio a discriminazioni perché le regole vanno rispettate. Pertanto la questione a mio avviso non è tanto limitare, piuttosto creare le condizioni affinché ci siano altri tipi di attività che rendano vitale ed elegante il centro. Abbigliamento, calzature e pelletterie sono in crisi in tutta Italia e non solo a Civitanova.
Il Comune sta facendo la sua parte organizzando eventi, garantendo pulizia e sicurezza con le telecamere e prestando attenzione al decoro. Forse servirebbe un maggior coinvolgimento della associazioni di categoria, lavorando in sinergia per l’obiettivo comune».
Debora Pennesi, presidente di Centriamo
Debora Pennesi dell’associazione Centriamo sottolinea come la proposta non sia stata oggetto di discussione fra i commercianti: «non ho avuto reazioni in merito per cui non posso farmi portavoce di una posizione che non è condivisa fra tutti gli associati».
Secondo Mauro Malatini invece la posizione di Gironacci non è del tutto fuori luogo: «Credo che abbia proposto qualcosa con una sua visione – dice – per certi aspetti la trovo giusta: tutto il commercio è sceso di qualità perché i vecchi commercianti, certi nelle loro posizioni, non si sono saputi reinventare e adattare ai cambiamenti del tempo.
Mauro Malatini
Difficile coordinarli e farli collaborare insieme e questo è già limitante. Poi l’andamento generale è questo, anche in altre città sempre più frequentemente i corsi principali sono diventati lunghe vie di ristorazione. Quindi è difficile mettersi controcorrente, ma a me piace a volte farlo, quindi trovo la proposta di Gironacci interessante, pur ovviamente da presentare con grande attenzione e delicatezza per non creare disparità legate al razzismo invece che al prodotto. E poi il problema dei problemi, occorre abbassare i costi di affitto».
Sposta il problema sulla necessità di maggiori controlli Francesco Peroni che con Gironacci condivide la posizione di commerciante e anche lui ex assessore.
Francesco Peroni
«Sul fatto che Gironacci dopo aver fallito come assessore ora abbia ricette per tutto non mi esprimo – afferma – ma devo dire che un problema c’è, ma non è tanto legato all’identità quanto piuttosto all’assenza di controlli. Mi si dovrà spiegare come sia possibile, con i costi degli affitti che ci sono, che questo tipo di attività riescano ad aprire, pagare dipendenti e mantenersi con prodotti da pochi euro. Penso ad esempio anche ai negozi di cover, aprono, chiudono, riaprono. Vorrei capire come fanno dal momento che per un imprenditore andare in banca, accendere un mutuo e portare avanti un’attività oggi è quasi impossibile. E non è un caso che di attività con più di 50 anni sul corso siamo rimasti in pochissimi».
«Troppi fast food etnici in centro, serve un nuovo regolamento: è sacro tutelare l’identità locale»
"il problema dei problemi......" (cit. Malatini)
Tutti i negozi aperti lungo il corso sono stati aperti con una tipologia di vendita giovanile e attuale,mirata soprattutto al turismo giovane,proprio come era stato portato ad essere da Corvatta. Da quando ci siete voi,ogni anno,i giovani turisti ne vengono sempre meno,anche per colpa dei parcheggi praticamente nulli nella zona centrale,di conseguenza,i negozi vendono sempre meno,perché gente che viene da fuori,dentro Civitanova non ci vengono più,vanno altrove,come ad esempio porto sant'elpidio. Dove per lo meno,anche se lì i parcheggi scarseggiano,almeno fanno eventi per ragazzi,di conseguenza,il sacrificio di dover perdere tempo per cercare un posto auto,lo fanno. Per l'ennesima volta siete riusciti a far riempire porto sant'elpidio e svuotare Civitanova,complimenti! Una famiglia o un over 50 non spenderà mai tanto quanto un gruppo di 25enni in vacanza,di conseguenza,con i costi assurdi anche degli affitti,non resta che tirare giù la serranda. Tutte le attività a Civitanova sono in totale perdita,TUTTE.
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…negozi che aprono e chiudono in poco tempo (chissà perché!!?), negozi che aprono, non ci vedi mai nessuno e non chiudono (chissà perché!!?), negozi di italiani e anche di molti, ma molti, stranieri che seguono le ‘stesse regole’ (chissà perché!!?), negozi che somministrano alimenti e bevande e aumentano, molti, sempre più i prezzi (chissà perché???), ma pare che le presenze ‘accennano’ a diminuire (perlomeno per alcuni…chissà perché???), supermercati che circondano letteralmente la città e, o lavorano o non lavorano, sono sempre aperti, anzi, si rischia che ne aprano altri (chissà perché!!?), affitti dei negozi, ma non solo, ‘leggermente’ carucci e anche se non affitto ‘non me ne po’ fregà de meno’ (chissà perché!!?), commerci che spariscono, o perché manca il ricambio generazionale (e quindi i sacrifici…), o perché ogni articolo e ogni tipologia di negozio fa il suo tempo (e qui il perché non è difficile da capire, come i sacrifici…), parcheggi che ‘se ne vanno’, in centro, mentre crescono come funghi palazzoni (con i parcheggi? Chissà perché!!?); domande su domande che ci facciamo (chissà perché? Perché vorremmo vivere, o perlomeno sopravvivere, mi sa…) e magari seduti comodamente su di un locale in centro (dopo aver girato magari quarantotto minuti per trovare un parcheggio…), guardando il passeggio (o le varie ‘transumanze’, sperando che i negozi siano sempre tutti aperti per noi per ‘darci un’occhiata’ e che ci siano i saldi del 90%), davanti a un aperitivo (’12 euri’!!?) e a tutto quel che poi ne consegue, logico o meno, molto meno, logico che sia…’c’è vita a Citanò’!!! gv
Io vengo da una famiglia di commercianti ambulanti (mio bisnonno, mio nonno e mio padre).
Mio nonno, di cui porto il nome, vendeva orologi all’ingresso di Piazza XX Settembre al mercato del sabato, sino al 1990.
Mio padre era il quinto banco a destra, in Corso Dalmazia partendo dalla Piazza.
Amo visceralmente il piccolo commercio, che è presidio del territorio e distributore di ricchezza (al contrario della grande distribuzione, che drena ricchezza dal territorio), e posso dire, senza tema di smentita, alcune cose:
1. negli anni d’oro del commercio civitanovese, i commercianti sono sempre stati restii ai cambiamenti, perché i soldi volavano. Non c’è stata programmazione né lungimiranza ed i risultati si sono visti, ovviamente in termini negativi, coi negozi sostituiti da ristoranti, bistrò, cibo veloce e similari;
2. nessuna amministrazione comunale si è mai curata di intervenire con stimoli e programmazioni, coinvolgendo tutti i cittadini. Forse, vi è stata una varia combinazione fra timore delle reazione dei commercianti e/o dei proprietari immobiliari e/o pure considerazioni elettoralistiche. Il mercato del sabato era arrivato a 550 posti (dimensioni da fiera), si dice perché rilasciare una licenza garantiva un bel po’ di voti;
3. mi venne detto che molte fra le attività gestite da stranieri lavorano in concorrenza sleale con quelle gestite da italiani, poiché non pagano nulla e, quando arrivano i controlli, è impossibile far pagar alcunché, perché il titolare in difetto diviene irreperibile e c’è un altro titolare. Non so se sia vero, ma un’amministrazione comunale sa sicuramente a chi chiedere;
4. le famigerate licenze per la grande distribuzione vengono rilasciate e mega-cattedrali costosissime anche da mantenere vengono costruite mentre i valori immobiliari, specialmente in Centro, sono arrivati a livelli insostenibili per chiunque e, specialmente in questi momenti di crisi, non se ne comprende la logica (e, qui, l’avvocato Bommarito credo che abbia da commentare).
Se vi fosse un’amministrazione decente ed interesse, si sarebbe passati alla logica della partecipazione, sia per il bilancio sia per l’urbanista sia per ogni decisione importante, e si sarebbero già iniziate le assemblee, dirette da specialisti, per analizzare la situazione e, tutti insieme, trovare soluzioni.
Ovviamente, non c’è la cultura sufficiente e, probabilmente, nemmeno l’interesse e lo si vede da come è diventata Civitanova dal 1955 ad oggi (per inciso, a qualcuno interessa l’inquinamento del Basso Bacino del Chienti e le malattie che porta?).
In Italia i locatori di case, di locali e di box debbono farsi carico di problemi che sono di altri, non ultimo gli affittuari. Non è giusto.
Premesso che per chi è cliente la concorrenza è bella (mentre il fornitore preferisce il monopolio), il negozio apre per un periodo per un tempo pari a quello in cui la tassazione è molto bassa per chiudere subito dopo: in tal modo il reddito netto coincide con quello lordo, ossia non ci sono diminuzioni dovute al fisco.