«In centro troppi fast food etnici?
Dovremmo alzare il livello delle attività
ma il problema sono i costi degli affitti»

CIVITANOVA - Le reazioni di sindaco e commercianti alla questione sollevata dall'ex assessore Manola Gironacci. Il primo cittadino: «Non si tratta di limitare, ma di creare le condizioni affinché ci siano altri tipi di attività che rendano vitale ed elegante il centro». Mauro Malatini: «Tutto il commercio è sceso di qualità perché i vecchi negozianti non si sono saputi reinventare». Francesco Peroni: «Come fanno certi negozi ad aprire e chiudere di continuo?»

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Corso Umberto

di Laura Boccanera

Fast food etnici, divide la proposta dell’ex assessore Manola Gironacci di limitare l’apertura di nuove attività legate alla ristorazione etnica in pieno centro di Civitanova. Gironacci, che gestisce l’omonima gioielleria su corso Umberto I, ha lanciato ieri la provocazione dando una lettura del cambiamento di dna dei negozi che popolano la via principale dello shopping. Sempre più frequentemente a prendere il posto delle boutique sono attività commerciali di ristorazione “fast”, dal kebab al cibo asiatico. E secondo Gironacci questo cambiamento sta facendo perdere l’identità alla città.

Argomento controverso e anche le posizioni a riguardo sono contrastanti: se da un lato appare difficile riuscire a mettere dei paletti, dall’altro il cambiamento innegabilmente sta modificando il volto del centro.

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Il sindaco Fabrizio Ciarapica

Sull’argomento anche il sindaco Fabrizio Ciarapica dice la sua: «non sono né favorevole né contrario a priori, ma il commercio della città non dipende solo dal Comune, ma deve sottostare a normative nazionali e regionali. Quello che credo è che dovremmo cercare tutti quanti di alzare il livello delle attività ed è una realtà purtroppo che gli affitti degli immobili su corso Umberto I e in centro sono molto alti, tanto che solo attività legate al food possono oggi permettersi determinati canoni. Detto questo occorre anche però prestare attenzione per non dare spazio a discriminazioni perché le regole vanno rispettate. Pertanto la questione a mio avviso non è tanto limitare, piuttosto creare le condizioni affinché ci siano altri tipi di attività che rendano vitale ed elegante il centro. Abbigliamento, calzature e pelletterie sono in crisi in tutta Italia e non solo a Civitanova.

Il Comune sta facendo la sua parte organizzando eventi, garantendo pulizia e sicurezza con le telecamere e prestando attenzione al decoro. Forse servirebbe un maggior coinvolgimento della associazioni di categoria, lavorando in sinergia per l’obiettivo comune».

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Debora Pennesi, presidente di Centriamo

Debora Pennesi dell’associazione Centriamo sottolinea come la proposta non sia stata oggetto di discussione fra i commercianti: «non ho avuto reazioni in merito per cui non posso farmi portavoce di una posizione che non è condivisa fra tutti gli associati».

Secondo Mauro Malatini invece la posizione di Gironacci non è del tutto fuori luogo: «Credo che abbia proposto qualcosa con una sua visione – dice – per certi aspetti la trovo giusta: tutto il commercio è sceso di qualità perché i vecchi commercianti, certi nelle loro posizioni, non si sono saputi reinventare e adattare ai cambiamenti del tempo.

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Mauro Malatini

Difficile coordinarli e farli collaborare insieme e questo è già limitante. Poi l’andamento generale è questo, anche in altre città sempre più frequentemente i corsi principali sono diventati lunghe vie di ristorazione. Quindi è difficile mettersi controcorrente, ma a me piace a volte farlo, quindi trovo la proposta di Gironacci interessante, pur ovviamente da presentare con grande attenzione e delicatezza per non creare disparità legate al razzismo invece che al prodotto. E poi il problema dei problemi, occorre abbassare i costi di affitto».

Sposta il problema sulla necessità di maggiori controlli Francesco Peroni che con Gironacci condivide la posizione di commerciante e anche lui ex assessore.

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Francesco Peroni

«Sul fatto che Gironacci dopo aver fallito come assessore ora abbia ricette per tutto non mi esprimo – afferma – ma devo dire che un problema c’è, ma non è tanto legato all’identità quanto piuttosto all’assenza di controlli. Mi si dovrà spiegare come sia possibile, con i costi degli affitti che ci sono, che questo tipo di attività riescano ad aprire, pagare dipendenti e mantenersi con prodotti da pochi euro. Penso ad esempio anche ai negozi di cover, aprono, chiudono, riaprono. Vorrei capire come fanno dal momento che per un imprenditore andare in banca, accendere un mutuo e portare avanti un’attività oggi è quasi impossibile. E non è un caso che di attività con più di 50 anni sul corso siamo rimasti in pochissimi».

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