Sandro Parcaroli e Romano Carancini durante una conferenza stampa sullo Sferisterio nel 2019: all’epoca Parcaroli era sponsor, Carancini sindaco
Il mezzo milione di euro annuale che il Ministero è (quasi) pronto a versare nelle casse dell’associazione Sferisterio in cambio della presenza di un suo rappresentante nel Cda è al centro di un duro intervento di critica del consigliere dem Romano Carancini. L’attacco di Carancini è diretto già nel primo passaggio: «Il sindaco di Macerata sta svendendo lo Sferisterio e la storia del Macerata Opera Festival all’amichettismo ed agli intrallazzi della politica romana. C’è rabbia, si fa fatica – e io non intendo farla – ad accettare le dichiarazioni di Sandro Parcaroli il quale, sulla nuova legge in discussione al Parlamento, trionfalmente afferma che “per il Mof è un risultato storico”. Lui non ha capito – e questo non mi sorprende più – che il simbolo culturale, sociale, storico, turistico-economico di questa città sarà nelle mani del ministro o sottosegretario di turno i quali, attraverso la nomina di un componente nel Consiglio di Amministrazione dell’Associazione Sferisterio, condizioneranno inevitabilmente le scelte sotto ogni profilo della programmazione».
I condizionamenti secondo la visione del consigliere regionale Dem: «Il direttore artistico, i direttori di orchestra, gli artisti, le strutture di comunicazione, i contratti di lavoro, l’organo di revisione e controllo della stagione saranno individuati sotto il “ricatto economico” e sotto l’egida delle convenienze romane, spalleggiate localmente, fatte di amici e amici degli amici che faranno il bello e il brutto tempo, influenzando la programmazione artistica e professionale a scapito della qualità, della sperimentazione, del territorio. E bene fa Irene Manzi a denunciare e battersi contro questo sfregio alla storia ed alla dignità della straordinaria esperienza del Macerata Opera Festival proponendo la cancellazione della scandalosa previsione che subordina il contributo statale annuo di 500.000 euro alla nomina di un rappresentante del Ministero nell’organo direttivo dello Sferisterio, cosa che – va ricordato ai maceratesi – non accade per nessun altro teatro di tradizione in Italia. Mi chiedo dove siano le voci della città in questo delicato passaggio e mi rifiuto di credere che alcuni pezzi di maggioranza politica condividano questa scelta».
Romano Carancini con l’ex sovrintendente Luciano Messi, ora al Regio di Parma
Bilanci in rosso e nomine da bocciare, Carancini osserva: «Il sindaco di Macerata, assieme al suo assessore alla cultura, dovrebbero raccontare bene quale sia stato fin qui il loro percorso rispetto al Mof: cacciato il sovrintendente Luciano Messi ora al Regio di Parma, scelta disgraziata nel merito e nel modo con cui è stato mortificato un professionista, per di più maceratese, che aveva contribuito a rilanciare una stagione divenuta modello di sperimentazione e successo artistico in Europa e per di più con bilanci in attivo per 10 anni. E poi due direttori artistici in 2 anni senza qui soffermarsi sulla superficialità con cui si è scelto Paolo Pinamonti, come si è scoperto dopo. E poi ancora bilanci in rosso, pesantemente in rosso, nel 2022 e nel 2023 (la stagione del 2021 era integralmente programmata in precedenza) che hanno consumato anche un “tesoretto” che la governance precedente aveva lasciato a chi sarebbe arrivato dopo. A questo proposito, per dovere di trasparenza, andrebbe detto che le conferenze stampa sui risultati economici della stagione si fanno anche quando le cose non vanno bene».
Sandro Parcaroli e Giorgia Latini
L’attacco alla segretaria regionale della Lega: «Ma chi è la stratega di questa operazione contro la nostra città con la complice incapacità del sindaco di Macerata il quale, come se non bastasse, è anche il presidente della Provincia? Giorgia Latini è davvero così attenta allo Sferisterio di Macerata? Parrebbe di no, visti gli ultimi passaggi inequivocabili. Non basta infatti la norma che inserisce nel Cda dello Sferisterio un componente nominato dal Ministero della cultura altrimenti il governo non finanzierà il Macerata Opera Festival. Adesso tocca alla risoluzione presentata in Commissione cultura con la quale l’ex assessora regionale ha richiesto per i teatri della regione la qualifica di «Teatri Storici delle Marche» con decreto del Ministro della cultura. Ma lo Sferisterio? Non pervenuto.E dunque, dopo la vergognosa esclusione del monumento simbolo di Macerata dalla candidatura regionale a patrimonio mondiale dell’Unesco – sempre ad opera di Giorgia Latini nel corso della sua breve e “indimenticabile” permanenza in giunta Acquaroli – a quanto pare la filiera delle destre continua a perdersi qualche pezzo per strada. È evidente che il riconoscimento della qualifica di «Teatri Storici delle Marche» potrebbe costituire un efficace brand regionale, dunque un valore aggiunto diffuso sul territorio, ma anche, a ricaduta, sui singoli comuni coinvolti a favore delle attività e delle bellezze che essi propongono. Anche qui, però, il sindaco di Macerata Sandro Parcaroli è distratto o inconsapevole, di certo incapace di difendere la città che amministra e indifferente a chi, come la Lega, è divenuta padrone a casa d’altri. Nella proposta della Latini, infatti, lo Sferisterio non appare, sebbene la sua offerta artistica, culturale e storica conosciuta in tutto il mondo, avrebbe il sacrosanto diritto di godere dello stesso vantaggio degli altri teatri storici marchigiani, se non addirittura esserne il traino considerata la sua fama, in un’ottica di rete e di sviluppo integrato, per una promozione corale e allo stesso tempo diversificata».
La questione approda in Regione: «Su questa iniziativa della On. Giorgia Latini nei giorni scorsi, ho presentato insieme a tutto il gruppo Pd Marche un’interrogazione alla giunta Acquaroli per avere chiarimenti sulla proposta dell’ex assessora alla cultura della Regione Marche per il riconoscimento della qualifica di “Teatri Storici delle Marche” sia stata condivisa con la Regione e con i sindaci dei territori ma, soprattutto, per capire perché lo Sferisterio, teatro storico sin dal 1868 come da Censimento ministeriale, non sia compreso nell’elenco. Siamo ancora in tempo per porre rimedio sia alla sciagurata legge che condiziona il contributo di 500mila euro alla presenza nel CdA dello Sferisterio di un rappresentante del Ministero della cultura; siamo anche nella condizione di inserire lo Sferisterio nell’ambito dei “Teatri Storici delle Marche”. Ma occorre volerlo politicamente per far valere le ragioni di una cultura libera senza bandiere e che lasci al territorio il diritto di governarla. Chissà se il sindaco Parcaroli e le istituzioni maceratesi hanno la stessa volontà».
(L. Pat.)
500 mila euro all anno in più e si protesta pure ? Casomai ci si interroghi su chi non ha voluto fare l ente lirico. E perché.
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Che faccia tosta…
Ma i commenti “slogan” a qualsiasi articolo, li fate perché non sapete argicolare un pensiero e rispondere nel merito, o ci sono altre ragioni?
A proposito qualcuno ha letto i bilanci delle ultime due stagioni liriche?
Dove si possono consultare?
E ti pareva che il solito signore non gli va mai bene quando un poraccio della sinistra dice qualcosa di vero…questi sono I nuovi comandanti o la pensi come loro o non devi parlare…questo significa che gli va benissimo il sistema russo…a dimenticavo una cosa,si è dimenticato di scrivere che a Macerata non c’è trippa per gatti o di ordinare una o più scatole di Maalox che giù a quando pare va molto di moda…
Il Pd è perfetto in tutto, peccato che è all’opposizione,ua ragione ci sarà.
Leggo con piacere che qualcuno si auto descrive…poi magari abbassando la prospettiva … la prossima volta si descriverà pure meglio…
il fiero popolo Piceno sconfitto dai romani nel 268 avanti Cristo, continua a subire le scorribande dei Cesari, quando un pó di dignità?
Da parte del cosiddetto centrodestra, diviso su tutto, salvo che essere unito sul mantenimento delle poltrone conquistate, non mi aspetto più nulla di buono. Né mi illudo che cambieranno. Salvo che anche la Meloni faccia a sua volta un “chioppo” come lo ha fatto Salvini, il quale dopo essere stato sulle stelle e finito nelle stalle.
Dato che li ho votati, rimango frastornato vedendo un fallimento che da Roma, passa per la Regione, poi per Macerata e infine arriva a Corridonia. Purtroppo pure il PD non gode di buona salute e quindi non può essere un punto di riferimento. Però, hanno diverse cose in comune al di fuori delle chiacchiere. Ad esempio, vogliono portarci in guerra contro la Russia per sostenere un regime antidemocratico e filo-nazista come quello di Kiev, a cui dovremo dare armi, levando il pane a tanti nostri concittadini ormai alla fame. La Meloni, la donna della provvidenza che tutti ci invidiano, raschia-raschia ritorna al colore antico del popolo d’eroi, con cui sedere al tavolo dei ricostruttori dell’Ucraina distrutta. Ciò che hanno fatto a quegli studenti indifesi dovrebbe farci riflettere sulla camicia che stanno per indossare…
Invece di avere paura dei Russi, dovrebbero cominciare ad avere paura degli Italiani, che sono al limite della sopportazione verso una politica ormai “sorda e grigia” ai bisogni primari della sopravvivenza di chi non ha più un lavoro, o non lo trova, o è sfruttato, o è nell’indigenza completa e senza più speranza nel futuro.
Condivido alcune cose scritte dal signor Giorgio Rapanelli…in particolar modo l’ultima parte è aggiungo anche che dai manganelli poi passeranno all’olio di ricino e qualche politico quella camicia di quel colore l’ha sempre portata sotto sotto…
…?
La frase di Carancini non è abbastanza icastica. Ma che vor’ di’?