«Sabato senza scuola, una battaglia di civiltà»
L’Ipsia completa la transizione:
settimana corta in tutte le sedi

CORRIDONIA - Con l'estensione alla sede principale, dopo la sperimentazione a Civitanova e Macerata, e la sistemazione dell'orario, niente più lezioni di sabato al Corridoni. Il preside Giovanni Mastrocola: «Tanti vantaggi ottenuti senza intaccare i pomeriggi, in modo da lasciare liberi i ragazzi di coltivare i propri interessi»

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Gianni Mastrocola, dirigente dell’Ipsia Corridoni

L’Ipsia Corridoni chiude il cerchio ed estende la settimana corta anche alla sua sede principale, quella di Corridonia. Una vera rivoluzione per la scuola, maturata dopo di anni di studi e sperimentazioni. Il dirigente scolastico Giovanni Mastrocola e i suoi collaboratori sono riusciti a completare la quadratura del cerchio: ridurre i giorni di lezione salvaguardando i pomeriggi dei ragazzi.

In realtà la settimana corta al “Corridoni” è stata già adottata da tempo, ma solo nelle sedi coordinate di Macerata e di Civitanova. Inoltre, almeno all’inizio, l’orario prevedeva due rientri settimanali, ridotti poi a uno. Di recente sono state sperimentate soluzioni che non prevedono rientri pomeridiani e, solo quest’anno, dopo un’attenta valutazione dei risultati ottenuti, si è giunti ad una definitiva sistemazione dell’orario, adottato poi dall’intero istituto. «Parlare di “quadratura del cerchio” non è un esagerazione – dice Mastrocola – i fattori in gioco sono tanti: salvaguardare l’orario d’entrata; contenere l’orario di uscita; accordarsi con le aziende di trasporto per permettere agli studenti di entrare in orario e di trovare un mezzo per il rientro alle loro abitazioni senza dover attendere ore; pianificare comunque un intervallo sufficientemente lungo da permettere agli studenti di riposarsi, rifocillarsi e sostenere l’aumento del carico orario giornaliero».

Un vero Tetris, nel quale alla fine il preside e i suoi collaboratori sono riusciti a far andare a posto ogni tassello. «La settimana corta comporta dei miglioramenti nella vita della scuola – afferma Mastrocola – il passaggio dai sei ai cinque giorni della settimana scolastica consente di migliorare la distribuzione dell’impegno e del recupero psicofisico degli studenti, di ottimizzare la presenza dei docenti e del personale amministrativo concentrandoli in un numero inferiore di giornate, di articolare in modo più funzionale la didattica diminuendone la dispersione scolastica, di incrementare la possibilità di rientro pomeridiano per le possibili attività extracurricolari, oltre al risparmio energetico derivante da un giorno di chiusura».

A trarre vantaggio dall’adozione della settimana breve sono anche e soprattutto gli studenti con maggiori difficoltà e, in particolare, quelli con disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), che vedono così migliorate le proprie condizioni di studio e aumentati i tempi di recupero, a loro particolarmente necessari. «Evidente è stato il miglioramento della loro frequenza scolastica, diventa così regolare e costante, agevolata anche da un minor numero giornaliero di discipline, dovuto al loro frequente raddoppio – prosegue il preside – la conseguenza è evidente: si garantiscono tempi di apprendimento più distesi, e viene agevolata la pianificazione dello studio, fondamentale per chi è più fragile. Certo non mancano le difficoltà: le ultime ore sono faticose per tutti; i ritardi possono allungarsi a causa di inevitabili contrattempi; gli sprint in salita per raggiungere in tempo l’autobus in partenza sono all’ordine del giorno. Tuttavia, il sabato libero è quasi una battaglia di civiltà, ed ottenerlo senza intaccare i pomeriggi degli studenti che vengono così lasciati liberi di coltivare i propri interessi è stato un successo che val bene qualche piccolo inconveniente, sicuramente risolvibile una volta che la macchina sarà definitivamente rodata».



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