Marco Ricci, direttore generale dell’Ast Macerata
di Laura Boccanera
Insulti, minacce, a volte si arriva anche all’aggressione fisica. Succede in corsia, negli ospedali, ma anche in strada. La violenza nei confronti degli operatori sanitari è in aumento: i dati nazionali parlano di 5000 episodi in tre anni. E anche la provincia di Macerata non è esente dal fenomeno. L’ultimo in ordine di tempo la scorsa settimana ai danni di un autista della Croce verde intervenuto per soccorrere una paziente psichiatrica (leggi l’articolo).
I numeri in effetti parlano di un aumento di aggressioni nei confronti del personale sanitario anche nella nostra provincia: se nel 2022 sono state una decina le segnalazioni nei presidi ospedalieri di Civitanova e Macerata, nel 2023 si contano 35 aggressioni, 23 verbali con minacce ed ingiurie, mentre 13 sono stati i casi veri e propri di violenza fisica. Tra questi, c’è anche quello avvenuto ad aprile scorso quando un paziente imbufalito ha aggredito la segretaria della radiologia facendola finire a terra e provocandole fratture al costato con una prognosi di 30 giorni (leggi l’articolo). Ma il fenomeno probabilmente è anche più diffuso, soprattutto per le vessazioni verbali, spesso lasciate decadere senza segnalazione. Le vittime sono soprattutto infermieri, in prevalenza donne, mentre tra i reparti più a rischio c’è il pronto soccorso.
Ne abbiamo parlato con il direttore generale dell’Ast Macerata Marco Ricci
L’apertura del posto di polizia all’ospedale di Civitanova
Da cosa dipende l’aumento del fenomeno, quali sono le cause?
«In questo momento, in realtà, non si assiste ad un aumento del fenomeno, ma ad una maggiore consapevolezza degli operatori sanitari che segnalano maggiormente, rispetto al passato, gli episodi di violenza che subiscono. Il fenomeno emerge di più ultimamente grazie anche ai corsi di formazione organizzati dall’Ast di Macerata fin dal 2019, siamo arrivati alla sesta edizione ormai, che hanno sensibilizzato gli operatori a segnalare tempestivamente le aggressioni. La causa degli episodi di violenza va ricercata, soprattutto, nelle tensioni legate ai tempi di attesa, in particolare al Pronto soccorso».
Quali iniziative ha messo in campo l’Ast per ridurre il rischio clinico sia dal punto di vista strutturale tecnologico (telecamere, presidio, sia dal punto di vista organizzativo?
«L’azienda sanitaria di Macerata, innanzitutto, lo scorso marzo 2023 ha inaugurato due postazioni di polizia negli ospedali di Macerata e Civitanova, tuttora attive, che rappresentano un presidio importante di sicurezza per tutti gli operatori sanitari. Sul fronte della prevenzione della violenza, invece, il direttore dell’unità operativa complessa governo e rischio clinico dal 2019 organizza appositi corsi di formazione, due l’anno, indirizzati agli operatori ospedalieri e ai professionisti del territorio con la finalità di sensibilizzare e informare i lavoratori potenzialmente esposti per consentire loro di riconoscere il rischio e gestirlo. Consapevoli dell’importanza della prevenzione degli episodi di violenza, la nostra strategia organizzativa e formativa messa in atto ha la finalità di consentire gli operatori sanitari di lavorare in un ambiente sicuro, riducendo al minimo il rischio di aggressioni, sia verbali che fisiche».
A marzo dello scorso anno è stato inaugurato anche il presidio di sicurezza all’ospedale con la presenza di un agente che copre un turno ospedaliero è tuttora attivo?
«Il presidio di polizia a Civitanova è attivo e si trova in un locale dedicato, ubicato nell’area dell’emergenza».
Recentemente ad essere aggredito è stato anche un operatore della Croce verde. Ritiene utile la possibilità di istituire corsi di formazione per capire la dinamica di escalation di violenza e prevenirla aperti anche all’esterno dell’ospedale?
«Noi organizziamo corsi di formazione per gli operatori sanitari della nostra Ast di Macerata, tuttavia bisogna dire che rientra nell’obbligo di ogni datore di lavoro occuparsi della sicurezza dei propri dipendenti. In ogni caso, in un’ottica di sistema, come azienda sanitaria siamo disponibili a collaborare per condividere esperienze e percorsi comuni».
Pretende il referto senza pagare, aggredisce segretaria e radiologo
Ogni caso andrebbe visto nel dettaglio. A mio padre non volevano visitarlo l'ortopedico che lo aveva operato perché andava tutto bene. Poi si scoprì dopo ore di attesa ed io che lanciai carrozzine in corsia per ottenere considerazione ed attenzioni che in realtà i fili di (titanio ?) della spalla si erano rotti e si erano conficcati in un polmone con relativo intervento di urgenza e ricovero in rianimazione a torrette. Paziente: Marcoaldi Alfredo. Fatto successo a Civitanova Alta e ricovero in rianimazione ad Ancona. Mia madre fu invece visitata in corsia all'ospedale di Civitanova Alta, da un medico che stava staccando ed aveva evidentemente fretta. Gli fa tirare su leggermente la gonna e vede la gamba nera, visitata ad occhio ... Gli disse che era un problema della pelle e che doveva andare da un dermatologo. La porto con impeto a Villa dei Pini perché di Civitanova Alta e di quella diagnosi non mi fidavo, veloce, frettolosa ed approssimata : trombosi acuta alle gambe e pericolo di vita. Non l'hanno manco mandata a casa a prendere il pigiama per il ricovero. Paziente : Melappioni Imperia. Diagnosi errata a cazzo di cane a Civitanova Alta e ricovero successivo risolutivo a Villa dei Pini. Adesso ditemi ... Avrei dovuto spaccarla qualche faccia ?
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Aggressioni, di pari passo, con la disastrata sanità nazionale, ci sarà anche da farsi una domanda !! Qui pensano solo a presidi militari, e taser, ma a migliorare qualcosa per i pazienti, “nisbaa”.
Al pronto soccorso di Macerata la dottoressa ha mandato mia moglie a fare delle lastre senza nemmeno vederla, di mia moglia aveva letto solo il nome e il cognome.
Dopo le lastre sempre senza neanche vedere mia moglie veniva dimessa con la prescrizione di un antidolorifico.
In realtà mia moglie aveva una vertebra fratturata.
Della dottoressa ricordo solo che era bionda e con scarsa carità cristiana