Le protagoniste della conferenza stampa di presentazione
La figura di Artemisia Gentileschi, una delle prime donne a denunciare la violenza da parte di un uomo, sarà il simbolo della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne a Treia. E’ stato presentato questa mattina nella sala della provincia di Macerata il programma di iniziative per sabato 25 novembre (aperto a tutti) che vedrà anche l’inaugurazione della panchina rossa, con la figura di Artemisia Gentileschi (decorazione donata dall’associazione ArtemisiaLab) e nella quale sarà riportato il numero di emergenza 1522 antiviolenza e stalking.
«La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è un momento di riflessione su questo fenomeno purtroppo tanto presente nella nostra società – ha detto l’assessore treiese Ludovica Medei -. I dati lo confermano, anche quelli dei Centri Antiviolenza. Per contrastare questa piaga sociale è necessaria un’azione ampia, costante non solo legislativa, ma soprattutto culturale a partire proprio dalla scuola e dal decisivo ruolo dei genitori. Spesso, le tante iniziative proposte e pensate sembrano essere sentite o rivolgersi solo alle donne, invece è esattamente il contrario: mi preme sottolineare che dovrebbero essere sostenute soprattutto dall’emisfero maschile. Purtroppo ci ritroviamo qui oggi, dopo questo fine settimana in cui il ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin è stata la notizia principale, notizia che non avremmo voluto mai sentire. Una ragazza di 22 anni con tutta una vita da vivere, uccisa dalle mani di colui che diceva di amarla».
La giornata promossa dal Comune di Treia e fortemente voluta dall’Amministrazione comunale insieme all’associazione ArTemisiaLab di Edi Castellani e organizzata in collaborazione con l’associazione SportMadness, l’istituto compresivo Paladini di Treia, la consiglierà di parità della Provincia di Macerata Deborah Pantana. Quella del 25 novembre sarà una mattinata intensa e simbolica: oltre all’inaugurazione della panchina rossa, ci sarà il passaggio di consegne con il Comune di Tolentino del “cuore dei Sibillini”, anch’esso simboli per dire no alla violenza di genere, con la Consigliera di parità della provincia di Macerata Deborah Pantana. Anche lo sport diventa veicolo di questo messaggio e nel pomeriggio, a partire dalle 15 nella scuola elementare Dolores Prato a Treia, è stato organizzato un seminario di difesa personale femminile con l’associazione Sport Madness, a cui ci si può iscrivere. Ci sarà un momento di riflessione con il sindaco Franco Capponi, l’amministrazione comunale, Edi Castellani e l’artista Marco Sciame di Artemisia Lab, nonché l’assistente sociale del Comune di Treia Orazio Coppe.
«Abbiamo coinvolto la dirigente scolastica, Silvia Mascia Paolo dell’istituto comprensivo Paladini di Treia – ha concluso l’assessore Medei – dandoci l’obiettivo di lavorare in maniera coesa, Comune, scuola e associazioni per sensibilizzare fin da ragazzini quelli che saranno gli uomini di domani sul rispetto della donna e di tutte le persone. Ognuno deve fare la propria parte e noi ci stiamo impegnando a farlo». Lo stesso è stato più volte ribadito da Edi Castellani, presidente dell’associazione ArtemisiaLab che, durante l’intervento di presentazione del progetto, ha anche sottolineato i tratti caratteriali dell’artista: coraggio (soprattutto denunciando una violenza), intraprendenza, determinazione nel difendere una passione e un lavoro. Soprattutto ha sottolineato, attraverso le parole di Anna Banti, critica d’arte e storica, moglie del noto Roberto Longhi, che «Artemisia fu una delle prime donne che sostennero con le parole e con le opere il diritto al lavoro congeniale e a una parità di spirito fra i sessi – Un’icona di ieri e di oggi, che sarà ritratta anche sulla panchina rossa la cui decorazione è stata donata dall’associazione alla Città di Treia – Artemisia Gentileschi rappresenti arte e cultura anche per le nuove generazioni e con la nostra proposta di approfondimento a tema, può rappresentare per il mondo giovanile una nuova scoperta che permette di rafforzare la riflessione su tanti temi, stimolando una maggior capacità di critica e autoanalisi delle proprie azioni». A concludere la mattinata la consigliera alle pari opportunità Deborah Pantana e Bianca Rabbiosi della SportMadness. L’Amministrazione comunale di Treia ha intenzione di organizzare delle giornate con degli esperti, assistenti sociali e psicologi, giornate di incontro e sensibilizzazione rivolte alle scuole secondarie di primo grado e non solo.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
oggi decido di condividere un articolo che approvo appieno :
Marco Travaglio
Un po’ di silenzio 21 09 2023
Il giornalismo è un bel mestiere: ogni giorno scrivi e sfoghi ciò che hai dentro.
Ma ci sono momenti in cui vorresti fare l’eremita, senza nessuno che ti chieda di dire la tua, di sfoderare una soluzione pronta cassa e a pronta presa.
E questo accade quando una soluzione non c’è o, se c’è, è più grande di te.
Per esempio di fronte al male assoluto nascosto in un ragazzo apparentemente normale che – almeno secondo le indagini – scanna l’ex fidanzata prima che si laurei e la getta in un burrone.
Siccome ne parlano tv, social e giornali, bisogna parlarne sempre di più e ogni giorno aumentano gli spazi in cui se ne parla, anche se diminuiscono le cose da dire.
Ne parlano i politici rinfacciandosi colpe più o meno vere o proponendo leggi più o meno utili o improvvisando mea culpa più o meno ridicoli pur di arraffare un titolo, un sommario, una didascalia che parli di loro.
Ne parlano scrittori, artisti, psicologi, giornalisti: tutti con la loro panacea pronta all’uso, tutti sicuri che è colpa della famiglia, no delle madri, no dei padri, no della scuola, no della società, no del patriarcato, no dei politici, no della destra, no della sinistra, no del governo, no dello Stato, no delle leggi mancanti (ovviamente “bipartisan”) in una cacofonia che stona almeno quanto gli applausi ai funerali.
E rende ancor più prezioso il valore del silenzio.
Dinanzi alla morte si tace.
Chi crede prega, chi non crede riflette, tutti dovrebbero tacere.
Soprattutto se non hanno nulla di utile da dire.
Poi, con calma e sottovoce, potrebbero provare a stare vicino a chi è genitore, a chi è figlio, a chi è marito, o moglie, o fidanzato, o fidanzata, ad ascoltarlo, a parlargli della fatica della vita, del dolore da fallimento, dello smacco da rifiuto, della noia da bambagia, dell’elaborazione del dolore, del valore di battere la testa e di mordersi la lingua e di frenare le mani, della differenza tra l’amore e il possesso e fra la realizzazione personale e il successo (o, peggio ancora, la famoseria), della caducità dei sentimenti, del rispetto per la libertà dell’altro, dell’importanza di lasciarlo andare e di rimettersi in gioco, sempre con fatica, con rispetto e senza scorciatoie.
Poi si potranno fare tutti i giri di vite che si vuole, ammesso e non concesso che i femminicidi uccidano perché non sanno che è vietato e si rischia l’ergastolo o poco meno.
E si potranno organizzare tutti i corsi scolastici di “educazione all’affettività”, sempreché si potesse insegnarla dalla cattedra in un’aula avulsa dai veri educatori dei nostri tempi: cioè i social network, la tv, il cinema, la strada, gli amici e tutti i “modelli” di riferimento” che oggi arrivano molto prima e molto meglio dei maestri, dei professori e dei genitori.
E alla fine vincono, nella cacofonia che ha ucciso il silenzio.
Fa paura sapere che il mo.st.ro può essere il vicino di casa, il fidanzato, il figlio che sembra tanto bravo e via all’infinito. Ma non sta a me giudicare, tanto di casi simili dove vai li trovi e purtroppo quando a farne le spese è un innocente, tutti gli innocenti c’è poco da dire. Per fortuna si è mantenuto in vita e avrà tutto il tempo per riflettere tra quattro mura e che sia rimesso subito in condizione di capirlo se sta fuori di testa.
Fa paura sapere che il mostro può essere il vicino di casa, il fidanzato, il figlio che sembra tanto bravo e via all’infinito. Ma non sta a me giudicare, tanto di casi simili dove vai li trovi e purtroppo quando a farne le spese è un innocente, tutti gli innocenti c’è poco da dire. Per fortuna non si è ammazzato e avrà tutta la vita per riflettere in galera e che sia rimesso subito in condizione di capirlo se sta fuori di testa.