Giordano Perini, padre di Mattia
di Laura Boccanera
Il giudice a giorni dovrà decidere sulla richiesta di opposizione all’archiviazione dopo la riapertura delle indagini sulla morte del 16enne civitanovese Mattia Perini avvenuta il 9 gennaio del 2020 a Loreto. Mattia era stato travolto da un treno in transito. Ma sulla reale dinamica dell’accaduto secondo il padre, Giordano, supportato dal legale Riccardo Leonardi, non c’è stata totale chiarezza, motivo per cui il padre aveva chiesto e ottenuto lo scorso maggio la riapertura delle indagini, al fine di valutare nuovi elementi.
A supporto della ricostruzione Perini ha nominato anche un perito di parte, un ingegnere che ha fornito elementi che però non sarebbero stati presi in considerazione in questa seconda fase, motivo per cui il padre ha fatto opposizione alla nuova richiesta di archiviazione della procura di Ancona.
Mattia Perini
Tra gli elementi che il legale chiede di approfondire nel supplemento d’indagine la velocità del convoglio secondo la zona tachigrafica: per il consulente di parte infatti questa era superiore rispetto al consentito al momento del passaggio in stazione. E poi rimane l’interrogativo sulle telecamere: ai genitori e perfino al sindaco era stato detto che le immagini erano state visionate, mentre agli atti risulta che non solo non funzionavano quel giorno, ma che erano fuori uso dal 2009.
«Da 4 anni non chiudo occhio, non dormo – racconta Giordano Perini – non trovo pace e vado avanti solo per scoprire cosa è successo realmente e se ci sono responsabilità. Mattia da 3 anni faceva sempre quel tragitto, voglio sapere nel dettaglio come è successo. Ci siamo opposti perché credo che sia doveroso ricostruire la verità. Se fosse stato vostro figlio, avreste approfondito o lasciato archiviare? Siamo fiduciosi nella riapertura delle indagini e di poter discutere in udienza gli elementi nuovi che sono emersi».
Mattia Perini aveva 16 anni e frequentava l’istituto Alberghiero a Loreto, il sogno di diventare uno chef e la passione per il calcio erano le sue ambizioni, stroncate quel pomeriggio del 9 gennaio del 2020, mentre attendeva il treno regionale che lo riportava a casa dopo le lezioni, dal Frecciargento Taranto Milano che l’ha travolto uccidendolo sul colpo.
(Clicca per ascoltare la notizia in podcast)
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È doveroso che fatti di questo genere siano chiariti in tutti gli aspetti possibili, ed è vero fino a quel momento non si vive piu, ogni triste epilogo ha bisogno di chiarezza ed i giudici competenti hanno il dovere di andare fino in fondo, la verità tacita gli animi e permette al dolore un percorso di convivenza e riabilitazione alla nuova vita senza quella presenza che era e rimarrà importante ed insostituibile.