Il Caffè Bistrò
di Andrea Ferretti
La presentazione della pubblicazione che celebra la “Marcia su Roma” non si fa al Caffè Bistrò di Ascoli dove era stata fissata dagli organizzatori per venerdì 24 marzo. La conferma arriva direttamente al titolare dello storico locale di Via Vidacilio, Pietro Mari, che gestisce il bar insieme ai figli e alla moglie. Che spiega anche il motivo: «Quando sono stato contattato, mi è stato solo detto che si trattava della presentazione di un libro, non è stato aggiunto altro e quindi per me non cerano problemi. Qui al Bistrò in passato sono stati presentati numerosi libri ed altro genere di presentazioni e non è mai successo niente. Quando, dopo il clamore mediatico che è scatenato, ho saputo di cosa si trattava, ho subito contattato chi si era rivolto a me annullando l’evento».
Ecco dunque gli ultimi sviluppi del “caso” che ha avuto un’eco, anche nazionale. Ma non si può ancora scrivere la parola fine perché la presentazione della ormai famigerata pubblicazione potrebbe a questo punto solo cambiare location e magari giorno e ora. E’ bene ribadire che si tratta di una iniziativa privata di chi – come oggi fanno in tanti – non ha stampato e affisso locandine per le quali è previsto tra l’altro il pagamento di una tassa, ma si è limitato ad affidare l’evento al web dove non costa niente, dove non occorrono autorizzazioni o altro, dove ormai si può purtroppo dire e fare di tutto.
Ad Ascoli la “Marcia su Roma” per ventiquattr’ore ha assunto i toni di una marcia contro chi ha pubblicizzato la presentazione della pubblicazione “Cento – Eredità di una rivoluzione” , parlando tra l’altro del ventennio fascista come un “mito vivente da tramandare”.
Quello che inevitabilmente suscita rabbia e ribellione è che Ascoli è una delle pochissime città italiane dove sia sul gonfalone sia del Comune che su quello della Provincia sono appuntate “Medaglie d’Oro al Valor Militare per attività partigiana”. Medaglie bagnate del sangue di tanti uomini, donne e ragazzi trucidati dai nazisti con la complicità dei fascisti ascolani dell’epoca che conoscevano anche loro strade, luoghi e nascondigli (vogliamo parlare dei fatti del 1943 di Colle San Marco?) dei loro concittadini che avevano scelto di diventare partigiani e non vili assassini.
Ad Ascoli, ma non solo, hanno subito reagito il Partito Democratico e il movimento civico Ascolto&Partecipazione (esprime due consiglieri comunali). Il Pd si è fatto sentire attraverso le voci degli onorevoli Augusto Curti e Irene Manzi, del segretario provinciale di Ascoli Francesco Ameli e di quello comunale Angelo Procaccini, questi ultimi due anche consiglieri comunali.
Per completare la lista del Pd, ecco anche la Federazione di Ascoli dei Giovani Democratici. «I nomi degli organizzatori di questa iniziativa non sono noti, sulla locandina non compare alcun riferimento a persone o associazioni e si sostiene che mediante la presentazione di cento profili, che si sono distinti durante il ventennio fascista, si possa parlare di una vera e propria eredità storica da valorizzare e trasmettere. Per quanto possiamo sforzarci di analizzare la storia nella sua complessità e nelle sue più svariate sfaccettature – aggiungono i giovani dem – riteniamo ci siano dei punti cardine da mantenere: il fascismo ha rappresentato per l’Italia un’epoca buia, costituita da profonde violazioni di diritti e continui soprusi, per cui non possiamo esaltare ciò che è da condannare, non può esserci spazio per chi inneggia alla dittatura all’interno di una democrazia, sarebbe paradossale». E ancora: «Non ci spieghiamo come mai non sia stata divulgata pubblicamente l’iniziativa, magari chiedendo l’ausilio del Comune, visto che, a detta loro, queste cento personalità hanno fatto la storia e costituiscono un’eredità da trasmettere ai posteri».
La lista si allunga con l’intervento firmato da Italia Viva, Popolari Ascoli, Civici e riformisti per Ascoli: “Avanziamo alcune precisazioni di ordine meramente concettuale e semantico, prima ancora che squisitamente politico. Il manifesto titola “Eredità di una Rivoluzione” con richiamo chiaro e diretto ad un altro “Sottotitolo”, richiamante la Marcia su Roma del 28 ottobre, e quindi, senza tentennamento alcuno, al Ventennio Fascista. Fatti salvi alcuni richiami culturali, squisitamente artistici rappresentati graficamente dalla Vittoria Alata di Samotracia, messa in discussione dall’ideatore e fondatore del Futurismo Italiano che certo contestava un certo classicismo a vantaggio della modernità, della rottura col passato, estremizzando a tal punto il concetto tanto da esaltare “… il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo, il pugno… un’automobile ruggente… è più bello della Vittoria di Samotracia”, si può affermare che se rivoluzione si volesse intendere in senso positivo, o anche di eredità culturale e letteraria si volesse far tesoro, l’abbinamento della Marcia su Roma guasta un po’ la festa. L’eredità del Fascismo inteso come oggi lo possiamo valutare storicamente, visti i tragici eventi cui ci ha condotto fino alla Liberazione del 25 aprile, non si può certo configurare come un proficuo, dinamico e rigoglioso momento di Rivoluzione, considerata poi l’eredità disastrosa che ha lasciato all’Italia poi finalmente liberata, democratica e Repubblicana. Precisato ciò, osserviamo da parte di coloro direttamente investiti da ruoli pubblici nell’Amministrazione cittadina, una marcata indifferenza, determinata da un assoluto silenzio, quando invece sarebbe opportuno prendere chiaramente le distanze o quantomeno fornire spiegazioni circa una eventuale condivisione o appoggio alla manifestazione in questione. Intendiamo rivolgerci a tutte le forze politiche e civiche presenti nella maggioranza del Consiglio Comunale, che si riconoscano nei valori democratici, liberali, antifascisti, ispirati dalla nostra Costituzione, affinchè stigmatizzino e prendano posizione nei confronti di una iniziativa che certo non gratifica la memoria di tanti italiani caduti per la libertà”.
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Fino a qualche tempo fa, queste commemorazioni avvenivano quasi di nascosto. Qualche cena in cui , se beccati, gli esponenti politici cercavano di dissociarsi con scuse risibili (non sapevo ecc.). Ora lo scenario è purtroppo cambiato e certi soggetti si sentono legittimati a celebrare ricorrenze che hanno generato solo morte, distruzione, fame è atroci sofferenze al popolo italiano. Mi vergogno al posto loro è di chi non usa la propria autorità per impedire iniziative anche contrarie alle leggi, per fortuna, ancora in vigore.
Concordo con il sig. Francesconi e probabilmente questa autorità non viene usata perché forse queste iniziative le condividono.