Nella chiesa di San Giovanni di Macerata, riaperta la scorsa settimana dopo 25 anni, sarà riallestita la macchina barocca del presepio. L’opera è stata recentemente restaurata dalla Artè di Milko Morichetti, su progetto di Francesca Aloisio, grazie al contributo della Fondazione Carima. La scenografia e la nuova illuminazione sono state realizzate dal Rti Edil 93 srl – Eures Arte srl – Eredi Paci Gerdardo srl su progetto dell’architetto Michele Schiavoni e dell’ingegner Aldo Tuzio. «Essa si compone di tre tavole dipinte a olio, a grandezza naturale, azionate tramite corde su carrucole, ganci e bracci metallici – riferisce l’architetto Giacomo Alimenti dell’Ufficio tecnico della Diocesi di Macerata – e raffiguranti rispettivamente la Sacra Famiglia, l’Adorazione dei pastori e l’adorazione dei magi. In passato – prosegue l’architetto – essa è stata attribuita all’anconetano Pier Simone Fanelli, autore tra l’altro degli affreschi presenti sulla cupola e sul presbiterio della chiesa, ma erroneamente.
Durante il restauro, condotto con la supervisione del Pierluigi Moriconi, storico dell’arte della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ascoli, Fermo e Macerata, sono infatti emerse indicazioni sulla datazione e sull’autore: «Fu dipinto l’anno 1747 da G. A., il che sembrerebbe confermare piuttosto la mano di Giuliano Alberti».
«Il presepio di San Giovanni – spiega don Luca Riz dell’Ufficio liturgico della Diocesi di Macerata – fu commissionato dal rettore del collegio per insegnare agli alunni quanto è magistralmente riassunto dall’apostolo Giovanni nel prologo del suo Vangelo: “E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità”».
La chiesa pertanto rimarrà chiusa il pomeriggio di sabato 24 dicembre, per consentire di allestire la scena dell’Adorazione dei Pastori per la messa della notte di Natale, che sarà presieduta dal vescovo alle 23. Poi rimarrà chiusa il pomeriggio del 5 gennaio per consentire agli operatori di allestire la scena dell’Adorazione dei Magi per la messa dell’Epifania. «La liturgia è viva, sempre dinamica poiché vivo è il risorto che noi celebriamo – conclude don Luca Riz – per cui anche gli apparati e gli arredi sacri seguono il succedersi dei tempi e delle celebrazioni liturgiche. Se la liturgia scade nel fissismo, allora rischia di degenerare nel tradizionalismo».
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Era il “presepe” che don Enea Tarpignati, tirando con energia le corde, dopo aver creato una certa attesa, mostrava tutto soddisfatto al bambino di turno…
Don Luca Riz ricorda il legame con l’avvenimento dell’incarnazione e, in un’altra parte del suo intervento, sottolinea come quel Verbo, rappresentato nella sua venuta sulle tavole collocate dietro l’altare, rinnovi la sua presenza nell’eucarestia, sotto le specie del pane e del vino, proprio su quell’altare: il presepe insomma non è sfondo scenografico ma richiamo a ciò che si celebra e accade.
Me lo ricordo da quand’ero bambino e non vedo l’ora, finalmente, di rivederlo.