L’omaggio a Paolo Piangiarelli
tra parole della sua biografia
e la musica dei “suoi” artisti

MACERATA - Presentato l'atteso volume “Philology Jazz Records di Paolo Piangiarelli – Storia di un’etichetta discografica di Macerata, nota il tutto il mondo”, appena terminato di stampare. Poi l'emozionante concerto di "Alessandro Lanzoni Trio featuring Francesco Cafiso"

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Presentata la biografia dedicata a Paolo Piangiarelli: sul palcoscenico, accompagnato da Cristiana, una delle figlie di Paolo, e dall’assessore Katiuscia Cassetta, il direttore artistico di Musicamdo Daniele Massimi

di Fabrizio Cortella

Emozione e commozione lunedì sera al teatro Lauro Rossi: alla 53^ edizione di “Macerata Jazz” è stato il turno di “Dedicato a Paolo Piangiarelli”, la serata fortemente voluta dagli organizzatori del festival, l’associazione Musicamdo, per omaggiare e ricordare il compianto artefice della longeva rassegna jazzistica maceratese. Ma Piangiarelli è stato soprattutto il fondatore, nel lontano 1987, della “mitica” etichetta discografica Philology Jazz Records.
MACERATA_JAZZ_OMAGGIO_PIANGIARELLI-2-325x217«Un uomo innamorato profondamente del Jazz – così il suo biografo Roberto Arcuri – un personaggio unico, folle e coraggioso» che riuscì a portare in città un gran numero di artisti di fama internazionale – su tutti Chet Baker, per importanza e durata della relazione umana, ma anche Phil Woods, Lee Konitz e Mike Melillo, poi stabilitosi definitivamente qui da noi, giusto per aggiungere qualche nome. Paolo se n’è andato all’inizio di quest’anno, dopo una lunga e penosa malattia, poco più che ottantenne, lasciando un vuoto incolmabile nella vita culturale della città: non solo nell’ambiente della musica, ma anche in quello del teatro in cui si cimentò brillantemente fino alla sua prima maturità, regalandoci una superba interpretazione di Don Chisciotte che gli valse la partecipazione al “Festival mondiale del teatro amatoriale» di Montecarlo.
Sul palcoscenico, accompagnato da Cristiana, una delle figlie di Paolo, e dall’assessore Katiuscia Cassetta, il direttore artistico della kermesse maceratese, Daniele Massimi di Musicamdo, è apparso visibilmente commosso nell’introdurre la serata alla presenza dei tanti parenti, amici e, soprattutto, della moglie Giovanna e del fratello Sandro, veri pilastri nelle mille attività di Piangiarelli. MACERATA_JAZZ_OMAGGIO_PIANGIARELLI-7-325x217Con evidente orgoglio, ha presentato al pubblico l’atteso volume “Philology Jazz Records di Paolo Piangiarelli – Storia di un’etichetta discografica di Macerata, nota il tutto il mondo”, terminato di stampare la mattina stessa. In esso, Arcuri, il blogger di “Jazz for Italy”, ha raccolto un’impressionante mole di informazioni, condite da numerose interviste con i musicisti prodotti dalla Philology, e meravigliosamente accompagnate dalle foto di Carlo Pieroni, vero maestro del settore e antico sodale di Paolo.
È stato, infine, il turno della musica con un ensemble davvero speciale costruito attorno a due talenti scoperti e valorizzati proprio da Piangiarelli: Francesco Cafiso, virtuoso del sax alto, vincitore del premio Urbani nel 2001, a soli dodici anni e Alessandro Lanzoni, poliedrico pianista, vincitore del medesimo premio nel 2006, anch’egli giovanissimo, appena quattordicenne. Sì, perché l’inesausta energia di Piangiarelli diede vita, nel 1996, anche al premio (col tempo divenuto internazionale) in memoria di Massimo Urbani, il fenomenale sax contralto morto a soli 36 anni per overdose, di cui aveva grandemente apprezzato le doti pubblicando alcuni suoi dischi. Ad accompagnare i due, Matteo Bortone al contrabbasso e Enrico Morello alla batteria, una solida e impeccabile sezione ritmica, da oltre un decennio membro del Trio di Lanzoni.
MACERATA_JAZZ_OMAGGIO_PIANGIARELLI-1-325x217Il concerto è subito volato al massimo dei giri: prima un pezzo di John Russell, chitarrista inglese poco noto al grande pubblico, che ha permesso alla band di fornire un chiaro saggio delle proprie doti di velocità e di precisione tecnica. Cafiso ha mostrato di che polmoni è dotato, giganteggiando grazie ai suoi soffi lunghissimi, ma perfettamente calibrati, “spaventosi” sulle note più alte, mentre Lanzoni volava letteralmente sui tasti senza, tuttavia, tralasciare le coloriture melodiche. Doti bissate col secondo brano, “16 minutes of happiness”, cavallo di battaglia del giovane sassofonista siciliano, in cui ha fatto ampio sfoggio di una rara fantasia cromatica, oltre che delle sue capacità compositive. E di nuovo con il terzo, “Leavra”, una composizione originale di Lanzoni in cui la libertà dell’improvvisazione è costantemente filtrata da un intenso lirismo. Un breve break ha dato la possibilità al giovane pianista di ringraziare pubblicamente il suo mentore che, per primo, ha creduto in lui, ha prodotto i suoi dischi d’esordio – memorabile la sua registrazione con Lee Konitz – e gli ha dato la possibilità di sviluppare un “pianismo creativo, in continua e frenetica ricerca, dal gusto melodico contemporaneo che traspare, oltre che nell’improvvisazione, nella sua attività compositiva”. MACERATA_JAZZ_OMAGGIO_PIANGIARELLI-2-325x217I solisti hanno quindi proposto alla platea, sempre molto attenta e reattiva, un momento più intimo esibendosi in duo con “Goodbye Mr Evans”, brano di Phil Woods assai amato da Piangiarelli, e con “Just friends”, standard del 1932, interpretato da tutti i grandi del jazz e non solo. Ed è stato, quindi, il momento di Cafiso di ricordare «se stasera sono qua, lo devo soltanto a lui» e che, senza il suo interessamento, non sarebbe mai stato notato da quel Wynton Marsalis che, stupefatto dalle sue qualità musicali, lo portò con sé nel tour europeo del 2003; di lì a poco, la nomina ad “ambasciatore della musica jazz italiana nel mondo”, decretatogli da Umbria Jazz nel 2009 e, poi, una sfavillante carriera che sembra non conosca limiti. C’è ancora il tempo per un’altra composizione originale di Cafiso prima dell’acclamatissimo bis con cui si chiudono circa novanta minuti di intensa commozione e di musica vibrante. Mentre il pubblico si profonde in applausi e grida, i musicisti si abbracciano sul proscenio e si inchinano riconoscenti: Cafiso batte a sua volta le mani, alza lo sguardo riconoscente in alto e indica qualcuno lassù… so long, Paolo!

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