Miccini: «In quattro mesi tra energia e gas
spesi 800mila euro in più
Un nuovo Piano Marshall servirebbe all’Italia»

L'INTERVENTO dell'imprenditore della Giessegi di Appignano, che fa riferimento alle parole dette da Draghi negli Usa: «Stiamo subendo problematiche mai vissute negli ultimi decenni, con un aumento dei prezzi di tutte le classi merceologiche. Lo scenario è preoccupante, i consumi iniziano a crollare. Burocrazia e costo del lavoro i primi nodi che una politica seria dovrebbe affrontare»
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Gabriele Miccini

 

«Un nuovo Piano Marshall servirebbe all’Italia, perché in questo momento stiamo subendo problematiche mai vissute negli ultimi decenni: aumento delle materie prime, dei prodotti energetici e quindi a cascata di tutte le classi merceologiche con una media del 20/30%. Quindi visto che gli stipendi sono fermi da tempo, temo ci sarà un crollo dei consumi». Sono le parole dell’imprenditore Gabriele Miccini, della Giessegi di Appignano, che lancia un allarme riallacciandosi al discorso fatto dal premier Draghi durante la visita in Usa. L’ex capo della Bce, infatti, aveva chiesto un Piano Marshall per l’Ucraina. Mentre per Miccini un corposo piano di rilancio servirebbe in primis all’Italia, che rischia di sprofondare, anzi un piede lo ha già dentro, in una crisi senza precedenti.

«Il crollo dei consumi – spiega l’imprenditore – è già in atto, il settore auto ad aprile ha già fatto registrare un calo rispetto allo stesso mese del 2021 tra il 30 e il 40%, lo stesso ha fatto il nostro settore del mobile. E anche se maggio sembra far registrare timidi segnali di ripresa, lo scenario resta comunque preoccupante. Il costo del ferro è triplicato, la plastica continua ad aumentare, le doghe di legno dei letti sono già quasi praticamente introvabili, tanto per fare alcuni esempi pratici, che però valgono per qualsiasi altra categoria di prodotti. E in tutto questo da gennaio ad aprile nella nostra azienda abbiamo speso 800mila euro in più tra gas ed energia elettrica. Senza considerare il problema del costo dei trasporti: pochi giorni fa abbiamo avuto un incontro con i camionisti che hanno denunciato il fatto che a fronte di uno sconto di 25 centesimi a litro di gasolio, molti si sono visti annullare il rimborso delle accise, azzerando di fatto i benefici (l’allarme è stato lanciato anche dalle associazioni di categorie in particolare per  i veicoli euro 5 ed euro 6 oltre le 7,5 tonnellate, ndr)».

«Per questo – aggiunge Miccini – dico che ci governa parla a vanvera, ho l’idea che non si rendano conto del rischio che stiamo correndo. Abbiamo iniziato con gli aumenti conseguenti alla nuova politica economica della Cina, poi l’Ue ci ha messo del suo con l’idea della svolta green che al momento è tecnicamente impraticabile: possiamo parlare di fotovoltaico quanto vogliamo se poi l’Enel non ha le infrastrutture necessarie per assorbire l’energia verde prodotta in surplus da aziende e famiglie. E infine è arrivata la guerra a fare il resto. A questo conflitto bisogna mettere fine prima possibile, basta inviare armi all’Ucraina, è necessario trattare. Non è possibile che dopo oltre 80 giorni di guerra, il dibattito non abbia fatto nessun passo in avanti in questo senso. Vorrei chiedere a ogni lavoratore che vive di stipendio quanto sia solidale con questa guerra rispetto alla prospettiva che la propria azienda chiuda. Perché è questo il serio pericolo che stiamo correndo. Ed è questo il primo problema che una classe politica seria dovrebbe affrontare».

Miccini non si ferma però a un fotografia dello stato di crisi che stiamo vivendo e propone anche due soluzioni ad altrettanti problemi strutturali del nostro Paese che potrebbe quantomeno invertire la rotta. «L’Italia – continua – è ridotta praticamente a una sorta di dittatura della burocrazia con parvenza di democrazia. Per fare ogni cosa ci vogliono tempi biblici. Cito un paio di casi: io ho anche un’azienda agricola, vorrei fare biologico e per farlo occorre realizzare tra le altre cose un locale di 50 metri quadri. Bene, ho chiesto di poter ristrutturare allo scopo un casettino già esistente e pericolante, ma per avere tutte le autorizzazioni devo aspettare quasi un paio d’anni. Così sta avvenendo per il parcheggio che sto realizzando a Montefiore di Recanati e che vorrei donare alla frazione. Nel mezzo dell’area in questione passano alcuni scalini di terra e malmessi, per poterli rifare ho dovuto fare domanda all’Anas. L’ho fatta a marzo e ancora non ho ricevuto risposta. Ecco questo è uno degli aspetti che blocca l’Italia e tutti coloro che avrebbero voglia di investire. Per questo penso che una vera riforma potrebbe essere quella di stabilire dei tempi certi entro quali evadere le richieste del privato, scaduti i quali si dovrebbe passare al meccanismo del silenzio-assenso».

Altro aspetto, altrettanto fondamentale su cui Miccini si batte da tempo, è quello di come poter mettere più soldi in busta paga ai lavoratori. «Visto che quella della riduzione del cuneo fiscale sembra una partita persa in partenza purtroppo – ribadisce – direi che bisogna iniziare a pensare a lasciare gli scatti di livello in tasca ai dipendenti. Noi nel 2021 abbiamo pagato aumenti di livello a 100 persone per un totale di 360mila euro, peccato che a loro sia finito appena un terzo di questi soldi. Se avessero avuto la possibilità di ricevere per interno lo scatto di livello, ogni lavoratore avrebbe avuto in busta paga 3.600 euro in più all’anno».

Infine l’imprenditore avrebbe visto di buon occhio anche la riforma presidenzialista presentata da FdI, con la quale si sarebbe arrivati all’elezione diretta del Capo dello Stato. «Sarebbe stata una soluzione valida – dice Miccini – per uscire dal pantano burocratico e governativo in cui siamo, l’inizio di un percorso virtuoso. Invece un tema così importante è passato quasi sottotraccia, perché ormai il tema della guerra domina il dibattito, ed è stato bocciato. Per concludere, mi viene in mente la triste storia di Raul Gardini e dell’Enimont. Era un’eccellenza tutta italiana, tra le prime 10 al mondo nel chimico, la politica prima e le vicende giudiziarie poi hanno distrutto sia l’azienda, che l’uomo Gardini. E ora per il chimico e l’agroalimentare dipendiamo totalmente dall’estero.  Ecco, vorrei che chi ci governa quantomeno studiasse la storia per non ripetere gli errori del passato, invece vedo che si commettono sempre gli stessi errori, anzi sono sempre più grandi».

(Redazione Cm)



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