Samuele Appignanesi
di Giulia Sancricca
Si candida per le elezioni del Consiglio nazionale degli studenti universitari, ma il ministero dell’Università e della Ricerca gli chiede di utilizzare genere e nome femminile che risultano all’anagrafe. È la storia di uno studente transgender originario di San Ginesio, Samuele Appignanesi, iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Bocconi di Milano. La sua vicenda è finita alla ribalta nazionale per la richiesta fatta dal Miur a seguito della sua candidatura nella lista unitaria di centrosinistra “Primavera degli studenti”, per le prossime elezioni del 17 e 18 maggio. «Nei manifesti, nei volantini e in tutti gli altri materiali prodotti per questa candidatura troverete il nome Samuele – scrive infatti il giovane sul suo profilo Instagram – . Ciò nonostante, in realtà, la mia candidatura è stata presentata con il mio nome anagrafico».
Questo a seguito dell’imposizione del ministero, nonostante per gli organi accademici di Università Bocconi e Statale si sarebbe potuto candidare con il suo nome attuale. Il giovane 21enne, infatti, risulta iscritto all’ateneo milanese con il nome maschile che ha ufficializzato da un anno, poiché la Bocconi è una delle poche università italiane che permettono agli studenti transgender di intraprendere la cosiddetta “carriera alias” (con un libretto che riporti il nuovo nome e il nuovo genere dei transgender).
«Scrivere e veder pubblicato un nome in cui non mi riconosco più non è stato facile, né tantomeno è una scelta che è stata presa a cuor leggero – confida – . Ma, come si dice, dura lex sed lex. Di fronte alla legge, però, il nostro ruolo di cittadini non è solo quello di ubbidire, ma è anche quello di metterci a lavoro per cambiarla e renderla più giusta. Questo è l’obiettivo che io, Team Bocconi e Primavera degli Studenti abbiamo: quello di essere attivi partecipanti nel miglioramento delle nostre università e del nostro paese. Mi impegnerò – annuncia – perché tutti gli atenei riconoscano il diritto al cambio di genere».
Il giovane ha lasciato San Ginesio dopo il diploma di maturità classica conseguito a Macerata e solo a gennaio dello scorso anno ha fatto coming out. «Non è stato facile – racconta – sia in un paese piccolo dove la gente è subito pronta a parlare, sia a scuola dove i voti scendono di colpo». Anche per questo motivo si è subito impegnato in prima linea alle manifestazioni in sostegno del Ddl Zan «con la speranza – ha sempre detto – che il comportamento nei nostri confronti possa cambiare».
Ora ha avviato le pratiche per iniziare una cura ormonale che gli permetta di vedersi riconosciuto il suo cambio di genere. Dovrà presentare una richiesta al tribunale che emetta la sentenza di autorizzazione a cambiare il nome e il genere anagrafico nei suoi documenti di identità. Da un anno, però, il suo nome è Samuele Appignanesi ed è per questo che, anche dal mondo della politica, è arrivata la condanna nei confronti della decisione del Miur. «È grave – ha scritto in una nota Michele Albiani, consigliere comunale e responsabile Diritti del Pd Milano Metropolitana – che il ministero, invece di comprendere la situazione di Appignanesi, magari trovando una soluzione condivisa che rispetti la dignità dello studente, abbia posto un aut-aut: o usa il genere femminile, in cui non si riconosce, oppure è fuori dalla lista».
La tua intelligenza avrà la meglio... auguroni
Ha fatto bene ad andare via da San Ginesio, era troppo stilista!!!!
Credo che in un Paese, dove la prima discriminazione parta dallassegnazione del Codice Fiscale e, da lì in poi tutto viene creato sulla sequenza di lettere e numeri che appartengono solo a te, sia difficile che tu venga riconosciuto diversamente. Non so cosa fanno gli Stati più progressisti (mi vengono in mente quelli Scandinavi) in merito, di sicuro occorre guardarsi in giro ed adeguare le regole ad un sistema più liberista e meno settario.
Bravissimo!
Grande Samuele!
Bravissimo, battiti sempre x i tuoi diritti.
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Veramente ammirevole sarebbe non essere né maschio né femmina, oppure essere tutt’e due. Cambiare da femmina a maschio o da maschio a femmina sembra un po’ snob…
se uno/a cambia genere dovrà fare un iter che poi alla fine riconosce il nuovo genere, prima di ciò non si possono cambiare i documenti mi sembra una cosa più che logica, anche solo per una questione di sicurezza
Le percezioni possono essere fluide, ma le anatomie e le fisiologie no. Il problema è che siamo diventati tutti cavie per esperimenti tecnologici. Non è per niente straordinario che un adolescente sia sessualmente confuso, inquieto, ribelle, insoddisfatto o curioso, ma fino a poco tempo fa l’unico rimedio era aspettare di crescere, aspettare che il tempo sanasse le ferite, che i casi della vita, gli incontri che essa offre facessero chiarezza. Oggi no, oggi un ragazzo a cui venga in mente di cambiare sesso è considerato un apostolo della religione della tecnologia, viene considerato un diritto quella che è un’utopia, un sogno impossibile. La tecnologia è infinitamente più debole e sempliciotta della misteriosa complessità della natura.
Molti anni fa si andava a Casablanca e si risolveva il caso uomo-donna. Le donne lo risolvevano eliminando in alto e con un’aggiunta in erezione in basso.
Oggi siamo diventati liquidi: un giorno mi sento uomo, un altro giorno donna. Il problema è all’esterno, dove non ci capiscono più nulla. Anche io mi sento liquido: un giorno mi sento assassino, un altro giorno mi sento santo. Mi chiedo: in realtà, chi sono io? Risparmio le valutazioni…
ricordo una ventina d’anni fa un mio conoscente molto ruspante che mi raccontò d’essere andato a mignotte lungo la statale periferica tra Citanò e Porto Sant’Elpidio e mi disse di avere caricato una donna bellissima che gli disse d’essere in realtà un’uomo, lui mi disse “ci sono andato lo stesso tanto l’avevo già pagata”….! Più “POLITICALLY CORRECT” di così !