di Michele Carbonari
Attacco di animali selvatici in un ovile: cinque pecore sbranate e due cani spariti. È quello che è successo nella notte del 23 dicembre nell’azienda agricola di Maccario Aureli, di Pievebovigliana (nel comune di Valfornace), conosciuta in tutto l’alto Maceratese per l’allevamento di bovini di razza marchigiana e ovini di razza fabrianese.
A spiegare esattamente cosa è successo è lo stesso allevatore: «La notte del 23 dicembre abbiamo sentito i cani abbaiare e quindi siamo andati nella stalla – racconta Aureli -. Ho trovato una pecora morta, altre erano vive ma sparpagliate nell’azienda. A Natale il sindaco mi chiama mentre stava tracciando i cinghiali e mi avvisa di una pecora sbranata in un fosso. Era la mia. Poi ne abbiamo trovate altre due in un altro fosso. La sera stessa mi contatta un signore che ha visto una pecora avanti casa sua. Era sempre la mia. Fortunatamente era viva e l’abbiamo riportata in allevamento. Attualmente mancano due pastori maremmani, che ad oggi non troviamo – racconta Maccario Aureli -. Dico la mia da allevatore. Non si può passare notte e giorno a pensare che animali selvatici possano entrare dentro la stalla. Non è più possibile. Una persona deve anche riposare, invece qui si vive sempre col terrore. Quanti animali ci sono a creare problemi? A noi fanno analisi a pecore, vacche e maiali. Poi arrivano i selvatici e creano scompiglio. Saltano tutti i parametri, il benessere animale: non c’è più equilibrio. È facile controllare noi, i selvatici chi li controlla? Noi abbiamo un agriturismo e alleviamo gli animali a servizio della cucina, oltre alla vendita diretta.
Io voglio convivere con lupo, orso, caprioli, cervi. Mi sta bene tutto, ma non riesco più a riposare la notte perché ho attacchi da animali selvatici, è possibile che si tratti di lupi ma non possono esserne sicuro. Non reggo più, non è più sostenibile. Non so chi deve intervenire. Abbiamo fatto dei corsi, siamo stati abilitati per abbattere i cinghiali, ma come faccio a difendermi da un lupo, non posso intervenire in quel caso, è difficile – conclude l’allevatore di Pievebovigliana -. Quando c’è stata l’aggressione i maremmani si erano allontanati per seguire alcuni selvatici, gli altri hanno fatto razzia di bestiame. Io penso così, altrimenti non mi spiego cosa sia successo quella notte. A questo punto mi chiedo, ancora difendiamo selvatici che creano problemi? Oppure c’è da prendere qualche provvedimento serio per diminuire il numero di questi animali? Si tratta solo di salvaguardare quello che uno produce, punto».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Mi dispiace dirlo ma qui non vi difende nessuno i nostri politici in primis.Ma ci rendiamo conto che non siamo più padroni neanche a casa nostra.E’ finita signori andremo di male in peggio purtroppo per noi.Poi qualcuno dice in TV che in Italia non si fanno figli e ti credo con questo andazzo.
Quando non cerano le regioni, le comunità montane, gli enti parchi. le privatizzazioni e le partecipate, che formano il carrozzone parassitario mafioso dei partiti: non cerano né i lupi, né i cinghiali, né le cornacchie e ne le vipere il mese di ottobre. Ma soprattutto se i nostri governanti fossero stati veramente fedeli alla Repubblica Italiana e osservato la Costituzione come previsto dal loro giuramento: non saremmo soggetti a pagare una lista di tasse e bollette dei servizi pubblici incostituzionali: come l’IMU; Tasi, IVA, IRAP, BUcalossi, bollo Auto, le addizionali regionali provinciali e comunali. Per non parlare del trasporto di luce e gas, come se tali servizi li andassero a prendere con la carriola e non arrivassero nelle nostre case su elettrodotti, metanodotti pagati con i soldi di tutti i contribuenti. La stessa cosa con acquedotti depuratori e fognature. E che dire per la tassa della mondezza che da i primi anni ottanta, non viene più prodotta dalle persone ma dalla superfice degli immobili che viene pagata anche per le case disabitate. C’è da sperare solo che lupi, cinghiali e vipere: invadano le case di molti politici che rappresentano le istituzioni.