Daniela Barbaresi, segretaria Cgil Marche
«La salute, la sicurezza sul lavoro e la prevenzione devono essere una priorità a livello nazionale e soprattutto nelle Marche, dove infortuni e malattie professionali sono sempre più preoccupanti, con oltre 4mila infortuni denunciati nei primi tre mesi dell’anno, di cui tre mortali, dopo il tragico bilancio di 46 morti dell’anno scorso: dati particolarmente preoccupanti se si considera il forte calo delle ore lavorate a causa della pandemia». Sono i numeri sottolineati dalle segreterie di Cgil Cisl e Uil, che invocano: «Fermiamo la strage nei luoghi di lavoro». «Nelle Marche sono troppo poche le risorse destinate alla prevenzione – prosegue il comunicato dei sindacati -: solo 101,2 milioni di euro nel 2019, ovvero il 2,8% del totale della spesa sanitaria. Valori decisamente al di sotto delle necessità, tra i più bassi a livello nazionale e molto lontani dal dato medio italiano che è del 4,4%. Ciò significa che per arrivare a sostenere la spesa media nazionale, le Marche dovrebbero spendere almeno 57 milioni di euro annui in più rispetto a quelli attuali, mentre mancano complessivamente 80 milioni per raggiungere l’obiettivo richiesto del 5% della spesa complessiva». «Per questo chiediamo alla Regione di garantire le risorse necessarie ad assicurare adeguati livelli di finanziamento e di organizzazione del sistema di prevenzione», dichiarano Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Claudia Mazzucchelli, rispettivamente segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Marche.
Sauro Rossi, segretario Cisl Marche
All’interno del sistema prevenzione preoccupa soprattutto la situazione critica dei Servizi per la prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro. «Sono servizi sempre più marginali nel panorama della sanità marchigiana e alle prese con organici insufficienti rispetto alle necessità: se si escludono le figure amministrative, tra medici, infermieri, tecnici e collaboratori vi lavorano solo 99 addetti, pari al 14% del personale dei dipartimenti prevenzione, e di questi i tecnici della prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro sono solo 56, ovvero l’8% di tutti gli addetti dei dipartimenti prevenzione – si legge nella nota -. È necessario quindi incrementare subito gli organici dedicati alle attività di vigilanza di tutti gli enti a ciò deputati, dall’Asur, all’Ispettorato nazionale del lavoro, all’Inail, per intensificare i controlli e aumentare il numero delle aziende e dei cantieri ispezionati. Soprattutto, serve un impegno e investimenti adeguati a garantire prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, dai cantieri alle attività agricole a quelle manifatturiere o dei servizi: investimenti pubblici e soprattutto investimenti delle imprese – prosegue il comunicato -. Occorre poi garantire che tra coloro che sono deputati all’attività ispettive e di prevenzione ci siano figure con competenze tecniche multidisciplinari a partire dalle competenze tecniche applicative di cantiere o industriali oltre a garantire la massima integrazione, coordinamento e sinergia tra i Servizi la prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, l’Inail, l’Ispettorato del lavoro. Chiediamo inoltre alla Regione di procedere subito alla definizione del Piano mirato di prevenzione e dei Piani di prevenzione tematici come previsto dal Piano nazionale della prevenzione 2020-2025».
«I più colpiti dagli infortuni sono i giovani e i migranti, cioè coloro che maggiormente vivono in condizioni di lavoro precario, instabile o senza formazione adeguata – aggiungono Barbaresi, Rossi e Mazzucchelli -. Per questo è necessario mettere fine alla crescita del lavoro frammentato e contrastare precarietà, frantumazione del lavoro e ricattabilità dei lavoratori, che anche lo stesso Ministero della Salute indica tra i principali fattori di rischio. Vanno poi garantite norme più stringenti in materia di appalti e si deve agire sul fronte dell’organizzazione del lavoro: orari, turni, carichi di lavoro, macchine e attrezzature. Occorre un’azione forte e decisa da parte di tutti, dalle imprese alle istituzioni, investendo in sicurezza, prevenzione, ma anche formazione, lavoro stabile e di qualità e condizioni di lavoro dignitose – concludono -. Fermiamo la strage nei luoghi di lavoro».
Ricordiamo anche che la metà delle morti sul lavoro vede coinvolto un mezzo di trasporto e avviene sulla strada, durante spostamenti nell'orario di lavoro e in itinere. Fermiamo la strage nei luoghi di lavoro e sulla strada! Ricordiamo gli ingegneri Huub Pistoor e Manuel Biagiola, vittime di omicidi stradali, travolti e uccisi vicino a Jesi e a Potenza Picena mentre stavano rientrando a casa dal lavoro.
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