Stop consegne, i riders incrociano le braccia
«Rivendichiamo i nostri diritti
Siamo oppressi da un algoritmo»

CIVITANOVA - Protesta davanti al Mc Donald's. Massimo Montesi che lavora con Deliveroo: «Nonostante le sentenze che giudicano questo lavoro come subordinato o parasubordinato, siamo discriminati». Rossella Marinucci della Cgil: «Vorrei  smontare la retorica dei ragazzetti universitari che portano il sushi a chi non vuole cucinare perché non è più questo. Ci sono uomini con famiglie, in età avanzata, espulsi da settori tradizionali»

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La protesta di oggi dei riders

 

di Laura Boccanera (foto Federico De Marco)

Si fa presto a dire consegna a domicilio. Dietro il “delivery” c’è un lavoro spesso sottopagato e fino ad oggi nell’ombra. E’ il lavoro dei “riders”, i  fattorini su due ruote (ma in collina usano anche l’auto) che lavorano con telefono in mano pronti a fare il “log in” sulla piattaforma per poi consegnare piatti a domicilio. E tutto questo per massimo 300 euro al mese.

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Massimo Montesi, rider Deliveroo

E spesso nel nostro territorio l’impresa è ancora più impervia fra vicoli, salite e una densità di popolazione che non è quella delle grandi città. E quindi molti chilometri e consumo di carburante in cambio di pochi euro. Una realtà che dopo la protesta generale in tutta Italia oggi pomeriggio ha voluto rendersi manifesta anche a Civitanova. Un gruppo di rappresentanti di riders e sindacalisti ha occupato il piazzale del Mc Donald’s in via Silvio Pellico per chiedere i diritti minimi di ogni lavoratore. E se la pandemia ha reso “necessario” l’impiego di questo tipo di lavoratori, le loro condizioni non sono migliorate, anzi. Lo spiega Massimo Montesi, rider per Deliveroo: «Rivendichiamo i nostri diritti che ancora oggi nonostante le sentenze che giudicano questo lavoro come subordinato o parasubordinato non ci vengono concessi – dichiara il rider – oltretutto ci sentiamo anche oppressi dall‘algoritmo che introduce criteri discriminatori fra lavoratori, assegnando ad esempio più consegne al rider più veloce. La nostra giornata tipo comincia con il log in sulla piattaforma e le ore sono variabili, dipende da quanta fortuna hai nel prenotarle. E poi si aspetta l’ordine può arrivare subito oppure no. Se si viene assegnati si prende l’ordine e si consegna al cliente. A Civitanova ci sono 18 ristoranti,  altri sono a Macerata, ma l’area di consegna è difficile da gestire. Il Mc Donald’s per esempio sta in zona industriale di Corridonia e poi le consegne invece quasi tutte in centro a Macerata quindi bisogna fare sempre avanti e indietro con consumo di carburante che assottiglia il guadagno».

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Rossella Marinucci, coordinatrice regionale Nidil Cgil

«Oggi siamo qui accanto ai rider perché hanno condizioni di sfruttamento evidente e le sentenze di questi mesi lo stanno finalmente dimostrando – spiega Rossella Marinucci coordinatrice regionale del Nidil Cgil –  Il loro lavoro è diventato tanto più evidente proprio col lockdown, Infatti la loro attività con le restrizioni in atto è diventata essenziale. Vorrei  smontare la retorica dei ragazzetti universitari che portano il sushi a chi non vuole cucinare perché non è più questo. Ci sono uomini con famiglie, in età avanzata, espulsi da settori tradizionali che hanno trovato in questo settore un modo per ricollocarsi. Le donne sono pochissime in questa zona, è un lavoro prettamente maschile, l’età media si è alzata e molti sono i lavoratori stranieri. Non hai un titolare, una busta paga, ma una piattaforma che tramite un algoritmo decide se e come puoi fare consegne e quante ne fai. Sono essenziali, ma sono i più precari». Nelle Marche sono circa 400 gli esercizi commerciali iscritti nelle 5  piattaforme regionali.

 

 

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«E’ ora di stabilizzare i rider» Protesta a Civitanova



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