L’ospedale di Matelica
di Monia Orazi
«Lasciate che il sindaco di Pieve Torina svolga il suo ruolo e faccia le sue esternazioni, noi dobbiamo concentrarci per risolvere il problema dell’ospedale. Il resto non conta, la città di Matelica è l’amministrazione comunale, maggioranza ed opposizione, debbono restare uniti per far valere il diritto alla salute dei propri cittadini». A scrivere sui social queste parole è l’ex assessora Rosanna Procaccini, all’indomani delle dichiarazioni di Alessandro Gentilucci sugli anziani della Rsa di Pieve Torina, ospiti nell’ospedale di Matelica dal sisma del 2016 insieme a quelli di Castelsantangelo. Procaccini due giorni fa ha presentato le dimissioni, in polemica con la sua maggioranza, per la gestione del focolaio di Covid che ha interessato proprio tre anziani delle due Rsa presenti nell’ospedale e che sono già stati trasferiti a Campofilone.
E’ un momento delicato per la tenuta sanitaria di Matelica, in cui il braccio di ferro sull’ospedale, sia interno alla maggioranza con le dimissioni di protesta di Rosanna Proccaccini, sia tra Comuni in merito alla destinazione futura degli anziani ospiti delle case di riposo, si intreccia con il momento più difficile della pandemia, con la città che ha raggiunto il numero record da un anno a questa parte, di 197 positivi, a cui si aggiungono 84 persone in quarantena fiduciaria. I soli positivi sono ormai il 2 percento della popolazione residente. La crescita dei casi viaggia a ritmi sostenuti, i casi di positività erano 92 lo scorso 3 marzo, cresciuti del 114 percento da quel giorno ad oggi. Un aumento del 64 percento si è verificato nella settimana dal 3 al 10 marzo.
L’assessore Rosanna Procaccini
Procaccini parla anche delle sue dimissioni e della volontà di continuare anche nel ruolo di consigliere comunale la battaglia a tutela dei servizi sanitari dell’ospedale: «Credo che il mio gesto dimostri ampiamente la volontà di voler difendere la nostra comunità. L’aver dato le dimissioni non significa abbandonare la battaglia in un momento così delicato, da assessore e non continuerò a lottare. Per l’ospedale di Matelica mi sono spesa dal lontano 1982. Domani mattina il nostro ospedale di comunità, se chi di competenza mantiene quanto espresso, tornerà ad erogare ai cittadini le consuete prestazioni».
Sulla stessa linea il vicesindaco di Matelica Denis Cingolani, che ha affidato ad uno scritto sui social la posizione riguardo all’ospedale, con la volontà di chiedere il rispetto di quanto previsto nella determina regionale del 2016 sui servizi erogati nella struttura matelicese: «Il mio vuole essere un appello, una supplica, una rivendicazione poiché arrivi nelle stanze di coloro che contano. I cittadini di Matelica hanno senz’altro pari dignità di ogni altro cittadino della regione Marche, come tale pretende risposte. Nonostante ciò siamo comunque gente semplice, i cosiddetti “montanari” che però di certo non siamo affatto sprovveduti, anzi riusciamo a comprendere molto chiaramente certe prese di posizione. Esigiamo che le promesse fatte siano rispettate, senza far passare alcun messaggio di mancanza di rispetto nei confronti di anziani o di persone fragili che vanno tutelati in ogni modo possibile. Le soluzioni vanno trovate, nel pieno rispetto dei ruoli istituzionali che ognuno di noi ricopre e comunque senza mai perdere di vista gli obiettivi prefissati. Tutelerò con tutto me stesso la nostra città di Matelica, poiché mai e poi mai anteporrò i legittimi interessi della nostra gente a quelli di altri. Forza Matelica sempre e comunque!». Cingolani fa risalire alle scelte degli ultimi trent’anni i problemi attuali della sanità a Matelica: «Penso alla nostra Matelica, alla sua gente, al delicato periodo che si sta attraversando. Come se non bastasse, insieme a questa maledetta pandemia, si aggiungono i soliti problemi, legati purtroppo, a scelte politiche scellerate, che ormai ci rincorrono da oltre 30 anni. La questione sanità nella nostra città è sempre stata una ferita aperta. Il nostro ospedale era un fiore all’occhiello per il territorio, nonostante ciò via via con il susseguirsi dei vari piani sanitari regionali, è stato depredato di quasi tutti i suoi servizi. Ricordo ad esempio anche la perdita per un lungo periodo della camera mortuaria. So che questa ormai è storia vecchia e sia anche un po’ ridondante ma comunque è storia viva».
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