Mario Morgoni, deputato del Pd
Dopo il fuoco amico della sottosegretaria Alessia Morani contro il Pd regionale, oggi è il turno del deputato Mario Morgoni, anche lui come Morani della corrente dem Base riformista. Il parlamentare torna a chiedere il commissariamento del partito regionale da parte di quello nazionale, criticando l’iniziativa della segreteria ancora guidata da Giovanni Gostoli che invece ha bocciato, dice Morgoni, la proposta di preparare il congresso straordinario con un nuovo organismo condiviso.
«Le ultime elezioni regionali e amministrative nelle Marche hanno sancito un vero e proprio esodo degli elettori dalle liste del Pd – dice Morgoni -. Il problema, in realtà, non è soltanto nei numeri, per quanto fondamentali, ma nella frustrazione e nella sfiducia che si respira anche tra coloro che ci hanno votato. L’assemblea regionale del Pd di sabato scorso ha rimosso questa realtà e quel voto a maggioranza non è certo l’espressione del sentimento del popolo del Pd ma esclusivamente di una classe dirigente arroccata nel suo fortino a difendere le proprie posizioni, con il terrore che ogni scelta di cambiamento possa metterle in discussione. In una fase così drammatica e con un partito che nei territori appare in disarmo sarebbe stato opportuno coinvolgere tutte le energie su cui il partito può ancora contare e chiamarne anzi a raccolta di nuove per avviare una vera rinascita. Una ripartenza dal basso, fondata su una nuova classe dirigente, un nuovo progetto politico, nuovi linguaggi e comportamenti in chiara discontinuità con il passato, non solo recente.
Giovanni Gostoli
La nostra proposta di preparare il congresso straordinario con un nuovo organismo condiviso e realmente rappresentativo del Partito è stata respinta in assemblea ma non certo nell’opinione pubblica degli iscritti – prosegue Morgoni -. Solo nel circoscritto organo assembleare regionale si è affermata a maggioranza la pretesa ingiustificabile di affidare al segretario e alla segreteria uscente, organismi usciti travolti dalle elezioni e dimissionari, espressione di una sola parte del partito, una fase costituente, che definirei a questo punto “una farsa costituente”. È chiaro che la parte ancora sana del partito non parteciperà alle operazioni pasticciate di allargamento della segreteria. Vista l’indisponibilità nel voler ripartire insieme, torniamo con forza a chiedere il commissariamento del Pd regionale da parte del nazionale. A questo punto l’unico strumento per garantire quella discontinuità e quella rottura con il passato necessaria a dar vita ad una nuova stagione politica. Le Marche hanno bisogno di un Partito democratico più aperto e credibile, coraggioso e protagonista delle scelte, parte viva e integrante della comunità. Per questo noi non rinunceremo a lottare per un partito che si lasci alle spalle una volta per tutte l’autoreferenzialità, quell’impronta di chiusura, di conservazione e di cura per gli equilibri e le carriere interne che ci hanno condannato agli occhi dell’elettorato», conclude Morgoni.
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