Antonella Pasqualini
di Monia Orazi
Tornerà a pagare tra pochi giorni il mutuo su un’attività inagibile in zona rossa, un anno prima della scadenza della sospensione prevista dalla legge a tutto il 2021. Questa la situazione della commerciante di Muccia Antonella Pasqualini. La donna ha scritto una lettera al comitato “Mutui sulle macerie”, che si sta battendo per sensibilizzare sulla situazione dei mutui di coloro che dopo il sisma hanno perso una casa o l’attività commerciale o produttiva.
Scrive Pasqualini al comitato “Mutui sulle macerie”: «Mi sono sentita umiliata nel profondo della mia dignità di persona, di cittadina nonché di lavoratrice onesta. Il 25 novembre 2020, alle 11,14 mi ha chiamata il direttore della banca, dove nel lontano 2014 avevo aperto il mutuo ipotecario per acquistare una nuova attività, dicendomi che dal prossimo 30 novembre sarebbero ripartite le rate sospese. Stessa chiamata all’altro socio dell’attività, il quale anch’esso sorpreso chiede spiegazioni in merito. Posto che i mutui fuori dalla zona rossa sono sospesi fino al 31 dicembre 2020 mentre quelli in zona rossa fino al 31 dicembre 2021, mi chiedo dove sia la professionalità di un istituto di credito che quattro giorni prima avverte il cliente della ripresa di finanziamenti. Non parliamo di una tantum, parliamo di una rata che mese dopo mese saremmo costretti a versare per pagare qualcosa che non esiste più».
Aggiunge la commerciante di Muccia: «In tutta onestà è vero che noi utenti abbiamo usufruito e speso di queste somme di denaro ed è potenzialmente giusto doverle restituire, ma paradossalmente saremmo costretti a restituire soldi per qualcosa che non c’è più. Se è vero che la legge non ammette ignoranza, dovrebbe essere altrettanto vero il concetto che le date scritte nella Gazzetta ufficiale debbano essere valide oggettivamente e non soggettivamente. Mi spiego meglio: se i mutui sono tutti sospesi, perché per la mia banca non è così? O devo pensare che per la banca sarebbe così, ma non lo è per il direttore?».
Diego Camillozzi
Per gli altri terremotati inoltre è in arrivo una nuova scadenza: entro il prossimo 15 gennaio, tra poco meno di un mese e mezzo, dovranno presentare di nuovo dopo sette mesi, al comune di residenza l’autocertificazione, in cui dichiarano di godere dei requisiti per continuare ad avere il contributo di autonoma sistemazione, o per restare nella soluzione abitativa di emergenza. A stabilirlo la famigerata ordinanza 614, firmata dal capo nazionale della Protezione civile Angelo Borrelli, contro il quale il comitato “La terra trema noi no” ha presentato ricorso. Lo avevano già fatto lo scorso maggio, dopo la proroga causata dal primo blocco nazionale per il Covid. Adesso si ricomincia, solo per Camerino dovrebbero essere 1500 le famiglie interessate dall’autocertificazione, facile immaginare code ed assembramenti negli uffici. Spiega Diego Camillozzi dell’associazione “La Terra trema noi no”: «Abbiamo terminato a luglio con le autocertificazioni e scopriamo che in base all’ordinanza 614, di cui abbiamo chiesto la cancellazione con il ricorso al Tar, entro il 15 gennaio, di ogni anno bisogna ripresentare la documentazione pena la perdita dei requisiti, per cas e sae. Si rischiano anche assembramenti per la presentazione dell’autocertificazione. Il tutto mentre dobbiamo rimanere a casa e siamo in doppio stato d’emergenza, zona arancione per il Covid, distanziati socialmente, arrabbiati, rassegnati, depressi, senza lavoro, senza casa, senza rimborsi promessi. Chiediamo a Borrelli di mettere mano a questo. La burocrazia ha fatto più danni del terremoto».
L'idiozia di questa ordinanza di Borrelli: le SAE sono ormai gestite dai Comuni, che fanno le graduatorie di assegnazione e man mano che si svuotano le riassegnano a chi sta in graduatoria. L'agibilità delle case viene sancita a fine lavori sempre dal Comune, con un'ordinanza che revochi l'ordinanza di inagibilità. Perciò se io a casa mia ho iniziato e concluso i lavori IL COMUNE LO SA e può darmi un termine per riconsegnare le chiavi della SAE. Così come sa che la mia casa, SE NON HO FATTO I LAVORI, È ANCORA INAGIBILE. Perciò, a che ca**o serve questa comunicazione? Solo a creare ansia e confusione a persone già stressate e spesso anziane.
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Nell’articolo bisognava citare il nome dell’Istituto di Credito, così ogni lettore si poteva fare un’idea.. (PS io un sospetto ce l’ho..)
Comunque è da elogiare la sig.ra Antonella che lo fa presente…gli istituti di dovrebbero vergognare a partire dal Direttore che fa la chiamata,…e intanto sarebbe bene sapere chi è l’istituto…in modo che tutti sappiano!!..speriamo bene.. soprattutto per la Sig.ra Antonella