«Quel capannone per la sua estensione, per l’uso precario che se ne faceva e per la vicinanza a nuclei abitati lo conoscevano da tempo come uno dei “mostri in amianto” che a decine circondano e sono presenti nel centro della città».
Sono le parole con cui i componenti del comitato “Appignano senza amianto” intervengono dopo l’incendio dello stabile di via Verdefiore (leggi l’articolo). Siamo corsi in zona non appena saputo per verificare lo stato della copertura in amianto e da dove era consentito avvicinarci già era evidente il crollo della stessa – precisano – Se solo la presenza di amianto sugli elementi costruttivi degli edifici costituisce serio pericolo per la salute dei cittadini, nel caso di un incendio come quello accaduto tale pericolo aumenta. Abbiamo sempre scongiurato che un episodio simile accadesse in qualsiasi sito con grandi quantità di eternit ma siamo sempre stati coscienti sugli effetti immediati che avrebbe provocato una situazione tale, speriamo pertanto che la preoccupazione e l’allerta suscitate tra la popolazione non si assopiscano col passare dei giorni ma sia sempre tenuta alta l’attenzione».
I componenti auspicano che «seguendo il recente esempio della fornace Smorlesi di Montecassiano ci auguriamo che l’intervento di rimozione dei materiali cancerogeni ammalorati venga effettuata immediatamente, ma ancor di più che nel contempo si proceda alla completa rimozione della restante copertura in amianto sul capannone di Via Verdefiore – sottolineano – Sulla diffusione così particolare ad Appignano di vecchi capannoni con grandi coperture in eternit, abbiamo iniziato ad interessare il sindaco già dal 2013 quale autorità sanitaria responsabile e preposta alla soluzione di un problema così presente nella nostra cittadina. Nel corso degli anni hanno avuto purtroppo la meglio l’indecisione e la mancanza di coraggio ad agire: la personale preoccupazione di incorrere in azioni legali ha prevalso sul concetto di salvaguardia della salute pubblica, questo ha comportato incolmabili ritardi sull’adozione di provvedimenti da parte della prima autorità comunale». Il comitato “Appignano senza amianto” precisa:«La mappatura dei siti identificati con copertura in amianto è stata completata nel 2017 solo dopo il clamore scaturito dall’operato del Comitato: la risultanza è stata di 13 Mq di amianto per abitante, dato simile a quello censito dalla Regione Piemonte tra le più industrializzate d’Italia. Gli inviti a bonificare ai proprietari sono stati inoltrati solo nel 2019, le scadenze ad adempiere prorogate al 2020, pochi i casi conclusi e adesso l’incendio del capannone di Via Verdefiore interessato al tempo anch’esso da queste procedure. Troppo lunghi i tempi e troppe le coperture in amianto ancora presenti ad Appignano – concludono- oggi ancora più di prima chiediamo priorità assoluta per eliminarle».
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Che i Materiali contenenti Amianto debbano essere bonificati siamo tutti d’accordo ma bisogna tenere conto di 2 fattori importanti: 1) la vigente normativa impone l’obbligo della bonifica SOLO quando lo stato di conservazione dei M.C.A. ne giustifica tale scelta.2) Sarebbe ora che lo Stato invece di buttare miliardi per comprare milioni di inutili mascherine destinasse cifre importanti a tutti i proprietari di edifici con presenza di amianto in modo da incentivare gli interventi di bonifica.
quella di Eliano Marangoni, mi sembra una opinione sensata. Adesso, con l’incendio, occorrono soluzioni ad hoc. Sempre confortate dalla legge.
Piccola domanda: le mascherine anti-covid non servirebbero pure per le polveri dell’amianto?