Qualità dell’aria, Legambiente:
«Macerata si merita un 8»

I DATI dell'associazione ambientalista nel report "Mal’aria edizione speciale", nel quale c'è la “pagella” di 97 città italiane sulla base degli ultimi 5 anni (dal 2014 al 2018) confrontando le concentrazioni medie annue delle polveri sottili e del biossido di azoto con i rispettivi limiti medi annui suggeriti dall’Oms: il capoluogo tra i pochi centri ad aver ottenuto un risultato più che sufficiente. Ascoli voto 5, Ancona e Pesaro prendono un 3

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AGGIORNAMENTO DELLE 16 – «Incredibile che Legambiente continui imperterrita ad esaminare i dati sull’aria in un modo che a questo punto giudico in malafede. Che scrivano che la qualità dell’aria di Macerata è migliore di altre città è falso e Legambiente dovrebbe saperlo». Sono le parole di Roberto Cherubini, già candidato sindaco e consigliere del M5S, che mette nel mirino il report dell’associazione ambientalista (leggi l’articolo).

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I nuovi dati raccolti da Legambiente nel report Mal’aria edizione speciale, nel quale l’associazione ambientalista ha stilato una “pagella” sulla qualità dell’aria di 97 città italiane sulla base degli ultimi 5 anni (dal 2014 al 2018) confrontando le concentrazioni medie annue delle polveri sottili e del biossido di azoto con i rispettivi limiti medi annui suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (20µg/mc per il Pm10; 10 µg/mc per il Pm2,5; 40 µg/mc per il NO2) collocano Macerata tra le poche città italiane ad aver ottenuto un risultato più che sufficiente negli anni presi ad esame con un punteggio di 8; segue Ascoli con 5 e Ancona e Pesaro con 3.

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Francesca Pulcini

Limiti quelli della Oms che hanno come target esclusivamente la salute delle persone e che sono di gran lunga più stringenti rispetto a quelli della legislazione europea (limite medio annuo 50 µg/mc per il Pm10, 25 µg/mc per il Pm2,5 e 40 µg/mc per il NO2) e il quadro che emerge dal confronto realizzato da Legambiente è preoccupante: solo il 15% delle città analizzate ha la sufficienza contro l’85% sotto la sufficienza. Per questo con Mal’aria edizione speciale Legambiente chiede anche al Governo e alle Regioni più coraggio e impegno sul fronte delle politiche e delle misure da mettere in campo per avere dei risultati di medio e lungo periodo. «Per tutelare la salute delle persone – dichiara Francesca Pulcini, Presidente di Legambiente Marche – bisogna avere coraggio e coerenza definendo le priorità da affrontare e finanziare. Le città sono al centro di questa sfida, servono interventi infrastrutturali da mettere in campo per aumentare la qualità della vita dei pendolari e migliorare la qualità dell’aria, puntando sempre di più su una mobilità sostenibile e dando un’alternativa al trasporto privato. Inoltre serve una politica diversa che non pensi solo ai blocchi del traffico e alle deboli e sporadiche misure anti-smog che sono solo interventi palliativi. Il governo italiano, grazie al Recovery Fund, ha un’occasione irripetibile per modernizzare davvero il Paese, scegliendo la strada della lotta alla crisi climatica e della riconversione ecologica dell’economia italiana.

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Marco Ciarulli, direttore di Legambiente Marche

Le Marche devono fare la loro parte e per questo ci appelliamo al nuovo governo regionale affinché non perda questa importante occasione e dia subito un segnale concreto di innovazione e svolta verso l’ammodernamento di questo territorio ripartendo dalle città, con gli incentivi all’utilizzo dei mezzi pubblici, il potenziamento della rete dello sharing mobility e il raddoppio di piste ciclopedonali. Siamo convinti, infatti, che la mobilità elettrica, condivisa, ciclopedonale e multimodale sia l’unica vera e concreta possibilità per tornare a muoverci più liberi e sicuri dopo la crisi Covid-19, e al contempo rendere questa regione più moderna, attraente e competitiva».  «L’inquinamento atmosferico nelle città – aggiunge Marco Ciarulli, direttore di Legambiente Marche – è un fenomeno complesso poiché dipende da diversi fattori: dalle concentrazioni degli inquinanti analizzati alle condizioni meteo climatiche, passando per le caratteristiche urbane, industriali e agricole che caratterizzano ogni singola città e il suo hinterland. Nonostante le procedure di infrazione a carico del nostro Paese, nonostante gli accordi che negli anni sono stati stipulati tra le Regioni e il Ministero dell’Ambiente per ridurre l’inquinamento atmosferico, nonostante le risorse destinate in passato e che arriveranno nei prossimi mesi/anni con il Recovery fund, alla nostra regione, come al Paese, manca ancora la convinzione di trasformare concretamente il problema in una opportunità. Opportunità che prevede inevitabilmente dei sacrifici e dei cambi di abitudini da parte dei cittadini, ma che potrebbero restituire città più vivibili, efficienti, salutari e a misura di uomo».



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