di Ugo Bellesi
Fortunatamente non tutti gli edifici storici e quelli di più grosso impatto turistico della nostra provincia sono nelle condizioni di fatiscenza o inagibilità come quelli descritti nelle precedenti puntate di questa serie di articoli sul nostro patrimonio storico. Ovviamente ci sono anche quelli risparmiati dal terremoto e altri che non hanno subito danni irreparabili. In queste condizioni si trovano gli edifici che fanno parte del complesso di Abbadia di Fiastra, dove sono visitabili soltanto la bellissima chiesa, il suggestivo chiostro, la sala del capitolo, la sala delle oliere, la cantina con il museo del vino e il giardino inglese. Non è visitabile invece, perché bisognosa di restauro, la residenza in stile neoclassico fatta costruire nel XIX secolo da Sigismondo Bandini con belle sale affrescate, ma neppure le grotte e quello che era il refettorio dei conversi al piano terra, sulla destra dell’ingresso che porta al chiostro.
E’ noto che anche l’Abbadia di Fiastra ha una bellissima storia. Basti pensare che nel 971 in quella zona doveva esserci soltanto una chiesetta di campagna. Nel 1142 il duca di Spoleto Guarniero II invita i monaci cistercensi a costruirvi un’Abbazia. Cosa che avvenne assai rapidamente in quanto fu possibile attingere materiale prezioso dai resti della romana Urbs Salvia. Fu così che la bella costruzione in stile romanico/gotico è diventato il più importante edificio monastico delle Marche ed ora risulta essere una delle abbazie cistercensi meglio conservate d’Italia. Mediante la bonifica delle terre paludose i cistercensi divennero tanto potenti da realizzare nei vasti territori di loro proprietà ben sei grance (cioè fattorie agricole) molto produttive. Nel XIII secolo l’Abbazia contava 200 monaci e aveva il controllo di 33 chiese e monasteri in un’area molto vasta da arrivare a Numana. Nel XV secolo iniziò il declino che fu accelerato nel 1422 dal saccheggio ad opera di Braccio da Montone. Nel 1456 l’Abbazia fu affidata a Rodrigo Borgia e poi al cardinale Sforza finchè nel 1591 il papa cedette tutto alla Compagnia di Gesù e nel 1613 alla Congregazione cistercense di Roma. Solo nel 1773 finì per essere ceduta in enfiteusi perpetua ai marchesi Bandini (quelli del castello di Lanciano) di Camerino. Nel 1918 ne prese possesso la Fondazione Giustiniani Bandini che attualmente l’amministra. Nel 1984 venne creata la Riserva naturale “Abbadia di Fiastra” che oggi è la maggiore attrattiva per gli amanti della natura. Nel marzo del 1985 tornarono i monaci cistercensi per garantire i servizi religiosi ma poi nel giugno 2018 sono tornati alla loro casa madre. Anche per l’Abbadia di Fiastra l’iter per il restauro è stato avviato ma quanti anni dovremo attendere per l’apertura del cantiere?
E non si può parlare di Abbazia di Fiastra senza collegarla all’Abbazia di S.Claudio, una delle più importanti e antiche testimonianze del romanico nelle Marche, che sorge lì dove esisteva la città romana di Pausolae distrutta dai Goti nel V secolo quando era già autorevole sede vescovile. Su quelle rovine, presumibilmente nel VI secolo, fu costruita una chiesa, ma i primi documenti rinvenuti sono soltanto dell’XI secolo. Quello attuale è un edificio costruito su due aule sovrapposte. La pianta centrale è caratterizzata da quattro pilastri a formare una croce greca. Interessanti le tre absidi sul retro, altre due sulle fiancate e le torri circolari su modello ravennate. L’influenza lombarda invece si nota con gli archetti ciechi e le lesene. Studi più recenti fanno risalire queste caratteristiche architettoniche alle cappelle palatine su due livelli con terminazioni absidali di area tedesca. Il riferimento alle cappelle palatine è strettamente connesso con le ricerche portate avanti dal sacerdote salesiano Giovanni Carnevale e da alcuni studiosi secondo i quali Carlo Magno aveva qui la sua Aquisgrana.
Ma parlando di Carlo Magno non si può fare a meno di ricordare l’abbazia di Santa Maria a Piè di Chienti, nota anche come chiesa dell’Annunziata, uno dei più interessanti esempi dell’architettura cluniacense nelle Marche e in Italia. Secondo un’antica tradizione, che fino ad un centinaio di anni fa veniva ancora ricordata nelle nostre campagne, la chiesa era stata fatta costruire proprio da Carlo Magno nel IX secolo per celebrare una battaglia da lui vinta contro i Saraceni che allora scorrazzavano lungo le coste dell’Adriatico. D’altra parte se Carlo Magno in quegli anni stava a San Claudio è certo che potesse aver combattuto contro i pirati anche a Montecosaro. Senza dimenticare che anche le origini di Morrovalle vengono fatte risalire proprio a Carlo Magno. Tornando all’abbazia di S.Maria a Piè di Chienti, si ha notizia che nel 936 l’abate Ildebrando ebbe dall’Abbazia di Farfa l’incarico di soprintendere alla chiesa di S.Maria Apparente, al vicino monastero e ad un fondo rurale. Successivamente nel 1125 Aginulfo, divenuto abate di Farfa, volle ampliare la chiesa dell’Annunziata. In una planimetria del 1667 si notano infatti, oltre alla chiesa, il cenobio, il monastero, le abitazioni e alcune botteghe. Chiesa e monastero appartennero a Farfa fino al 1447 quando Giulio da Varano ottenne da papa Sisto IV che il complesso religioso venisse ceduto in proprietà all’ospedale di Camerino. Di fatto oggi la chiesa e il territorio circostante (il monastero non esiste più) appartengono all’Area Vasta 3.
Dopo aver descritto questi tre celebri complessi monumentali ci sia consentito di ricordare una piccola chiesa di Recanati che rischia di crollare perché si trova su terreno instabile. Si tratta della chiesa di S. Leopardo (più volte citata da Giacomo nelle sue memorie) già di proprietà della famiglia Leopardi ed ora possesso della Diocesi. Si trova sulla destra della statale 77 non lontano dal Mausoleo di Carlo Leopardi. Lì la famiglia Leopardi possedeva dei terreni ed un casino di campagna che poi a fine 1800 venne trasformato in villa e si costruì anche la chiesina di S. Leopardo su progetto dell’arch. Koch. Sulla facciata una “Madonna con bambino” di Biagio Biagetti e dello stesso autore alcuni affreschi nell’interno. Da un accesso esterno si scende nella cripta della famiglia Leopardi dove sono sepolti anche la contessa Anna e il conte Vanni Leopardi. A causa del terreno franoso l’edificio presenta fessurazioni e crepe nelle mura perimetrali per cui si teme un crollo imminente. Sarebbe necessario almeno metterlo in sicurezza. E’ da ricordare un piccolo episodio del tempo di guerra. Lì attorno due o tre case di campagna nascondevano alcune famiglie di ebrei, protette dal parroco. A poca distanza, a Villa Koch, c’era il comando delle truppe tedesche. Solo quando iniziò la ritirata dei tedeschi accadde che un capitano avvertì il parroco dicendo: “Quelli che stanno nei campi sono ebrei. Metteteli al sicuro perché sta per arrivare un grosso contingente delle SS che si fermerà qui per fare rifornimenti di acqua e benzina”. Un piccolo gioiello dell’architettura romanica si trova in frazione S.Maroto a Pievebovigliana. Si tratta della chiesa di San Giusto risalente alla prima metà del XII secolo, sita in posizione dominante della valle del Chienti. E’ un edificio a pianta circolare al quale sono addossate quattro cappelle a raggiera, centinate da archetti a mensola. La cupola è chiusa in un tamburo cilindrico. All’interno resti di affreschi trecenteschi. E’ molto visitata soprattutto da turisti stranieri.
La chiesa di S. Firmano a Montelupone è tutto ciò che resta di un’antica abbazia benedettina fondata nel 986 e andata distrutta durante le guerre tra guelfi e ghibellini. Ricostruita nel 1256 presenta una sobria facciata in laterizio con portale in pietra e una lunetta in cui si ammira un bassorilievo riproducente la Crocifissione appartenuta alla chiesa primitiva. La pianta a tre navate ha il presbiterio rialzato sopra la cripta in stile gotico con pilastri e colonnine di epoca romana. La chiesa è molto frequentata, non solo dagli abitanti della zona, ma anche da fedeli che compiono il pellegrinaggio a piedi per Loreto e si fermano spesso per trascorrere la notte o per avere il timbro attestante il loro tragitto.
A Camerino la Rocca d’Ajello, di proprietà privata, è un vero e proprio castello. Gentile da Varano nel 1260 aveva fatto erigere due torri di avvistamento collegate da una galleria sotterranea. Nella seconda metà del ‘400 Giulio Cesare Varano ampliò le strutture preesistenti realizzando una grande villa gentilizia. Ora Rocca d’Ajello, luogo prediletto per matrimoni ed eventi di particolare rilievo, è ricca di opere d’arte e di numerose collezioni. Si fa ammirare anche come località pittoresca con bosco e giardino. Non meno suggestiva la Rocca Varano, risalente al XIII secolo (fatta erigere sembra da Rodolfo di Gentile Varano), che si ammira, risalendo la statale 77 Valdichienti, in alto sopra un picco roccioso.
E si potrebbe continuare all’infinito ricordando a Potenza Picena il giardino di villa Buonaccorsi e il monastero delle Clarisse (da ristrutturare) cui si fanno riferire le lettere papali inedite ricevute dalle suore tra il XII e il XV secolo e due antiche tonache attribuite a due consorelle di S.Chiara fondatrici del monastero stesso; a Matelica il palazzo Ottoni, il museo Piersanti e il monastero delle Clarisse con un viaggio a ritroso nella Matelica romana; a Visso la collegiata di S.Maria del XII secolo con il colossale affresco di S. Agostino e l’Annunciazione di Paolo da Visso (senza dimenticare i preziosi 27 manoscritti di Giacomo Leopardi un tempo visibili nell’ex chiesa di S. Agostino ed oggi conservati nel caveau di una banca); a Camerino la basilica di S. Venanzio, la chiesa del seminario, il convento di Renacavata, l’orto botanico che ora si possono visitare grazie ad una app da scaricare sul telefonino per avere a disposizione un cicerone virtuale; a Tolentino la basilica di S. Nicola con gli affreschi giotteschi del cappellone, il chiostro e il museo del Santuario, la cattedrale di S. Catervo e il castello della Rancia; a Macerata il palazzo Buonaccorsi, la galleria di palazzo Ricci, la basilica della Madonna della Misericordia, la chiesa delle Vergini (chiusa per il terremoto); a San Ginesio la collegiata della SS. Annunziata, l’oratorio di S.Biagio con affreschi di Lorenzo Salimbeni, l’ospedaletto dei pellegrini, il museo “Scipioni-Gentili” e il santuario di S.Liberato; ad Appignano il convento di Forano del XIII sec.; a Belforte la chiesa di S.Giovanni Battista con affreschi del De Magistris e la chiesa di S.Eustachio con bellissimo polittico del Boccati; a Cingoli il museo civico, la chiesa di S.Esuperanzio e il lago di Casteccioni; a Civitanova palazzo Sforza (sede del Comune), Villa Conti in stile liberty, la pinacoteca e il santuario di S.Maria Apparente; a Corridonia il convento degli Zoccolanti, la pinacoteca e il museo; a Fiastra il santuario del beato Ugolino, la grotta dei frati e il lago di Fiastra; a Loro Piceno il castello dei Brunforte (da ammirare la cucina delle suore risalente al 1.700) con museo delle due guerre mondiali; a Mogliano la chiesa dell’arcipretura di S.Maria del XIII sec. con pala di Lorenzo Lotto “Madonna in gloria e Santi” e il palazzo Forti, sede del Comune, che ospita il museo-pinacoteca; a Montecassiano la chiesa parrocchiale di S.Maria Assunta con una terracotta maiolicata di Mattia della Robbia e il palazzo Priorale sede comunale; a Montelupone il Palazzo Vecchio del Podestà, palazzetto medioevale con torre merlata, portico e bifore sulla facciata; a Monte S.Giusto la chiesa parrocchiale di S.Maria in Telusiano con la superba “Crocifissione” una delle più belle tele di Lorenzo Lotto e il palazzo Bonafede, sede del Comune; a Monte San Martino, nella chiesa di S.Martino si possono ammirare due trittici di Vittore Crivelli e un polittico opera del Crivelli stesso in collaborazione con il fratello Carlo; a Muccia la chiesetta di S.Maria da Varano con affreschi di Giovanni Andrea De Magistris e santuario del beato Rizzerio, discepolo prediletto di S.Francesco; a Penna S.Giovanni il teatro “Flora” interamente in legno (monumento nazionale) del primo 700; a Petriolo il museo dei legni processionali e la chiesa di S.Maria del Soccorso con una “Madonna con bambino” di Lorenzo D’Alessandro; a Pievebovigliana nella chiesa di S.Maria Assunta preziosa cripta divisa in cinque piccole navate da colonnine di cui quattro di origine romana e, nel palazzo comunale, museo civico con dipinti di Cola di Pietro, Venanzio da Camerino e dei De Magistris; del castello di Beldiletto restano due torri e due lati del cortile con archi ogivali in pietra; a Pieve Torina nella chiesa parrocchiale gruppo ligneo “Madonna con bambino” mentre nella chiesa di S.Giovanni piccola pinacoteca con annesso prezioso ciclo di affreschi, nei dintorni l’eremo di S.Angelo di Prefoglio all’ingresso di una grotta (1142), vi si accede entrando in una chiesetta dell’800; a Pioraco, nel palazzo comunale museo della carta e della filigrana e piccola cartiera medievale; merita una visita la chiesa di S.Francesco; a Pollenza il palazzo Cento con il museo delle memorie patrie pollentine e il museo civico; a Porto Recanati il castello svevo, la pinacoteca, l’area archeologica di Potentia e l’ex abbazia di S.Maria a Potenza; a Potenza Picena nell’ex convento di S.Francesco la pinacoteca comunale e nella chiesa degli Zoccolanti “Crocifissione” di Palma il giovane e pala di Simone De Magistris; a Recanati il palazzo comunale, la chiesa di S.Domenico con l’unico affresco nelle Marche di Lorenzo Lotto, la cattedrale con museo diocesano, la villa Colloredo-Mels con i musei civici e la pinacoteca che vanta quattro opere tra le più importanti di Lorenzo Lotto, piazza Sabato del villaggio, palazzo Leopardi, il monte Tabor, il castello di Montefiore; a S. Severino la piazza del Popolo, il palazzo comunale, il teatro Feronia, il palazzo Tacchi-Venturi con la pinacoteca comunale, il Duomo vecchio, il museo archeologico, la chiesa di S.Lorenzo in Doliolo; a Sarnano, nell’ex convento delle Clarisse, museo dell’avifauna, museo delle armi, museo del martello, e la pinacoteca con opere di gran pregio; nella Piazza Alta il palazzo dei Priori, il palazzetto del Podestà e il palazzo del Popolo con torre civica e teatro della Vittoria; da visitare anche la chiesa di S:Maria Assunta con cripta ricca di affreschi di Pietro Alemanno; a Serravalle di Chienti merita una visita la”botte dei Varano” fatta costruire da Giulio Cesare Varano per drenare le acque dell’altopiano di Colfiorito; a Treia il palazzo comunale, la pinacoteca, la cattedrale, le mura, il museo archeologico e il santuario del Crocifisso; ad Urbisaglia il serbatoio dell’acquedotto romano, la rocca, il museo archeologico, la chiesetta della Maestà e l’area archeologica di Urbs Salvia con l’anfiteatro, l’area sacra e il teatro.
Si tratta di un patrimonio immenso, addirittura incalcolabile. E chissà quante eccellenze del territorio abbiamo dimenticato. Per non parlare di tutte le opere d’arte portate via dalle chiese e musei danneggiati dal terremoto. Purtroppo dobbiamo ammettere che è un patrimonio assai poco conosciuto, anche da noi maceratesi. A ricercarne le tracce su internet si trovano, salvo qualche eccezione, solo pochi elementi e male illustrati. Questo significa che non sappiamo neppure valorizzare quello che possediamo. Spesso si vedono descrizioni approssimative, con tutta una serie di immagini non più grandi di un francobollo. Raramente c’è una presentazione professionale da parte di una guida esperta o da uno storico che conosce la materia. Sovente il documentario è accompagnato non da una musica di sottofondo ma da una canzone eseguita da qualche cantante pure straniero per cui della presentazione non si comprende nulla. Sembra che i Comuni non abbiano i fondi per far preparare dei documentari professionali. Potrebbe essere fatta una proposta agli istituti di credito, i quali, oltre a finanziare (giustamente) attività sportive o strumenti medici per gli ospedali, potrebbero destinare qualche somma per aiutare i Comuni o le Pro Loco dei centri in cui le banche hanno la propria sede per realizzare dei documentari più decorosi. Un bell’esempio di come si debba fare una presentazione ci viene da Rocca D’Ajello: il documentario su Facebook di questa splendida villa è stato fatto utilizzando un drone che ha fotografato dall’alto tutto il paesaggio. Anche alcuni club service, che meritoriamente realizzano tante iniziative, spesso riguardanti paesi di altri continenti, potrebbero farsi promotori di questa iniziativa destinando annualmente dei contributi per migliorare la qualità dei documentari destinati alla promozione turistica del nostro territorio. Ma sicuramente si può fare anche a meno di “mettere le mani nelle tasche dei maceratesi”. Infatti sicuramente tra i dipendenti di una banca come tra i tanti professionisti iscritti ai vari Club service ci sarà qualcuno appassionato di fotografia, di diapositive, di documentari. Chissà quante volte costoro si saranno messi in mostra proiettando il filmato delle loro vacanze. Queste persone, se amano veramente la fotografia ameranno anche il nostro territorio e quindi saranno ben felici di mettersi a disposizione per realizzare dei documentari professionali sui quali poter apporre la loro firma. Ogni anno ciascun club potrebbe prendersi a cuore un Comune o un complesso monumentale e puntare solo alla promozione di quell’unico oggetto. Di anno in anno si potrebbe avere alla fine una collana di documentari veramente eccellenti dedicata alla valorizzazione del nostro territorio. Potrebbe scattare un “circuito virtuoso” come anche una “sana competizione” tra i Club per i migliori documentari realizzati. Ci viene purtroppo il dubbio che questa sia solo pura fantasia… Ma, a volte, anche fantasticare fa bene alla mente…
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Caro Ugo, sono commosso. Ti conosco da lustri e siamo andati sempre d’accordo. Mi commuove il tuo amore per la nostra terra. Tutto ciò che hai elencato in parte lo conosco. E’ una ricchezza mostruosa,alla quale aggiungerei la parte gastronomica, vini soprattutto. Noi andiamo all’estero – e giustamente – ma non conosciamo le cose a noi vicine. Pensa che dei colleghi romani anziani della Banca d’Italia non avevano mai visto la Cappella Sistina…
Ho letto che il turismo è il nostro petrolio. Ma i politici lo considerano poco. Eppure le cose da proporre sono lì e occorre solo organizzare il turismo. Mi sembra che lo abbia capito il candidato sindaco Parcaroli, che parla di turismo e Arte.
Annoto che tu parli di Carlo Magno in San Claudio, citando ovviamente il professore Carnevale. Grazie ai libri in italiano, francese, inglese e tedesco di Elisabeth de Moreau d’Andoy la Cappella Palatina in val di Chienti è conosciuta nel mondo. Mentre la dottoressa Angela Schulze Raestrup ne fa propaganda in Germania.
Comunque abbiamo la materia prima che spinge al turismo: l’arte, la cultura, i monumenti, le opere d’arte, insieme alla buona cucina e ai nostri vini… Si tratta solo di credere nel turismo come fonte di occupazione, di produzione e di guadagno.
Chiedo scusa, per amore di precisione la ‘Madonna con bambino’ della chiesa di San Leopardo è del pittore Biagio Biagetti, primo direttore dei Musei Vaticani.
Grazie signor Bellesi. Noi abitanti di questa provincia non la conosciamo pienamente e questo servizio è interessante e utilissimo.
Però è orrendo visitare una chiesa come fosse un museo, considerare un luogo sacro come il supporto di una tela di Biagio Biagetti, così scambiabile per Libero Bigiaretti ai sensi degli studiosi stanchi, così arcano per gli altri…